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Autore: blue_panda    08/09/2015    0 recensioni
Un Damon che dopo l'addio di Elena rischia di tornare quello di prima, quello spietato e che rischia di perdersi. Cosa potrebbe succedere se scoppiasse una nuova crisi e lui incontrasse una ragazza che sente di dover proteggere come una sorella minore? Certo non in grado di riempire il vuoto lasciato da Elena, ma forse di rendere più sopportabile l'attesa.
Attenzione!! Io tifo per Delena e il nuovo personaggio non sostituirà Elena, avrà rapporti completamente diversi con Damon!!!
Genere: Azione, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Damon Salvatore, Klaus, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Angolino Autrice: prima del capitolo credo di dovere a tutti delle scuse immense per non aver pubblicato prima, e per questo sono molto molto dispiaciuta!! Purtroppo però non ho avuto internet e pochissimo tempo per questo sono riuscita, nei ritagli di tempo( 10 min) o cose così a mettere insieme un capitolo spero decente... Chiedo ancora scusa!!! Bene.spero apprezzerete il capitolo e per chi vuole ci sentiamo sulle recensioni:)


AL DI LÀ DEL MURO

È il rumore della pioggia che batte sui vetri a svegliarmi. E per pioggia non intendo un pioggerella ma un vero e proprio acquazzone, completo di tuoni e fulmini. Cerco di ignorare il tutto, ma il mio udito super sensibile di certo non aiuta, così decido di alzarmi. Beh tutto sommato sono le 10.30 di mattina, quindi non è così presto.
Mi vesto e scendo in cantina per una sacca di sangue. Quando torno di sopra in soggiorno trovo mio fratello: è bagnato e ha addosso l'odore del bosco. Credo sia andato a trovare Bambi questa mattina... E di certo non per fargli una foto. 
"Ciao, si è già svegliata di sopra?" Mi chiede. Probabilmente pensa che sia sveglio da un po'. "In realtà mi sono appena alzato... Se vuoi vado a controllare mentre tu ti dai una sistemata! Anzi Stefan forse non dovresti, questo look ti dona, anche i capelli sono meglio del solito." Con un grugnito sparisce di sopra, lasciandosi una scia di bagnato dietro. "Poi ovviamente asciughi tu!" Gli urlo mentre salgo le scale. 
Quando arrivo davanti alla porta di camera mia mi fermo un attimo ad ascoltare per sentire se é già sveglia. Dentro è silenzioso e niente si muove. Il suo respiro è regolare. Probabilmente sta ancora dormendo... Facile viste le ferite che aveva, poi ieri sera era molto stanca e non credo dormisse da un po'. A questo punto dovrei fare marcia indietro e tornare tra un po', ma sono troppo curioso. Cioè non nel senso che la voglio vedere dormire, ma quello che voglio è capire cosa provo per lei, come mai la voglio proteggere. 
Così apro un po' la porta e guardo dentro. Per un attimo mi blocco: sul letto non c'è nessuno! Impossibile, la sua gamba è rotta e di certo non può essersi mossa. Poi però scorgo una figura sulla sedia di fronte alla finestra che guarda fuori. È perfettamente immobile. Alla fine decido di avvicinarmi per vedere cosa sta facendo, anche perché non ho mai visto qualcuno stare così immobile, nemmeno un vampiro. 
Quando mi avvicino vedo ai suoi piedi il suo famoso zaino... Effettivamente lo avevo portato in camera ieri sera, è suo ed é giusto così. Sul tavolino vicino alla sedia c'è tutto il contenuto. Tutto è perfettamente allineato e in ordine, sembra quasi abbia fatto l'inventario. Ci sono cinque pugnali finemente lavorati e la cintura dove metterli, tre spade a scatto (premendo un bottone la lama esce) e due bastoncini in ferro che sembrano due bacchette cinesi. Peccato che abbiano un lato affilato come una lama. E poi c'è la famosa foto. 
Ma il suo sguardo è perso fuori dalla finestra, apparentemente concentrato sulla pioggia che cade. Dico apparentemente perché tra le mani ha una spada, di quelle serie: l'elsa è finemente lavorata e sembra fatta apposta per la sua mano e la lama si allunga snella e affilata. Trasmette un senso di leggerezza  e di armonia. Provo quasi l'istinto di impugnarla. 
Per terra c'è qualcos'altro che non riesco a vedere bene perché è coperto dalle sue gambe. 
"Buongiorno, malinconici? Mi piacerebbe sapere come hai fatto ad arrivare qui, la tua gamba è rotta. E non ci sono dubbi." Lei si gira e mi guarda, e quello che trovo nei suoi occhi va oltre la malinconia. È dolore e ricordi e rimpianto. Comunque mi fa un mezzo sorriso e mi risponde:"Diretto come al solito, eh? In ogni caso la pioggia mi ricorda alcuni avvenimenti della mia vecchia vita, alcune cose che sono successe... E per arrivare qui ho usato questo!" E mentre lo dice alza la cosa che prima non riuscivo a vedere bene: è un bastone di legno. Nella mano destra impugna ancora la spada. Mi siedo sulla sedia accanto e chiedo:"Non hai mica intenzione di andare a caccia di vampiri con quella, vero?"
"Stavo giusto pensando di fare qualcosa questo pomeriggio" 
Vedo di nuovo un sorriso sulla sua faccia, ugualmente triste e rassegnato come tutti gli altri. "Dai, ti porto qualcosa da mangiare, Stefan dovrebbe aver preparato qualcosa in cucina" 
Lei non dice niente e torna a guardare fuori dalla finestra. I suoi occhi oggi sono opachi e completamente persi nei suoi pensieri. E di certo nessuno può seguirla. Forse se la conoscessi meglio e sapessi di più del suo passato. Così lascio la stanza e vado in cucina a prenderle la colazione. 
Quando torno davanti alla porta della stanza però mi accorgo che c'è qualcosa non va. L'odore e il rumore della pioggia è più alto del normale. Spalanco la porta e la prima cosa che noto è che la finestra è spalancata. La seconda che la sedia dove era seduta prima è vuota. Sul tavolo, in mezzo alle armi, tenuto fermo dalla foto per non lasciarlo volare via, c'è un foglio piegato. Lì vicino una penna, probabilmente quella che ha usato per scrivere. Deve aver avuto tutto nello zaino, perché non ha chiesto o preso carta e penna. Mu avvicino ancora e noto che in realtà i biglietti sono due: uno è indirizzato ad una certa Samantha, l'altro a me. Mentre lo prendo in mano sento la preoccupazione salire: perché se ne è andata? E soprattutto perché ho sul tavolino un biglietto per un'altra persona? Osservo la scrittura così elegante e ordinata. Ma poi leggo le parole e ho un sussulto:"Per Damon. Non ho cambiato idea riguardo a quello che ho detto la prima volta che ci siamo incontrati. Credo comunque sia giusto ringraziarti, soprattutto perché in te ho visto un amico, perché tu hai saputo vedere oltre. Nessuno c'era mai riuscito prima. Mi dispiace. Ho un ultimo favore da chiederti: vorrei che tu spedissi questo foglio assieme alle mie armi a New York, dove vive mia sorella. Ringrazia anche Stefan da parte mia." Sussulto perché questa non è solo una lettera d'addio come vuole far sembrare, ma sono le sue ultime disposizioni. Ecco perché ci ha raccontato cosa era, ecco perché non ha mantenuto il segreto, ecco perché non aveva paura. Se l'avessimo uccisa prima non sarebbe cambiato niente. Questo perché lei non aveva intenzione di sopravvivere. La veridicità di questo mio pensiero mi colpisce come un fulmine e so, sono convinto, che devo fermarla. È per questo che a velocità vampira sono fuori casa e sotto la pioggia comincio a cercarla. 
Non dovrei sentirmi così angosciato, ma la verità è che non ci penso neanche. L'unica cosa a cui penso è riuscire a fermarla, perché in realtà questo gesto disperato è la dimostrazione che come me non sa cosa fare per andare avanti, che non pensa di riuscire ad affrontare il suo dolore. E credo sia proprio perché anch'io mi sento così perso e solo che la cerco così attivamente. Perché io e lei in fondo non siamo così diversi. Il dolore, la malinconia, il rimpianto, la solitudine... L'unica differenza è che ho quasi duecento anni e lei invece sono pronto a scommettere che non ne ha di più di venti. Io riesco a vedere la fine del tunnel, lei no. Io so che il dolore dopo un po' si attenua, lei no. Perché la vita va avanti e, anche se perdiamo dei pezzi per strada, noi con lei. Però bisogna essere pronti a lasciarsi andare tutto alle spalle. E questo non é facile, nemmeno per me è so che ci vorrà tempo, probabilmente molto tempo. Lei non lo sa, come può? Ed è per questo che mi sento in dovere di aiutarla, perché quello che sta per fare potrebbe essere il peggior errore della sua vita, errore che probabilmente commetterei anch'io se avessi qualche decennio in meno. Perché dal suicidio non c'è ritorno né possibilità di rimediare.

La cerco ovunque è ormai ho quasi perso ogni speranza quando sento il suo respiro, regolare e apparentemente tranquillo come sempre, ma c'é una nota di ansia che riesco benissimo a percepire. Tutti abbiamo paura della morte, persino chi la cerca. Infine alzo la testa e la vedo: è in cima al campanile, sul bordo del cornicione. Anche lei, come Katherine  vuole saltare dal campanile, la differenza é che lei non ha paura e non volta la schiena al vuoto, ma lo guarda con sfida. Sta per staccarsi dalla parete e lasciarsi cadere, ma io sono già sul campanile, poco distante da lei.
La pioggia continua a scendere non accennando né a smettere né a calare e siamo tutti e due fradici. Ma, nonostante non sia in alcun modo interessato, non posso fare a meno di notare che è molto bella anche così bagnata e fragile. Fragile perché nei suoi occhi il suo dolore e il suo passato sono presenti più che mai. Potrebbe dare l'idea di un pulcino bagnato, se il suo sguardo non contenesse anche quell'oscurità e quella consapevolezza. Quell'enorme ferita che non può essere guarita da nessun bendaggio o medico. Decido di fermarmi un po' distante. 
"Fermati!" È la cosa più idiota che potessi dire, una di quelle che dicono tutti nei film e nei libri. Lei di volta e, come questa mattina, vedo che è stupita dal mio arrivo: non se l'aspettava. 
"No, Damon. Fermati tu, io ho fatto la mia scelta. Non mi conosci neanche bene è non sai nemmeno perché lo voglio fare. Lasciami andare." 
"Invece lo so, cioè non l'esatto motivo, ma il movente. Dolore. Sei stanca di doverci convivere. Ma pensi davvero sia la soluzione? Questa è una via di fuga, una scappatoia. Ti sei arresa." So benissimo che queste parole faranno scattare qualcosa in lei perché, ance se non la conosco bene, so che non si arrende mai. Anche ora, lei è convinta di fare la cosa giusta, nel senso che tra andare avanti e farla finita qui è meglio la seconda.
"Ah si? Tu, che pensi di sapere tutto non sai niente! Non hai idea del l'inferno in cui vivo, dove non può nemmeno piovere che mi torna in mente tutto quello che è successo. Tu non hai la minima idea di cosa io provi!" Lo vedo nei suoi occhi che ha perso il controllo, nelle sue parole che a prima vista potrebbero sembrare spavalde, ma che in realtà sono più vulnerabili che mai: se fosse in lei non direbbe niente, o farebbe qualche battuta. Di sicuro non esprimerebbe i suoi sentimenti. Questi lo so perché neanche io lo farei. E so anche non dovrei arrabbiarmi, ma alle sue parole il sangue comincia a ribollirmi nelle vene. È vero non so cosa prova, ma neanche lei sa nulla di me. E, anche se non so quanto soffra, ma il mio dolore c'è, è presente in ogni momento di ogni giorno. Quindi, per una volta, decido che mi sono frenato abbastanza e abbatto gli argini dove ho confinato tutti i miei sentimenti da quando Elena non c'è più. 
"Non so cosa provi tu, ma non sai nemmeno tu cosa provo io! Credo davvero che la mia vita sia facile? Sono circondato da ipocriti che credono di sapere tutto di me, che credono di potermi dire cosa fare. E forse lo sono anch'io in questo momento, ma per quanto dolore tu possa provare, la vita va avanti, devi lasciartela scorrere addosso e ad un certo punto non ti interesserà più" 
"Come posso andare avanti? Non hai idea, ma ho perso tutti, tutti: mia sorella, i miei amici, la mia libertà, la mia salvezza. Non ho più niente se non ricordi e non é vero quando ti dicono che ti rimangono impressi quelli più belli. Restano solo quelli brutti e io continuo a riviverli uno dietro l'altro. E non mi consola neppure pensare che sono in un posto migliore perché io non potrò mai raggiungerli. Sono sola." 
Attraverso la pioggia vedo che ora sta piangendo. Delle lacrime scorrono lungo le sue guance e dovrei cercare di consolarla forse, invece di urlarle addosso. Ma ormai non è la sola ad aver perso il controllo. 
"Invece capisco, e proprio perché capisco so quello che provi. Come pensi possa stare dopo aver perso la persona che più ho amato in tutta la mia vita? E la cosa più brutta è non ho potuto fare niente per salvarla. Pure ora non posso fare nulla! Mi hanno incastrato." Mentre dico queste parole mi avvicino un po' lentamente. 
"Tutti credono di poter vedere oltre, tutti credono di poterci dire cosa fare. Ma la verità è che siamo i soli a vedere veramente, a capire cosa c'è dietro una battutina o ad una risposta sarcastica. Ma quello che vuoi fare è fuggire e se c'è una cosa che non facciamo mai Ailynn é fuggire." Ormai le sono di fronte. I suoi occhi sono pieni di lacrime non versate per troppo tempo che cerca ancora di trattenere. Vedo la sua angoscia, la sua paura e decido di fare uno dei passi più importanti della mia vita. La abbraccio. 
Potrebbe sembrare un gesto comune, ma per lei so benissimo cosa significa. Le ho appena dato la certezza che qualcuno si preoccupa per lei, che qualcuno l'aiuterà, che non sarà più sola. All'inizio rimane rigida, poi si rilassa e la sento piangere contro il mio petto. 
L'ironia della scena è che potrebbe sembrare romantica, ma in realtà il momento va oltre l'amore. E non solo per lei. Anch'io ho appena deciso di fidarmi di lei. 
Insieme abbiamo deciso di guarirci l'un l'altro, senza pretese, senza secondi fini. Perché lei sa di non essere l'unica spezzata. Lo ha visto nei miei occhi, ne sono sicuro perché un dolore come il mio o il suo si può nascondere solo a persone cieche, che non capiscono.
Quando si allontana sono certo che ha visto alcune lacrime sfuggire al mio controllo. Non é stata l'unica ad abbassare tutte le difese. Ma quello che è successo quassù rimarrà qui, perché nemmeno lei ha intenzione di far sapere nulla a nessuno. Inoltre capisce meglio di chiunque altro cosa è successo sia a me che a lei. 
Ora a smesso di piangere e quando mi guarda mi sorride e anch'io le sorrido di rimando. Non sono veri sorrisi, ma questo è il punto di partenza. Già di partenza, perché ora  siamo in due a lottare, perché non siamo più soli e soprattutto perché sappiamo che l'uno aiuterà l'altro e viceversa. Il nostro abbraccio quassù ha confermato ciò che avevamo entrambi già visto ma che non volevamo illuderci di avere: una persona che si cura di te, che ti capisce e vede oltre le semplici battute, che prova il tuo stesso dolore.
Alla fine la prendo in braccio perché, nonostante la gamba stia notevolmente meglio, ancora non regge il suo peso e la riporto a casa. E per casa non intendo solo casa mia, ma anche sua da ora. Quando la sollevo non posso fare a meno di notare che non pesa praticamente nulla. È magra, vero, ma non così... 
"Pesi davvero poco.." Le faccio notare. Lei si limita a sorridere e a scuotere la testa:"Diciamo che è una questione di struttura." Decido di lasciar cadere il discorso per ora, anche perché siamo bagnato fradici e lei ha freddo. Non lo dice perché è troppo orgogliosa e non vuole mostrare debolezze. E perché sa di averne mostrate fin troppe oggi.
Anch'io mi sento strano: per la prima volta dopo tanto tempo ho aperto una parte di me a qualcun altro. In realtà non è proprio corretto, è lei che ha tirato fuori questa parte di me. È come se l'avesse risvegliata ed io, dopo aver avuto la certezza della sua comprensione, mi sento molto più sollevato e libero. Sento che il peso che porto non è più solo mio e so che anche per lei è così. Credo sia in quel momento che decido di ripromettermi di aiutarla e stare vicino. Come un amico. Anzi un fratello. E da qual momento lei, per me, diventa mia sorella. 
   
 
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