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Autore: aniretacs    07/09/2015    1 recensioni
"... un RAGAZZO DISTRUTTO incontra una RAGAZZA DISTRUTTA,
hai detto di aver già tentato di tutto
ma che ha solo peggiorato ogni cosa
Oh ma questa volta... forse questa volta
due ERRORI diverranno una cosa giusta..."
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Esco di fretta dall'aula non appena la lezione termina. 
Tiro fuori dalla borsa il mio telefono per leggere l'ora. Segna le 16.03. L'appuntamento è alle 16.30. Non riuscirò mai ad attraversare l'intera città in mezz'ora. Accelero leggermente il passo mentre percorro i vari corridoi dell'università. Rinfilo la mano nella borsa nel tentativo di tirarne fuori il più fedele amico che abbia mai avuto. Il mio MP3. Ma ovviamente non lo trovo. Diciamo che ho questo particolare e innato talento di non trovare mai nulla nelle borse. Un tempo arrivai a pensare che, forse, tutto dipendesse dalla loro grandezza, così iniziai ad andare in giro con borse dalle dimensioni più ridotte. Questa esperienza mi ha portato a constatare un'unica cosa: più sono piccole e più aumentano le probabilità che io non trovi, al loro interno, ciò che sto cercando. Fatto sta che del mio MP3, ora, non c'è traccia. Sto quasi per rinunciare alla mia disperata ricerca, quando sento qualcuno afferrarmi per un gomito e tirarlo all'indietro fino a farmi voltare di 180°, in modo da poterlo fronteggiare.

Mi ritrovo avanti ad un familiare viso maschile. Il ragazzo solleva le sue folte sopracciglia che conferiscono al volto dei lineamenti quasi asiatici. E sorride, come per incitarmi a dire qualcosa.

     «Mmmh... Allora?» dico imbarazzata. Mi sta guardando con una strana espressione, come se mi stessi dimenticando di qualcosa.

     «Allora?!? Davvero Allyson?» Ora il ragazzo finge un'espressione offesa, senza però mai smettere di sorridere. E' una di quelle persone che tiene ai suoi amici più di qualunque altra cosa al mondo. E, a quanto pare, considera anche me una di loro. Inizialmente, ho voluto avvisarlo, molte volte, di non affezionarsi troppo. Ma ciò avrebbe portato solamente a molte domande a cui io avrei dovuto dare delle risposte. Ma io non voglio. Così non l'ho fatto. Sinceramente, non credo di aver mai fatto nulla per meritarmi la sua amicizia. Ne' quella di chiunque altro, se è per questo.

     «Beh, prima di tutto: ciao Ally! Anche per me è bello rivederti. Secondo: beh, nulla. E' solo che sei tornata in città, non si sa quando, dato che non hai detto niente a NESSUNO; e, conoscendoti, so già che probabilmente ti sei richiusa nella tua stanza per tutto questo tempo, senza vedere NESSUNO. » dice. «E per la cronaca, con "nessuno" intendo me. Quindi sì, mi sento un po' offeso.»

Beh, per quanto avessi davvero tentato di tenerlo lontano da me, il ragazzo mi conosce veramente bene. Per quanto qualcuno possa mai essere in grado di conoscermi, ovviamente.
Non sono mai stata una ragazza facile, socievole o particolarmente incline a fare nuove esperienze, esattamente il contrario il suo contrario. Lo scorso anno ha frequentato tutti i seminari e laboratori che la nostra facoltà offriva, e andava ad almeno 3 feste alla settimana. Mentre io restavo nella mia camera, sotto la mia coperta di pile a leggere un libro o a guardare un film in streaming.
Siamo esattamente l'uno l'opposto dell'altro, eppure, per un qualche motivo a me ignoto, lui ha scelto me. Mi ha scelta come sua amica.

      «Ciao, Calum.» Dico lentamente, a mo' di scuse. «Sono tornata solamente ieri, che non è stata una giornata particolarmente facile per me, tra l'altro. Quindi spero mi perdonerai.»

      «Capisco.» risponde appoggiando la schiena al muro e incrociando le braccia al petto. «E dimmi, la causa della tua difficile giornata ha, per caso, a che fare con quel bernoccolo che hai in fronte, e che stai inutilmente tentando di nascondere con i capelli?»

     «Emmmh...diciamo che ho solo incontrato un cafone, ieri in stazione.» dico, aggiustandomi in fretta i capelli sulla fronte, cercando di coprire il danno.
Il suo sguardo si rabbuia per un breve millisecondo. Se non fossi così dannatamente brava ad osservare le persone, non me ne sarei accorta. Calum si stacca dal muro e fa dei lenti passi verso di me. Istintivamente, indietreggio. Ma presto, troppo presto, le mie spalle toccano la parete opposta a quella in cui Calum era appoggiato pochi secondi fa.

     «E come è messo il "cafone"?» chiede con un tono di voce pericolosamente profondo, e allungando una mano per scostare i miei capelli dal viso ed esaminare il mio eroico bernoccolo. «Spero tu gli abbia fatto molto male. In aggiunta a un paio di occhi neri!»
Non credo di essermi mai trovata così VICINO a Calum. E il mio corpo inizia a notarlo. Il mio cuore comincia a battere velocemente. Molto velocemente. Troppo velocemente. Sento la mente più annebbiata e confusa del solito. Calum è uno dei ragazzi fisicamente più bello e attraente che abbia mai incontrato. Lui è alto, magro, ma con muscoli, di cui non sapevo l'esistenza, posizionati in punti strategici. Non che lo abbia mai visto senza maglietta, o che so io, ma mi basta osservare le sue braccia per immaginare quei muscoli. E le sue braccia... con tutti quegli intricati viavai di venette sporgenti che sembrano rincorrersi per l'intera lunghezza dei suoi avambracci. CRISTO, LE SUE BRACCIA.

Scioccata dalla direzione che i miei pensieri stavano prendendo, mi stacco dal muro e sgattaiolo, con fare scattoso, sotto il suo braccio ancora teso.
     «Beh...i- io... Sai, Calum!?» tento di dire mentre inizio a incamminarmi lungo il corridoio. «Potresti essere un buon amico se non fosse per il tuo pessimo tempismo. Devo scappare. Ciao, Cal.» parlo a raffica, senza nemmeno voltarmi, perché non voglio che veda quanto sia sconvolta dai miei stessi pensieri.

      «"Potrei essere"?? Vuoi dire che non lo sono già? Così ferisci i miei sentimenti!» Mi urla dietro. Lo immagino incrociare le braccia al petto e accentuare un finto broncio, come quello di un triste bimbo offeso. «Sappi che dovrai farti perdonare per questo, piccola Ally!»

     «Ciao, Calum!» continuo a camminare.

     «Ed è meglio che ti inventa qualcosa di EPICO. Non mi accontento di poso, sai?!»

Raggiungo l'uscita. Mentre apro il portone in legno massiccio, decido di voltarmi per un ultima volta. Il ragazzo è esattamente dove l'ho lasciato. Ha messo da parte il broncio da bambino offeso e, ora, mi sta mostrando, orgoglioso, uno dei suoi sorrisi più sgargianti.
     «Ci si vede, Calum.» dico accennando un lieve e triste sorriso. Esco e mi chiudo alle spalle il portone.

Una volta fuori, mi lascio cadere su di esso. Il cuore mi batte ancora a mille e mi gira la testa. "Non ho idea di perché tu lo stia facendo proprio ora." penso, "Ma ho capito a che gioco stai giocando. E io NON POSSO prenderne parte. Tu meriti di meglio, Cal."

..........

Ancora presa dai miei pensieri, tiro fuori il telefono per controllare l'ora. 16:17. Oh, merda. Inizio a correre come non credo abbia mai corso in tutta la mia vita. Come se un branco di cani rabbiosi mi stessero dando la caccia per strappare la vita via da me.
Ho promesso a mia madre che, se volevo tentare (fingere) di avere una vita normale, e andarmene da casa per un altro anno accademico, non avrei dovuto saltare alcuna seduta dalla psicologa.
Ora come ora, ODIO andare in terapia. Soprattutto dopo l'ultima ricaduta. Da allora, tutto è più grigio, più freddo e più distaccato. E mi sento come se non ci fosse via di uscita da questo stato. E se anche ci fosse, io non credo riuscirò mai a trovarla.

Riesco già a scorgere in lontananza il grande edificio in cemento armato che dovrò frequentare come fosse la mia seconda casa. Sto ancora correndo. "Perché fermarmi ora?!" penso, incitando me stessa. 
Scorgo a avanti a me una figura che si fa avanti tra la gente a spintoni e gomitate piene di rabbia repressa. Conosco bene quel sentimento. Ma, concentrata come sono sulla mia disperata corsa contro il tempo, non faccio più di tanto caso al ragazzo. O, almeno non lo faccio fino al momento in cui sento una gomitata in pieno stomaco. Non è stato uno scontro particolarmente violento, ma abbastanza improvviso da farmi perdere l'equilibrio. Mi sbilancio pericolosamente all'indietro, fino a che non finisco addosso a, quello che poi scoprirò essere, un uomo in bicicletta. Così, finiamo tutti e tre a terra: io, l'uomo e la sua bicicletta.

Sto quasi per accettare la crudeltà dell'universo nei miei confronti, quando, alzandomi da terra, riconosco la tonalità di biondo del ragazzo della gomitata. E' lui. Scommetterei la mia stessa anima sul fatto che quello è lo stesso ragazzo della stazione. E' lui. Ha lo stesso "tocco" delicato di un elefante in un negozio di cristalli. Ed anche questa volta è voltato di spalle e se ne sta andando.

Senza neanche rendermene conto, la mia bocca si apre, e ciò che ne esce è un:
«COGLIONE!»
E questa volta non rimango neanche più di tanto sorpresa quando vedo la risposta: un dito medio puntato esattamente verso la mia direzione.

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Ciao amici,
come state? Se state leggendo questo secondo capitolo, grazie! 

E' comparso Caluuuuum!!!!! Ed è accaduto un casino! eheh;)
Mentre stavo scrivendo delle sua braccia e di quelle piccole vene...credo di essermi lentamente quasi innamorata di quel ragazzo. Ho  20 anni, caspiterina, e una vita (ancora)! Non mi posso più permettere queste cose;P

E si è anche scoperto il nome della nostra protagonista. Urràh. Si chiama Allyson. Per gli amici Ally, e per i nemici...si vedrà tra un paio di capitoli.

Ora vi lascio,
Grazie ancora per leggere. Keep smiling:)
Vi voglio bene xx

Cate 

   
 
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