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Autore: almost_    08/09/2015    5 recensioni
Borgo Silvano, nella regione di Kérehon, è l'ultimo luogo dove umani e Pokémon vivono assieme in armonia.
Un uomo malvagio ha infatti preso il potere, il Tiranno, vietando il possesso dei Pokémon, rinchiusi e sottratti ai proprietari. Borgo Silvano è troppo piccolo per costituire una minaccia, finché non si scopre che vi si nasconde uno studioso di Pokémon, il professor Oshizami, che conduce ricerche su qualcosa che potrebbe rivoluzionare la concezione dei mostri tascabili: l'abilità Empatica di ognuno di loro.
Il paese verrà distrutto, il professore rapito.
Toccherà al giovane Kaede andarlo a cercare, assieme ai suoi amici e agli assistenti del professore, in un viaggio ricco di insidie, che farà scoprire verità mai svelate sui Pokémon e aiuterà i protagonisti a maturare.
Un mondo difficile e oscuro si aprirà davanti ai loro occhi e per riportare l'equilibrio dovranno affidarsi alle indicazioni di uno studioso di una regione lontana: Samuel Oak.
Tra sfide, battaglie ed incontri vecchi e nuovi affronteranno il mondo, vincendo e perdendo contro loro stessi: una volta terminato il viaggio, niente sarà più come prima.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Ash, Brock, Misty, N, Nuovo personaggio, Prof Oak
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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 -Come sempre la dedica è per la fantastica Blue Eich, mentre i ringraziamenti speciali vanno a Nodi, White Pike girl, francs_moony, anonymous_prongs e ovviamente a Persej Combe per aver recensito il capitolo precedente; grazie mille, il vostro sostegno è importante!-
 
 
 
 

Capitolo otto: Cominciare

 
«Eevee, usa Azione, adesso!»
«Attento, Nekochi, è dietro di te!»
Il lungo campo sterrato sul quale i Pokémon stavano combattendo sembrava accorciarsi ogni qualvolta gli sguardi di Aruya e Kaede s’incontravano, l’uno azzurro l’altro nocciola, illuminati dalla stessa luce determinata.
La polvere si sollevò con uno sbuffo mentre Eevee scivolava a terra, in seguito al balzo all’indietro dell’avversario.
«Bravissimo! E adesso vai, Attacco Rapido!»
Nekochi si lanciò a gran velocità contro Eevee, ancora al suolo, e con forza la colpì. Quella ruggì, arrabbiata, rialzandosi a fatica col pelo sporco di terra e un bel livido sul fianco. Nekochi abbassò le larghe orecchie verde smeraldo, stordito dal rumore, perdendo la concentrazione.
«Svelta, Eevee, usa Morso!»
Rispondendo prontamente all’ordine dell’Allenatrice, Eevee addentò il nemico, che ululò di dolore, accasciandosi.
«Accidenti!» La mente di Kaede correva veloce e disperata a ripassare le mosse del suo piccolo amico. Strinse i denti: non poteva arrendersi!
«Eevee, Morso, ancora!»
«Schivalo, Nekochi!»
Con uno sforzo per lui sovrumano, il Pokémon riuscì a scansarsi di lato mentre l’altra gli si gettava nuovamente addosso. Sentiva le zampe stanche ed il respiro affannoso, ma non poteva deludere il suo Allenatore.
«Bravissimo! Adesso, vai: Graffio!»
Nekochi tirò fuori gli artigli e con un lampo sferzò Eevee sul punto in cui prima l’aveva colpita. Quella ringhiò, arretrando.
Dopo un attimo di tregua che parve durare in eterno, i due si scagliarono nuovamente l’uno contro l’altra, con più grinta di prima: Morso e Graffio si alternavano senza sosta. Non avevano nessuna intenzione di cedere e continuavano, ignorando il dolore e la fatica che toglievano loro il respiro.
Uno da un lato e una dall’altro, i loro Allenatori lanciavano grida d’incoraggiamento. Kaede, a denti stretti, sentiva salire dentro di sé un’adrenalina tale che sarebbe stato capace di scendere sul campo e combattere lui stesso.
Per Aruya, pugni serrati e mento alto, sembrava lo stesso.
«E ora…» cominciarono a dire all’unisono.
«Fermi così!»
La voce di Brock parve riportarli alla realtà. I Pokémon si bloccarono, ansimanti ed esausti, e si accasciarono al suolo.
«Eevee!»
«Nekochi!»
Gli Allenatori corsero verso di loro, sorreggendo i loro corpicini stanchi e pelosi fra le braccia.
«Sei stato bravissimo, amico mio.»
«Hai combattuto bene, Eevee, sono fiera di te.»
Brock sorrise, avvicinandosi. Poi la sua espressione mutò, divenendo più severa.
«Ma insomma, come vi viene in mente di portare allo stremo i vostri Pokémon in questo modo?»
I ragazzi alzarono gli sguardi su di lui, perplessi.
«Ma… Come? Non è così che funziona una lotta?» domandò Aruya, imbronciata.
Brock sospirò.
«Non avete minimamente pensato alla Difesa. Non si può combattere solamente attaccando, a meno che non sia parte di una strategia. Ma voi due non avete una strategia, immagino… O mi sbaglio?»
Kaede e Aruya abbassarono i volti, imbarazzati.
«Non dovete preoccuparvene, adesso. Per quello ci sarà tempo: soltanto gli Allenatori più esperti ne elaborano una.» Ridacchiò, vedendoli affranti. «Ehi, cosa sono quelle facce? Come prima volta siete stati molto bravi. Non conosco altri ragazzi che avrebbero saputo fronteggiarsi come avete fatto voi! E i vostri Pokémon sembravano pronti a tutto. Dovreste esserne orgogliosi!»
Due larghi sorrisi illuminarono i volti dei giovani.
«Lo siamo!» esclamarono all’unisono, lanciandosi poi un’occhiata complice.
«Molto bene. Il rapporto di fiducia tra Pokémon e Allenatore è la componente più importante in assoluto nelle sfide! In ogni caso, vi servirà solo un po’ più di pratica. Non dovete portare i Pokémon allo stremo delle forze, facendoli solo attaccare. Senza Difesa, non hanno tempo per riprendersi. Avete capito?»
Aruya e Kaede annuirono, pensierosi. Allenare i loro piccoli compagni di viaggio era molto più difficile di quanto avessero previsto!
«Ma, quindi… Chi ha vinto?» chiese poi la ragazza.
«Per adesso, penso proprio nessuno di voi!» Brock rise di gusto, ricordando quanto i più giovani trovassero stimolante competere tra loro. «Avete ancora molto da imparare. Essere rivali va bene, ma concentratevi anche su voi stessi.»


Uscendo dal Centro Pokémon, Kaede si fermò ad ammirare la vista di cui Altura Smeralda godeva. I monti si alzavano ai suoi lati, come per fare gara a chi fosse arrivato più in alto, e guardando in basso, tra le ripidi pareti scoscese che circondavano la cittadina, s’intravedevano le valli verdi e fiorite dove pascolavano mandrie di Miltank. Il cielo limpido era macchiato solo da qualche nuvola candida, un ruscello lontano cantava, correndo fra le rocce, e stormi di Pidgeot e gruppi di Furret facevano capolino dagli alti pini tra i monti. 
Kaede si strinse attorno alla gola la sciarpa di lana arancione datagli da Brock. 
A pieni polmoni respirò la gelida aria della montagna, lasciando che lo pervadesse. 
«Nekooo!» mugugnò il Pokémon al suo fianco, di nuovo in forze, beandosi dello stesso piacere. Il ragazzo lo accarezzò, con un sorriso.
«Stiamo facendo un ottimo lavoro, amico mio.»
Era ormai il secondo giorno, quello, che erano giunti ad Altura Smeralda accompagnati da Brock. Dopo avergli mostrato un passaggio nascosto tra le montagne, l’uomo aveva raccontato di come il Professor Oak l’avesse in precedenza avvertito del loro arrivo.
Giunti in città, aveva cucinato per loro un’ottima cena – che Satoru aveva gustato fin troppo abbondantemente – e li aveva ospitati a casa sua. C’erano stati un po’ stretti, ma già dal giorno seguente avevano trovato un comodo alloggio non distante da lui. Ed ecco che, finalmente, erano iniziati gli allenamenti.
«Ehi, Aruya, Kaede, com’è andata?»
I due amici si voltarono, vedendo Satoru correre entusiasta verso di loro.
«Bene, credo» fece la ragazza. «Avrei vinto facilmente, se Brock non ci avesse fermati.»
«Ehi, non è affatto vero! Ti avrei battuta di certo.»
Satoru sogghignò vedendoli darsi le spalle, imbronciati.
Si lanciò su entrambi, stringendoli in un abbraccio stritolante.
«Ahia! Mi fai male!» urlò la sorella.
«Così soffochiamo, Satoru!»
«Che bello vedervi di buonumore.»
Il rosso finalmente li liberò dalla sua morsa, per agitare un braccio in direzione di Tadashi, che stava venendo loro incontro. 
«Masahiro-san! Buongiorno!»
«La smetterai mai?» fece quello pigiandosi gli occhiali sul naso, contrariato. Il suo Luxio ringhiò con lieve disappunto verso Satoru. Dunque Tadashi si rivolse ai ragazzi, allegro. «Ho appena incontrato Brock! Dice che state mettendo molto impegno nell’esercitarvi e che avete buone possibilità di diventare ottimi Allenatori.»
«Veramente?» fecero i due in coro. Il maggiore annuì.
«E il mio turno quando arriva?» domandò Satoru, incrociando le braccia. 
«Rio, Riolu!» ribadì il Pokémon al suo fianco.
«Pazienza, Satoru. Toccherà anche a te. Oggi pomeriggio, immagino. Dopo pranzo… O magari preferisci saltarlo e cominciare subito?»
«Ma guardate un po’, Masahiro-san che fa battute!»
I ragazzi risero, mentre Tadashi scuoteva il capo, divertito.
«Venite. Sono stato al mercato e ho preso uova, formaggi e verdure del posto. Vengono direttamente dalle fattorie, dovremmo approfittarne… Vi preparerò un pranzo coi fiocchi, vi va?»
«Altroché! Tutti a casa, forza, forza!» Satoru si mise in marcia spedito verso il piccolo appartamento in cui erano alloggiati, trascinando per una manica del lungo cappotto lo “chef”.
«Ehi, ehi, più piano!» fece quello, tentando di raddrizzarsi per bene e stare al passo.
«Sei incorreggibile, fratellone!»
Kaede, dopo l’allenamento di quella mattina, sentiva davvero il bisogno di un buon pasto per recuperare le energie. Accarezzò Nekochi, agilmente balzato sulla sua spalla, e seguì gli amici. Altura Smeralda era incantevole. Osservava gli uomini e i Pokémon camminare fianco a fianco, i negozi luminosi e i bambini che correvano per le strade, facendo a gara fra loro. La differenza, in confronto ad Oleanopoli, era palese. Quasi gli sembrava di essere tornato a Borgo Silvano. Una morsa dolorosa e nostalgica gli strinse il petto, mentre ripensava alla sua casa distrutta.
«Insomma, Kae, ti sei addormentato?» la voce di Aruya arrivò lontana alle sue orecchie. Si accorse di essersi fermato in mezzo alla strada. Scuotendo il capo, raggiunse gli amici avanti a lui.
«Eccomi, scusate.»
«Tutto apposto?» chiese Tadashi.
«Certo, nessun problema.»
«Meno male, muoio di fame!» esclamò Satoru.

Brock osservava da lontano quel quartetto. Era impossibile non notarli, ad Altura Smeralda: per quella cittadina tranquilla, il gruppo faceva decisamente baccano. 
Ma era giusto così. Gli Allenatori dovevano essere pieni di vita e di forze, per realizzare i loro sogni. Per maturare, il tempo c’era… Anzi, Brock temeva proprio che a quei ragazzi ne sarebbe servito molto di più. Meglio lasciare che si godessero l’infanzia, per quanto ancora possibile.
Kaede e Aruya partivano bene. Avrebbe cominciato quel pomeriggio anche con l’altro, Satoru. Il Professor Oak aveva grande stima di Tadashi, e lui stesso conversandoci a cena aveva potuto verificare il suo alto livello di competenza.
Avevano buone possibilità. Quel Kaede si portava addirittura dietro Nekochi… Non poteva negare di esserne incuriosito. 
Ma, nonostante tutte le buone speranze che nutriva per loro, le preoccupazioni sul loro futuro continuavano a tormentarlo, come anche la paura per il Tiranno e per Altura Smeralda, che tanto a lungo si era impegnato a proteggere.
Sarebbe riuscito, ad istruire per bene i ragazzi? Sarebbe riuscito, a difendere ciò che amava? 
Ripensò alla sua gioventù, ai suoi viaggi, quando era ancora alle prime armi come Allevatore di Pokémon. L’amarezza di un rimpianto gli salì alla gola, per quel giovane che non era riuscito a salvare…
Con loro sarebbe stato diverso. Non sarebbe caduto negli stessi errori. 
«Quant’è difficile, amico mio…» Sospirò e alzò gli occhi al cielo turchino, incorniciato dai monti, accarezzando il Crobat che svolazzava sopra le sue spalle.
Avrebbe avuto modo di rimediare agli sbagli del passato?
   
 
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