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Autore: Piperilla    08/09/2015    1 recensioni
[Dal Capitolo 3]
«Lei è una Sibilla?» ripeterono in coro Giovanni e Sofia. In tutti i viaggi che avevano intrapreso, non ne avevano mai incontrata una.
«Proprio così. Tuttavia non credo di potervi aiutare. Noi Sibille possiamo predire il futuro solo alle persone normali... i Portatori sfuggono in gran parte alla nostra Vista. Dovete rivolgervi altrove...ma questo lo sapete già» disse Samaah.
«Però lei sa perché siamo qui. Sa cosa vogliamo sapere» insisté Giovanni.
«Lo so benissimo, ma voi non comprendete i misteri della Vista e della Verità. Ci sono segreti che possono essere rivelati solo se si domanda, e misteri che possono essere svelati solo se a domandare sono i giusti» cantilenò la vecchia.

Dopo la tregua costata tanto sangue, Giovanni e Sofia si ritrovano per un nuovo viaggio: quello che li porterà a scoprire la verità sul quel legame così potente e misterioso che impedisce loro di separarsi.
[Per capire la storia, è necessario leggere "I Testimoni del Fuoco"]
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga degli Elementi'
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Quando entrarono nella biblioteca, Sofia e Giovanni trovarono una piccola folla ad attenderli.
   «Che ci fate qui? Credevo foste tornati a casa!» disse la prima, osservando i volti di Blaze, André, Emma, Ailie e Fernando.
   «Be’ Sofi, non potevo non avvertire Blaze e André» disse Laurence. «Poi ovviamente Blaze ha chiamato Ailie, che ha chiamato Emma, che ha chiamato Fernando... c’è stato un po’ di effetto domino».
   «Allora, avete scoperto qualcosa?» li interrogò Gregory con impazienza. I due annuirono, sedendosi all’ampio tavolo insieme agli altri.
   In quel momento, la porta si spalancò con violenza.
   «Cos’è successo?» chiese Claudio affannato, tirandosi dietro Cornelia e spostando lo sguardo da Gregory a Sofia.
   «Come mai siete già tornati?» chiese la ragazza al suo padrino, che storse la bocca.
   «Gregory ci ha chiamati e ci ha detto di tornare immediatamente» spiegò. «Allora, cosa c‘è di tanto urgente da farci correre qui?»
   «Sofia e Giovanni stanno cercando un Custode della Verità» spiegò Greg. Lo stupore fu tale da far dimenticare a Claudio di guardare male Giovanni.
   «Oh, no. Dimmi che sta scherzando» disse senza enfasi alla sua figlioccia.
   «No, non sta scherzando. Su, Claudio, non fare così» lo rincuorò lei «non siamo pazzi, stiamo raccogliendo informazioni prima di tentare un contatto»
   «Tutte le informazioni che potrete trovare non saranno sufficienti a prepararvi all’incontro con un Custode. Sono entità totalmente diverse da noi; un ragionamento che a una persona normale appare perfettamente logico, per loro non ha alcun significato. Nessuno ha mai scoperto in base a quali criteri scelgano a chi rispondere» replicò Claudio.
   «Non è possibile. Qualcuno deve pur saperlo» disse Giovanni meditabondo.
   «In ogni caso, siamo stati da una Sibilla che vive in Sudan, vicino a dove riteniamo si trovi un Custode della Verità» raccontò Sofia. «Ci ha detto che i Custodi rispondono solo ai giusti»
   «Allora a voi non risponderà di certo» sbuffò Blaze. Sofia lo guardò male.
   «Chi ti dice che abbiano il nostro stesso concetto di giusto e sbagliato?» lo rimbeccò.
   Blaze aprì la bocca per replicare, ma prima che riuscisse a farlo Gregory s’intromise.
   «Che cosa vi ha detto la Sibilla?» domandò.
   Fu Giovanni a rispondere. «Non molto. Ci ha dato due pergamene: dice che contengono informazioni utili... almeno una, cioè. L’altra riporta solo una sciocca leggenda»
   «Sei davvero ottuso. Tutto quello che è accaduto ieri notte non ti ha insegnato nulla?» sbuffò Sofia. Giovanni le rivolse uno sguardo per metà d’avvertimento e per metà irritato.
   «Non eravamo d’accordo che avresti smesso d’insultarmi?» disse.
   «Non ho mai fatto una promessa simile» replicò lei. «Samaah si è raccomandata di leggere quella storia, e io propongo di partire proprio da lì»
   «Ma chi è Samaah?» chiesero Emma e Ailie, confuse.
   «La Sibilla» sbuffò Giovanni. «Se ci tieni tanto, comincia pure da questa» disse a Sofia, afferrando la pergamena consunta e lanciandogliela. La ragazza l’afferrò al volo, soddisfatta d’aver vinto – anche se solo in minima parte – i pregiudizi dell’italiano.
   Tornò a sedersi, insieme a tutti gli altri. Sciolse con cura i nastri sbiaditi e rovinati e srotolò con estrema delicatezza la pergamena. Sebbene la sentisse crepitare, sembrava molto più robusta di quanto lasciasse sospettare a una prima occhiata.
   Sofia percorse con lo sguardo il rotolo ingiallito, ammirando il lungo racconto redatto con una calligrafia minuta e sinuosa in inchiostro nero. Poi osservò il titolo – questo, scritto in inchiostro rosso scuro – e si schiarì la voce.
   «’La storia di Ogascoon e Isadora’» declamò.
   «Ogascoon? Ma che razza di nome è?» dissero in coro André, Blaze e Fernando. Sofia rivolse loro un’occhiataccia, riducendoli al silenzio, prima di continuare.
   «’Più di mille anni fa, in una terra ormai perduta, viveva un potente Maestro dell’Energia. Ogascoon, così si chiamava, era stimato e rispettato da tutti poiché utilizzava il proprio dono per proteggere e rendere accoglienti quelle lande un tempo desolate e pericolose. Grazie a lui l’erba soffice aveva ricoperto la pietra, la terra arida era divenuta fertile e gli alberi vi avevano affondato le loro radici. Il profumo dei fiori era più dolce e intenso che in qualunque altro luogo e gli animali accorrevano spontaneamente, per vivere in armonia con le persone. Quei luoghi, con la loro pace e la loro bellezza, furono cantati in ogni dove, col nome di Terre del Sole. Così trascorsero gli anni; e nonostante l’affetto e il calore degli abitanti delle Terre del Sole, Ogascoon era sempre solo’».
   «Bah, secondo me sono tutte sciocchezze... non ho mai neanche sentito nominare le Terre del Sole» disse Blaze, approfittando di una pausa di Sofia.
   «Io invece ne ho sentito parlare... ti ricordi, Claudio?» disse Gregory all’uomo con la chioma candida, che annuì.
   «È vero, anche noi abbiamo sentito qualcosa in proposito» rincarò la dose Claudio, accennando a sé stesso e a Cornelia. «Me lo ricordo bene, è stato quando ci siamo conosciuti, Greg. Per qualche anno, quando eravamo più giovani, io e Cornelia avevamo deciso di trovare il posto in cui un tempo si stendevano le Terre del Sole, ma non ci siamo riusciti... come dice il racconto, è una terra perduta»
   «Quindi credete che questa storia sia vera?» domandò André.
   «Se sia vera o no non so dirtelo» precisò Claudio «ma le Terre del Sole pare siano esistite davvero»
   «Avanti Sofi, continua» disse Cornelia a Sofia, che ubbidì.
   «’L’uomo solo raggiunse lo zenit della sua esistenza e cominciò, inesorabile, il declino. Le ombre che aveva scacciato dalle Terre del Sole gli offuscavano il cuore; così, una notte, implorò il cielo di divorare quell’oscurità priva di speranza e restituirgli la luce. Pregò le stelle notte dopo notte: e che su di lui si stendesse il cielo terso dell’estate, che lo investissero i venti taglienti dell’autunno o le tempeste invernali, nulla gli impediva di rivolgere la propria invocazione agli astri lontani che lo osservavano, indifferenti. E quando l’astro d’oro ebbe compiuto un’intera orbita, le tenebre si chiusero definitivamente intorno a lui’».
   «”Lo zenit della sua esistenza”?» ripeté Emma.
   «Lo zenit è un punto astronomico. Si ha quando il Sole si trova esattamente al di sopra di un luogo, quando ha raggiunto il punto più alto dell’arco che descrive nel suo corso quotidiano» spiegò Cornelia.
   «E in questo caso, sta a significare che Ogascoon aveva raggiunto la piena maturità e cominciava a invecchiare» concluse Claudio.
   «E invece, l’astro d’oro che ha compiuto un’intera orbita?» chiese Ailie.
   «Be’, l’astro d’oro è ovviamente il Sole. E da quello che dice il testo, possiamo dedurre che il compimento di una sua intera orbita significa che trascorse un anno, dalla prima invocazione di Ogascoon» disse Sofia.
   «Queste ombre di cui parla il testo...» iniziò Giovanni.
   «Immagino descrivano uno stato d’animo. Il testo insiste molto sulla solitudine di Ogascoon... probabilmente le ombre sono un riferimento a questo» intervenne Laurence. Giovanni lo guardò scettico.
   «Credo che Laurence abbia ragione... l’oscurità che gli offusca il cuore è senza dubbio una metafora della sua solitudine» rimarcò André.
   «E la luce?». Stavolta fu Fernando a parlare.
   «Probabilmente è la felicità» rispose Greg, meditabondo.
   «’Era un giorno di festa, nelle Terre del Sole; e la gioia che in quell’occasione pervadeva ogni cosa attirava anche gli abitanti delle terre confinanti. Cercando un rifugio dalle ombre che assediavano la sua anima, Ogascoon lasciò la sua casa solitaria, nascondendosi sotto un mantello nero come i suoi pensieri. Per tutto il giorno vagò tra la folla, indifferente alle luci che lo circondavano e che non poteva possedere; per tutto il giorno l’oscurità lo tormentò. Scese la notte, e il conforto del Sole abbandonò l’uomo solo. Vennero accesi fuochi, iniziarono le danze; e cercando un luogo in cui abbandonarsi alle proprie ombre, Ogascoon si imbatté in uno di questi fuochi.
   «’L’uomo solo si era ormai arreso alle ombre e passò oltre, quando un guizzo scuro attirò la sua attenzione. Non si aspettava che l’oscurità che lo attanagliava potesse retrocedere dinanzi al nero più profondo, e tornò sui propri passi, cercando con gli occhi la sua luce.
   «’Intorno al fuoco danzava, ridendo, un manipolo di fanciulle; e quando una di loro, volteggiando di fronte a lui, scosse i lunghi capelli scuri, Ogascoon percepì di nuovo le ombre ritrarsi e capì che quella ragazza era la sua luce.
   «’Lei si chiamava Isadora; era la più bella fanciulla delle Terre del Sole. I suoi capelli lucenti erano più neri delle ali del corvo, e le scendevano lungo la schiena come un velo di seta; la sua pelle aveva il colore dorato del miele e nei suoi occhi, scuri come la notte, erano disseminate schegge di argentea luce lunare, che li faceva risplendere più del Sole.
   «’Il giorno seguente, Ogascoon andò in cerca della fanciulla; e quando la trovò, chiese a suo padre di averla in sposa.
   «’L’uomo, un Maestro dell’Aria, fu felice e onorato della proposta; ma la madre di Isadora si oppose a quell’unione. Ella possedeva la Vista, e aveva scorto il terribile destino che sarebbe spettato a sua figlia, se si fosse unita a Ogascoon’».
   «La madre di Isadora possedeva la Vista? Quindi era una Sibilla!» sbottò Giovanni.
   «Così pare». Anche Sofia appariva confusa.
   «’La discussione andò avanti per giorni; né Ogascoon né la madre della fanciulla volevano cedere. Infine, fu Isadora a decidere: la sua anima le aveva sussurrato che tutto, nella sua esistenza, si era svolto in modo da condurla dall’uomo solo. Ella non aveva poteri: era l’unica dei suoi fratelli in cui né il dono di suo padre, né la Vista di sua madre si erano radicati. Tuttavia, Ogascoon la condusse via con sé.
   «’La luce li accompagnò per anni; ma col progredire del tempo, la fibra delicata di Isadora fu messa a dura prova. All’inizio, ogni contatto con gli appartenenti alla gente di Ogascoon lasciava in lei la conoscenza di qualcosa del loro passato; poteva vedere con precisione ogni singolo istante della loro vita passata, senza scambiare una parola con essi: e col passare dei mesi, questa conoscenza divenne più profonda e dettagliata, imprimendosi nella sua memoria. La mente di Isadora era forte; ma non altrettanto il suo corpo. E quando iniziò a possedere la Verità sul futuro dei Portatori degli Elementi, la Profezia di sua madre si compì, e il suo corpo la abbandonò’».
   Sofia riprese fiato, mentre tutti erano concentrati nel tentativo di interpretare le parole che avevano appena ascoltato.
   «Quindi Isadora…morì?» chiese Cornelia.
   «Non lo so... forse stiamo interpretando il testo in modo sbagliato. Forse dovremmo finire di leggere, prima di avventurarci in simili congetture» rispose Sofia scuotendo la testa. Giovanni sbuffò per l’ennesima volta.
   «L’avevo detto o no, che era solo una sciocca leggenda?» disse saccente.
   «Possibile che tu proprio non riesca ad ascoltare e basta, prima di dire che non ci credi?» sbottò Sofia.
   «Andiamo Sofi, questa storiella non ci è di alcuna utilità. Non è che il lacrimevole racconto di una fantomatica storia d’amore. Non ci aiuta, nella ricerca dei Custodi della Verità» borbottò l’uomo, alzando gli occhi al cielo mentre Emma lo guardava con particolare ostilità.
   «Il racconto non è ancora terminato» lo rimbeccò la ragazzina, prima che Sofia riprendesse a leggere.
   «’Il corpo di Isadora non era più in grado di sopportare il tocco umano; la carezza impalpabile di un filo di seta sulla pelle le procurava i più atroci tormenti. Il suo aspetto divenne confuso, etereo; e l’affievolirsi della sua luce seminò i primi grani di follia nelle mente di Ogascoon. Egli tentò ogni cosa; ma non riuscì a bloccare l’inarrestabile declino di Isadora.
   «’Trascorse un altro anno: e nel momento in cui Isadora entrò in possesso della Verità, pura e completa, il suo corpo divenne pura luce evanescente. Il suo aspetto non era mutato; ma al più lieve tocco di un essere umano, si sarebbe disfatta in una miriade di scintille di luce. Isadora conosceva bene la Profezia che la riguardava; e, incapace di osservare impotente le ombre che si richiudevano sul suo amato sposo, fuggì, e si nascose nel folto delle Terre del Sole, in un luogo inaccessibile a chiunque possedesse un corpo.
   «’Quando scoprì che Isadora era fuggita, la mente di Ogascoon lo abbandonò. Egli lasciò la casa in cui aveva conosciuto la gioia e intraprese un lungo viaggio attraverso le Terre del Sole, alla ricerca della sua amata. Pur senza averne consapevolezza, la parte della sua anima che traeva linfa vitale dall’esistenza di Isadora lo guidò verso il luogo in cui la sua sposa si era rifugiata, ma nulla poté contro le barriere che la Natura aveva posto a protezione della fanciulla. Pur sapendo quale sarebbe stato il suo destino, Ogascoon evocò il proprio potere fino a superare il limite invalicabile che separava la sua capacità di dominare l’Energia dal predominio dell’Energia stessa. Gli Spiriti degli Elementi, impietositi dal sacrificio dell’uomo, lo lasciarono passare; e così, Ogascoon ritrovò Isadora.
   «‘Ma il tempo dell’uomo stava rapidamente terminando; e mentre il potere ormai incontrollabile consumava il suo corpo, dissolvendolo in pura Energia, Ogascoon si offrì alla sua sposa, per donarle l’ultima protezione che le poteva fornire. Quando il suo corpo fu semplice Energia e non più altro, evocò dei cerchi di Energia, e al riparo di essi strinse la sua sposa nell’ultimo abbraccio, diventando parte di lei. I cerchi argentei brillarono di tutti i colori dell’arcobaleno, e la fanciulla ne acquisì il potere. Così Ogascoon e Isadora furono di nuovo uniti, in quell’istante e per l’eternità’».
   Un lungo silenzio calò nella stanza.
   «Quindi Isadora fu il primo Custode della Verità» disse Gregory.
   «Già. D’altra parte, il racconto coincide con ciò che ci ha detto Samaah: la Verità viene posseduta per gradi, mai tutta insieme» rispose Sofia.
   «Quello che non capisco è: perché fu proprio lei la prima?» chiese André. «La storia non lo dice»
   «Be’, il racconto parla di una profezia sul destino che sarebbe toccato a Isadora se si fosse unita a Ogascoon... quindi non so, che sia stata l’influenza di lui a renderla una Custode?» disse Emma.
   «Non credo... l’Energia e gli Elementi non sono qualcosa che si possa trasferire da un corpo all’altro» replicò Gregory.
   «Ma nel testo deve pur esserci un cenno al riguardo» insisté Blaze.
   Sofia srotolò di nuovo la pergamena, scorrendola con gli occhi nel tentativo di cogliere qualcosa che fosse sfuggito loro. Poi, nell’ondeggiare del bordo inferiore del rotolo, ancora avvolto su se stesso, scorse qualcosa di nero.
   «Guardate qua! C’è un poscritto» disse eccitata. «’Benché capiti di rado che la Profezia di una Sibilla sia inesatta, questo è quanto accadde con la Profezia su Isadora. Il suo destino non fu determinato dall’incontro con Ogascoon, ma dalla sua stessa nascita’».
   Lasciata la pergamena Sofia batté un pugno sul tavolo, alzandosi in piedi.
   «Ecco com’è andata. Isadora è stata la prima Custode della Verità per un fatto di sangue: quello di un Portatore degli Elementi e quello di una Sibilla, uniti nella loro discendenza. Non è vero che non avesse ereditato né il potere del padre, né la Vista della madre: in realtà li aveva entrambi» esclamò.
   Uno strano silenzio li avvolse tutti, ancora una volta. Poi anche Giovanni scattò in piedi.
   «Accidenti, hai ragione! I Custodi posseggono la Verità solo sui Portatori... perché gli sono in parte affini! Le normali Sibille non riescono a vedere qualcosa che non possono in alcun modo comprendere!» disse, mettendosi le mani nei capelli.
   Claudio osservò attentamente entrambi. Per quanto odiasse Giovanni, in quel momento iniziava a scorgere una minima parte dell’affinità che legava quell’uomo alla sua figlioccia.
   «Mi dispiace dirvelo, ma per quanto questa storia possa averci fornito delle informazioni sui Custodi della Verità, questo non vi rende più vicini a poterli contattare sperando nella riuscita della vostra impresa» esclamò.
   «È vero» confermò Giovanni «ma noi abbiamo ancora qualcosa da leggere» aggiunse, afferrando il secondo rotolo e lanciandolo a Sofia. La ragazza sedette e iniziò a scorrere la pergamena.
   «Non è propriamente un testo organico» notò dopo appena un minuto di lettura. «Sembrano più una serie di informazioni e definizioni raccolte nel corso del tempo... guardate qui» aggiunse, porgendo la pergamena agli altri «in alcuni punti l’inchiostro è sbiadito, in altri punti è conservato perfettamente».
   «Vediamo un po’... ’I Custodi della Verità rispondono solo ai giusti’, questo lo sapevamo già... se solo spiegassero cosa intendono con ‘giusti’...» borbottò Giovanni.
   «’I Custodi della Verità possono essere percepiti mediante l’Aura’... è un’ottima cosa, no? Almeno saprete quando ne troverete uno!» disse André.
   «Se solo sapessimo cosa dovremmo percepire...» precisò Sofia con disappunto.
   «Be’... Isadora e Ogascoon si sono uniti, e Ogascoon era un Maestro dell’Energia, no? È possibile che l’Aura... o quello che sia... di un Custode, possa avere dei tratti affini all’Aura di un Portatore dell’Energia?» rifletté Emma ad alta voce. Gregory le diede una sonora pacca sulla spalla.
   «Ha ragione! Probabilmente avrà anche altre caratteristiche... sua madre era pur sempre una Sibilla, quindi magari ciò che un Custode emana avrà qualche sfumatura a noi sconosciuta» aggiunse l’uomo.
   «Ma siamo certi che sia così per tutti? Cioè, che tutti i Custodi siano nati dall’unione tra un Portatore degli Elementi e una Sibilla» domandò Laurence.
   «È di certo così. Il poscritto alla storia di Isadora dice chiaramente che il suo destino – cioè divenire una Custode della Verità – era segnato fin dalla sua nascita. Mi sembra un’indicazione piuttosto chiara» rispose Sofia.
   «Che altro c’è di utile... ’I Cerchi di Ogascoon sono il maggior strumento di difesa dei Custodi della Verità’... grazie tante, questo l’avevamo capito già da soli» proseguì Giovanni.
   «Guardate un po’ qui... ’Il colore dei Cerchi di Ogascoon di un Custode della Verità cambia a seconda dello stato d’animo di quest’ultimo’. Questa è un’informazione molto utile» lesse Greg.
   «Ahhh, fermi tutti! Sentite cosa dice in quest’altro spezzone... ’La Verità può essere posseduta e appresa solo procedendo per gradi, perciò i Custodi si dividono in una rigida gerarchia: Novizi, Ministri, Decani e Oracoli. Il tempo necessario al passaggio da un gradino all’altro della gerarchia aumenta al salire di grado. Per arrivare a diventare Oracoli, occorrono circa mille anni’» declamò Sofia ad alta voce, in modo che tutti sentissero chiaramente.
   «Mille anni?». Le espressioni sconcertate degli altri erano piuttosto eloquenti.
   «Be’, non è detto che sia un problema... in fondo non c’è bisogno di andare necessariamente da un Oracolo, per avere una risposta alle proprie domande» tentò Fernando.
   «Mi piacerebbe davvero tanto poter essere d’accordo con te» s’intromise Gregory «ma qui, più avanti, dice: ‘Anche gli interroganti devono apprendere la Verità per gradi, per dimostrarsene degni e non esserne sopraffatti: dunque, coloro che desiderano risposte, dovranno recarsi prima da un Novizio, poi da un Ministro, da un Decano e infine da un Oracolo’».
   Le facce degli altri si allungarono un po’ di più.
   «Accidenti, sembra non ci sia via d’uscita... quanti Oracoli ci saranno in giro?» si chiese Sofia, preoccupata.
   «Se ce ne sono» intervenne Giovanni. «Senti qui: ‘Non tutti i Custodi della Verità sopravvivono fino a raggiungere il massimo grado della gerarchia: che le loro difese vengano eluse da un interrogante scontento o che decidano autonomamente di porre fine alla loro esistenza, più si sale nella gerarchia e più rari sono i Custodi appartenenti ai vari ordini’». L’uomo sospirò. «Rischiamo di intraprendere un viaggio inutile» disse, sconfortato.
   «Dobbiamo almeno tentare» replicò Sofia.
   «Allora sarà meglio che vi mettiate d’impegno, nello studiare questi testi» disse loro Cornelia.

*

«Sofi, ti ho portato uno spuntino».
   Entrando con cautela nella biblioteca, Cornelia depose un vassoio ricolmo di cibo sul tavolo, di fronte alla ragazza.
   «Zia, non riuscirò mai a mangiare tutta questa roba!» si lamentò Sofia. Con quello che Cornelia aveva preparato, ci si sarebbe potuto sfamare un esercito.
   «E per me niente?» s’intromise Giovanni. L’occhiataccia che ricevette in risposta fu più eloquente di qualunque discorso. Anche Claudio entrò nella biblioteca, e anche lui rivolse un’occhiata torva al suo connazionale.
   «Allora, hai trovato qualcos’altro di utile in quei testi?» s’informò con la sua figlioccia, sedendosi.
   «Sì, qualcosa c’è... a quanto pare, i Custodi della Verità prediligono i posti impervi e isolati. Immagino sia per difendersi» disse.
   Il suo padrino annuì.
   «Ho chiesto un po’ in giro, ad alcune persone fidate... è proprio così. Cercano di nascondersi, specialmente dopo quello che è successo nel 1607».
   Sofia aggrottò la fronte. «Perché, cosa accadde quell’anno?».
   Claudio si accinse a spiegarle quello che aveva scoperto.
   «Un Maestro dell’Energia particolarmente crudele, non si sa bene per quale motivo, decise di procedere allo sterminio dei Custodi della Verità. Probabilmente c’era qualcosa che lo riguardava e che temeva potesse essere rivelato»
   «Quindi è a questo che si riferisce, il secondo testo» disse Sofia, afferrando la pergamena legata col nastro azzurro.
   «Già. A quanto pare, chi manipola l’Energia può superare i Cerchi di Ogascoon»
   Giovanni decise di porre una domanda tutta sua.
   «Qualche Custode della Verità si salvò?».
   Dopo averlo guardato male, Claudio parve non ritenere la domanda abbastanza offensiva da poter essere ignorata.
   «Sì, alcuni di loro si salvarono. Dovettero unirsi, per distruggere quel Maestro dell’Energia» rispose riluttante.
   «Distruggere... lo ridussero in cenere?» s’informò Sofia con interesse.
   «Non restò neanche quella» precisò Claudio.
   «Interessante» mormorò Sofia tra sé e sé, puntando i gomiti sul tavolo e poggiando il mento sui pugni chiusi.
   «Io direi preoccupante, semmai» la corresse Giovanni. Sebbene a malincuore, Claudio fu costretto a dichiararsi d’accordo con lui.
   «Purtroppo non abbiamo trovato nulla riguardo a cosa si intende quando si dice che i Custodi rispondono solo ai ‘giusti’... o meglio, a quale sia il concetto di giusto dei Custodi della Verità» riprese l’uomo, passandosi per l’ennesima volta le mani tra i capelli neri. Ormai l’aveva fatto così tante volte da averli dritti in testa.
   «Be’, questo è un problema» notò Cornelia. «Se non sapete in base a quali criteri i Custodi decidono a chi rispondere e a chi no, rischiate moltissimo a intraprendere questo viaggio»
   «In realtà la mia preoccupazione maggiore è: come faremo a trovare un Custode della Verità e a scoprirne il grado prima di provare a rivolgergli delle domande?» disse Sofia, abbandonando la testa sul tavolo.
   «Dovete assolutamente trovare qualcuno che sappia dirvi dove si trova un Novizio» rispose Claudio. «È l’unico modo. Non potete fare nulla, senza avere un punto di partenza».
   Sofia si passò più volte le mani nei capelli prima di lasciarle ricadere con le palme aperte sul tavolo, ai lati della testa.
   «Parli facile, tu» si lagnò. «Tutti quelli che conosco non sapevano neanche dell’esistenza, dei Custodi». Poi rialzò la testa. «E tu, Giovanni?» chiese speranzosa.
   L’uomo scosse la testa in segno di diniego. Lasciando ricadere la testa sul tavolo, la ragazza sbuffò.
   «Così non risolverai nulla, Sofi... ti farai solo venire un gran bernoccolo sulla fronte» tentò di spronarla Cornelia.
   «Lo so, lo so, ma non vedo via d’uscita da questo problema... è tutto così terribilmente intricato! È come girare in un labirinto, imbocchi una stradina, credi che ti porterà all’uscita...e invece ti conduce da tutt’altra parte, o ti condanna a girare a vuoto!» sbottò Sofia. Poi alzò di nuovo la testa. Guardò per un attimo di fronte a sé con sguardo assorto prima di scattare in piedi e saltare sul tavolo. Gli altri tre ebbero un moto di stupore.
   «Sofi ma che fai?» gridò Giovanni, mentre la ragazza scendeva dal lato opposto del tavolo con un balzo e si slanciava verso la finestra.
   «Forse so chi può dirmi dove si trova un Custode della Verità!» gridò, scavalcando il davanzale.
   Giovanni la seguì di corsa e si sporse fuori.
   «Aspettami, vengo con te!» le gridò dietro.
   «Meglio di no!» rispose Sofia, raggiungendo a metà strada Nabeela e sparendo con lei.

*

«Avanti, dimmelo!»
   «Non ci penso nemmeno!».
   Sbuffando, la ragazza strappò gli occhiali da sole dal volto della persona che aveva di fronte.
   «Guardami negli occhi, quando ti parlo. Guardami negli occhi e ripetimi che non sai dove posso trovare un Custode della Verità, un Novizio» insisté Sofia.
   Socchiudendo gli occhi nocciola, l’uomo la scrutò attentamente.
   «Sofi, ti ho mai detto che sei terribile?» le domandò, tentando di sviare il discorso.
   «Me lo ripeti ogni volta che ci sentiamo» replicò lei. «E adesso rispondimi».
   Alzando gli occhi al cielo, l’uomo allargò per un istante le braccia prima di lasciarle ricadere lungo i fianchi in un gesto di esasperazione.
   «Sofi, non lo so»
   «Michele, sei davvero un pessimo bugiardo».
   Lui la fissò sollevando un sopracciglio.
   «Perché mai dovrei sapere dove puoi trovare un Novizio? Perché proprio io?» le chiese.
   Sbuffando di nuovo, Sofia lo inchiodò con lo sguardo.
   «Vediamo un po’... magari perché lavori per un Maestro della Terra che ricopre un incarico di grandissimo prestigio e ha sicuramente accesso a questo tipo di informazioni?» disse in tono ironico.
   «Anche se lo sapessi, non potrei dirtelo» replicò Michele.
   «Oh, andiamo, di cos’hai paura? Non voglio scoprire i torbidi segreti dei tuoi superiori per rovesciarli e prendere il potere... devo scoprire la verità su una questione che riguarda soltanto me e un’altra persona!» sbottò lei.
   L’uomo l’afferrò per le spalle.
   «Sofia, tu non sai a cosa vai incontro, tentando di parlare con un Custode della Verità» le disse, costringendola a guardarlo negli occhi. La ragazza si divincolò.
   «Non fanno che ripetermelo. Se la cosa non preoccupa me, non vedo perché dobbiate essere voi altri a prendervela tanto a cuore!»
   «Se non lo capisci da sola, allora va’ pure incontro alla morte senza voltarti indietro» disse Michele, gelido. «Ho l’impressione che tu abbia pagato a caro prezzo il potere che hai acquisito. Sei arida dentro» l’apostrofò.
   Impassibile, con l’antico orgoglio dipinto sul volto, Sofia gettò indietro la testa per guardarlo bene negli occhi.
   «Se io sono arida dentro, tu cosa sei? Pensaci, visto che non hai nulla da fare per riempire le giornate» sibilò, andando via.
   Esasperato, Michele la guardò allontanarsi. Quando aveva conosciuto Sofia, anni prima, lei gli aveva detto chiaramente di avere un pessimo carattere, ma mai come in quel momento si rendeva conto di quanta verità ci fosse in quell’affermazione. Passandosi la mano sui capelli grigi in un gesto di stizza, l’uomo entrò con passo deciso nell’imponente edificio alle sue spalle.

*

Lo sbattere della porta fece trasalire tutti.
   «Com’è andata?».
   Sofia guardò André con aria interrogativa.
   «Giovanni ci ha detto che sei partita come una furia e perché» aggiunse il giovane biondo con una scrollata di spalle.
   «Be’, allora? Ci dici com’è andata o no?» chiese Giovanni con impazienza.
   Lei si lasciò cadere su una poltrona e vi si raggomitolò. Le osservazioni di Michele le avevano dato molto fastidio.
   «È andata male» rispose con voce sepolcrale.
   «Almeno hai tentato» disse Giovanni, anche se era chiaramente deluso. «Immaginavamo già che fosse difficile rintracciare chi ha informazioni simili».
   Sofia lo guardò torva.
   «Non ho detto che non lo sa. La verità è che non ha voluto dirmelo» precisò con astio.
   In quel momento, un cellulare suonò.
   «È il tuo, Sofi» disse Blaze, prendendo un telefono nero e lanciandoglielo.
   La ragazza lo afferrò con furia. Era tanto arrabbiata da non voler sentire nessuno.
   «Messaggio testo» bofonchiò. Quando vide il mittente, aggrottò la fronte. Poi lesse il testo tra sé. «’Siberia, duecento chilometri a Sud-Est di Noril’sk. Se torni indietro tutta intera, fatti sentire. Michele’».
   Gli occhi brillanti d’emozione a stento repressa, Sofia alzò la testa.
   «Be’, Giovanni» disse «si parte!».
   
 
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