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Autore: drunk_hotstepper    07/09/2015    2 recensioni
Haruka ha già ventott'anni e non può più permettersi di ignorare i suoi doveri nella società. Come avere una famiglia.
Genere: Introspettivo, Romantico, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Together 


 

Era passato già un anno che Kuso viveva con loro e per festeggiare l'evento andarono tutti e tre a Iwatobi a vedere l'oceano.
Haruka era esaltatissimo all'idea di ritornare a nuotare nell'oceano, sembrava ritornato un ragazzino. Makoto non moriva dalla voglia di entrarci però non aveva intenzione di perdersi Haruka che sguazzava allegro con tanto di cucciolo.
Arrivarono in spiaggia già la mattina e ci restarono fino alle due del pomeriggio.
Makoto giurò che mai aveva visto il moro così felice in acqua. Lo guardava nuotare accanto a Kuso.
Quel cane davvero aveva rafforzato il loro legame. Haruka lo amava proprio.
Makoto seduto sulla spiaggia si sentiva quasi geloso verso il cane, ma vedendo il volto di Haruka rivolto verso lui cambiò completamente idea.
Sorrise e si avviò per unirsi agli altri due nel freddo oceano.

Nel pomeriggio improvvisarono un giro per il loro paese natale. Fecero compere e salutarono qualche vecchio conoscente.
Quel pomeriggio però Haruka ricevette una chiamata. 
Dopo aver riagganciato il telefonino guardò Makoto senza sorridere.
"I miei sono qui a Iwatobi. Vogliono che vada a trovarli, stasera."
Makoto gli sorrise.
"Non vedo il problema."
"Gli ho promesso che avrei fatto su famiglia entro il Natale scorso."
"Questa non è una promessa che si può per forza mantenere. Non sei più un bambino."
"Lo so. Ma i miei non sanno di noi. Non sanno che io una famiglia non la voglio."
"Diglielo."
Haruka tenne lo sguardo basso.
"Tu l'hai detto ai tuoi genitori?"
"Gli ho detto che non volevo figli e, sai come sono, hanno capito."
"Già... I miei non sono così. Loro non hanno nessun altro figlio oltre me e vogliono un nipote."
"Non possono decidere per te, hai quasi trent'anni."
"Hai ragione."
Haruka si abbassò ad accarezzare il cagnolino. Guardandolo in faccia gli disse:
"Stasera conosci i nonni. Sei contento? "
"Woof! Woof!"
Makoto rise e insieme si incamminarono verso le loro vecchie abitazioni.

*

"Ommioddioooo! Makotuccio mio! Come sei cresciuto!!!!"
"Ciao mamma, come stai?"
"Oh cielo! Sembrava ieri che avevi ancora i capelli lunghi e il mento sbarbato! E ora guardati! Sembri papà quando ci siamo sposati!"
La signora Tachibana gli fece l'occhiolino.
"Ehm... mamma..?"
"In effetti è vero, Makoto. Sembri più vecchio con la barbetta che senza."
Haruka sorrideva alle sue spalle.
"Haru! È quello lo scopo!"
Si lamentò il castano.
"Harukinooo!"
Haruka sbiancò sentendosi chiamare così dalla madre di Makoto.
"Anche tu sei cresciuto tantissimo! Oddio! Però non hai il volto squadrato da omaccione come mio figlio... almeno tu hai mantenuto un bel viso fine ed elegante."
"Grazie signora."
"Mamma!"
Makoto rimproverò sua madre prima di venire interrotto.
"Woof! Woof!
"Oooh e questo? Che bello che sei!"
Kuso si era avvicinato correndo verso la signora scodinzolando e mendicando coccole.
"Ahah, che carino! Di chi è? Tuo Harukino?"
Makoto mise il braccio sulle spalle di Haruka avvicinandoselo il più possibile.
"Mamma, questo è nostro. È il nostro cucciolo. Nonché tuo nipote!"
Makoto aveva stampato in faccia il più gran sorriso che avesse mai fatto in vita sua, mentre Haruka sudava freddo alla sola idea della figuraccia appena fatta.
La madre guardò il cane e poi loro, vicini.
Il volto era vuoto e pallido.
Guardò nuovamente il cane e si girò correndo in casa.
"Tesorooo! Makotino e Harukino hanno un figlio cane!"

Erano seduti da una mezz'oretta nel giardino della casa a prendere un the e il signor Tachibana non aveva ancora finito di ridere.
"Ahahah... Makoto potevi anche essere più specifico con tua madre! Ahahah!"
"Non c'è nulla da ridere, tesoro! Mi sono presa uno spavento!"
"Andiamo cara. Lo sai che è impossibile partorire un cane per degli umani, per di più maschi."
In effetti anche Makoto e Haruka erano rimasti perplessi dal fraintendimento della signora.
Lei piuttosto imbarazzata cercava di cambiare discorso.
"Allora cosa fate di bello ora? Lavorate? Dove vivete? Makotino non ti sei fatto sentire per così tanto tempo! Ran e Ren sono già all'università..."
"Beh... Haru lavora in un ristorante come cuoco, mentre io faccio ora il pompiere per la città di Tokyo."
Haruka se ne stava in disparte a giocare con il cagnolino, mentre Makoto raccontava del più e del meno ai suoi genitori.

Dopo tante chiacchiere il padre azzardò una domanda.
"E il cagnolino come lo avete chiamato?"
Makoto aveva anche ora un sorriso spensierato.
"Kuso."
I coniugi Tachibana guardavano il figlio, chiedendosi dove avessero sbagliato.
Erano stati tolleranti su tutto, ma sul nome del cane no.
Haruka girato di schiena se la ridacchiava soddisfatto. 
Dopotutto si sa che certi uomini non maturano mai veramente.

*

Dopo aver salutato i genitori di Makoto i due guardarono la scalinata che portava a casa Nanase. 
Haruka deglutì. 
"Makoto. Lascia parlare me. Non interferire."
"Ehm... okay."
Makoto non conosceva bene i genitori del moro, ma si fidava abbastanza da sentire che lui sapeva cosa fare.

Haruka entrò senza neanche bussare e si chiuse la porta alle spalle, senza lasciare la possibilità a Makoto e Kuso di entrare.
Makoto sapeva che li avrebbe chiamati dentro quando sarebbe stato il momento propizio.

I coniugi e il figlio sedevano al tavolo in sala. 
I genitori Nanase non erano frivoli come i Tachibana, ma non per questo erano cattive persone. Erano stati poco presenti, ma non avevano mai lasciato Haruka da solo e gli volevano molto bene.
L'unico problema era che da lui pretendevano una cosa sola.
"Allora Haru, come va con la famiglia?"
La madre gli sorrise dolce e curiosa.
"Bene, stiamo passando un bel periodo tutti e tre."
"Ma... non hai portato qui tua moglie e tuo figlio?"
Il moro ingoiò rumorosamente il the.
"Ecco io... non sono sposato. E non ho un figlio..."
"Aah capisco, è una bambina!"
Il padre sembrava ancora più felice.
Haruka si alzò in piedi e prese un gran respiro.
"Io convivo con Makoto, il mio migliore amico d'infanzia, e la nostra felicità è il nostro cane."
Seguì un minuto di silenzio, dove Haruka sudava in attesa di una risposta e i suoi aspettavano che lui dicesse loro che era solo uno scherzo.
La risposta arrivò.
"Stai scherzando, vero? Makoto è un uomo. Cosa significa che convivete? E cosa vuol dire la vostra felicità?"
Haruka si risedette e serio li guardò in volto.
"Io sono insieme a Makoto e come figlio abbiamo adottato un cucciolo."
Cercava di essere più tranquillo possibile ma stava tremando comunque.
La madre sembrava sul punto di piangere.
"Com'è possibile? Non è vero! Non può esserlo!"
"Mamma calmati..."
"No! Tua madre ha ragione! Una cosa del genere non può esistere!"
Haruka sentì il mondo cadergli addosso. Tremava e stava per scoppiare in lacrime come un bambino. Essere guardato con disprezzo e disgusto dai suoi stessi genitori era troppo.
Sentì una mano grande e calda sulla sua spalla e Makoto gli si sedette accanto in silenzio e gli riservò un sorriso incoraggiante. 
Haruka lo guardava stupito, ma mai quanto i suoi genitori che ora guardavano Makoto con odio.
"Tu! È tutta colpa tua!"
Il padre di Haruka accusò il castano.
"Cosa hai fatto a mio figlio?"
La madre invece era disperata.
Makoto si sentì a disagio, ma non rispose. Non disse nulla come Haruka gli aveva chiesto.
"Mamma! Papà! Makoto non c'entra! L'ho deciso io!"
"Non importa chi l'ha deciso! Tu devi sposarti con una donna e avere dei figli!"
Il padre si alzò urlando in faccia al figlio. Anche lui si alzò e urlò.
"Io non voglio figli! Voglio essere libero! Voglio decidere io!"
"Non puoi farlo!"
"Sì invece! Ho trent'anni! Non dieci! Voi non decidete più per me! Io voglio vivere con Makoto e lo farò! Voglio avere un cane come figlio e lo farò!"
Haruka prese la mano del compagno e uscì di casa correndo.
Presero Kuso che li aspettava all'entrata e arrivarono all'auto.
"Haru... sei sicuro che vada davvero bene così? Mi dispiace che loro..."
"Non fa niente. Loro ora lo sanno ma questo non mi interessa. Non mi fermeranno."
Il moro appoggiò la testa sulla spalla del castano e con la mano accarezzava leggermente il muso del cagnolino.
"Makoto, torniamo a casa."
"Sì, Haru."

Haruka non aveva intenzione di rivedere più i genitori. Era scappato di casa come un ragazzino innamorato e non se ne pentiva minimamente.
Dopotutto si sa che certi uomini non maturano mai veramente.

*

A casa Makoto disse ad Haruka che se voleva poteva sfogarsi.
"Tu non c'entri, anzi, con te non riesco ad arrabbiarmi."
Aveva risposto con un leggero sorriso prima di lasciargli un bacio sulla guancia e andare poi a svuotare le borse con i costumi da bagno.

Pochi giorni dopo arrivarono due lettere. Una indirizzata ad Haruka e una a Makoto. 
Il moro non la aprì neanche. La stracciò e la bruciò.
Makoto la aprì e la lesse tutta. 
Non disse nulla per ciò che vi era scritto.
Non aveva commenti.
Rimise la lettera nella busta e la lasciò in uno dei suoi cassetti.
L'avrebbe fatta leggere ad Haruka quando si sarebbe calmato.

Continua...







N.d.A
Alla buon ora! Scusate il ritardo ma ci ho messo un'eternità a capire che non devo usare explorer....
ahah ok, il quarto e ultimo capitolo non tarderà ad arrvare!
Grazie per la lettura e... see you later!
~Drunk

   
 
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