Anime & Manga > Kinnikuman
Segui la storia  |       
Autore: vermissen_stern    09/09/2015    2 recensioni
Sono passati quattro mesi dal matrimonio disastroso in cui Kid Muscle e Kevin Mask hanno quasi dato la vita per poter redimersi da una accusa infamante. Robin Mask a breve diventerà padre per la seconda volta, mentre Warsman ha preso la sua decisione di allenare il cugino di Kevin alle tecniche di famiglia. Ed i ragazzi della Muscle League hanno deciso di prendersi una vacanza dopo la Corona Chojin... il punto è: quanto a lungo potrà durare tutto questo? ed il matrimonio è davvero la cosa giusta da fare?!
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kevin Mask, Kid Muscle, Nuovo personaggio, Robin Mask, Warsman/Lord Flash
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Reignite '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Da dove si trovava aveva un’ottima visuale di tutta Amarantine, e poteva veramente constatare che quella città era un autentico gioiello. Attualmente Warsman si trovava in un albergo a quattro stelle, il più vicino alla cima della rocca dove era presente il Tempio della Costanza, e dalla finestra bifora poteva osservare buona parte della città e del deserto che la circondava ora baciato da un ancora prematuro tramonto.

I caldi raggi solari si stavano tingendo di rosa, e i suoi riflessi si stagliavano sulla sabbia del deserto tingendo le dune di un rosa simile a quello del quarzo e facendo brillare di luce tenue le guglie dorate dei palazzi sottostanti a dove si trovava lui. Non che tutte le strutture fossero rivestite d’oro, i palazzi più bassi sembravano essere ricavati dalla roccia rosea della rocca stessa, ma la cosa peculiare di quel prezioso metallo era di non arroventarsi durante le calde giornate e di rimanere sempre freddo come se fosse immerso nelle gelide acque di un mare artico. Lasciando dunque l’interno di ogni edificio sempre fresco.

L’oro amazzoniano era fatto così, e per quanto fosse svalutato nel resto della galassia il suo valore nel pianeta natale aveva la stessa importanza del ferro e del rame. Di importanza vitale dunque, anche perché quel metallo luccicante aveva la proprietà di tenere alla larga i giganteschi vermi della sabbia dato che, era risaputo, quelle stupide bestie avevano la vista di una talpa e i bagliori intensi davano loro un forte mal di testa. Magari era anche per questo che erano sempre di cattivo umore? In quello stesso momento potè vederne un paio saltare tra le dune del deserto con la stessa grazia e potenza di una megattera nel cuore dei freddi oceani terrestri… finendo poi per inzuccarsi a vicenda con un urlo beota e decisamente assordante.

Quella scenetta lo portò a sorridere lievemente sotto la sua maschera integrale, l’unica cosa che indossava al momento dato che il resto del suo vestiario era composto unicamente da un candido accappatoio, ma questo non bastò comunque a stemperare l’inquietudine del loro prossimo incontro nel tempio che dovevano per forza di cosa visitare. La situazione era iniziata già in modo pessimo fin dal loro primo arrivo in città, venendo addirittura arrestati per disturbo della quiete pubblica e rissa aggravata, ed in effetti quest’ultimo punto non era poi tanto discutibile dato che lui e la marchesa Lancaster avevano continuato a litigare dentro quella fontana anche ad autorità sopraggiunte, e dopo essere stati portati nella prigione ecco che il loro numero si era notevolmente dimezzato.

Il motivo del perché fuori dalla galera restavano solo lui, il suo pupillo e Check Mate oltre che ad Emerald stessa? A dir la verità stentava ancora a crederci… più dell’abuso di potere che era stato fatto.

 

“Non potete tenerci qui!!” sbraitò giustamente il principe dei kinnikku prendendo le sbarre della sua cella con ambo le mani “con quale diritto ci tenete qui dentro?! Ci siamo solo rinfrescati in una fontana, non distrutto l’intera piazza che tra l’altro non aveva neanche un chiosco delle bibite!”

In effetti la polemica di Kid Muscle non era fondata sulla pura banalità quanto sull’effettivo fatto che le loro gesta, appena giunti nella città di Amarantine, non erano state poi così clamorose da meritare il pugno duro. Ma a quanto pare per le presunte guardie effemminate, quelle armature dorate non lasciavano intendere quale fosse effettivamente il loro sesso e il loro elmo a forma di testa di leone distorceva la voce rendendola atona e insensibile, sembrava non fare nessunissima differenza il fatto di avere un re e un principe di un pianeta famoso o il fatto che il gruppetto avesse fatto una entrata in città un po’ chiassosa.

Pertanto il giovanotto dovette per forza di cose calmarsi e lasciar perdere di strattonare una cancellata che non voleva aprirsi, mettendosi a sedere sulla brandina anche grazie agli ammonimenti del suo allenatore.

“è inutile alzare la voce con questi tizi, ragazzo mio… temo che non ci rilasceranno così facilmente. Anche se è vero che non abbiamo fatto nulla per meritarci questo”

Il folletto si ritrovò a sospirare pesantemente mettendosi dunque a sedere sulla propria brandina, avendo ormai capito che quelle guardie stavano agendo per qualcun altro ben al di sopra delle comuni autorità della città. Come se non bastasse l’intero gruppo non era stato rinchiuso in un’unica cella ma in piccoli gruppetti avevano occupato le gabbie presenti lungo il corridoio, senza contare che Emerald Lancaster non era ancora ritornata dall’ufficio dello sceriffo del distretto e questo poteva voler dire altri guai in arrivo così come una possibile negoziazione di un loro possibile rilascio. Ma a parte questo piccolo dettaglio tecnico il sospetto che nutriva Meat si stava insinuando anche negli altri membri della League, e la loro prigionia doveva essere per forza di cose l’ennesimo ostacolo alla loro scalata per la vittoria. Potevano raccontarla come volevano, le care sacerdotesse, ma già il fatto di farli penare lungo il tragitto per ogni tempio era un pratico esempio di volerli demoralizzare prima di ogni incontro cruciale.

dumm wachen! Scommetto che la sacerdotessa di questo covo di matti starà pensando a qualche stupido piano per intralciarci nel mentre che noi siamo qui a fare la muffa!”

A pochi passi da dove erano tenuti la famiglia reale dei Muscle, con l’anziano re che fino a quel momento aveva russato della grossa sulla propria brandina, il giovane Jeager dette un calcio contro le sbarre della propria cella con l’unico intento di smaltire la frustrazione in eccesso. Il metallo si deformò, senza però cedere, al pesante colpo del tedesco, che avrebbe preso anche a testate il muro ma era meglio non rischiare visto che non aveva più il proprio casco, e per quanto il suo compagno di cella avrebbe ben volentieri voluto ricordargli di avere un po’ di decoro decise comunque di rimanere in silenzio.

Check Mate lo nascondeva bene, il suo lato gentiluomo gli imponeva una certa etichetta, ma anche lui iniziava a stancarsi di tutte quelle inutili beghe che non facevano altro che aumentare il malcontento e le tensioni all’interno dei membri della Muscle League. Stava anche iniziando a pensare per quanto ancora l’intero gruppo sarebbe rimasto unito prima di iniziare ad esasperarsi per tutta quella faccenda, senza contare che già gli sposi per conto loro erano tesi come corde di violino pronte ormai a spezzarsi, prendendo dunque in considerazione l’idea di mollare tutto dato che il trattamento che stavano ricevendo era pure peggio di quello ricevuto durante la Corona Chojin. Per quanto questo potesse essere un pensiero alquanto ripetitivo, soprattutto per una persona esterna al gruppo, per il lottatore del Principato di Monaco era chiaro che si trattava di una questione tanto delicata quanto cristallina. Una matassa logorante e sfibrante, con la capacità di insinuarsi nell’intero gruppo come un cancro con l’intento volontario di farli cedere e dunque lasciar decadere l’impresa di ottenere un divorzio tanto assurdo, eppure tale veleno andava a scontrarsi con la determinazione di ferro dei due sposi per quanto loro stessi fossero il fulcro di un certo disagio per l’intera squadra.

Il consueto giro di pensieri cupi, del genere che ormai tutti quanti formulavano, si interruppe nell’esatto momento in cui la porta della prigione non si aprì per far entrare un paio di guardie che, a quanto pare, non erano da sole nell’incedere a passo lento lungo il corridoio.

Il clangore metallico dei loro passi destò l’interesse dei prigionieri, compreso re Suguru che si svegliò dal suo sonno pesante, ma solo Check Mate riconobbe il terzo uomo dall’incedere lievemente strascicato tanto da ritrovarsi a irrigidirsi momentaneamente per la sorpresa forse non del tutto piacevole.

“allora signori cari, trovate di vostro gradimento il soggiorno? Bwah-ahaha!”

E se solo il lottatore gentiluomo lo aveva riconosciuto già dai suoi passi tutt’altro che incerti, gli altri riconobbero chi li stava sbeffeggiando dalla sua voce rauca e distrutta dalla furia del sole californiano.

“Eh…? Sunshine…?!” borbottò King Muscle avvicinandosi alle sbarre della propria cella “ma non è possibile… tu non dovresti essere, come dire… un po’ morto?”

Quelle parole impastate e noncuranti, tipiche dell’anziano regnante ancor prima che diventasse un famoso lottatore, toccarono l’animo del nuovo venuto in modo molto vivo dato che non ci pensò due volte a scansare le guardie che gli ostruivano la strada e palesarsi definitivamente di fronte ai prigionieri con fare alquanto aggressivo. Brandendo con entrambi le mani le robuste sbarre in acciaio della cella dei Muscle, per digrignare sdegnato alla loro superbia quasi infantile fin tanto da spaventarli.

“razza di vecchio deficiente!” sbraitò l’anziano akuma chojin alto più di tre piedi e vestito di un vecchio spolverino che nascondeva in parte il suo corpo ingiallito dal sole… almeno stando a quello che credevano i giovani d’oggi “ti devo forse ricordare chi ha il coltello dalla parte del manico, ora?! Bah… sempre a sparare scemenze, voi Muscle. Anche da vecchi ritardati!”

“Non intendeva offenderti! Non intendeva offenderti!!!” urlò disperato il figlio del re, mentre faceva da scudo involontario al proprio padre “ti prego di lasciarci andare e di non avvicinarti troppo! Sei così brutto da vicino che rischio di farmela addosso!!”

Le parole concitate del giovane principe non fecero altro che far innervosire ancora di più un già irritato Sunshine, che giustamente ruggì in risposta agli strilli spaventati dei due kinnikku che ben portarono Meat a massaggiarsi la tempia con una mano, ma tutta quella assurda scenetta caotica decisamente non piacque agli ultimi due abitanti di quelle celle decisamente scomode. Tanto da voler far sentire anche la loro di voce.

“Ehi, nonnetti! Se avete finito di bisticciarvi il pannolone pulito direi che dobbiamo tornare alla questione principale di questa visita”

Con il suo proverbiale tatto Kyle Mask era riuscito a far dimenticare ai presenti l’inutile discussione appena iniziata per potersi dunque concentrare su qualcosa di più concreto. Inutile dire che, con il suo stile irriverente, il lottatore di origini inglesi aveva dunque attirato le attenzioni di un già furioso Sunshine… e nonostante tutto parve non importargli molto della ramanzina che gli fu fatta.

“fai a meno di dare aria alla bocca, giovanotto! Qui avete niente meno che il sommo diacono del Tempio della Costanza!” lo disse con voce aspra nel mentre che si avvicinava al lato opposto delle celle dove erano tenuti i kinnikku molesti “e guarda caso sono giunto fino a qui per tirare fuori da questo buco umido chi può essere idoneo a parlare con i miei signori. Ma lasciate che ve lo dica, siete talmente patetici che, a parte il tuo allenatore e la sua donna per motivi logici, a mio avviso potete starvene rinchiusi qui  in eterno!”

A quelle minacce non giunse risposta dal giovane atleta, così come nessun’altro chojin presente decise di proferir parola, neppure Check Mate rimasto in un glaciale silenzio fin dalla comparsa del suo vecchio maestro, ma stranamente bastò lo sguardo di Warsman a decretare la fine di qualunque altra scemenza inutile.

Il russo si era posizionato in fondo alla cella che condivideva con il suo pupillo, con la schiena appoggiata al muro e le braccia incrociate in petto scrutava con sguardo selvatico l’improbabile diacono standosene all’ombra della propria posizione. Solo gli occhi dalle iridi tinte di rosso scrutavano l’ambiente malsano in cui era stato rinchiuso, e la ferocia che riusciva a trasmettere all’anziano Sunshine fu sufficiente a farlo desistere da insultare pure l’ex membro della Muscle League.

“Attento, morde”

Disse ironicamente Kyle, dopo una breve occhiata al proprio allenatore ormai decisamente stufo di essere trattato come una bestia sia dalle stramaledette autorità sia da chi stava cercando di riallacciare i rapporti anche se quest’ultima continuava a fare l’altezzosa. Stava ancora guarendo dalle ferite dell’ultimo scontro avvenuto sulle gelide montagne di Esto Gaza, e il trattamento ricevuto dalle guardie, nel momento in cui provò a ribellarsi mosso dall’esasperazione all’assurdo trattamento offerto dalla polizia, fu talmente violento da beccarsi delle ginocchiate allo stomaco e delle bastonate capaci di riaprirgli certi tagli profondi. Ovviamente non ci furono parole di conforto per lui da parte di tutto il gruppo, neppure da parte di Emerald che decise di risistemarsi gli occhiali scuri sugli occhi come a volersi estraniare dal mondo in un moto tanto istintivo quanto ben voluto, non le piaceva vederlo maltrattato ma era dell’idea che continuare ad ignorarlo era la cosa giusta per lui, e l’unico che lo aiutò ad alzarsi una volta che fu sbattuto in cella fu il suo stesso allievo.

Da allora non una parola, ma il suo sguardo era identico a quello di un lupo in gabbia tanto da portare Sunshine a deglutire e ad allontanarsi di un paio di passi da li prima di borbottare la sentenza definitiva della sua visita.

“Ehm… bene allora! La somma sacerdotessa del Tempio della Costanza mi ha incaricato di scegliere i lottatori più attraenti affinchè possano presentarsi domani a mezzogiorno al loro appuntamento” disse dunque il golem ormai decadente, sistemandosi meglio lo spolverino “darò le mie indicazioni allo sceriffo non appena avrà finito di chiacchierare con la ragazza, ma vi posso assicurare che non otterrete grandi risultati!”

Sunshine se ne andò via dalla prigione, con sommo sollievo dei Muscle, senza aggiungere altro facendosi unicamente seguire dalle precedenti guardie in armatura dorata e ignorando le occhiate attonite dei poveri prigionieri trattenuti li da una giustizia alquanto severa.

Non dette una occhiata neppure al suo ex allievo Check Mate, defilandosi silenzioso e scrutando unicamente il corridoio che aveva di fronte, dando quasi l’idea al lottatore del Principato di Monaco di volerlo ignorare quasi per non vedere una sua qualche emozione in viso.

L’ex lottatore lo aveva allenato anche a livello caratteriale, perché se non doveva mostrare dolore sul ring altrettanto doveva fare fuori, ma non avrebbe saputo dire se Sunshine fosse al momento deluso perché aveva abbracciato la Muscle League oppure speranzoso che il suo vecchio pupillo se la cavasse… non era così empatico da capirlo.

Per quanto riguardava Check Mate tuttavia, lo strano miscuglio di sensazioni che provava in petto ancora non sapeva dargli un nome.

Ma una cosa la sapeva bene, se il vecchio golem fosse sceso sul campo di battaglia  allora in molti si sarebbero trovati in seria difficoltà. Che fossero in pochi o l’intero gruppo.

 

Ed ora eccolo li a sorseggiare un bicchiere di vodka con ghiaccio e menta standosene pigramente appoggiato, quasi seduto, al davanzale dell’elegante finestra scrutando quel paesaggio che ora non faceva più tanta paura. Era a dir poco una assurdità che solo due individui potessero difendere l’onore dei due futuri divorziati, rispettivamente Check Mate e Kyle erano gli unici usciti di prigione in base al loro aspetto fisico attraente secondo gli standard i quei folli cuktisti presenti nel tempio, ma quantomeno erano già in due e il servizio offerto loro una volta scarcerati era stato a dir poco impeccabile. E Warsman era troppo stanco per rinunciare a concedersi qualche coccola pensando che magari si trattava di una ennesima trappola, quindi che male c’era a rilassarsi un po’ prima che l’ennesimo inferno si scatenasse sulla terra?

– Ah… vedo che ti sei messo comodo! Stai scrutando semplicemente l’orizzonte oppure stai aspettando che Hammy ritorni dal suo shopping compulsivo?!–

Ad interrompere la sua linea di pensieri ci pensò il giovane Mask di ritorno dalla palestra presente all’interno dell’albergo, i due dividevano lo stesso appartamento per VIP, dallo stile elegantemente persiano con tanto di narghilè e triclini pieni di cuscini ricamati di seta,  assieme all’ex allievo di Sunshine, ed il russo non se la sentì di smentire quella sua teoria anche perché effettivamente parlando non aveva tutti i torti.

Proprio come se l’oracolo avesse appena cantato potè notare la figura della Lancaster di ritorno dal centro commerciale carica di sporte e aiutata da due cordiali ancelle che l’avevano aiutata con le spese allietandole anche la giornata, a giudicare dal suo sorriso nel mentre che saliva la scalinata dell’albergo non sembrava affatto stressata, e chiaramente anche quelle due giovani Deva erano state offerte dal Tempio della Costanza. Che fosse un modo come un altro per farsi perdonare i soprusi passati in centrale non era dato saperlo, a quanto pare gli uomini del tempio erano alquanto bizzarri, ma al russo poco importava anche perché la sua attenzione era ora concentrata sul lieve senso di malinconia che lo attraversò scrutando la ragazza a sua insaputa. Incredibile come tra le centinaia di persone presenti sotto di lui, a venticinque piani di distanza, fosse comunque riuscito ad individuare la giovane donna per quanto non spiccasse affatto tra le altre donne presenti… magari si trattava di vista particolarmente affinata, oppure di semplice istinto come credeva lui.

– Da dopo l’interrogatorio che lo sceriffo ha voluto farci a turno non ha più detto una parola a momenti… immagino che voglia che tutta questa faccenda finisca al più presto per tornarsene sana e salva, e da sola, in Inghilterra – disse piano Kyle, salendo i due scalini che portavano al piccolo piano rialzato della stanza in cui era presente un Lord Flash ancora in fase contemplativa – ad ogni modo, non le hai ancora parlato, vero? –

– No… non l’ho ancora fatto – lo mormorò quasi con un sospiro, nel mentre che continuava ad osservare il paesaggio esterno – ho intenzione di darle un po’ di respiro e di riprendere il discorso una volta che ci saremmo lasciati alle spalle anche questo tempio… a quel punto sarà più che sollevata di sapere che manca poco a questo dannato divorzio–

– E cosa ti fa pensare che riusciremo a vincere anche la prossima sfida? Scusa se te lo chiedo ma non sei mai stato un maestro di ottimismo–

Il giovane allievo di Warsman lo disse con una punta di ironico cinismo, per quanto non si fosse allontanato troppo dalla realtà dei fatti, ma il maestro si voltò con sguardo decisamente serio verso il giovanotto di origini inglesi tanto da fargli notare una cosa alquanto importante.

– Noi dobbiamo vincere, ragazzo mio! Altrimenti non solo perderò ogni possibilità di comunicare con Emerald, ma non avrò neppure il coraggio di rivolgere la parola alla mia unica figlia…–  poi abbassò gradualmente la voce come se stesse parlando più verso se stesso che con il proprio allievo, distogliendo lo sguardo da lui per osservare la stanza dai muri tinteggiati di un tenue color pesca– ho già vissuto troppo a lungo nell’infamia per poter sopportare un altro colpo–

Era logico che il suo pensiero andava anche ad Alya, attualmente al sicuro sulla Terra e con tutta probabilità anche ignara del pseudo torneo in cui era invischiato, nonostante la poca loquacità Emerald aveva affermato che il marchese Lancaster era riuscito a bloccare la programmazione sul loro pianeta di origine, e il pensiero che comunque certe notizie fossero trapelate non lo faceva sentire del tutto a proprio agio. Per un breve momento si sentì uno sciocco a non aver ancora contattato la sua primogenita in quei giorni nefasti, per quanto fosse sua abitudine farsi sentire poco, sempre e comunque convinto di fare la cosa giusta, senza contare che solo in quel momento un lampo gli attraversò la testa avente il nome di “Katya”.

Sapeva che la sua ex compagna non possedeva un televisore in casa, non tanto perché non poteva permetterselo quanto perché nessuno della sua famiglia aveva l’abitudine di guardare la televisione da tanto lavoro avevano da fare ogni giorno alla fattoria… e comunque possedevano la rete internet, e per quanto fosse sicuro che ormai fosse giunta sulla Terra per assistere Alya nel parto forse aveva sbagliato a non farsi sentire neanche una volta. Aveva intimamente sperato che tutto quell’odioso torneo si sistemasse nel giro di qualche giorno ma la stavano tirando lunga, già per il fatto che domani pomeriggio avrebbero dovuto recarsi al Tempio della Costanza anziché il giorno stesso in cui erano stati scarcerati, e dunque questo particolare di far perdere loro del tempo gli stava stimolando il cervello su possibili scenari in cui sua figlia aveva ormai partorito da tempo senza riuscire a contattare il padre.

Tutti questi problemi però non avrebbero risolto il fatto che la metà di loro era attualmente in prigione, e per quanto fossero stipati dentro un albergo di lusso e coccolati dal servizio in camera con la possibilità di andare ovunque, se Hammy aveva fatto shopping Check Mate era andato nella biblioteca cittadina per fare alcune ricerche sugli abitanti del tempio, nulla toglieva che erano comunque dei topi dentro una vaschetta ben controllata dagli scienziati.

L’ultima volta si erano salvati per il rotto della cuffia, sarebbe stato così anche questa volta?

Ovviamente Warsman non poteva saperlo, pertanto, per stemperare la tensione, non gli rimase altro da fare che far tintinnare il ghiaccio all’interno del proprio bicchiere per segnalare la necessità di farsi un altro goccio di vodka.

 

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

 

Quella mattina aveva avvertito una fitta al ventre nel momento esatto in cui si era messa a sedere sul letto. Non si trattava di dolori di stomaco, e non le servì usare il proprio intuito per capire che il problema era dovuto alla placenta stessa.

Una fitta rete di invisibili nervi si erano tesi nello spasmo di una piccola lacerazione in quel molle guscio in cui la sua bambina stava solo aspettando di poter uscire.

Ma nonostante fosse ormai da poco passata l’ultima settimana di gravidanza non era ancora arrivato il momento del parto, per quanto quel breve momento di dolore atroce la portò drammaticamente a pensare che forse la piccola Vivienne, così avevano deciso di chiamare la loro piccola lei e Robin, probabilmente non sarebbe mai nata.

Quel mattino la giovane dottoressa si era morsa il labbro inferiore a sangue pur di non lasciarsi scappare un grido di dolore, cercando di trattenere il panico che le attraversò le membra con una ventata di caldo improvviso che la portarono a perdere l’equilibrio e ad inginocchiarsi sul tappeto presente sul lato in cui era solita dormire.

Persino la sua creatura provò dolore tramite il cordone ombelicale, dimenandosi brevemente preda di una placenta che si stava lacerando sotto il peso di uno stress solo in parte placato. Era anche vero che quei crampi non durarono a lungo, riportando Alya a rialzarsi in piedi a fatica e con un velo di sudore a circondarle la pallida fronte dopo quello che era stato un secondo di puro terrore.

Per quanto fosse tratta bene senza che le fosse mai fatto mancare nulla, addirittura il suo carceriere le aveva assicurato che un team medico era a disposizione per lei ben camuffato da comuni dipendenti, era logico che lo stress per una donna incinta piena di ormoni la portasse ad aggravare ulteriormente la sua salute fisica. Ma non era solo quello… quanto il pensiero continuo che alimentava la sua angoscia di non conoscere il proprio futuro e quello della sua bambina. E tale angoscia era logico che, almeno nella fisionomia delle amazzoniane, si trasmettesse anche da madre a figlia.

Howard Lancaster aveva dimostrato in passato di essere un uomo pronto a tutto ed era certa che non si sarebbe fermato di fronte ad una donna incinta, prendeva molto seriamente il motto di famiglia anche nei casi più disperati, e dunque il suo istinto la metteva in guardia di non mostrarsi troppo debole ai suoi occhi per non finire col fare un passo falso.

–Va tutto bene, dottoressa? La vedo un po’ pallida…–

Ad interrompere la sua linea di pensieri inquietanti ci pensò la voce del marchese Lancaster, suo carceriere nonché suo ospite al momento, con solo una punta di vera preoccupazione nel tono di voce indifferente. Attualmente i due si trovavano nel salotto della piccola prigione lussuosa a degustare un tè portato li da Turbinskii, e il nobile Howard aveva notato che la Deva teneva la propria tazza di caldo tè verde con entrambe le mani.

Un atteggiamento inconsueto, sebbene non le fosse sfuggito il suo lieve tremore, e tuttavia poteva anche trattarsi di semplice tensione dovuta agli ormoni in circolo e allo stress a cui era sottoposta per quanto lui fosse stato attento a non farle mancare niente. Persino il paesaggio fuori dalle finestre con eleganti sbarre in ghisa era stato ben riprodotto, e per quanto non fosse possibile aprire le ante, non poteva mica permettersi che la sua “ospite” cercasse di attirare l’attenzione di qualcuno, non dava comunque l’idea di una vera e autentica prigionia.

Tuttavia Alya non era in vena di dialogare troppo con il suo scomodo interlocutore, irrigidendosi lievemente mentre sorseggiava la propria bevanda cercando di scacciare scomodi pensieri dalla testa. Non aveva intenzione di comunicare il proprio stato fisico al Lancaster, e quest’ultimo si era risparmiato di mettere dei sensori termici nella stanza per monitorare costantemente il suo status di salute sapendo bene che se ne sarebbe comunque accorta, sia perché temeva una sua reazione, magari non trovandola più “utile” al suo ricatto, sia perché non aveva intenzione di darla vinta al malessere che stava iniziando a prenderla da quando era stata imprigionata dentro quelle quattro mura. In parte perché era ancora sicura di potercela fare, si trattava solo di avere fiducia in Robin e quella non le mancava, ed in parte perché era logico che si trattava di una condizione dettata anche dal suo stato fisico.

Poteva farcela, insomma. Doveva farcela.

–Non è nulla… non si preoccupi– disse infine la dottoressa, posando la tazza sul tavolino dal ripiano in cristallo – gradirei una tisana rilassante però, magari verso sera… in fin dei conti in televisione hanno detto che il prossimo incontro sarà domani–

Ed indubbiamente era vero anche questo, e la strategia della giovane donna aveva avuto il potere di far passare l’attenzione del marchese su altro che non fosse lei stessa.

–Interessante appunto in effetti! Forse sarà il caso che la prenda anche io… visto che ancora non si sa nulla  sul prossimo incontro! –

Dannatamente vero, e tuttavia più che per il prossimo incontro disputato da Warsman ora ad Alya interessava solo la sensazione di sollievo nell’essersi liberata dallo sguardo insistente del proprio carceriere.

Doveva solo continuare ad avere pazienza… solo quello!

 

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

 

La notte stessa in cui Emerald Lancaster e Warsman, completamente ubriachi come il resto della squadra della Muscle League, decidevano di andare nel Tempio dell’Amore per chiedere un matrimonio in stile amazzoniano, la madre di Alya, ossia Katya, prendeva la prima navetta disponibile per lasciare il pianeta e dirigersi dunque verso la Nebulosa di Ercole.

Da quando Kevin Mask aveva vinto la Corona Chojin il lavoro per lei era decisamente aumentato, poiché per quanto potesse sembrare strano molte emittenti televisive, forse euforiche per quella vittoria clamorosa, avevano cercato anche lei per strapparle qualche intervista sulla “nuova matrigna del campione indiscusso”. Pertanto la sua piccola attività di sarta aveva visto un boom di richieste da parte di quei curiosi che, visti i servizi televisivi dove si mostravano anche i suoi lavori al telaio che normalmente vendeva al mercato di paese, avevano deciso di farsi confezionare capi di abbigliamento direttamente da lei.

Non era comunque raro che Katya lasciasse il pianeta natale per rifornirsi di determinate stoffe in giro per l’universo tramite voli commerciali, ma ultimamente stava viaggiando molto spesso anche per portare i suoi manufatti direttamente ai suoi clienti. Per strano che fosse le costava meno fare così, piuttosto che spedire pacchetti in giro per mezza galassia.

Ed inoltre poteva approfittare per un viaggio su una nave commerciale, decisamente meno costosa di una nave passeggieri, per raggiungere Alya per vedere la sua nipotina a magari ormai nata nonostante il tempo di gestazione ufficiale fosse appena concluso.

Attualmente la sarta si trovava all’interno dell’affollato spazioporto presente sul pianeta Kinnikku, sua ultima meta di lavoro ufficiale dove aveva effettuato l’ultima consegna, ormai esausta dopo una settimana impegnativa e decisamente entusiasta di giungere finalmente sulla Terra. Non era riuscita a contattare Alya per tutto quel tempo, non era facile avere a che fare con le interferenze dovute a tempeste elettromagnetiche o con il semplice fatto che stranamente le comunicazioni verso il telefono di sua figlia fossero impossibili da raggiungere a causa di scariche elettrostatiche che le giungevano all’orecchio, e ciononostante era troppo stanca per insospettirsi di quell’insolito silenzio.

Come se non bastasse il volo che le interessava era in ritardo di ben 45 minuti, e questo la portò a sospirare con stanchezza nel mentre che si sedeva su di una panca nell’affollato terminal pieno di viaggiatori e operai che la ignoravano bell’amente.

Lei, e colui che le sedeva accanto.

– A quanto pare sembra essere una fortuna che anche il suo volo non sia stato cancellato… ma quaranta minuti di ritardo sono troppi per passarsi il tempo a rigirarsi i pollici, non crede? –

Di norma Katya avrebbe risposto in modo adeguato, seppur con educazione, alle provocazioni di un maschio particolarmente molesto… ma questa volta non seppe dirsi cosa la portò a rimanere quasi pietrificata di fronte a colui che aveva pronunciato quella frase.

– Ehm… ecco… anche lei deve andare sulla Terra? –

Si sentiva come una ragazzina alle prime armi con una cotta devastante, proprio come le era capitato con Nikolai, nonostante avesse più di cinquanta anni e quell’uomo avesse uno sguardo talmente freddo da essere fatto come di puro ghiaccio. Di quelli che bruciano però.

Era forse il maschio più affascinante che avesse mai visto, e il fatto che fosse vestito in modo elegante, quasi “rigido” tanto da sembrare una sorta di avvocato o manager, forse non faceva aumentare quella sua aura di mistero che tanto la stava catalizzando verso di lui.

– Avevo un volo diretto in prima classe – spiegò l’uomo, avente sul volto l’ombra di quello che doveva essere un sorriso – ma è stato cancellato e ora mi tocca aspettare il prossimo che è tra circa un paio d’ore… un periodo decisamente lungo in cui annoiarsi diventa qualcosa di davvero insopportabile, non crede? –

Katya si ritrovò ad emettere una breve risata stanca, nell’atto di distogliere lo sguardo da quello di quell’uomo che la stava spogliando con gli occhi, per l’ovvio imbarazzo dato che si sentì come bruciare dentro e non di vergogna, prima di tornare a rivolgergli la parola cercando di non balbettare.

– Oh, non lo dica a me! È tutta la settimana che viaggio da un pianeta all’altro e ora che dovrei andare finalmente da mia figlia mi trovo con questo spaventoso ritardo… un mucchio di tempo sprecato in effetti–

Ella stessa era stupita di come stesse volutamente allungando la mano verso l’esca che quell’uomo le aveva lanciato con l’inizio di quella discussione, facendosi ben intendere verso quell’uomo misterioso che era ben disposta a continuare la chiacchierata seppur timidamente. Diamine, sapeva di dover raggiungere Alya al più presto poiché a breve avrebbe partorito, ma come poteva resistere a quello sguardo freddo come il ghiaccio e caldo come il fuoco? Ed inoltre era anche vero che aveva bisogno di stendere un po’ i nervi e… ah, stava proprio pensando come una ragazzina!

– Bene allora…– fece l’uomo misterioso, avvicinandosi di più a lei ed allungando il braccio destro lungo lo schienale dove era appoggiata la schiena di Katya – quindi che ne dice se andiamo a rilassarci un po’ altrove nel mentre che aspettiamo che passi il tempo?! –

Più che una domanda quella di Spectrus Specter sembrava essere un ordine bello e buono, ma era anche vero che da dopo il suo brutto soggiorno su Amazon aveva bisogno di cambiare aria e la Terra sembrava fare al caso suo.

L’avvocato che aveva tradito la propria amante, quella Morrigan che logicamente non avrebbe preso bene la notizia della sua sparizione, aveva sentito il bisogno di lasciar perdere ogni cosa da dopo il disdicevole appuntamento avvenuto al Crocevia. Attualmente non aveva idea dove miss Alana e il suo disgraziato compare fossero, si erano lasciati la sera stessa in cui lui le aveva spifferato notizie alquanto importanti, ma se avesse saputo che attualmente aveva di fronte la zia di quella donna alquanto stramba allora molto probabilmente si sarebbe messo a ridere sarcastico.

I casi della vita, o forse anche il fatto che la signora non sembrava essere molto interessata a parlare delle rispettive famiglie visto che accettò di buon grado di farsi accarezzare la coscia sinistra, coperta da una lunga gonna nera che arrivava fino alle caviglie, da lui lasciarono da parte ogni tipo di convenevoli per potersi occupare di ben altro.

Probabilmente Katya sarebbe arrivata decisamente tardi per assistere sua figlia in un avvenimento tanto importante come la nascita della bambina, ma come poteva resistere allo sguardi quell’uomo a cui neanche avrebbe chiesto il nome nelle prossime due ore…?!

 

 

E rieccomi anche con questo capitolo. Ok, forse è un po’ un capitolo di mezzo ma direi che ci può stare e se volevate sapere che fine ha fatto Katya… beh, eccovi accontentati xD

Inoltre perdonatemi se in alcuni punti sembro un po’ ripetitiva, ma il fatto che aggiorno molto lentamente mi fa dimenticare, alle volte, cose che ho già scritto in precedenza!

E poi niente, forse la prossima cosa che aggiornerò sarà la raccolta. Per il resto alla prossima!

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kinnikuman / Vai alla pagina dell'autore: vermissen_stern