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Autore: HeavenIsInYourEyes    06/09/2015    1 recensioni
Ci sono scene in cui si ributterebbe per riviverle in ogni minimo dettaglio, senza spostare neppure una virgola; altre vorrebbe cancellarle, modificarle, rispondere "Ma" anziché "Beh", dire "Sì" invece di "No".
Mitsui continua a chiedersi cosa sarebbe successo se non avesse abbandonato il basket, se, se… Ne è talmente schiacciato da sentire l’aria mancare e più ci pensa, meno riesce a trovare una via d’uscita.
Ed è così che si sente anche quando apre la porta della palestra; poco, è solo uno spiraglio ma gli basta per sentire la testa girare, il cuore pulsare e tutto il resto farsi effimero.
Il suo "se" più grande se ne sta lì, trasportata dalla musica e leggera come l’aria.
Shibahime è… Da dove può cominciare per descriverla?
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akira Sendoh, Hisashi Mitsui, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quel 23 maggio tira un’aria strana allo Shohoku.
I corridoi sono sommersi da sibilanti chiacchiericci e sembra che l’intero terzo piano si sia eclissato al primo, per motivi a lei ignoti. Tomoko En è stata così gentile da lasciarsi dietro le spalle un sibillino e incomprensibile «Sakuragi è uno spasso, glielo concedo!» che è stato accolto da Shiba con uno sguardo confuso e da Nanaka con un delicatissimo «Quella è tutta scema.»
Sulla via per la palestra, un fitto gruppetto di persone se ne sta appollaiata vicino alla porta, commentando la partita di allenamento che si sta svolgendo: primo anno VS secondo e terzo.
Implacabili, i ricordi tornano a far capolino nella sua mente, ricordandole che un tempo si sarebbe unita agli altri senza nemmeno lasciarselo ripetere due volte.
Incuriosita, si avvicina alla folla e nel mezzo scorge la lunga treccia di Nanaka e—Da quando si è interessata al basket?!
Tira dritto, che proprio non ha voglia di sorbirsi la sua psicologia spiccia ma qualcosa la trattiene saldamente. Si volta, pronta ad azzannare chiunque le stia rompendo le palle ma il visetto tondo di Nanaka, cosparso di furbizia e quel pizzico di sadismo che non guasta mai, la costringono a rivedere i propri piani.
«Te ne vai di già, Shiba-chan?»
 

Capitolo 10
This war has spoiled a lot of things for everyone

Cheyenne: Sto cercando di far fidanzare una ragazza triste con un ragazzo triste ma è difficile.
Ho il sospetto che la tristezza sia poco compatibile con la tristezza.
Tatuatore: Io ho fatto fidanzare mia zia, una donna disabile, con un mio amico.
Un barbiere, un buon barbiere… È una bella cosa. Quei due si fanno compagnia e mi sono riconoscenti. 
È un’altra bella cosa, la riconoscenza.”

                                                                                    -This must be the place, Paolo Sorrentino-

 

Shiba sbatte un piede per terra da abbondanti minuti, guardando di sbieco una Nanaka stranamente presa dall’incontro che si sta svolgendo.
«Mollami la mano--»
«O me l’azzanni, lo so. Dovresti cambiare repertorio, sai?»
«Te la taglio, te la mangio, te la stacco, te la squarcio--»
Nana la ignora «Il tuo polso è davvero sottile» lo solleva, scrutandolo con disappunto «Mangi abbastanza?»
Glielo scosta con secchezza, massaggiandoselo «Sì, mammina, non preoccuparti» storce il naso di fronte al suo sorrisetto beffardo «Da quando ti interessa la pallacanestro?»
«Da quando hanno quasi battuto il Kainan» con un cenno del capo indica i giocatori in campo «E poi volevo ammirare il nuovo taglio di Sakuragi.»
Shiba scorge il primino, impegnato a placcare uno del secondo anno –o a ucciderlo, è uguale- «Ha davvero ascoltato il tuo consiglio.»
«A quanto pare chi ha i capelli rossi, tende a prendersela con loro quando le cose vanno male.»
«Stai insinuando qualcosa?»
«No, no… Coda di paglia.»
«Ti ho sentita, guarda che ti ho sentita!» agita le mani, gonfiando le guance quando ode la sua risatina divertita. Il fischio di Ayako le distrae: Mitsui sta entrando in campo.
«Oh, finalmente lo fanno giocare» il commento di Nana, pronunciato con fin troppa voce, ha il potere di irritarla «Beh, non mi chiedi perché non giocava?»
«Ma sai cosa me ne frega.»
Lo osserva incitare i suoi compagni, riscoprendolo identico a come lo ha lasciato: carismatico, capace di trascinarsi dietro tutti anche quando le cose si fanno difficili. Per un attimo la figura del Mitsui di qualche anno prima, con quei suoi ridicoli capelli a scodella, si sovrappone a quella del Mitsui del presente, decisamente più uomo di come se lo ricorda.
Nota solo ora come la sua schiena si sia fatta più larga, di come si sia fatto più alto…
«E’ davvero bravo.» il sottile commento di Nanaka la ridesta.
La sua tecnica di difesa non è affatto cambiata, porta all’estremo quel poveraccio di Sakuragi che tenta in tutti i modi di fare canestro, commettendo addirittura dei falli clamorosi.
«Ma chi? Sakuragi?»
«Lo sai di chi sto parlando» le scocca un’occhiata annoiata «Se mettesse questo impegno anche in classe…»
Se lo avesse messo anche con me… «Figurati, quello ha in testa solo il basket.»
«Magari è cambiato, che ne sai?»
«Qualcuno che nasce quadrato, non morirà mai rotondo.» si mette a guardare un punto indefinito della palestra, che guardarlo giocare le fa solo un male atroce. Sente lo stomaco attorcigliarsi e le gambe divenire molli, ha come la sensazione che da un momento all’altro potrebbe svenire.
«Secondo me sarebbe un buon fidanzato.»
Shiba per poco non sputa un polmone «Ma cosa stai dicendo?!»
Nana annuisce «Aha, dico davvero! Posso già vedervi: lui che viene a prenderti sotto casa e ti urla: Shiba, ti vuoi muovere?!, e tu, ancora in biancheria intima ti affacci e gridi: Cosa urli razza di scemo?! E poi sei tu quello in ritardo!»
«Una coppia di ritardati, insomma.»
«Ritardatari, Shiba, ritardatari» Shiba rotea gli occhi «Però non sarebbe male.»
«Che viene ad urlare sotto casa?»
«Che ti aspetta anche se sei in ritardo» la guarda con tanto d’occhi «Sotto sotto, credo che sia un bravo ragazzo e che farebbe di tutto per renderti felice. Lo hai visto anche tu, no? Non è più lo scemo delle medie.»
Shiba sta per ribattere che no, non è vero, è rimasto il solito cretino che metterebbe sempre il basket davanti a lei, che è cambiato solo d’aspetto ma di cervello è rimasto quel che era ma non fa in tempo, perché Sakuragi ha avuto la brillante idea di tirare la palla direttamente fra le mani della Akagi, persa in farfugliamenti imbarazzati mentre tenta di difenderlo.
Nanaka sembra quasi indemoniata tanto forte ride.
Shibahime vorrebbe trascinarla via ma i piedi di quella sono piantati al terreno «Nana, contieniti, ci guardano tutti--»
«Ah! La sorella di Sendoh!»
Oh, no, quell’idiota… «Ehilà, Sakuragi-kun.» sventola una mano, in evidente imbarazzo mentre sente gli sguardi di tutte le persone puntati contro sé; Nana, ovviamente, è piegata in due.
«Sei venuta a spiare gli allenamenti del genio, non è vero?!» guarda sconsolata il ragazzo dai capelli rossi, ora in mezzo al campo con la solita posa da supereroe «Sasaime, corri pure a dire a quell’imbranato di tuo fratello che il genio Sakuragi è--»
«Un idiota.»
«Che hai detto, Rukawa?»
Akagi gli lancia contro un pallone «Da bravi, ora tornate ad allenarvi.»
Myagi si rotola in mezzo alla palestra mentre Mitsui, sconsolato, scuote la nuca fino a quando i loro sguardi si incrociano e Shiba si ricorda cosa si prova a volare su di un altro pianeta senza neppure muoversi.
Sente il fiato fermarsi in gola di fronte al suo sorriso appena abbozzato e al suo accenno di saluto con uno sventolio della mano non può che ricambiare sollevando la propria, restandosene impalata.
Porca miseria quanto è bello…
Scuote la nuca, vergognandosi di sé stessa… Ma che Diavolo le prende?! E sì che non è la più la deficiente delle medie, eh.
Ma come se non bastasse, in mezzo a quel siparietto assolutamente ridicolo, con Sakuragi che si fionda a canestro seguito da Rukawa nemmeno stessero gareggiando a chi corre più veloce, ci si mette pure Nanaka con la sua pazzia dilagante.
Li scruta a intermittenza e ridacchia come una squilibrata.
«Ottimo.»
«Ottimo? Cos’è ottimo?»
«Qui c’è bisogno di smuovere le acque.»
«Eh? Acque? Che acque?» la vede mettere le mani davanti alle labbra «Oi, che hai intenzione di fare--»
Prende un profondo respiro «Mitsui! Continua così che sei forte!»
Nanaka si nasconde dietro la porta, lasciandola completamente sola e—Maledetta stronza! Così crederanno che sia stata lei ad esultare come una fangirl! Ma la strozza quella maledetta, la decapita, le taglia i capelli nel sonno e li usa per farci il salto con la corda, la—
«Mitsui sta guardando qua?» fa capolino dal suo nascondiglio.
«Cosa vuoi che ne sappia?!» Shiba zampetta via a passo di marcia, il viso rosso e la consapevolezza di doversi sotterrare per la figuraccia appena fatta.
«Eheheh--»
«Che cosa ti ridi?!»
«Il mio piano sta procedendo come sperato.»
«Piano? Che piano?! Smettila di farfugliare!» si lascia superare, restandosene immobile nel corridoio.
Quando Nana ride in quel modo, non è mai nulla di buono.

 
Alle 16.46, ad allenamenti in corso, Shibahime sviene come una pera cotta.
Fujiko le ha tirato una palla in pieno viso, senza che lei potesse fare nulla per prenderla.
La verità è che si è distratta e prima di piombare nel nero più buio, un mucchio di pensieri hanno pensato bene di affacciarsi prepotenti, starnazzando.
Ha pensato che oggi non ha mangiato...

«Sendoh senpai, si svegli!»
«Ragazze, spostatevi, fatela respirare!»
«Ho ucciso Sendoh senpai!»
«No che non l’hai uccisa, Fuji-chan.»

Ha pensato che in realtà non mangia da ieri sera, perché ha discusso con Madoka e se n’è andata a cena appena cominciata. Non ricorda esattamente per cosa hanno discusso ma l’ha sentita sfogarsi con suo padre, in camera da letto, mentre si lasciava andare ad un rassegnato «Non ce la faccio più con lei.»
Neanche Shiba ce la fa più con sé stessa, a dire il vero.
Ha pensato che dovrà strozzare Nanaka perché quando ci si mette è parecchio stronza…

 «Shiba, mi senti?»

Ha pensato a Mitsui.

 
Shibahime lo ha visto allenarsi.
Non riesce a smettere di pensarci. Per quanto ci provi, per quanto tenti di far vagare i pensieri in altri lidi, quelli continuano a fossilizzarsi su quel minuscolo particolare.
Era lì, sulla soglia, con lo zaino per gli allenamenti e quell’orrenda divisa scolastica che su di lei sembra vagamente accettabile, con i capelli raccolti in un’alta cipolla sbarazzina e l’aria di essere capitata lì per caso.
Si rende conto di averla adocchiata per appena un paio di secondi eppure la sua immagine gli si è marchiata in mente come se l’avesse osservata per ore.
Tira la palla, entra nel canestro senza sbavature.
Le verità è che Shiba è un pensiero ricorrente.
C’è fra le ore di lezioni, negli allenamenti, fra le grida di Akagi e le stronzate di Hanamichi, fra gli strepiti di sua madre e i sospiri rassegnati di suo padre.
Un “clap clap” distante lo ridesta: Nanaka Itou se ne sta sulla soglia, applaudendo.
No, lei no…
«Itou!» Mitsui vorrebbe staccarle la testa a morsi. Dannata secchia! «Non hai qualche matricola da torturare?»
«E’ più divertente torturare te.»
«Sei proprio una stronza.»
Si avvicina lenta con quel suo sorrisetto fastidioso che vorrebbe toglierle a suon di sberle ma lei ignora il suo insulto, guardando il canestro «Allora è vero quando dicono che sei un vero mago nei tiri da tre.»
«Avevi dubbi?» la vede aprire le labbra «Fammi un favore: non rispondere» recupera il pallone, se lo rigira fra le mani «Che ci fai qui?»
«Ti aspettavo per tornare a casa.» cinguetta.
«Scordatelo!»
La stronza ridacchia, battendogli una mano sulla spalla «Scherzavo, non ho bisogno della balia.»
Grugnisce «E allora che vuoi?»
Si mette in posizione di tiro…
«La tua bella è in infermeria.»
E la palla rotola via senza neppure colpire l’anello.
Mitsui è costretto ad ascoltarla «Cosa?!» Nana trotterella verso il pallone, palleggiando con entrambe le mani in maniera decisamente poco graziosa «Non ha mangiato?»
«Secondo te?»
«Nh, deve smetterla con le sue diete del cazzo.»
«La dieta ci serve. E’ lei che non la sa gestire» la Itou lo guarda di sottecchi «Magari, però, se le parlassi tu—»
«Scordatelo!»
«Oh, andiamo, come puoi pretendere di rimetterti con lei se nemmeno provi ad avvicinarla?»
Ma che cazzo si fuma?!
«Ma chi vuole tornare con lei! Ti sono cadute le clavette in testa, Itou?»
«Un paio di volte» Questa è rincoglionita… «Senti, anche quella tontolona dell’Akagi capirebbe che c’è ancora qualcosa tra di voi, quindi puoi per una volta non comportarti da caprone e provare a starle vicino?»
Starle vicino… Come se non ci stesse già provando!
Quella strega nemmeno si immagina la fatica immonda che sta facendo per riprovare a parlare come un tempo, per riguadagnare anche solo un centesimo della cieca fiducia che sempre ha riposto in lui.
Le braccia cadono lungo i fianchi quando la palla tocca l’anello e precipita al suolo, proprio come il suo umore «E tu potresti smetterla di essere così invadente?» agita le mani, come se un pensiero lo avesse pizzicato all’improvviso «Ma poi che te ne frega a te?!»
Nanaka si avvicina al canestro «Niente…» fa tre passi e tira, facendo entrare la palla senza insicurezza alcuna «Però sono dell’idea che insieme sareste più felici.» sorride in direzione della palla che rimbalza lontana e lo guarda con aria di sfida, quasi si aspettasse una risposta piccata.
«Dove hai imparato a--»
«Un amico. E non cambiare discorso.» poggia le mani sui fianchi, sorridendogli.
Arriccia le labbra, ponderando sulle sue insinuazioni.
Hisashi non sa se con Shibahime sarebbe più felice, certo è che quella fetta della sua esistenza che sente vuota e priva di senso probabilmente acquisterebbe un nuovo significato. Il problema è che lui non c’è portato per quelle cose, non nel modo in cui lei vorrebbe: non prende per mano, non è esattamente un principino, non riempie di complimenti e fa schifo a consolare.
Nanaka gli lancia contro la palla «Allora, ci vieni in infermeria?»
Sospira «Scherzi? Non posso presentarmi così come se nulla fosse. Poi magari quella si fa strane idee.»
«Ma noi vogliamo che si faccia strane idee.»
«No, tu vuoi che se la faccia.»
Nana rotea gli occhi «Tu lascia fare a me» porta le mani dietro la schiena e gli fa un inquietante occhiolino «Ho un’idea brillante.»

 
«E appoggiati bene.»
«Non voglio toccarti!»
«Devi solo mettermi un braccio intorno alle spalle e lamentarti un po’, mica ti ho chiesto di toccarmi le tette!»
«Seh, probabilmente sono come quelle di Afrodite A[1]—Ahio!» la maledetta gli rifila una gomitata nello stomaco, facendolo piegare in due.
«Si può sapere chi fa casino?!» l’infermiera si affaccia, richiamata dal loro battibecco «Qualcosa non va?»
La Itou se lo trascina dietro «Un placcaggio andato male. Ha la testa che gli gira, non è vero?» sorride a trentadue denti, ha la sensazione che se dicesse no si ritroverebbe appeso per i coglioni al terrazzo della scuola.
Deglutisce e annuisce, fingendosi moribondo.
L’infermiera lo aiuta a sedersi sul lettino «Sdraiati un po’ finché non ti senti meglio» ravana fra le dispense, rifilandogli una pastiglia e un bicchierino d’acqua «Tieni, con questa dovrebbe passarti.» esala rancida, assicurandosi che la ingoi.
Annuisce soddisfatta anche se il suo sorriso è paragonabile ad una smorfia «Maledetto Anzai! Perché non lo tiene rinchiuso questo gruppo di bestie?!» sbotta seccata, allontanandosi dalla saletta.
Nana la guarda con un sorriso affabile, Mitsui sputa la pillola non appena la sua figura grassoccia sparisce dalla sua vista.
«Maledetta ciabatta!» sibila caustico.
«Puoi biasimarla? Siete qui ogni tre per due.»
«Anche voi, se per questo.»
«Noi scivoliamo, le clavette ci finiscono in testa, inciampiamo. Voi simulate incontri di pugilato.»
«Me lo stai facendo venire sul serio il mal di testa.»
Gli rifila un ghigno pregno di soddisfazione, poi lo sguardo si addolcisce quando carezza la figurina sdraiata di Shiba.
«Non la trovi adorabile mentre dorme?» Nanaka sospira sognante, la guarda con amorevolezza e, seppur con fatica, cerca di non lasciarsi fregare.
La scruta di soppiatto, conscio che la Itou aspetta solo un suo attimo di debolezza per poterlo prendere in giro.
«Itou, è già abbastanza patetico che io debba starmene qui. Puoi almeno farmi il favore di chiudere quella fogna? O levarti dalle palle, è uguale.»
La ragazza sorride affabile «Un giorno mi ringrazierai.»
«Fanculo.»
«Basta un: grazie, sua maestà.»
«Maestà di sto cazzo--»
«Potete andare a rompere da un’altra parte?!» la Sendoh si solleva dal giaciglio con aria lugubre, la voce le è calata di almeno tre ottave; perfino Nanaka si è immobilizzata sul posto. Mitsui ingoia le proprie imprecazioni, guardandola allucinato «Ah, siete voi?» nasconde uno sbadiglio dietro i lunghi capelli scuri, guardandoli ad intermittenza «Che è successo?»
«A Mitchi fa male il ginocchio.»
«Non chiamarmi in quel modo idiota!»
«Credevo ti facesse male la testa, Mitchi.»
«Eri sveglia?!»
«Oh, anche quello. Nevvero, Mitchi?»
«Andatevene a fanculo!» sbotta lapidario, riparandosi dietro le tende verdognole. Può avvertire il sospiro pesante di Nanaka e il flebile «Ma che gli è preso?» di Shibahime, che a giudicare dal fruscio delle coperte sta cercando di rimettersi in piedi.
«Ehi, che intenzioni hai?»
«Andarmi ad allenare, no?»
«Scordatelo» la Itou è glaciale, perfino a lui scorrono i brividi lungo la schiena «Per oggi niente allenamento. Non voglio vederti svenire un’altra volta.»
«Ma--»
«Riposati, poi fila a casa» il grugnito della Sendoh gli strappa un sorriso ma subito sparisce, quando quell’infame della Itou intrufola la testolina castana fra le tende «Sai cosa devi fare» Mitsui grugnisce «Bye bye Mitchi! Non sfiancarmela troppo, mi raccomando.»
Non sfiancarla—Ma che cazzo va dicendo quella demente?!
Mitsui è allibito, non sa se suicidarsi con un mix di pillole o buttarsi dalla finestra.
Sibila un «Fanculo.» fra i denti, bofonchiando quando la sua risatina civettuola gli pizzica le orecchie.
Il fruscio delle coperte oltre le tende gli fa intuire come Shiba si sia risdraiata e per quanto sia tentato di dare una sbirciatina alla sua sagoma, giunge le mani che prudono dietro la testa e tiene conto dei minuti di silenzio che passano, chiedendosi come abbia potuto permettere a quella scema di incastrarlo così.
Quella vipera sa sempre su quale perno fare pressione, gioca col suo costante essere in pensiero per la ragazza e sfrutta a proprio piacimento questa sua debolezza, rigirandolo come un calzino. E lui è un pirla che si lascia fregare quando potrebbe semplicemente mandarla a quel paese.
Stende le gambe, il ginocchio fa un po’ i capricci ma tutto sommato il dolore è accettabile.
L’odore dell’infermeria è identico a quella della stanza d’ospedale che l’ha ospitato in tutti quegli anni ed è in quel momento, sopraffatto dai ricordi, che gli ritornano alla mente i suoi abbracci fra le bianche pareti, quel lento carezzargli i capelli di ritorno dalla terapia, le sue visite inaspettate, le litigate fra una lettura di un articolo di basket e un racconto sugli allenamenti di ginnastica.
E i baci, i «Ci vediamo domani» fra i sorrisi, i suoi rimproveri materni e amichevoli, quel suo essere così devota da saltare addirittura gli allenamenti pur di non lasciarlo solo.
Si sente precipitare in un baratro quando, per un istante, pensa che per lei non avrebbe reagito allo stesso modo. Il basket era sempre stato il perno della sua vita, quel motore che faceva girare il suo mondo e metteva in ordine il resto.
Lei era solo uno dei tanti ingranaggi.
Il fiato gli manca a quel pensiero, ha una voglia folle di scappare da lei e da tutto ciò che gli riporta alla mente ma il suo «Ti fa tanto male?» lo priva di ogni forza.
«Eh?»
«Il ginocchio… Ha ripreso a farti male?» c’è preoccupazione nella sua voce, si chiede se anche il suo viso abbia assunto le stesse increspature.
Il suo essere così delicata è una morsa al cuore; si sente quasi in colpa per starsi approfittando della sua cagionevolezza solo per poterle parlare. Nh, che poi è colpa di quella stronza della Itou a ben vedere. La prossima volta che lo infila in una situazione del genere la massacra di botte, la brucia viva, la--
«Ehi, sei morto?»
«Cosa?»
«Ti ho chiesto se ti fa male il ginocchio!» è esasperata, lo riconosce dalla cadenza stridula che hanno assunto le sue parole.
«Un po’… Fa le bizze ogni tanto.»
«Ed è normale?»
«Ma sì, il fisioterapista dice che non c’è da temere.»
«Non dovresti strapazzarti troppo.»
«E tu dovresti mangiare.» non voleva sganciare subito la bomba, non senza essersi preparato meglio il terreno.
«Cosa c’entra il mangiare?»
«Sei svenuta perché non hai mangiato, no?»
«Eh? Ma va, ho preso una pallonata in faccia.»
Una pallonata—Quella maledetta stronza!
Si è fatto fregare come un cretino!
Di fronte al suo silenzio, Shiba sospira pesantemente «Cosa ti ha raccontato Nana?»
«Cosa c’entra quella secchia?»
«E’ stata lei a mandarti qui, mh?»
Colpito…
«Già…» si appoggia al cuscino «Ha detto che sei svenuta perché non mangi.»
«Che sciocca…»
«E’ preoccupata per te. Svieni ogni due per tre negli spogliatoi, non puoi biasimarla. E oggi non hai mangiato.»
«Mi spii per caso?!»
«Siamo in classe assieme, ti vedo eh.»
«Il cibo non centra. Sono solo stanca, tutto qua.»
«Non dovresti sfiancarti così. Ne va della tua salute.»
Cristo, si sente un cazzo di genitore che tenta di avere una chiacchierata cuore a cuore con il figlio adolescente e ribelle.
Shiba non gli risponde, non subito.
Lo fa galleggiare in un silenzio godibile, così diverso da quello che è ormai abituato a ricevere.
La semplicità che c’era tra loro gli manca da morire.
La complicità perduta, quella più di tutto, lo fa sentire incompleto.
Lo scalfisce con poche parole, pesanti e sfiancate «E’ l’unico modo che ho per non pensare.»
«Pensare a cosa?»
«A tutto. A cosa devo preparare per cena, alle tute di Akira che spariscono, ai compiti in classe, alla sfida con il Kainan, a Nanaka e ai suoi stupidi integratori, a mamma. A tutto.»
Mitsui si sente sollevato per non essere stato infilato nel mezzo ma è ben consapevole di essere parte integrante di quel tutto che tanto la indebolisce.
«Dovresti prenderla con più leggerezza.»
«Come se fosse facile…»
«Guarda che lo è.»
«No che non lo è! Ah, ma cosa parlo a fare con te? Tanto l’unica cosa a cui pensi è il basket.»
Qualcosa si spezza.
Mitsui l’ha sentito indistintamente quella specie di filo sottile che per tutto quel tempo ha tenuto salda la ragione, spezzandosi con un suono così stridente da ricordargli le corde di un violino.
Davvero quella stupida è convinta che pensi al basket notte e giorno?!
Si solleva di colpo, sopraffatto da un impeto di rabbia che da tempo non provava. È quello stesso tipo di rabbia che gli faceva venire voglia di spaccare il mondo costringendolo a limitarsi alle paccottiglie in casa.
Si alza, scosta la tendina guardandola fisso fisso per una manciata di secondi… E la rabbia svanisce, veloce com’è arrivata.
Si è svuotata, lasciandolo con le gambe molli e la sensazione di aver fatto tremila passi indietro.
Shiba lo fissa seria seria, portandosi le gambe al petto a mo’ di difesa.
«Non è vero che penso solo al basket, razza di stupida!»
«Stupida?!»
«E i capelli rossi ti stavano meglio. Così sei uguale a tutte le altre.»
E se ne va.
Non esattamente una frase da supereroe o da impavido paladino dall’armatura splendente, ma il modo in cui l’ha guardato è stato decisamente appagante.
O almeno vuole crederci.
Perché, ammettiamolo, come frase ad effetto fa proprio schifo.

 
La Itou lo ha braccato all’uscita da scuola. Ancora.
«Allora, com’è andata?» ha un sorrisone così orripilante da fargli scorrere i brividi lungo la spina dorsale.
«Meglio del previsto.»
La ragazza tossicchia «Spero abbiate aspettato che l’infermiera uscisse prima di darci dentro.»
«Itou--» il suo raffinatissimo «Vedi di andartene a fanculo.» se ne sta buono buono nella bocca serrata, perché qualcosa l’ha distratto «Ma che cazzo--» è il flash di una macchina fotografica e proviene dai portici della scuola «Ma chi cazzo è quello?!»
Nanaka osserva la figurina del paparazzo allontanarsi e, senza battere ciglio, lo scruta con invidiabile rilassatezza «Siamo nei guai, credo.»
«Dovrei sapere qualcosa?»
«Tomoko En.»
Ah, già, quella…
È la prima volta che un nome gli fa presagire catastrofe.

 
Seduta nel salotto di casa Sendoh, Nanaka legge una rivista di basket senza capirci nulla, sbirciando di tanto in tanto la figurina sottile di Shiba impegnata in chissà quali elucubrazioni mentali.
Tira le ciocche di capelli scure rigirandosele fra le dita, studiandole con cipiglio serio serio.
«Qualcosa non va?» glielo chiede dopo l’ennesimo borbottio soffocato, rimirando il suo frenetico scuotere della nuca corvina.
«Ma no, nulla…» si abbandona sul divano, stringendosi un cuscino al petto «Sono solo preoccupata per Akira, tutto qui.»
Nanaka sa benissimo che non è tutto qui, perché da quando è rimasta chiusa in infermeria con quel beota di Mitsui, l’amica sembra sempre persa nei meandri della propria mente, quasi non fosse capace di acciuffare i propri pensieri. Decide però di darle corda perché quando ci si addentra in discorsi scomodi, Shiba ha il vizio di chiudersi a riccio e lei non ha voglia di lasciarsi pungere.
«Vedrai che andrà bene. È o non è l’asso del Ryonan?»
«Sì, ma il Kainan è forte e—Ahio! Mi hai fatto male!» piagnucola come una mocciosa mentre si massaggia la testa su cui si è appena schiantata la rivista.
Nana l’arrotola, facendola ondeggiare minacciosa «Devi pensare positivo, altrimenti la tua negatività influenzerà il punteggio.»
«Oh, ma che mucchio di—Ahio! E questa per che cos’era?!»
«Per la parolaccia che stavi per tirare fuori. E per aver dubitato delle mie capacità da sensitiva» Shiba arcua un sopracciglio, scettica «E poi questa mattina ho pescato la carta della Luna.»
Shiba si illumina «Oh, che bella!»
«Però era rovesciata.»
«Ma la Luna è bella quindi porta fortuna, no?»
«Veramente vuol dire: circostanze sfavorevoli o qualcuno ti sta ingannando--»
«Ma è una carta orribile!»
«Però noi pensiamo positivo, ok?»
Shiba si rannicchia «… Buttale quelle carte appena torni a casa, ok?»
«Non posso, sono di mia madre.»
«… Dì a tua madre di buttarle quelle carte appena torni a casa, ok?»
Solleva le spalle «Non posso chiederglielo. Le usa quando ha qualche riunione, per vedere come andrà.»
«Quindi se la partita andrà male dovrò prendermela con tua madre.»
«Non con lei, con la Luna» Shiba sbatacchia le palpebre un paio di volte prima di mangiucchiare quelli che, ad occhio e croce, sono velati insulti alla luna. O a sua madre. Nana rotea gli occhi prima di cambiare argomento «Mh, ma poi com’è andata con Mitsui?» decide di buttare la bomba senza nemmeno prepararla al peggio, godendosi le sue guance rosse e la parlantina frenetica e insensata.
«Come vuoi che sia andata? È andata» alza le spalle, rigirandosi il cuscino fra le mani «È andata meglio del solito. Siamo riusciti a parlarci senza ucciderci.»
«E bacia bene come un tempo?»
«Beh, non lo so e—E come faccio saperlo?! Mica ci siamo baciati!»
«E a quando il primo appuntamento?»
«Mai perché non ci sarà nessun appuntamento!»
«Oh, come sei noiosa.» Nana si spilucca la maglia dei Does[2], Shiba mangiucchia i bordi del cuscino.
«Senti, a Mitsui non interesso più e lui non interessa a me --»
«E io sono felicemente sposata con Ken Watanabe[3]
«Quindi non farti strane idee» le lancia contro il cuscino «E poi non capisco perché ti interessi vederci ancora assieme» si mette a braccia conserte, sbuffando come una teiera «Le cose vanno bene così.»
«Ma prima andavano meglio.» la guarda con un angolo delle labbra sollevato, gustandosi il suo ammutolirsi come se avesse c’entrato in pieno il nocciolo della questione. È vero, Nanaka non ci guadagna nulla nel saperli di nuovo assieme, così come non ci guadagna nulla nell’interferire nelle loro vite, ma quei due sono troppo stupidi per accorgersi che i loro sentimenti sono solo assopiti, non scomparsi. E poi è divertente vederli barcamenarsi nelle loro emozioni confuse, così come è un vero spasso far soffrire un po’ quel demente di Mitsui che, in fondo, ha fatto soffrire la sua migliore amica.
«Non è che andassero meglio, erano solo diverse…» Shiba sbuffa «La verità è che non so nemmeno io cosa voglio. Quando lo vedo, mi risento come la ragazzina che sudava di fronte al suo sorriso, che si scioglieva quando le parlava, che faticava a ragionare perché il cuore batteva troppo forte e pensava: OhmieKami lui è così bello» i suoi occhi brillano come i giorni in cui le raccontava di aver conosciuto questo ragazzo bello bello da far impazzire, che giocava a basket e che la salutava per i corridoi anche se circondato dai suoi amici casinisti «Ma poi tutto il male che ci siamo fatti torna indietro e allora--»
«Ci siamo?» sottolinea confusa, guardandola con un sopracciglio alzato.
Shiba si irrigidisce, farfuglia qualcosa come «Mi ha fatto, mi. Mi sono confusa.» perdendosi in una risatina frivola e al contempo nervosa che solleva una marea di dubbi.
Ha la sensazione che Shiba le stia nascondendo qualcosa, che la storia con Mitsui celi più ombre di quante lei conosca ma non fa in tempo a chiederlo perché un tornado dai capelli a punta fa il proprio ingresso in casa. Sbattendo la porta. Senza nemmeno salutarle.
Sono le 19:14 di un sabato pomeriggio…
«Oh, Acchan! Bentornato! Di quanto avete battuto il Kainan?»
«89 a 83. Per il Kainan.»
… E Akira Sendoh è il ritratto della delusione.
Lancia un’occhiata alle due, soffermandosi sul volto di Nanaka che è pietrificato in una maschera di incertezza.
Sua sorella è imbarazzata, l’euforia si smorza di fronte al suo sguardo spento «Oh, ahm—Che ne dici di mangiare qualcosa? Nana-chan e io--»
«Non mangio.»
Shiba agita le mani «Ma--»
«Non ho fame.» scompare su per le scale, sbattendo la porta della propria camera con talmente tanta forza da farle sobbalzare.
Shiba si lascia cadere sul divano, striscia i piedi sul tappeto «Uffa.»
«Ma fa sempre così?»
«Quando perde una partita importante, sì» giocherella con i capelli «Si chiude in camera e non scende fino al giorno dopo. L’ultima volta che mamma ha provato ad entrare, è uscita quasi in lacrime.» stiracchia un sorriso ma le si legge in faccia quanto tutto quello le dia dispiacere.
Nana guarda lei, guarda il soffitto, riguarda lei e prima che possa anche solo pensare a cosa esattamente il suo cervello stia pensando, si ritrova a zampettare impettita in direzione delle scale.
«Dove stai andando?»
«Da tuo fratello.»
«Cosa?!»
«Hai capito bene. Abbiamo passato il pomeriggio a cucinare, non butterò tutto solo perché si comporta da moccioso.»
Shiba si alza di scatto, parandosi tra lei e la porta con sguardo allucinato «Non posso lasciarti andare!»
«Eh?»
«Rischi di tornare giù senza qualche arto!»
«… Voi Sendoh siete strani» la scosta, fiondandosi lungo il corridoio lasciandosi dietro le sue parole disperate «Se non torni tra dieci minuti chiamo la polizia!» urla, facendola ridacchia scioccamente «Tu inizia a scaldare la roba!»
Prende un profondo respiro prima di bussare alla sua porta ma tutto ciò che riceve è silenzio.
«Santa pazienza» rotea gli occhi «Nudo o no, io entro.» apre quel tanto che basta per far sì che uno spiraglio di luce penetri nel corridoio buio fino a che non scorge la sua figura: è seduto in terra, poggia la schiena contro la fine del letto e, cuffie alle orecchie, gioca a quello che dovrebbe essere uno sparatutto.
Ha i capelli un po’ schiacciati e umidi, probabilmente si è fatto una doccia veloce ed è scappato a casa, rintanandosi nel suo santuario.
La camera da letto di Akira è… Essenziale.
C’è un letto, una scrivania, qualche poster dell’NBA e foto scattate da suo padre ma a parte quello non c’è null’altro che attiri l’attenzione.
Gli assomiglia: è semplice ma per qualche ragione si incastra nella mente.
Non si è accorto della sua presenza silenziosa così zampetta fino a lui in punta di piedi, piegandosi leggermente.
Gli sfila un auricolare, mormorando un divertito «Ti facevo più tipo da Fifa
Akira sobbalza, guardandola sorpreso «Quando sei--» il capo gli cade in avanti «Senti, Nana, non è giornata.»
«Aha, lo so, Shiba è stata piuttosto chiara…» si liscia i fuseaux neri «Verrò cucinata alla brace o in forno?»
«Pensavo di usare la piastra. Magari con un bel contorno di patate.»
«Mh, credo che sarebbero meglio dei pomodori. Sai, sono un po’ indigesta.» glielo sussurra con fare cospiratorio e Akira si lascia andare ad un leggero sorriso, tornando a fissare la televisione.
Nana recupera un gioco dalla pila vicino alla scrivania, rigirandoselo fra le mani smaltate «Mio fratello ama Resident Evil» ridacchia «Ogni tanto mi faceva giocare solo per prendermi in giro.»
«Mira pessima come Shiba?»
«Io sparavo con gli occhi chiusi.» ride frivolmente e Akira la segue, questa volta con decisamente più trasporto.
«Mi piacerebbe vedervi giocare. Sareste un vero spasso» si gratta la nuca, sospirando «Senti, mi spiace per prima, è che sono così incazzato» lascia cadere il joystick «Abbiamo perso per pochi punti e per tutto il tempo mi sono sentito sotto pressione, come se non bastasse sono passato a casa tua ma la finestra era chiusa e--» la guarda con tanto d’occhi, come se avesse detto qualcosa di indelicato «Non che tu debba stare in casa per me, cioè, non è che ti cerco solo per quello e--»
«Tranquillo, essere il giocattolo di qualcuno non è poi così male. Mi fa sentire… Sexy.» glielo dice con un velato sorriso, giocherellando con la punta della lunga treccia.
Da un lato è rincuorata nel constatare che Akira la pensi come lei per quanto riguarda il loro rapporto ma dall’altro… Dall’altro sente pervadersi da un senso di noia al pensiero che, in fondo, sono bloccati ad un punto morto.
A volte si sente soffocare, come se la vita passasse e lei fosse incagliata in quel rapporto che le impedisce di cercarsi qualcuno che possa volerla in maniera viscerale, spingendosi oltre il semplice sesso. Ma è un pensiero fugace, perché vede i suoi lanciarsi contro piatti e bicchieri e la poesia galleggia via.
«Comunque oggi non sarebbe andato bene, c’è mamma...» si appoggia alla scrivania «E poi credevo avreste vinto» di fronte al suo sguardo scuro solleva le spalle «Shiba e io abbiamo passato l’intero pomeriggio a cucinare per la tua vittoria.» ridacchia al ricordo dell’amica che ingaggia una guerriglia contro le stoviglie che sembrano sempre avercela con lei e le sue scarse doti culinarie.
«Non ho molta fame.»
«Potresti scendere a farci compagnia. A tua sorella farebbe piacere.»
Si massaggia il collo «Compagnia… Ti sembro di compagnia?»
Nanaka l’ha visto solo una volta ridotto in tali condizioni: quando Mitsui ha lasciato Shiba ed è caduta in un vortice di depressione da cui, forse, non si è ancora ripresa completamente.
Inclina il capo e d’improvviso gli stringe il collo fra le braccia, stritolandoglielo.
Akira si libera con difficoltà, fissandola paonazzo per lo sforzo «Ma che sei impazzita?! Rischi di spezzarmelo!» se lo massaggia, guardandolo sconvolto.
«Con mio fratello funzionava sempre quando non passava gli esami.»
Akira storce il naso e fissa la sua felpa, stringendone un lembo fra le dita «Come sta Takashi?»
«Sta bene. Si è trovato una bella russa, lo sai?» sospira «Un motivo in più per non tornare» non era sua intenzione dirglielo, non con tono così mesto e di fronte al suo volto contratto in una smorfia di serietà decide di smorzare i toni «Ma tanto non sarebbe tornato comunque» sorride «Prima di andare mi ha lasciato questa felpa e ha detto: così mi faccio perdonare per tutte le volte che non chiamerò. Era la sua felpa preferita.»
Akira stende le lunghe gambe «Tua madre non dice nulla?»
«Papà e Takashi sono argomenti off-limit. Quando chiama, se chiama, non vuole che glielo passi e se salta fuori il suo nome, si innervosisce.»
«Magari si sente in colpa per non averlo fermato.»
«Nah, è lei che si innervosisce per tutto» sventola una mano, conscia di essere appena diventata il centro del discorso e no, non va assolutamente bene! Per fortuna che il campanello suona, facendo sì che Akira ingoi qualsiasi cosa le stesse per dire «I tuoi?»
«Impossibile, sono dalla nonna, dovrebbero tornare domani» ed eccolo lì che si alza in piedi di scatto non appena il grido di Shiba li raggiunge, facendo tremare le pareti «Ma che cazzo--»
«Acchan? Aaaaacchaaan?!»
Nanaka lancia un’occhiata alla porta «Ma che le prende?» e prima che Akira possa anche solo cominciare a pensare alle miliardi di bizzarrie per cui sua sorella dovrebbe chiamarlo a gran voce, un sonoro «Io non sono isterica, e levati le scarpe maledetto Koshino!» lo fa esplodere in una sonora risata.
«Direi che abbiamo visite.»
«Almeno qualcuno vi aiuterà a mangiare.»
«Acchan, scendi! Ci sono quei caproni dei tuoi amici!»
«Caproni a chi, oca?»
«Koshino, strozzati col pollo!»
«Asciutto com’è mi si incastrerà in gola.»
«… Acchan, scendi o stasera ci sarà Koshino arrosto.»
«Per me la coscia, grazie.»
«Ikegami senpai, non darle corda!»
Nana sbuffa, scuotendo la nuca «Scendiamo prima che si uccidano.» gli rifila un buffetto sulla guancia, lasciandolo più frastornato di come l’ha trovato. Trotterella fino in cucina, assistendo inerme allo spettacolo che le si para davanti: quella montagna umana di Uozumi si è messo a capotavola, distribuendo piatti e posate mentre Ikegami tenta di sedare la zuffa tra Fukuda e Koshino su chi si debba sedere il più lontano possibile dalla sorella isterica di Akira –con conseguente crisi isterica della sorella di Akira, impegnata a scacciare i cuoricini provenienti da un povero Hikoichi in venerazione dell’esemplare di Sendoh femmina-.
«Sembra di stare allo zoo.»
Akira compare dopo qualche secondo, fissandoli con un sorriso «Ragazzi, che ci fate qui?»
I presenti si bloccano, guardandosi uno ad  uno «Ahm, noi--»
«Siamo venuti a controllare che non ti fossi suicidato, Sendoh senpai!» Hikoichi se ne salta fuori con quella sparata, gli occhi lucidi e la forchetta che si agita nell’aria.
Uozumi gli rifila una mestolata sulla testa «Avevamo detto niente sceneggiate.»
«Ma io--»
«Sei imbarazzante, Hikoichi.» è il fine commento di Hiroaki.
Shiba gli sfila affianco «Tu sei imbarazzante.»
«Ma brutta--»
«Non avevamo voglia di deprimerci a casa» si intrometto Fukuda, abbandonandosi sulla sedia con le braccia dietro la testa «Così abbiamo pensato di farti una visitina.»
«Te ne sei andato via senza nemmeno aspettarci.» aggiunge Ikegami.
Akira ridacchia nervoso, grattandosi i capelli afflosciati «Ma non c’era bisogno.»
Nanaka gli rifila una gomitata sul costato «Guarda che vogliono tirarti su di morale. Sorridi, su su.»
«Beh, non vi sedete?» Uozumi li richiama con tono severo.
Akira scuote la nuca, infilandosi in quella specie di jungla mentre Nana li osserva con un leggero sorriso, prima di andarsi a sedere nell’unico posto rimasto libero.


Hikoichi la guarda con tanto d’occhi «Ma-Ma-Ma tu sei--»
«Nanaka Itou, piacere» perde il leggero sorriso di fronte al suo sbigottimento «È morto?»
«Hikoichi fa sempre così quando incontra una bella ragazza.» mormora Akira poggiando il mento sul palmo aperto.
Koshino ingoia del pane «Itou, sei uno splendore come sempre. Shiba, levati di torno che mi fai andare di traverso il cibo.»
«Ma come—E tu non ridere, maledetta!» Shiba si volta verso Akira, piegato in due dalle risate «Pure tu?! Ma che stronzi!» infuriata, si siede tra Hikoichi –che diventa rosso peggio dei capelli di Sakuragi- e quel santone di Hikegami «Sareste davvero una bella coppia, sapete?»
Koshino sputa l’acqua addosso a Fukuda.
I due si immobilizzano, si fissano.
Su quello, non c’è proprio nulla da ridere.

 
Akira si sveglia all’incessante bussare della porta.
«Shiba?» sbadiglia sonoramente, stropicciandosi gli occhi.
Di fronte al suo tentennamento si prepara a scostare le coperte, a dormire su di una misera porzione di letto e a passare una notte insonne. Ma proprio mentre sta per sollevarsi, la voce leggera di sua sorella lo fa fermare.
«Domani sei libero?»
«Cosa?»
«Domani non hai gli allenamenti, no?» scuote la nuca e lei gli punta un dito contro «Ottimo! Allora tieniti libero!»
«Ma per cosa?»
«Oh, finalmente, non vedo l’ora! Sono un po’ agitata però—Ma no, andrà bene!»
«Ma per cosa?!»
«Buona notte, Acchan!»
«Ma per—Aaah!» il capo gli cade sul cuscino quando Shiba sbatte la porta, scomparendo in una scia di risatine tutt’altro che rincuoranti.
Non ha idea di che cosa sua sorella abbia in mente ma di una cosa è certo: da tempo non la vedeva rivestita di vita.

 
All’ennesimo sbuffo, Mitsui si volta armato della sola incazzatura mattutina, con la speranza che l’essere inutile che gli gravita a qualche centimetro di distanza decida di migrare. Su di un pianeta lontanissimo, possibilmente.
«Spiegami ancora perché mi stai seguendo.»
«Non ti sto seguendo.»
«Itou--»
Quella rotea gli occhi finemente truccati «Che pesante che sei… Da quando imbattersi in qualcuno per caso, è sinonimo di seguire?»
«Non ci siamo incontrati per caso, eri davanti a casa mia!»
«Passavo di là.»
«Eri appoggiata al mio cancello!»
«Non potresti sorridere e basta?»
«Itou, sei una rompipalle, lo sai--»
«Oh, che ne pensi di quelle scarpe?»
Mitsui viene ignorato per la millesima volta e dopo aver tirato giù tutti i santi che conosce, si piega al volere della sfiga e segue quella parassita della Itou.
E pensare che quella doveva essere una mattina come tante, cominciata con il solito piede sbagliato perché è domenica e porcalamiseria domani è già lunedì e lui non ha nemmeno aperto i libri che stanno facendo la muffa sulla scrivania ridotta ad armadio di vestiti sporchi.
Come se non bastasse le sue scarpe da ginnastica, quelle che l’hanno accompagnato in anni e anni di sacrifici e sofferenze, hanno pensato bene di passare a miglior vita e di certo non può giocare a piedi scalzi, macché, quindi perché non andare a spendere quei pochi spicci che i suoi gli hanno sganciato con un’occhiata torva seguita da uno sbuffante «Vedi di non buttarli al Pachinko.» come se fosse avvezzo a certi luoghi.
Ciliegina sulla torta, appena uscito dal vialetto di casa, la figura dapprima sfuocata di quella megera della Itou ha pensato bene di mostrarsi in tutta la sua inutilità, rifilandogli un allegro «Vai da qualche parte?» a cui lui ha replicato con un secco «Spostati dalle palle!» rendendosi conto solo poi che quella non passava di lì per caso, come gli ha ripetuto per tutto il tragitto fino in centro.
Si avvicina, richiamata dal suo annoiato «Allora?»
«Fanno schifo. Voglio le Asics.»
«Voi cestisti siete proprio fissati. Sono scarpe, una vale l’altra.»
Si mette a braccia conserte «Voglio. Le. Asics.»
«Anche io voglio l’ultima borsa di Prada ma non faccio mica tante storie.»
Sta per chiederle cosa stia farneticando ma di fronte alla sua espressione impietrita, non sa esattamente cosa dire. Ha gli occhi larghi, le labbra serrate e stringe la borsetta con fin troppa forza.
«Beh? Che ti prende?
«Fossi in te, non mi volterei.»
«Che? Perché cazzo non dovrei--» le parole gli muoiono in gola alla vista di Shibahime al fianco di… To’, Akira Sendoh in persona. Il supereroe dai capelli antigravitazionali, l’unico in grado di capirla sul serio, ma sul serio sul serio eh!, l’unico che mai la tradirebbe ma in nessuna maniera in cui una persona può essere tradita.
L’uomo perfetto, insomma.
«Fantastico…»
«Ti avevo detto di non voltarti» sbatacchia le lunghe ciglia scure «Hai l’aria di uno a cui hanno rovinato la giornata.»
«Ti senti tirata in causa?» ironizza tetro, vedendola roteare gli occhi blu.
Gli rifila una gomitata «Sono uno spettacolo, non trovi?»
«D’orrore.»
«Pensavo più ad un Monet» la ragazza abbassa la voce «Contieniti, stai sputando fumo dalle orecchie.»
«Ma smettila!» e prima che possa smadonnare perché, davvero, la giornata era iniziata di merda e stava procedendo ancora peggio, Nanaka si premura di mettersi in mostra perché non sia mai che passino inosservati.
«Ehi, Shiba!»
Ma porca--!
«Già che ci sei perché non metti i manifesti?!»
«Ugh, già è abbastanza farmi vedere con te. Non voglio che la gente pensi che tra noi ci sia qualcosa di vagamente romantico.»
«… Itou, fatti vedere, dico sul serio.»
Shiba, impegnata a chiacchierare con il fratello, si blocca confusa nell’udire il proprio nome e dopo qualche istante di sbigottimento, li saluta con fin troppa foga.
Una più scema dell’altra…
Si avvicina trascinandosi quel palo di Akira, sorridendo ad entrambi «Che coincidenza incontrarvi qui!»
Nana ridacchia «Già…» lo spintona, costringendolo ad unirsi al gruppetto «Stavamo andando a cercare delle scarpe per questo scemo--»
«Scemo?!»
«Ma fa così il difficile» gonfia le guance «Vuole disperatamente le Asics ma non siamo riusciti a trovarle.»
«Ti piacciono le Asics?» Akira si intromette con curiosità, fissandolo con un leggero sorriso.
Mitsui stringe i pugni nelle tasche, sente l’impellente bisogno di sdentarlo «Già.»
«Più avanti c’è un negozio ben fornito» si premura di dirgli, sbattendosi poi una mano sulla fronte «Che scemo, non mi sono neanche presentato…» allunga una mano «Non credo che ci conosciamo. Sono Akira--»
«Lo so chi sei.» sbotta contrito, vedendolo grattarsi la nuca sempre con quel sorriso affabile a penzolargli sul volto. Kami, avrebbe voglia di spaccarglielo a suon di pugni.
La Itou sospira con pesantezza ma è Shiba ad esternare quello che deve essere il pensiero comune delle due «Però, quanta garbatezza.»
«Al confronto, Sakuragi è un principino.» seguita l’altra, coalizzandosi con la migliore amica.
Si massaggia la nuca, tendendogli una mano controvoglia «Mitsui.»
«E basta?»
«Hisashi Mitsui, contenta?»
«Estasiata!» Nanaka allarga il sorriso, poi torna a guardare gli altri due «Allora, dove state andando di bello?»
«Stavamo andando a--»
«A fare la spesa.» Shiba lo interrompe, sorride appena e li guarda ad intermittenza. Sembra alla ricerca di qualcosa che in realtà non c’è, come se si aspettasse che uno dei due se ne salti fuori con qualcosa tipo «Lo sai che ci siamo fidanzati alle tue spalle?», cose da film dell’orrore insomma.
Tra i quattro cala un silenzio talmente teso che si potrebbe tagliare con un dito. Mitsui è tentato di scappare e se non fosse per le austere occhiate che la Itou gli tira di soppiatto, probabilmente lo avrebbe già fatto.
Nanaka sembra fiutare l’aria pesante che si pone fra loro, così decide di spezzarlo con una delle cazzate più mastodontiche che mai avrebbe potuto partorire «Beh, se non è urgente vi va di unirvi a noi?»
Certo, così finiranno per andare al parco e affogarsi nel laghetto delle papere. Idea geniale, sublime proprio!
Per fortuna Shiba non sembra intenzionata a trascorrere altro tempo con loro «Mi spiace ma davvero non possiamo! Siamo già in ritardo e-E poi oggi tornano i nostri e sai com’è mamma che se non ci trova a casa si preoccupa.»
«Sicura?»
«Aha, tranquilla» spintona via suo fratello «Beh, ci vediamo domani a scuola! Ciao ciao!»
«Spero troverai le scarpe, Mitsui senpai!»
«Te le faccio ingoiare le scarpe.» borbotta tetro quando li vede divenire due puntini lontani.
Nanaka sventola una mano e quando non ci sono più, si lascia andare ad uno sconfitto «Questa proprio non ci voleva.» che lui non coglie.
«Eh?»
«Non ti preoccupare. Domani le parlo io.» Nana è tornata a guardare le vetrine.
Mitsui distoglie lo sguardo «Mh?»
«Con Shiba. Le dirò che non c’è nulla tra noi e che non deve preoccuparsi.»
«Ma sai che cosa me ne frega.»
«Vuoi farmi credere che non ti interessa?» Mitsui grugnisce «No, perché hai l’aria di uno che vorrebbe correre da lei e dirle che è tutto un malinteso.»
«Nh.»
«O che vuole spaccare la faccia ad Akira, è uguale.»
«Nh.»
«Ti ricordo che è suo fratello, nel caso te ne fossi scordato.»
«Nh.»
«Sei stato contagiato dal germe Rukawa, per caso?»
«E’ che—No, lascia perdere.»
«Cosa?» Nana si solleva, sospira e porta le mani sui fianchi «Tenere tutto dentro non farà altro che peggiorare le cose.»
Mitsui si massaggia la cicatrice, tenta di assumere l’espressione più distaccata che ha nel repertorio solo per non far germogliare certezze sbagliate in quella scema della Itou, eppure alla fine cede e si infila in discorsi che nemmeno pensava sarebbe arrivato ad affrontare.
«Non che me ne freghi qualcosa… Ma non hai mai la sensazione che tra loro ci sia… Qualcosa
«Qualcosa?»
«Qualcosa… Di più, ecco.»
Nana è la serietà fatta a persona ma mai come allora gli è sembrata così… Poco incline allo scherzo, ecco. I suoi lineamenti si contraggono in una maschera di pura incredulità e solo dopo qualche istante vede le sue labbra tremare, prima che si aprano per lasciar uscire una risata talmente rumorosa da far voltare i passanti.
Si è rincoglionita…
«Sei impazzito per caso?! Sono fratelli! Fra-te--»
«Oi, la smetti di trattarmi come un ritardato?! Guarda che lo so!»
«Era per fartelo entrare meglio in quella tua testolina vuota» Nana ghigna «Qualcosa di più, come no.»
«Non sono fratelli di sangue.» puntualizza meditabondo, come se fosse il punto decisivo in una partita.
Nana non sembra però colpita, anzi lo guarda come se avesse a che fare con un microcefalo «Se non continuassi a ripetermi che non te ne frega niente, comincerei a credere che sei geloso di Akira.»
«Oh, ma per favore--»
«Senti, hai ragione quando dici che tra loro c’è qualcosa di più, ma credimi: non è amore. Forse lo è stato per un po’, ma questo prima che arrivassi tu…» c’è una limpidezza spaventosa nelle sue parole, non gli sta dicendo quelle cose per mettergli l’anima in pace o per farlo sentire meno confuso, Nana parla perché è consapevole che le cose stanno così e l’unico che le distorce perché più facile, è lui «Non c’è nessuno che abbia preso il tuo posto, mettitelo in testa.»
«Nh.»
Nana ridacchia leggera dandogli una pacca sulla spalla, sempre in quel suo modo delicato «Tu nemmeno ti immagini quanti casini hai lasciato dietro te, mh?»
No, in realtà lui lo sa benissimo.
È che ne ha perso il conto.


Il giorno dopo in classe, una saetta dai boccoli rossi sfreccia davanti a lui.
Shibahime è tornata del suo colore naturale.
La Itou fischia «Eccola la mia strafiga!»
Mitsui, per la prima volta, è d’accordo con lei.
 


[1] Afrodita A: compagna femmina di Mazinga Z, utilizzava dei missili che sparava dal seno come arma.

[2] Does: band rock giapponese composta da tre membri, formatasi nel 2000. Tecnicamente non dovrebbe ancora esistere stando all’anno in cui il manga è ambientato ma è una delle poche band giapponesi che conosco e che mi piace. E poi ai fini della trama importa poco XD

[3] Ken Watanabe: attore giapponese, famoso per aver interpretato il generale Tadamichi Kuribayashi ne L’ultimo Samurai ,il signor Saito nel film Inception e il direttore generale in Memorie di una Geisha.
 


Buona sera ♥
So di essere più in ritardo del solito ma sono arrivata ad un punto in cui ho dovuto riunire le idee perché i miei appunti sono quanto di più inutile ci sia. Ma cose tipo: scena Shiba + Akira… Aha, certo… Essere un po’ più specifica no?! E quindi niente, dovevo un attimino capire cosa si sarebbero detti/avrebbero fatto. Mi odio, sono LA stupidità.
Ad ogni modo… Capitolo lunghetto per farmi perdonare :) Si inizia a vedere qualche spiraglio di speranza fra quegli scemi di Hisashi e Shiba anche se lei è talmente stupida da vanificare qualsiasi approccio. Ma voi non disperate che le cose dovranno pure sistemarsi prima o poi ;) È che tendo a far srotolare tutto in maniera lenta, questo per dare un minimo di veridicità agli eventi. Spero non vi stia dando noia ç.ç
Nota dolente: i tempi di aggiornamento credo andranno allungandosi essenzialmente per un motivo. Ci addentriamo nel periodo dell’anno che più odio in tutta la mia vita, quello per cui devo spendere ogni briciolo di energia a lavoro perché se no so’ cazzi (mi si passi il francesismo): il pre Natale/Natale. Lavoro, grazie per farmelo odiare :’) Sì, lo so, manca ancora un sacco di tempo ma nel mio settore giochiamo d’anticipo e quando passo mesi di quiete… Beh, non è mai un buon segno.
Ad ogni modo non ho intenzione di abbandonare Mo Chuisle quindi sappiate che sono qui e anzi, se vedete che ci metto decadi sappiate che siete i benvenuti a sollecitarmi e darmi una scossa virtuale ^^
Passiamo ai ringraziamenti, va, che sono la parte che preferisco!
A pinkjude, Ice_DP e ReginaMills89 va tutto il mio affetto. Siete carinissime come sempre, grazie infinite ♥ Ringrazio altresì chi legge la storia in silenzio, invitandovi se vi va a lasciare un segno del vostro passaggio ^^

Alla prossima,
HeavenIsInYourEyes.

   
 
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