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Autore: Jessie95    09/09/2015    4 recensioni
Un gioco, una scommessa, un patto.
Così inizia questa storia.
Tratto dalla storia:
– Posso sapere almeno il tuo nome?
– No.
– Andiamo… ti ho domandato solo come ti chiami, mica ti ho chiesto la luna!
–… Mi chiamo Talia. Talia Carter. – mi dice dopo un attimo di esitazione. Che nome particolare!
– È un piacere conoscerti Talia Carter. Io sono Jason Moore.
Talia, Talia, Talia… tu non sai cosa ti farei. Ma adesso non è il momento.
Tu sarai mia!
È ora di iniziare a giocare!
***
E' la prima volta che mi cimento in una storia con solo il punto di vista maschile. Spero non sia uscito uno schifo, buona lettura! :)
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Love's a game, want to play?'
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Capitolo ottavo: Non sopporto che si tocchino le mie cose! - GIORNO 12
(CENA DI LAVORO - PARTE SECONDA)
 
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Parcheggio la mia bambina in un posto non troppo distante, ma abbastanza lontano dalle altre macchine, non vorrei mai che quei deficienti che non sanno parcheggiare, con una manovra strana che solo loro riescono a fare, rigassero la mia piccola. Dio mi scampi se la Audi vicino alla mia è guidata da una donna! Spero solo di non doverla portare da un carrozziere domani. Cazzo, spero proprio di no!
Scendo dalla mia piccina e vado ad aprire lo sportello a Talia.
Quando vuoi raggiungere uno scopo vedo che ti impegni, Moore…
Sono un gentiluomo io!
Un Finto Gentiluomo, vorrai dire, Moore. Perché tu ragioni con una cosa sola, e non è il cervello…
Smettila. Piantala. Finiscila. STAI ZITTO, CAZZO!
Silenzio. Finalmente.
Talia si impossessa del braccio che le offro. Per stabilità, suppongo. Su quei tacchi non deve avere molto equilibrio. Come diamine fanno le donne a camminare su quei cosi? Sì, rendono le loro gambe dannatamente sexy, ma credo siano un fottuto strumento di tortura medievale! Bah, contente loro…
Entriamo nella sala dove sono già tutti presenti, ma nessuno si volta a guardarci per il nostro stramaledettissimo ritardo di quarantasette minuti.
L’unico che si accorge della nostra presenza è il vecchio signore che sta venendo verso di noi.
Appena ci raggiunge un potente schiaffo mi fa voltare la testa di lato. Talia sgrana gli occhi e spalanca la bocca in un’espressione di paura e un silenzio tombale cade nella stanza.
Non sei contento, Moore?! Lo desideravi così tanto il silenzio…
Ma perché cazzo sei tornato?!
– Quasi un ora di ritardo, ragazzo. UN’ORA. – urla l’uomo davanti a me – Se questa non fosse stata banalissima cena, ma il ritardo fosse avvenuto in orario di lavoro non avrei esitato a sbatterti fuori a calci in culo! – continua e io lo guardo negli occhi a testa alta, fiero, come mi è stato insegnato a fare – Sei fortunato, ragazzo, sei molto fortunato ad aver ricevuto solo uno schiaffo e adesso dimmi: perché sei arrivato così tardi?!
Mi appresto a rispondere quando…
– È stata colpa mia, signore.
… quando Talia decide di fare l’eroina.
La guardo con un’espressione che può significare solo una cosa: “Che cazzo stai facendo?”, o anche “Ti è dato di volta il cervello, per caso?” in entrambi i casi Talia non sa dove sta andando ad infilarsi.
– Tu chi sei?
– Talia Carter, signore.
– E cosa c’entri con il suo ritardo?
– Beh, era in orario quando è passato a prendermi, ma poi mia madre ci ha fatto perdere tempo perché voleva scattarci delle fotografie…
– Mi stai dicendo che non meritava lo schiaffo che gli ho dato? – chiede mezzo dubbioso, mezzo arrabbiato.
– No signore. Non mi permetterei mai. Solo spiegare il motivo del ritardo.
La guarda. O per meglio dire, la squadra totalmente.
Poi si rivolge a me: – Per caso questa te la stai portando a letto, figliolo?
Scoppio a ridere.
Il brusio intorno a noi è tornato.
La tempesta è passata, possiamo tornare a rilassarci.
– No, non ci vado a letto insieme. – dico guardandola, poi torno con lo sguardo su di lui – O almeno non ancora, nonno. – dico strizzandogli l’occhio.
Christian Moore, ovvero mio nonno, contraccambia con una pacca scherzosa sulla spalla poi si volta e torna dai suoi invitati.
– Quello era tuo nonno?! – mi chiede.
– Sì, musa, non si era capito?
– È totalmente diverso da come me lo ero immaginato…
– Ah sì? E come lo immaginavi?
– Beh, non come un vecchio burbero! Non come il nonno di Heidi… anche se poi sotto sotto quello si è rivelato essere un tenerone…
– Heidi?! Dio, Carter, ma quanti anni hai?! – dico ridendo, prendendola bonariamente in giro.
Arrossisce leggermente e volta il viso dall’altra parte per non guardarmi.
L’ho offesa? Ops…
Cosa devo fare?
Non posso certo correre a cercare un fioraio aperto a quest’ora.
Né andare in un supermercato a comprare dei cioccolatini.
Che faccio?
– Scusa. – esce dalle mie labbra naturalmente come se fossi abituato a farlo, cosa non vera – Sei arrabbiata?
Si volta a guardarmi e mi stupisce regalandomi un sorriso.
***
La cena è passata tranquilla tra risate e divertimento.
Nessuno ha osato contraddire mio nonno sullo schiaffo e non hanno avuto torto a non farlo. Ha ragione lui, punto.
La puntualità è sempre stata l’unica cosa sulla quale non transigeva ed in effetti lo capisco. Immaginiamo di avere un figlio. Questo figlio dice che tornerà a casa ad un certo orario, ma, all’orario stabilito, ancora non è a casa. Io, genitore, credo che impazzirei nell’attesa. “Cosa gli è successo?”; “Perché non è ancora arrivato?” questi sono solo esempi di domande che mi farei mentre lo aspetto.
Il mio futuro figlio non avrà vita facile, di questo ne sono assolutamente certo!
Talia è stata amabile per tutta la durata della cena. Ha chiacchierato con chiunque le abbia rivolto la parola e spesso è intervenuta con commenti intelligenti. In quei casi mio nonno la guardava interessato con occhi attenti, come guardava me quando, da piccolo, parlavo di tutto quello che mi era accaduto a scuola.
Ed io sentivo una strana morsa allo stomaco quando accadeva.
Poi fortunatamente hanno portato il dolce e il caffè e ci siamo potuti alzare.
Talia mi ha abbandonato quasi subito per andare in bagno.
Per questo ora mi ritrovo a parlare da solo con Jack, un mio collega, di calcio, sport che non sopporto e non capisco come possa piacere. Insomma, dai, sono solo persone che ricorrono una palla da una parte all’altra del campo fingendo di farsi male. Suvvia, non scherziamo: il basket è decisamente meglio!
Sono impegnato in questa meravigliosa discussione. Talmente tanto che, con sguardo annoiato, inizio a guardarmi in giro.
Scorgo mio nonno ridere ad una battuta di un suo dipendente, Clara, la segretaria, correre da una parte all’altra dalla stanza, i camerieri che, con i loro vassoi in mano, pieni di bicchieri, girano fra la gente.
Noto come tutte le persone siano diverse fuori dal contesto lavorativo. Sono più rilassati, più loro stessi.
Continuo la mia perlustrazione della stanza chiedendomi, distrattamente, dove si sia cacciata Talia. Non può essere ancora in bagno dopo mezz’ora, giusto?
Poi la scorgo e una rabbia cieca mi sale addosso.
È circondata da tre uomini che, a giudicare dal colore rosso della faccia, faccia che presto sarà rotta, sono ubriachi o per lo meno brilli.
Borbotto una scusa a Jack e mi incammino verso la mia musa, ma vengo intercettato dalla mano di mio nonno. Mi volto a fissare i suoi occhi.
– Non fare scenate, né cazzate di qualsiasi tipo. – mi ammonisce, poi mi lascia andare e io riparto.
Come arrivo afferro un fianco a Talia e la stringo a me, possessivo.
– Ciao musa. – le dico quando lei si volta a guardare chi è stato così brusco, per poi scoccarle un bacio a fior di labbra. Mi volto verso quei scocciatori che non hanno capito l’antifona – Salve signori. Desiderate?
– Parlare con la signorina. – afferma quello al centro.
Sei fortunato ad essere un mio collega di lavoro, altrimenti ti avrei spaccato quel fottuto naso all’insù che ti ritrovi.
– Mi dispiace, ma la signorina è impegnata. Trovatevi qualcun altro con cui parlare.
– Ma alla signorina fa piacere la nostra compagnia.
– No. – rispondo secco, gelido. – Alla signorina non fa piacere la vostra compagnia, ma è troppo educata per dirvelo. Ora fuori dai piedi.
– Noi vogliamo restare con lei!
Come hai detto, stronzo?!
Non è giornata, ho detto fuori dai piedi. Quindi ora SMAMMA!
Faccio un passo in avanti, verso di loro, con uno sguardo che non deve essere calmo e tranquillo dato che appena mi vedono avanzare decidono di darsela a gambe e sparire in mezzo alla gente.
Saggia decisione.
– Che ti è preso? – mi chiede la mia musa.
– Ma niente… mi irritavano e basta.
– … Sei geloso, per caso?
La guardo, sorrido, mi avvicino al suo orecchio.
– Devi sapere, musa, che non sopporto che qualcuno si avvicini a ciò che è mio. – sussurro.
La sento rabbrividire. Sono stato io a farlo? Bene.
L’attimo seguente la vedo sbadigliare.
– Vieni musa. Ti riaccompagno a casa.
Saluto, con un cenno del capo, mio nonno che mi sta osservando da lontano. Usciamo da quella stanza e tiro un grande sospiro di sollievo. È finita.
Raggiungiamo la mia piccola e saliamo.
Quando mi allaccio la cintura pongo una domanda che ho in mente di farle da tutta la sera.
– E il gatto dov’era? – mi guarda come se fossi pazzo, ma nella mia testa questa domanda ha un senso, giuro. – Sì, dai, il tuo gatto. Quando ero da te non l’ho visto…
– Scott?! – mi guarda e ride – I gatti perdono pelo, lo sai? E quando sei vestita di nero e hai un gatto bianco la cosa non è affatto buona.
– Quindi che fine gli hai fatto fare?
– L’ho rinchiuso nel bagno, ovvio!
Solo con lei riesco a ridere così tanto.
Povero gatto!




ADESSO PARLO IO!
Buonsalve :D
DAN-DAN-DAN... e anche l'ottavo capitolo è andato, gente! ^^
Ma parliamo del suo contenuto: una bella scenata di gelosia ci stava, no?! xD Jason è sempre più adorabile in ogni capitolo, cioè adesso si è pure messo a parlare con vocina, dai! >.<
Bene, avete conosciuto Christian Moore, cosa ne pensate? Avevate già capito che era il nonno del nostro bel protagonista? Oppure siete rimaste scioccate come Talia? Fatemi sapere i vostri pareri: sono sempre ben accetti! ^^
E poi... Avevate capito che la presenza che non c'era nello scorso capitolo era Scott, il gatto? Sì? No? Forse? Boh? xD
(La smetti di parlare a vanvera, Jessie?!) .... Ehm, sì, vocina è sbarcata anche nella mia testa... E nelle vostre? Non vorrete farmi credere di essere l'unica a cui questa rompiscatole è venuta a fare visita, vero? 
Detto questo...
Ringrazio con tutto il cuore:
* Tutte voi che mi leggete, senza di voi la storia non esisterebbe (o esisterebbe solo nella mia testa e sarei una pazza che shippa i Jalia 
da sola! xD)
* Chiara_86 - Fricchettona77 - sbir per aver aggiunto la mia storia tra le seguite, siete delle meravigliose creature
* loveinfinite - Cassie78 per avermi detto la loro, siete degli angeli!
Come faccio a farvi capire che vi adoro dalla prima all'ultima? Ci provo: IO VI ADORO TUTTE!!! <3
Al prossimo capitolo,
Jessie
  
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