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Autore: Matih Bobek    07/09/2015    2 recensioni
Il cosmo nel caos è una raccolta di poesie che racchiude le esperienze emotive dell'ultimo anno (2014/2015). Si toccano tematiche differenti: il senso di colpa e la ricerca dell'io, l'essere e il divenire, la rassegnazione in campo amoroso e l'inquietudine sociale, il tutto raccolto in contorni naturalistici ( che richiamano la poesia cinese). Segna una nuova tappa nel mio percorso di maturazione.
La raccolta presenta prevalentemente poesie in versi liberi, ma anche quartine brevi in quattro o cinque parole ( anche qui, sulla base di una struttura metrica appartenente alla poesia cinese).
Questi componimenti sono pensati per raccogliere in un microcosmo di parole due mondi distanti, : l'occidente e l'estremo oriente. Perciò sono frequenti i riferimenti al mondo letterario e culturale cinese, in particolar modo, e giapponese, nonché alla filosofie orientali.
Il cosmo nel caos appare senza la minima coesione interna. In realtà fa del suo caos il cardine per erigere un cosmo poetico.
Spero che la mia seconda raccolta sia di vostro gradimento. Fatemi sapere cosa ne pensate!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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AD UN PASSO DALLA VETTA

A passi uniti,
marciamo sul dorso nudo
e aguzzo di rocce 
di questo nostro monte.
La cima svetta candida,
squarcia un sentiero di nuvole.
Dista, dista ancora
e ancora di più se ti volti
a guardar fugace
ogni impronta lasciata dietro.
Tra i pendii si aprono brecce
di roccia fresca; è il monte
ad offrirci la dimora.

Quando il primo fiotto di luce
al mattino colora la vastità
della cupola che ci ammanta
di roseo candore, io son sveglio 
a vegliare sui nostri corpi impavidi.

senza far rumore, mi trascino
di fronte alla bocca di un burrone:
la vastità dell'assoluto
si estende dinanzi alla mia umanità
trascinandomi in un impotenza
senza confini.
Raccolgo le mie piccole cose:
quelle che mi piegano il capo
in vorticose spirali di sabbia;
che impastano i miei sogni
in pozze di nulla;
che ci impongono
di condurre a stenti 
un'esistenza misera e vana
sepolta tra i passi incerti
di quest'arida gente.
Raccolgo le mie grandi cose,
quelle che mi tengono distante
da te, e dal tuo spirito d'aria
che sfugge alle correnti;
che mi tengono distante da me
e dalle mie pure astrazioni
cristallizzate in gocce
d'armonia; che mi obbligano
a restare qui, dove sono ora:
in bilico tra gli abissi dei miei limiti
e apici di ignota beatitudine.
Raccoglo le mie cose, e le getto
nel buio del baratro.
Le sento schiantarsi sulla
ruvida roccia nuda,
frantumarsi nell'urto
con le aguzze lame 
della pietra dura, 
sgretolarsi in un fumo
sabbioso e toccare buie
il fondo, senza alcun suono.
Tutto questo, affronto io
prima che il sole baci il tuo volto:
ricompongo me stesso
e mi stendo di nuovo
e ancora al tuo fianco.
Ora e così.
Ed essere qui,
ad un passo dalla cima,
al riparo dalle intemperie
della nostra realtà,
solo
con te
è la mia beatitudine.
   
 
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