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Autore: Sakura Hikari    08/09/2015    1 recensioni
Raccolta di flashfic Destiel.
1)È una questione di gusti
2)Overwhelmed
3)Furia
4)The hunter and the phantom
5)Tacchi
6)Bacio o Nargilli?
7)Occhiali
8)Texting with a stranger
9)Non è gelosia
10)Feels like home
11)My own Doctor Sexy
12)Tempo
13)So che puoi sentirmi
14)Baby, it's cold outside
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Balthazar, Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Non è gelosia


Prompt di ScaRoy Black: Destiel, Free! AU: Cas nuota solo Free, Dean è il suo migliore amico da sempre ma il ritorno di un vecchio amico (Balthazar? Crowley? A piacere) scombina lo status quo. Pining! Dean - Jealous! Dean.
Parole: 1239


Il telefono squillò per quella che gli sembrò la ventesima volta quel pomeriggio. E come le volte precedenti Dean lo ignorò. Sapeva che era Cas a chiamarlo, e non aveva voglia di parlargli. Non aveva bisogno di sentirlo raccontare un’altra volta di Balthazar, di come fosse bravo all’università, di come eccellesse nel club di soft ball di cui faceva parte, di come fosse bravo in Inglese e Francese, e di quanto fosse simpatico, intelligente, divertente e perfetto sotto ogni punto di vista.
Talmente perfetto da trasformare Cas (il tranquillo, taciturno Cas) in un’allegra macchinetta parlante con una semplice telefonata la quale lo avvisava che sarebbe arrivato a fargli visita in occasione delle vacanze di primavera.
Probabilmente a quest’ora Castiel l’aveva già recuperato dall’aeroporto ed erano andati in giro, probabilmente in qualche Cafè davanti ad una coppa di gelato. Dean scacciò dalla propria mente quell’immagine raccapricciante. Forse Cas chiamava per invitarlo a raggiungerli. Beh, per quel che lo riguardava, conosceva modi migliori di trascorrere la serata al posto di trovarsi insieme al suo migliore amico e alla sua presunta cotta e reggere il moccolo.
Una parte ancora razionale del cervello di Dean gli diceva che si stava comportando come un perfetto idiota. Non aveva senso riservare a Cas il trattamento del silenzio. Era vero che, a quanto pare, Cas si era dimenticato di menzionare questo Balthazar, per il quale era palese avesse una cotta di quelle sensazionali. Ma Dean credeva che sei anni di amicizia significassero qualcosa. Erano stati compagni di classe alle medi e alle superiori; era stato lui a difenderlo Cas dai bulli in seconda media; era stato Dean ad incoraggiare Cas ad entrare al club di nuoto, ed era per lui se ne faceva parte; diamine, Dean gli aveva rivelato segreti di cui solo Sam era a conoscenza. E c’erano delle volte in cui non c’era neanche bisogno che dicesse nulla: Cas in qualche modo capiva il suo stato d’animo, anche se questo suo comportamento l’aveva messo a disagio in diverse occasioni, specie quando il moro faceva dei commenti troppo personali con se fosse una cosa assolutamente naturale. Oppure quando il suo sguardo indugiava un po’ troppo su Dean.
E insomma, Dean si sentiva un po’ tradito. E forse, solo forse… era geloso di questo Balthazar che aveva ottenuto il cuore di Castiel con così tanta facilità. Non che si aspettasse chissà cosa da loro, tenersi per mano e guardare drama coreani alla TV. Assolutamente no. Non era così che agiva Dean. Eppure, quella sgradevole sensazione alla bocca dello stomaco non voleva andarsene.
Dio, era patetico. Se Sam avesse potuto vederlo l’avrebbe preso in giro per l’eternità.
Lo squillo insistente del campanello lo riportò bruscamente alla realtà. “Dean? Sei a casa?”, giunse ovattata la voce di Cas.
Per un lungo istante Dean prese in considerazione l’idea di fingersi assente. Quando il campanello riprese a suonare, però, era già in piedi e stava aprendo la porta d’ingresso. Cas era lì in piedi sotto la luce del portico, un’espressione preoccupata sul viso.
“Non sei venuto agli allenamenti.”, fu la prima cosa che disse, e Dean sollevò un sopracciglio. Davvero? Era venuto fin qui solo per dirgli questo? pensò infastidito.
“Ah già…”, disse portandosi una mano dietro la nuca e assumendo l’espressione dispiaciuta più convincente di cui era capace. “Sono rimasto indietro coi compiti e la prossima settimana c’è il compito in classe di matematica. Cos’è, ti sono mancato?”
Cas non rispose e si limitò scrutarlo con lo sguardo.
“Perché non rispondevi alle mie chiamate?”, domandò ancora.
“Scusami. Telefono scarico.”
Dall’occhiata che gli rivolse Castiel, Dean capì che non se l’era bevuta. E che con tutta probabilità non si era bevuto neanche la balla di prima.
“Posso entrare?”, chiese.
Dopo un attimo di esitazione, Dean si spostò di lato e Cas entrò. Si diressero verso la camera di Dean in silenzio, e solo una volta dentro Dean parlò: “Balthazar è già arrivato?”
“Sì. Gabriel è andato a prenderlo all’aeroporto.”, rispose Cas.
“Ah.”, disse Dean annuendo. E si disse che poteva smetterla qui, lasciar cadere il discorso e parlare di qualcos’altro. Non aveva senso continuare a torturarsi gratuitamente. Ma quando aprì di nuovo bocca la frase che uscì fu: “Credevo che saresti andato tu. Voglio dire, non vedevi l’ora che arrivasse, non parlavi d’altro da giorni.”
Castiel reclinò la testa di lato in quel suo modo caratteristico, come se stesse tentando di svelare qualche arcano segreto nascosto nelle parole di Dean. Per quanto lo riguardava, non c’era niente di implicito o misterioso.
“Dove vuoi arrivare, Dean?”, chiese.
Perché doveva fare finta di non saperlo? “Tu e Balthazar, Cas. Non l’ho ancora conosciuto, ma da come ti esalti quando parli di lui sembra che questo tipo sia George Clooney, o Kevin Costner”, e mosse le mani in aria come per sottolineare le sue parole. “Quindi, sì, se stavi aspettando la mia approvazione, o che so io, vai pure, tigre. Tanti auguri di fortuna e felicità, e le solite cazzate.”
Castiel non rispose. Continuò a fissarlo con un’espressione confusa, come se Dean gli si fosse rivolto parlando in una lingua straniera. Quel silenzio si protrasse per un periodo di tempo che a Dean sembrò infinito, e il biondo si sarebbe volentieri preso a calci per aver parlato troppo. O preso a calci Cas per non parlare affatto e continuare a guardarlo con quella sua stupida faccia.
“Dean”, cominciò Cas, scadendo bene le parole. “Se ho inteso bene le tue parole, tu credi che io provi qualcosa per Balthazar. Ma non è così: è solo un vecchio amico di famiglia, come ti ho già detto.”
 “Mi è difficile crederti, considerato il modo in cui parli lui.”, ribatté Dean, scuotendo la testa. “Senti, perché non mi dici per quale motivo sei…”
Il resto della frase andò perso, perché l’istante successivo Castiel lo stava spingendo senza troppi complimenti contro il muro e premeva le labbra contro le sue.
All’inizio Dean fu troppo scioccato per fare alcunché. Alla fine, il suo cervello tornò a funzionare e gli confermò che quello era davvero Cas, che il suo corpo caldo era davvero premuto contro il suo e quelle erano le sue labbra che si muovevano divinamente contro quelle di Dean. Appena Dean fece per baciarlo a sua volta, Cas si staccò.
“Questo basta come conferma?”, domandò.
Diavolo sì, pensò Dean. Invece, catturò nuovamente le labbra di Cas, sentendo un brivido corrergli lungo la schiena. Cas emise un suono gutturale dal profondo della gola e portò una mano sulla sua guancia e l’altra a scompigliargli i capelli. Dean, al canto suo, sembrava non sapersi decidere, e alla fine si risolse a far correre le mani lungo la schiena del compagno.
Per un po’ la realtà di Dean si restrinse a Cas: al sapore delle sue labbra, alla sua lingua che premette gentilmente sulle sue labbra in una muta richiesta d’accesso (e che Dean esaudì prontamente), ai suoi fianchi che si muovevano contro i suoi. Era talmente preso da queste sensazioni che non si accorse che Cas lo stesse spingendo verso il letto finché non lo urtò con il retro delle ginocchia e un’istante dopo giaceva supino, improvvisamente a disagio senza il corpo caldo di Cas premuto contro il suo. Fu una separazione breve, dal momento che Cas lo raggiunse un attimo dopo.
“Geez Cas, non mi porti a cena prima?”, rise, tentando di mascherare l’emozione e la trepidazione nella sua voce.
“Dopo.”, disse Cas, scendendogli a baciare il collo.
 






 
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