Anime & Manga > Lupin III
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Autore: monsieur Bordeaux    07/09/2015    2 recensioni
Sembra incredibile, ma Lupin è stato catturato e adesso è bloccato dietro le sbarre! Ma non è stato acciuffato dalla polizia, ma bensì da Balalaika, la nota mafiosa a capo del cartello russo di Roanapur. Ma che ci faceva da quelle parti il noto ladro, in quel paese affacciato sul mare della Thailandia e corrotto fino al midollo? Bhe, forse era lì per uno dei suoi incredibili furti... forse...
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jigen Daisuke, Lupin III, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8 - Dasvidania Balalaika!


La fuga di Lupin purtroppo non andò come aveva sperato. Arrivato a poca distanza dal porto, il ladro dalla giacca rossa ritrovò Jigen, ma la loro gioia fu di breve durata perché poco dopo rimasero accerchiati dagli uomini di Balalaika. Per non rimanere colpiti dal fuoco nemico, entrambi si nascosero in una palazzina nei dintorni, completamente abbandonata. Erano finiti in trappola, ma per loro fortuna il tetto dell'edificio era piatto e circondato da un solido parapetto, un ottimo punto per tenere a bada gli uomini di Balalaika. Quest'ultimi provarono più volte ad entrare nella palazzina, ma Jigen li tenne lontani lanciando qualche granata, interrompendo per qualche secondo le continue raffiche di proiettili diretti verso i due uomini.
Qualche minuto più tardi arrivò sul posto Balalaika, che rimanendo al sicuro osservò ciò che stava accadendo attorno alla palazzina. I suoi sottoposti non riuscivano ad avanzare di un centimetro e poco dopo fu raggiunta da Dutch, giunto lì dopo aver sentito l'esplosione che aveva fatto tremare l'Hotel Moscow.
«La situazione non è delle migliori» confermò il mercenario di colore, aggiustandosi gli occhiali scuri. «Appena proviamo ad avvicinarci, quelli ci lanciano addosso delle bombe. E sono pure ben nascosti, quei bastardi!»
«Quante ne possono avere?» domandò Balalaika, rimanendo calma.
«Di preciso non lo so, ma non possono averne molte. Quegli affari pesano un bel po', non è comodo portarseli in giro!»
«Se le cose stanno così, allora continuiamo con questa tattica. Sono completamente circondati e prima o poi le finiranno. Hanno i minuti contati...»
Proprio in quel momento arrivò sul posto Revy, ancora arrabbiata per lo scherzetto di Jigen. Appena vide il suo boss, gli domandò dov'era finito il bastardo col cappello calato sugli occhi.
«E' lassù, col Lupin» spiegò Dutch.
«Perfetto! Vado a prendere lui e il suo amichetto dalla giacca rossa...» disse Revy, con un ghigno malefico.
«Come mai ti interessa così tanto il socio di Lupin?»
«Lo voglio morto! Ci siamo scontrati poco fuori l'Hotel Moscow e mi ha umiliato lasciandomi andare, dopo avermi sconfitto... non può passarla liscia!»
«Meglio che rinunci, Revy.» consigliò Dutch. «Se ti vede, non ci penserà due volte a lanciarti una granata addosso! E ricordati che ha un mira fuori dal comune.»
«Lo so! Allora, cosa mi consigli di fare? Aspettare qui dietro l'angolo finché non si stanca di lanciare bombe?»
«Non sarebbe una cattiva idea...» commentò Balalaika, che poi aggiunse: «Prima di stanarlo, devo assolutamente parlare di persona con Lupin: ho ancora una faccenda in sospeso con quel donnaiolo!»
«Eh?!?» esclamò la mercenaria. «Di che stai parlando?»
«E' una questione di principio» ribatté la donna, con un tono di voce molto serio. Nessuno osò dire nulla in risposta, anche se non era ben chiaro cosa avesse in mente di preciso.

Nascosti dietro il parapetto dell'ultimo piano, Lupin e Jigen tenevano sott'occhio gli spostamenti dei loro avversari, che avevano circondato tutto l'edificio. Allo stesso tempo, i due stava pensando ad un modo per uscire vivi da lì, ma non era affatto facile: i tetti dei palazzi vicini erano troppo lontani per essere raggiunti e non c'erano cavi o altri mezzi da usare come collegamento. Almeno in apparenza, ogni via di fuga dalla palazzina sembrava bloccata.
«Pensa a qualcosa... e in fretta!» gridò Jigen al suo socio, mentre rispondeva al fuoco nemico.
«E come faccio a pensare con tutto questo rumore?» ribatté Lupin. Intristito per come era rimasto bloccato, il ladro dalla giacca rossa gettò lo sguardo verso il porto, che si trovava aldilà di una breve strada in discesa. Man mano che osservava quello squarcio di mare, nella mente di Lupin iniziò a prendere forma un piano per uscire da quella situazione. Dopo aver fatto un paio di calcoli a mente, si voltò verso il suo compagno e domandò: «Quante granate ci sono rimaste?»
«Solo quattro! E se finiscono...»
«Lo so Jigen! L'idea di venir riempito di piombo dai russi non mi piace per niente! Ma credo di aver trovato una soluzione!»
«Quale?»
«Forse non te l'avevo detto, ma lo zaino che ti ho dato ha un'altra funzione...»
Ma in quel momento Lupin fu interrotto da Jigen, che lo richiamò a sé tirandolo per la giacca. Per un motivo inspiegabile, di colpo i russi avevano smesso di sparare contro di loro, limitandosi a rimanere nascosti dietro i loro ripari. Non era ben chiaro cosa stavano facendo, non sembrava un attacco a sorpresa, ma ad un certo punto Lupin capì il perché di quel gesto. Dopo aver gettato un'occhiata oltre il parapetto, il ladro vide Balalaika uscire leggermente dal suo riparo, mentre lo chiamava a gran voce. Lupin rimase un po' stupito da quella scelta, ma senza indugi accettò l'invito del boss russo.
«Oh Balalaika!» esclamò. «Sono contento che ci rivediamo! La prima volta non era stata una visita di cortesia...»
«Lupin, non credi che a questo punto potresti dirmi il vero motivo della tua visita a Roanapur?»
Davanti a quella scena Revy rimase spiazzata, a suo dire quel discorso non aveva alcun senso. Al contrario, Dutch preferì aspettare la risposta di Lupin, che arrivò nel giro di pochi secondi.
«Lo sapevo che era una donna intelligente! E davanti ad una richiesta del genere, come posso rifiutarmi!»
Facendo il galantuomo, il ladro alzò lentamente la mano destra, in cui teneva stretta la perla da poco rubata. Balalaika accennò un sorriso appena la vide, ora tutto aveva un senso, mentre Dutch non riusciva a credere ai suoi occhi: era veramente un gioiello di grandi dimensioni. Anche Revy non rimase indifferente a quella vista e tutta entusiasta commentò: «Gliela devo assolutamente prendere... con quell'affare ci posso fare un sacco di bigliettoni!»
Ma il vero scopo del boss russo era un altro. Avendo distratto Lupin con quella domanda, Balalaika fece un gesto con la mano e a sorpresa ordinò ai suoi uomini di entrare nella palazzina. Preso alla sprovvista, Jigen provò a fermarli sparando qualche colpo, ma i russi furono così veloci da entrare nella palazzina senza problemi. A quel punto il pistolero si lamentò non poco con Lupin, colpevole di aver abbassato la guardia, ma il suo socio gli spiegò che era tutto calcolato. Già da qualche minuto il ladro aveva elaborato un piano per scappare dal tetto, ma per metterlo in pratica prima Jigen doveva gettare tutte le granate rimaste all'interno della palazzina. Ovviamente il pistolero protestò, era pura follia una cosa del genere, ma alla fine fu rassicurato da Lupin e decise di mettere in pratica la sua idea.
I russi che fecero irruzione nell'edificio salirono velocemente al primo piano, ma appena imboccarono la seconda rampa di scale si bloccarono di colpo. Sopra le loro teste una tremenda esplosione aveva devastato il piano intermedio, facendo cadere verso il basso una pioggia di frammenti. Per evitare di venir colpiti dalle schegge di cemento, gli uomini di Balalaika tornarono indietro per mettersi in salvo. Quando la pioggia di detriti toccò terra, si sollevò un polverone così denso che costrinse chiunque era nei paraggi a nascondersi, rendendo per qualche secondo la visibilità pari a zero. Quasi per miracolo, la palazzina rimase in piedi, nonostante avesse tremato non poco a causa dell'esplosione.
Quando la polvere si posò al suolo, Revy saltò fuori dal suo nascondiglio e si guardò attorno. Tutto era stato ricoperto da un leggero stato di cemento sbriciolato, lei compresa.
«Ma dove diavolo sono andati a finire?!?» gridò la ragazza.
«Quei due sono dei pazzi! A momenti facevano crollare la palazzina!» affermò Dutch, pulendosi gli occhiali che nel frattempo si erano sporcati.
Immediatamente lo sguardo della mercenaria si spostò sul tetto, ma scoprì con sorpresa che i due ladri erano spariti. Erano letteralmente scomparsi e la faccenda divenne ancora più strana quando notò una figura fluttuare nel cielo, non troppo lontana dalla palazzina. Era un deltaplano nero e di forma triangolare, che lentamente stava procedendo verso il porto. Aggrappati al bilanciere c'erano Lupin e Jigen, che per qualche secondo si voltarono verso i loro inseguitori. Lo zaino aveva una seconda funzione, oltre che a trasportare bombe...
«Arrivederci Balalaika!» esclamò Lupin, alzando un braccio per salutare. «O forse è meglio dire dasvidania!»
«Maledetto bastardo! Non mi scapperai!» gridò Revy, che si mise subito al suo inseguimento.
«E' un personaggio veramente incredibile, vero Balalaika?» domandò Dutch. L'interessata, dopo aversi dato una veloce ripulita, rispose al mercenario di colore.
«Credo proprio di averlo un po' sottovalutato... ma se pensa di scappare, si sbaglia di grosso!»
Mentre Dutch scattò per raggiungere la sua compagna della Lagoon Company, il boss russo riorganizzò i suoi uomini per riprendere la caccia a Lupin. Sebbene il ladro dalla giacca rossa avesse preso un largo vantaggio sui suoi avversari, non tutto era ancora deciso. Balalaika aveva ancora un asso nella manica e lo avrebbe usato al momento opportuno.

Una volta atterrati col deltaplano, Lupin e Jigen ripresero la loro corsa e in breve tempo raggiunsero il porto. Velocemente i due salirono sulla barca, che in precedenza il ladro dalla giacca rossa aveva nascosto, e si prepararono a partire a tutta velocità. In quel momento il mare era un po' agitato, ma non sarebbe stato un grosso ostacolo per allontanarsi in fretta da Roanapur.
Pochi minuti dopo, in un altro punto vicino alla costa, Revy e Dutch salirono a bordo della Black Lagoon, intenzionati a non far scappare l'ex prigioniero di Balalaika. Sorpresi da loro improvviso arrivo, Rock e Benny uscirono dalla cabina e lanciarono subito un'occhiata ai loro compagni: erano visibilmente agitati. Non se lo aspettavano quel ritorno così improvviso, infatti i due erano rimasti sulla barca proprio per evitare di essere coinvolti nella sparatoria.
«Che diavolo sta succedendo?» domandò il giapponese.
«Spostati dalle palle, Rock! Dobbiamo inseguire quel bastardo!» urlò Revy in risposta.
«Chi?»
«Lupin» rispose freddamente Dutch.
«Cosa? Credevo che...»
«E' una storia lunga, Rock! Ti posso solo dire che qualcosa è andato storto!» affermò il mercenario di colore, che subito dopo ordinò a Benny di attivare il radar. Ma appena lo schermò si illuminò, il tecnico non fu contento di ciò che vide.
«Merda!» esclamò a voce alta.
«Cos'è successo stavolta?» domandò Dutch.
«Il puntino al centro del radar deve essere Lupin... ma attorno ci sono altre tre navi che lo stanno per accerchiare!» spiegò Benny.
«E chi sono? La guardia marina?» chiese Rock.
«Non solo. Dalle intercettazioni che sto ricevendo, a bordo ci sono anche agenti dell'Interpol.»
«L'Interpol? Hanno fatto in fretta a trovarlo!» commentò Revy. «E adesso cosa facciamo?»
«Niente!» rispose Dutch nervosamente. «Rimaniamo qui e vediamo come si evolve la situazione... sarebbe un suicidio inseguirlo ora!»
«Ma così se ne vanno sia la perla, sia quell'altro bastardo vestito di nero!»
«Di chi stai parlando Revy?» domandò Rock.
«Del socio di Lupin! Devo assolutamente ucciderlo, mi ha quasi piazzato un proiettile in fronte quand'ero disarmata! Non può passarla liscia!»
«Deve essere stato terribile...» commentò il giapponese, in maniera sincera. «E come ti sei sentita? Credevi di morire? Hai ripensato a tutto quello che è successo nella tua vita?»
«Rock...» accennò la mercenaria molto arrabbiata. «Smettila con queste scemenze o ti affogo con le mie mani! Oggi non è giornata...»
Anche se non avrebbe mai ammesso, in realtà Revy in quel momento aveva temuto seriamente per la sua vita. Ma diversamente da ciò che aveva detto Rock, lei non stava pensando a nulla quando si ritrovò la pistola puntata contro. Nel suo passato non c'erano bei ricordi da rivivere, quindi non c'era motivo di pensare ad una cosa così banale.


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