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Autore: Ossimoro_Vivente    08/09/2015    0 recensioni
Uno scorcio di luce irradia la mia stanza, uno di essi colpisce il mio viso tormentato dalle lacrime. E' un nuovo giorno. Continuo a sentire in sottofondo ''Viva la Vida'' dei Coldplay, ricordo adesso che da poco tempo è diventata la piacevole suoneria della mia sveglia, tutto sarcasmo ovviamente. Allungo la mano verso il telefono poggiato sul comodino così da far smettere quell'odiosa armonia ma sforzandomi, casco via. Ed ecco come inizia uno dei miei soliti giorni con un passo falso e una caduta rapida.
Mi chiamo Melanie. Ho solo 15 anni. Potrei definirmi con davvero pochi aggettivi: acida e sfrontata ma nello stesso tempo fragile, un vero e proprio ossimoro vivente. Questo periodo che sto vivendo è uno dei miei peggiori, forse perchè sto cambiando scuola e mi aspettano nuove amicizie, nuova gente. Non sono mai stata granchè socievole, considero l'umanità stupida e ipocrita e a conseguenza di questo trovo molta difficoltà a scambiare opinioni con la gente per paura di essere criticata o anche considerata stupida. Ho davvero paura per ciò che comporterrà cambiare scuola ma vivo nella speranza che sia un nuovo periodo, un nuovo giorno. Un nuovo giorno che cambi la mia vita in meglio.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Spalanco gli occhi consapevole di essermi riaddormentata. Mi allungo per raggiungere il telefono sul comodino e cliccando leggermente il bottone centrale vedo apparire l'orario e noto che sono pienamente in ritardo, ciò significa fare tutto di corsa. Mi alzo velocemente dal letto e corro verso l'armadio, afferro quello che trovo e comincio a vestirmi con gran premura. Non appena finisco di vestirmi, do un'occhiata al mio look allo specchio e mi rendo conto che sfoggio il mio stile di sempre: mega maglietta nera del mio gruppo rock preferito, jeans skinny e converse nere. Rimando indietro con le mani il mio ciuffo caotico, afferro la tracolla senza nemmeno controllare cosa caspita tengo dentro ed esco dalla stanza. Scendo le scale a due a due facendo più in fretta possibile, afferro di slancio la maniglia per uscir fuori quando vedo affacciare dalla porta della cucina mia mamma che furiosa mi sgrida: ''Signorina, non siamo nemmeno al tuo primo giorno di scuola e già sei di gran premura? Quando torni da scuola, abbiamo da fare un bel discorsetto e non la passerai liscia!''. Sto a fissare un attimo mia mamma, annuisco e sbuffo senza pietà aprendo la porta. Sistemo la tracolla che nel frattempo stava letteramente cascando ai miei piedi e comincio ad affrettarmi per la scuola. La scuola non dista tanto da casa mia, giusto per questo ho cambiato istituto, per far contenta mia mamma dopo il trasloco. Non appena arrivo, chiedo l'aula della mia futura classe ad uno dei soliti pigri assistenti scolastici e preso di sorpresa come fossi un'aliena, mi avverte che la campanella è già suonata indicandomi la classe a me destinata. Corro verso l'aula e sbadatamente colpisco alla spalla una ragazza di passaggio. Sollevo lo sguardo e noto una semplice ragazza presa a fissarmi piuttosto furiosa con i suoi immensi occhi verdi, mi scuso di rimando e lei riprende a camminare spedita senza nemmeno più degnarmi di uno sguardo. Disorientata dall'incontro, procedo verso l'aula e non appena arrivo alla porta, sento un'immensa morsa divorarmi lo stomaco, chiamasi ansia da prestazione. A risvegliarmi dalla mia trance, sento una voce melodica richiamarmi: ''Hey ragazzina! Suppongo che tu sia nuova, entra pure, non star lì a fissarmi con quegli occhioni da cucciolo smarrito...''. Scuoto la testa presa dallo smarrimento e sussurando un grazie accompagnato da un sorrisino, mi siedo composta al banco più lontano della classe, come mia abitudine. Alla cattedra è appoggiata una donna di mezza età vestita da hippy in tenuta da folletto, nonostante la sua originalità, suppongo che sia una delle mie professoresse perchè nonostante tutto la professione salta comunque all'occhio. Non appena stanno a fissarla tutti, comincia a presentarsi: ''Salve a tutti amanti della letteratura o non, mi presento, io sono la vostra professoressa di italiano, meglio nota come vostra guida verso i più insidiosi e burrascosi meneandri della letteratura. Il mio nome è Alice Bonaventura, insomma, per essere più a vostro agio potete anche chiamarmi Alice e mai professoressa, perchè la cosa mi fa sentire vecchia e ringrinzita. Detto questo, diamo via all'appello''. Dopo essersi presentata con tanto di inchini e voce autoritaria, dalla classe vengono via delle risatine che smettono di persistere non appena la professoressa comincia a chiamare l'appello. Noto le faccie disorientate dei miei nuovi compagni ai richiami, c'è chi di risposta sbadiglia anche. Sento pronunciare il mio nome e saltando letteramente sulla sedia, di rimando rispondo con un 'presente' incerto e imbarazzato che suscita delle risatine soffocate che mi portano a chiudermi in me stessa e a risvegliarmi al suono della campanella d'intervallo. La campanella di fine ora funziona da molla per quei culoni dei miei compagni che presi di immensa premura saltano dalle sedie e corrono fuori dall'aula, chi in cerca di chi pomiciare per questo intervallo, chi in vena di una grande abbuffata. Tutto questo funziona per loro ma non per me, mi accontento molto di più di starmene sul mio banco con le mie amate cuffie, in cerca di scrivere i miei stati d'animo nel mio solito quadernetto. Comincio così a muovere la testa a ritmo della mia canzone preferita, quando vengo improvvisamente distratta dal colpo di una tracolla gettata con forza al mio fianco. Alzo infastidita lo sguardo pronta ad una sfuriata verso quel solito compagno di banco pronto a riempirti la testa con i propri discorsi gloriosi ma rimango stupita dal trovarmi addosso quegli immensi occhi verdi trovati poche ore prima in corridoio che fissano i miei con altrettanta aria di sfida. 

   
 
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