Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: spectr0lite    09/09/2015    1 recensioni
Mia ormai è spezzata dentro. E' un disastro vivente con il buio che penetra freddo sotto pelle e le scorre nel sangue e nelle ossa.
Lei è l'eco di una frase pronunciata male che nessuno ha sentito.
Tranne Luke. Lui che al buio ormai ci ha fatto l'abitudine non riesce ad ignorarla. Lei che è vetro e cemento, lama e ferita. Lei che non riesce ad ignorare la catastrofe.
«Mia, puoi sentirmi? Svegliati, è solo un incubo.»
Ne sei proprio sicuro Hemmings?
©spectr0lite
Genere: Angst, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Cinque.

 
Vidi il ciuffo biondo oltrepassare la soglia, i denti che tiravano il piercing nero e mordevano il labbro roseo tanto da farlo diventare bianco. Oltrepassò l’aula in silenzio fermandosi davanti a me torturandomi con quelle punte di ghiaccio da cui non riuscivo a distogliere lo sguardo. Fece un passo in avanti ma si bloccò, scosse la testa e finì per sedersi nel banco di fianco al mio, chiuse gli occhi ed inspirò forte mentre Morris riprendeva la spiegazione su quel qualcosa che io non avevo minimamente ascoltato.  Perché la mia mente non connetteva, ero in uno stato di confusione totale, con lo sguardo fisso in avanti incantata a guardare qualcosa di inesistente dove prima c’erano i suoi occhi. Mi girai verso di lui cercando una qualche reazione, aspettavo mi urlasse addosso, mi colpisse o scaraventasse il banco dall’altro lato dell’aula, un qualcosa, qualsiasi cosa, ma non il silenzio. Gesù, due minuti fa mi avrebbe dato un pugno in faccia! Teneva gli occhi chiusi e le labbra serrate, la mascella contratta, seduto lì tutto dritto mentre non la smetteva di far tremare la gamba destra, e lì notai la sua mano, le nocche gonfie e rosse, quel colore scuro che sulla pelle diafana faceva da intruso.

Era stato lui. Quel rumore assordante di poco prima, quello per cui un’intera classe si era girata in silenzio ad ascoltare, quel rumore che rimbombava ancora nella mia testa, quello lo aveva provocato lui. Sbarrai gli occhi fissando quei segni contaminargli la pelle. – Smettila. – sentii in un sussurro. Di riflesso portai i miei occhi nei suoi trovandolo già a fissarmi, sarebbe sembrato quasi calmo se non fosse stato per la gamba che continuava a fare su e giù in chiaro segno di nervosismo. – Perché? – chiesi sottovoce indicando con gli occhi la sua mano. – Oh andiamo! Al posto dell’armadietto ci sarebbe potuta essere la tua faccia! – digrignò i denti – Ringrazia e sta zitta… – aggiunse scuotendo la testa abbassando lo sguardo sul pavimento. – Io... – provai a dire ma la voce squillante di una ragazza mi interruppe – Professor Morris potreste farla smettere – disse indicandomi con la mano – non riesco a seguire la lezione con quella che parla lì dietro. – sputò mettendo una qualche tonnellata di schifo nel dire quella, cosa che ovviamente mi fece salire il sangue alla testa. Assottigliai gli occhi – Scusa? – le chiesi con una faccia strafottente fingendo di non aver capito. Si girò con una faccia infuriata verso di me. – Ho detto – intonò lei con quella vocina da papera strozzata – che sei fastidiosa e io non riesco a seguire la lezione. – si indicò mettendo in mostra le unghie smaltate. Un ghigno mi si stampò in faccia. – Oh, dolcezza, non ti sforzare più di tanto – ghignai – quegli ultimi due neuroni che ti restavano li ha bruciati la piastra. – ridacchiai. La tizia aveva dei lunghi capelli castani perfettamente piastrati abbinati ad un maglioncino azzurro pallido e in quel momento posso giurare la sua faccia era della stessa tonalità. Si sentivano risate soffocate e urletti da parte di alcuni ragazzi. I suoi occhi diventarono due fessure – Io so chi sei. – iniziò puntandomi contro quegli occhietti truccatissimi – Tu sei quella nuova. L’orfana a cui hanno ammazzato i genitori. – Il senso di nausea mi salì su per la gola mentre prendevo grandi respiri. – Sei venuta qui “ricominciare”, vero? Che carina. – mimò le parole con le dita. – Bhe, sai – venne interrotta da una voce roca – Christy, chiudi quella cazzo di bocca. – intimò il ragazzo di fianco a me. Mi girai di scatto verso di lui che si teneva con le mani stretto al banco in una posizione che ricordava tanto un animale che sta per attaccare, elegante e feroce. Aveva gli occhi a due fessure puntati in quelli spalancati della brunetta – Luke... – iniziò lei con la voce di un bambino che è stato appena sgridato dalla mamma – Mi hai capito? – richiese lui impassibile e la bocca della ragazza si spalancò in un’espressione di sdegno e subito si rigirò davanti.

Io mi sentivo tutti gli occhi addosso mentre il mio sguardo rimaneva su di lui,  rabbia e gratitudine che facevano a gara nel mio cervello in quella piccola sezione dove ogni tanto le emozioni tornavano a farmi visita. – Non ho bisogno di essere difesa. – sputai per poi alzarmi dirigendomi verso la porta. Evidentemente la rabbia aveva vinto. – Signorina Duncan, dove sta andando? – mi chiese la voce preoccupata di Morris – Se esce sarò costretto ad avvisare a casa. – affermò sicuro, ma se ne pentì un secondo dopo, sbiancando ed iniziando a boccheggiare. – Io non intendevo...  – cercò di pararsi il culo. Scoppiai a ridere – Faccia pure, i miei non ricevono tante telefonate ultimamente. – sputai acida mentre sentivo il veleno scorrermi sulla lingua. Andai dritta verso la porta principale, ma dopo aver spinto il maniglione per la quarta volta mi rassegnai. Era chiusa. – Maledizione! – ringhiai dando un calcio al metallo freddo. Mi girai trovandomi Luke davanti – Che cos’era quello? – chiese freddo. Alzai un sopracciglio. Lo ignorai superandolo e borbottando tra me e me. Raggiunsi la porta di servizio che portava al cortile spalancandola quando venni tirata indietro e la mia schiena sbatté contro il muro di mattoni. – Non ignorarmi. – mi disse Luke a pochi centimetri dal mio viso. – Spostati. – gli dissi fredda cercando di distogliere lo sguardo. Ovviamente mi ignorò. L’anello di metallo contornava le sue labbra mentre lo tirava leggermente picchiettandoci la lingua, mi osservava da sotto le lunghe ciglia che non riuscivano neanche minimamente a nascondere quegli occhi di quel blu così puro. Le sue labbra. I suoi occhi. Le sue labbra. Cristo. Le sue pupille si dilatarono leggermente mentre seguiva la traiettoria del mio sguardo e le sue labbra si aprirono in un ghigno – Ti piace quello che vedi? – chiese arrogante portando le braccia ai lati della mia testa e avvicinandosi di più a me. Incontrai il suo sguardo e giurai di aver sentito uno strano movimento all’altezza dello stomaco. – Ho detto spostati. – ripetei ferma guardando oltre le sue spalle iniziando a contare i mattoni del muro. Molto interessante, sì. Fece un altro passo avanti schiacciandomi contro il muro e premendo il suo corpo contro il mio, sentii il suo respiro caldo sul collo – Perché, vorresti dirmi che non ti piace? – chiese soffiandomi dietro l’orecchio.

In quel momento sentii le gambe farsi molli, l’aria mancare nei polmoni mentre macchie nere si sovrapponevano all’immagine davanti a me. No, no, non sta succedendo.


SPAZIO AUTRICE

Okay, questo è il quinto capitolo e, come sempre, spero vi piaccia. Spero anche di ricevere qualche recensione e grazie mille a Eli_rock e bella_biby_fuck per aver recensito il capitolo precedente.
La mia domanda è comunque presente: Devo continuarla o terminare il tutto qui?
Fatemi sapere,
baci
Chiara.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: spectr0lite