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Autore: Made of Snow and Dreams    08/09/2015    1 recensioni
Infliggere violenza può generare altra violenza, disperazione, terrore, odio. E anche un infinito e oscuro oblio.
Genere: Dark, Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Camera 57

 

 

 

 

 

Fuori piove.
Ed è notte.
Ho tanto freddo, ma a lui piace che io stia solo con il mio pigiama bianco. E' più una vestaglia, in realtà, tanto sottile che traspare quasi tutto, ma a lui piace così; devo indossarla ogni notte per giocare con lui come piace a me, e lui mi accontenta sempre, basta che indossi la vestaglia candida e abbia sempre tanto freddo.
La finestra è aperta, la porta è chiusa.
Mi stendo sul letto lisciando le pieghe del mio vestitino e aspetto. Al resto fa tutto lui; ecco che già sento dei passi su per le scale!
Non sto più nella pelle, devo scendere dal letto! Mi avvicino lasciando Mr.Jingles sul comodino, sempre pronto a vegliarmi, e mi accosto alla porta. Non so se sia lui ad averla aperta o il vento, fatto sta che è accostata. Solo un pochino. E io l'avevo chiusa.
'Sei tornato per farmi giocare?'
Il mio amico mi piace tanto; è grande grande e molto alto, e completamente vestito di nero, e ha la pelle candida come la neve. Solo, non parla. Non parla mai.
Però in compenso mi rende felice! Il gioco a cui giochiamo l'ho chiamato 'doppia risata' : lui gioca con me come piace a lui e io gioco con lui come piace a me. Il primo turno spetta sempre a lui. L'unica cosa che non capisco è come possa trovare divertente distendersi su di me e toccarmi come se io fossi una bambolina di pezza. Io rimango sempre zitta e ferma perché così il suo turno finisce presto e tocca a me ridere, ma alla fine del suo turno sento sempre un po' di male. Sì, a volte mi viene voglia di urlare oppure dirgli di fare più piano, ma lui mi tappa sempre la bocca costringendomi ad aspettare. E io aspetto.
Quando lui ha finito di giocare con me come piace a lui e ha finito di emettere quegli strani suoni (non sono parole; per vederlo meglio dovrei guardargli la faccia, ma non mi va) tocca a me giocare con lui; lui mi porta sempre dei bei regali, orsacchiotti, pupazzi, bamboline, tanti giocattoli che desidero e lui prende per me, solo per me, e poi giochiamo: muoviamo le bambole, inventiamo storie, giochiamo ad acchiappa acchiappa, oppure a nascondino. Non posso uscire mai dalla mia stanza, mi è vietato. Lui dice che se sto qui dentro sono protetta e non mi accade nulla, e io gli credo; e poi, perché dovrei desiderare di uscire? Tanto lì fuori piove sempre!
Alcune volte invece accade che, quando lui gioca con me, i miei desideri si realizzano: ecco, ora lui si sdraia vicino a me ancora ed ecco le sue mani che mi accarezzano i capelli e poi vanno giù, e...oh! Ecco! Sto camminando in un prato bellissimo, tutto pieno di fiori colorati, e ora sto cavalcando un magnifico cavallo bianco, e corriamo su per le colline mentre il vento mi sfiora i capelli.
Sì, vedo queste cose, quando accade.
Il mio amico però non può rimanere a farmi compagnia sempre. Dopo un po' se ne va via e mi lascia sola, chiudendo la porta, giurandomi che tornerà ancora. Non me lo dice perché lui non parla mai, ma io lo capisco lo stesso. Quindi mi metto per terra e prendo Mr.Jingles, che mi fissa sempre e veglia su di me, e lo stringo forte forte al petto. E' morbido e soffice, ed è l'ideale da abbracciare sotto le coperte.
In realtà sono un pochino troppo grande per dormire con un pupazzetto, ma per me è speciale dagli altri: è tutto rovinato e vecchio, è scucito e gli manca anche un bottone. Il filo che forma la sua bocca ora pende, e sembra tanto triste. Per questo me lo porto sempre con me; è il mio preferito.
Ora è tempo di andare a letto. Spengo la luce. Prendo Mr.Jingles. Chiudo la finestra. Dormo.
L'indomani, sul pavimento, c'è un nuovo peluche da aggiungere alla mia collezione.

 

 

 

 

'Condizioni della paziente della camera numero 57?'
'Stabile, nessun miglioramento. Rifiuta di prendere le pillole che le diamo. E quelle poche volte che riusciamo a convincerla, l'assunzione è troppo sporadica per permetterle un miglioramento graduale, se non netto.'
L'uomo con il camice bianco sbuffò da dietro la sua scrivania e appoggiò la fronte sulle mani chiuse a pugno. Poi fissò apertamente la giovane infermiera di fronte a lui, prendendole di mano la cartellina bianca e nera.
'Se non riusciamo a guarirla in fretta, presto saremo costretti a somministrarle farmaci troppo forti e a... portarla nella sala dell'Elettroschock. Sai che vuol dire questo? Mandare il cervello in pappa a un uomo adulto è una cosa, ma a una bambina di otto anni?'
L'infermiera si avvicinò e sfiorò delicatamente la mano del dottore.
'Non è colpa sua se è costretto. Non è né mia né sua, né tanto meno di quella creatura lì dentro. Dovremmo piuttosto friggere le cervella al mostro che l'ha violentata e ucciderlo, regalando una nuova vita a lei.'
'Già, ma come potremmo fare quando il mostro che l'ha fatta impazzire è un uomo facoltoso e benestante e per giunta suo padre? Santo cielo, Estelle, prenderebbero noi per pazzi.'
Il silenzio calò per un paio di secondi nello studio riccamente decorato, spezzato solo dal cinguettio degli uccelli. Poi il medico prese dall'armadio accanto una siringa, e ci versò il contenuto di una fialetta. Si diresse verso l'uscita, seguito dall'infermiera, senza dire una parola.

Diretto alla camera numero 57.

 

 

 

 

Perdiamo tempo a cercare i mostri sotto il nostro letto,
senza sapere che i veri mostri sono dentro noi stessi.
E le persone più vicine a noi.

 

 

 

 

Grazie a chi avrà la pazienza di leggere questo piccolo raccontino; è incentrato,come avete capito, sul tema della violenza sui bambini e al danno irreparabile che da essa ne deriva. Di genere prevalentemente introspettivo, con un tocco di horror all'inizio. Ambientato nel 1800 circa, quando ancora nei manicomi era uso comune provocare dolore al paziente per farlo guarire. Spero vi sia piaciuta.

Made of Snow and Dreams.

 

 

 

 

  
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