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Autore: YuGiesse    09/09/2015    2 recensioni
"Era un ragazzo mai visto, aveva un'aria da menefreghista, sedeva su un'antica sedia di legno con le gambe incrociate sul tavolo, i suoi occhi profondi riuscivano a mettere in soggezione anche con un solo sguardo, quel tipo di ragazzi che lui odia."
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Finalmente la giornata era finita.
Per gli altri, naturalmente.
Si diresse con calma verso l'aula magna, dove si sarebbe tenuto il comitato.
 
Ma poi di che cazzo dobbiamo parlare solo lui lo sa.
 
Era quasi arrivato quando vide delle ragazze litigare animatamente.
Iris Rivers, Cleo Potter e Bethany Turner discutevano con altre due studentesse : una bassissima coi capelli ricci ed un'altra che riconobbe come quella rompiscatole di Adeline Harvey.
Quest'ultima aveva passato due giorni ad andargli dietro come cagnolino, una terribile scocciatura.
 
Avrebbe evitato volentieri altre ragazze petulanti per quel giorno ma ,evidentemente, Dio non la pensava così.
 
"Oh ciao Caesar" lo salutò Iris, educatamente.
Tutte si girarono verso di lui, Adeline fece un urletto stridulo.
"Oh mio Dio! Anche tu rappresentante di classe?! Questo significa che potremo stare molto più tempo insieme!"
 
OH CAZZO!
 
"Potresti finire il discorso che avevi iniziato, per cortesia?" Disse Cleo, con una faccia che tradiva tutto il suo risentimento nei confronti dell'altra.
"Dicevo che non potete partecipare tutte e sei al comitato, devo farti un disegnino?" Rispose la Harvey.
L'interessata fece una smorfia prima di rispondere, dicendo: "Non ti preoccupare, io non ho bisogno né di disegnini né di croccantini, né di attenzioni. Possiamo partecipare tutte al comitato  perché ne facciamo tutte parte."
Detto questo entrò in aula magna seguita dalle sue amiche. 
 
Caesar si affrettò a seguirle e si sedette proprio accanto a Bethany.
"Che problemi avevano quelle due?" Le chiese, intavolando un discorso.
La bionda sospirò e disse: "Antipatie reciproche."
Il moro annuì e le chiese se pensasse veramente quello che aveva detto poco prima a Jonathan.
Lei lo guardò stupita e gli disse: "Non pensavo avessi prestato attenzione, comunque sì lo penso davvero. Lo ammetto, non siamo delle sante ma nemmeno come ci descrive la maggior parte della gente." 
Caesar la fissò a lungo ma non ebbe tempo di rispondere, perché in quel momento arrivo il rappresentante.
 
"Buonasera a tutti, siamo qui per decidere cosa fare per Halloween. Qualcuno ha delle idee?" 
Una ragazzina che poteva essere del primo anno si alzò e disse: "Organizziamo un ballo con tema Halloween! Sarà spettacolare!" 
"Ricordo a tutti che, nonostante questa non sia una scuola religiosa, bisogna rispettare il credo di tutti e non esagerare." Affermò Jonathan, piccato come sempre. 
Si alzò un coro di lamentele, quelle più pesanti provenivano proprio da Iris, che iniziò addirittura a sventolare il dito medio a mo di bandiera.
 
Ma che cazzo di festa di Halloween vuole fare questo? Una cosa da cristiani?
 
"Appunto perché siamo un istituto in cui non si parla di religione questi moralismi dovrebbero essere messi da parte. Chi non vuole festeggiare Halloween alla giusta maniera se ne può stare a casa!" Sbottò l'americano punto sul vivo.
 
Eh no, Halloween non me lo dovete toccare.
 
Amava Halloween fin da bambino, era la sua festa preferita. 
Si disse che, magari festeggiando come faceva in New Jersey, si sarebbe sentito maggiormente a suo agio in quel posto.
 
"Ti piace davvero molto Halloween, eh?" Domando Bethany, accennando un sorriso.
Annui semplicemente, ricambiando il sorriso. Si rese conto solo dopo che gli occhi di tutte le altre del sestetto erano puntati su loro due.
 
"Non possiamo fare a votazioni?" Un ragazzo del quinto anno alzò la mano per proporre l'idea che, a quanto pare, andò bene a tutti. La maggioranza era favorevole.
"Ragazzi, il ballo è un'ottima idea, ma vorrei evitare che veniste vestiti in modo da urtare il pensiero altrui, capite che intendo?"
"Ma questo c'è l'ha mandato il Papa?!" Sussurrò Caesar all'orecchio della bionda, la quale rise. 
Si trovava a proprio agio con quella ragazza, gli piaceva molto il suo modo di pensare ed era anche carina, decisamente.

"Jackson, che ne pensi della nostra idea?" Disse il rappresentate a voce abbastanza alta ed alterata.
Il ragazzo si limitò a fare spallucce.
"Invece di pomiciare con la Turner potresti benissimo ascoltare di cosa stiamo discutendo, mi dovevo proprio aspettare tutta questa maleducazione da un Americano."
"Hai origini americane anche tu, allora." Affermò il moro cercando di nascondere la rabbia.

Nessuno doveva parlare male della sua America, tanto meno un figlio di papà perennemente mestruato.
 
"Assurdo! Ti sembra modo di rispondere? I tuoi genitori non ti hanno insegnato come ci si comporta a scuola? Che gente .."
In aula magna scese il silenzio, tutti osservavano Caesar in attesa della sua risposta. Dall'altro canto il ragazzo, che fino a qualche minuto fa stava cercando di mantenere  la calma, diventò scuro in volto.
 
Questa proprio no
Nessuno.
Si.
Deve.
Permettere.
Come osava quel bambino viziato offendere i suoi genitori?!
 
"Vedi di chiudere quella cazzo di bocca, Brown. Non ti conviene farmi incazzare." Disse con voce tremante di rabbia, alzandosi dalla sedia ed avvicinandosi pericolosamente al rappresentate.
Ma evidentemente l'altro non aveva capito quanto si era spinto oltre perché continuò dicendo: "Ma certo! Scommetto che mammina e papino ti hanno portato qui perché non ce la facevano più ad avere un figlio maleducato e irrispettoso come te. Quasi li compatisco, ma la colpa è solo loro." 
Fu allora che Caesar emise un ringhio quasi animale e si avventò sul riccio, colpendolo in viso con un pugno ben assestato.
L'altro non ebbe nemmeno il tempo di capire cosa stava avvenendo che si ritrovò steso a terra con il labbro sanguinante e il moro che continuava a picchiarlo sopra di lui.
 
Il moro si sentì sollevare da numerose braccia e solo allora si fermò.
Anthony lo guardava scioccato mentre tentava di rimettere in piedi il suo amico Jonathan.
"Ma che problemi hai, Jackson?!" Strillò il rappresentate tastandosi lo zigomo sinistro.
Caesar vibrò di rabbia e disse con voce bassa: "Sei solo un bastardo. Non parlare di cose che non sai, i miei sono morti un mese fa. Non ti azzardare a parlare più di loro e di come mi hanno educato senza prima sciacquarti la bocca!"
Detto questo uscì dall'aula magna con un macigno nel petto.
Era la prima volta in cui  ammetteva a voce alta che i suoi genitori non c'erano più.
Sentiva le lacrime pizzicare  e il dolore al petto farsi sempre più intenso ma non vi badò.
 
Voglio solo un po’ di serenità. Ne ho bisogno.
 
Asciugò le lacrime con la manica della felpa e corse giù per le scale, arrivando al suo cortile.
Se prima non reggeva quel posto adesso lo odiava con tutto il suo cuore, avevano offeso i suoi genitori e lui aveva mostrato le sue emozioni.
Non solo, aveva anche sbandierato la storia della sua vita a tutti e, come se non bastasse, stava piangendo come un bambino.
Arrivato fuori si sedette per terra, avvicinando le ginocchia al petto sulle quale poggiò la testa. Non voleva arrivare a questo punto, sul serio. Aveva giurato a se stesso che non avrebbe pianto mai più per loro, ma che li avrebbe ricordati per sempre col sorriso sulle labbra.
Ma non era colpa sua.
Era tutta colpa di uno stupido ragazzo al quale aveva dato troppa confidenza.
Alzo gli occhi e si guardò il pugno, non doveva usare la sua bravura per questo, era contro la sua morale, ma non se ne pentiva.
Sospirò, non appena si rese conto che le lacrime non cessavano di scorrere. 
 
Quel che fatto è fatto.
 
Strizzò gli occhi e si accese una sigaretta, una sola, non poteva fumare, lo sapeva, ma non riusciva a smettere. La poggiò sulle labbra ed iniziò ad aspirare. Il vento iniziava a soffiare più forte, tra poco doveva rientrare a casa ma se sua zia l'avesse visto in queste condizioni sarebbe scoppiata a piangere anche lei e poi, sicuramente, dopo aver picchiato a sangue un suo compagno  non l'avrebbe passata così liscia.
Un'altra lacrima scese sulle sue guance, seguita da un colpo di tosse.
 
Non posso fumare così, porca puttana.
 
Preso dalla rabbia butto via la sigaretta appena accesa e si strinse il petto.
 
"Ti prendi sempre i migliori, eh? Cosa ti avevano fatto di male, avevano ancora tutta la loro vita davanti, bastardo."
 
Urlò quelle parole piene rabbia al cielo singhiozzando.
La consapevolezza che quel dolore non sarebbe mai andato via gli fece mancare il fiato.
Perché il mondo andava avanti mente lui era rimasto indietro? Era rimasto fermo a quel giorno.
 
"Ciao, scusami posso sedermi?" Quella voce...
Si voltò per guardarlo in viso, Jonathan Brown aveva uno zigomo ormai completamente nero e il labbro gonfio.
Si fissarono per un po’, Caesar aveva smesso di piangere ma si rese conto che il riccio aveva gli occhi lucidi.
 
Avrà pianto per il dolore? Forse ho esagerato.
 
Scosse la testa. No, non aveva esagerato, era lui quello che aveva sbagliato.
Abbassò lo sguardo e strinse i pugni, cercando di ignorare la sua rabbia ed il ragazzo che, senza aspettare risposa dell'altro, si era già accomodato al suo fianco.
 
 Vattene, ti prego.
 
Non poteva rimanere lì. La sua calma l'avrebbe tradito e non poteva permettersi di rompergli l'altro zigomo. Decise di alzarsi, non stava bene, il malditesta lo stava distruggendo, aveva bisogno di buttarsi nel suo letto e dormire fino all'indomani.
 
"Sai che potresti essere sospeso?"
 
Si girò di scatto verso il riccio che pronunciò quelle parole a voce bassa. Lo degnò solo di uno sguardo, paragonabile a quello che aveva quando gli stava spaccando la faccia. Non gli importava di essere sospeso, tanto meglio, non avrebbe più visto quello schifo di gente, eccetto Bethany, lei era l'unica che si salvava in quel momento. Jonathan aveva proprio l'espressione di un cane abbandonato, bisognoso, di un abbraccio. Ma se in quel momento Caesar l'avesse abbracciato l'avrebbe fatto solo per fargli esplodere gli occhi. 
Scosse la testa.
Non doveva pensare a queste cose, non era lui, non doveva essere violento. Strinse i denti maledicendo ancora il ragazzo nella sua mente.

"Ho parlato senza pensare e di questo me ne pento. Tu però dovresti cercare di contenere la rabbia, se invece di me fosse stato qualcun altro  avresti potuto fargli provare molto più dolore di quello che sto provando io." Disse con un certo contegno.
Caesar non ci vide più. 
"DOLORE?! COSA NE SAI TU DEL DOLORE?" 
Evidentemente Brown capì il suo sbaglio perché si alzò e mise le mani avanti.
"Senti, davvero non volevo, scusami. A volte parlo senza riflettere, ero solo un pó offeso perché non ascoltavi e facevi comunella con Bethany. Ho sbagliato, non so niente di te e ho detto cose che non penso davvero." Parlò tutto d'un fiato.
Il moro lo fissò per qualche istante, poi si allontanò a grandi passi verso l'uscita della scuola.
 
Devo tornare a... casa.
 
Arrivò davanti al cancello senza voltarsi indietro nemmeno una volta, il sole stava già calando, diede un'occhiata in giro sperando di essere solo, non voleva parlare con nessuno, Avrebbero fatto sicuramente domande scomode e lui non le avrebbe rette. Ma, purtroppo, forse, non era solo. Scorse in lontananza una figura femminile seduta su una panchina a gambe incrociate. Riconobbe subito quei capelli biondi, era Bethany.
Gli venne un groppo alla gola. Cosa pensava di lui adesso? Lei era lì quando si è messo a fare scena davanti a tutti, sarà rimata schifata, sicuramente.
 
Chissà cosa penserà di me adesso. Cazzo.
 
Scosse la testa, si stava preoccupando di cose così inutili in un giorno come quello. Quel posto lo stava rimbambendo completamente. 
Decise di continuare a camminare normalmente, quando notò che la bionda già lo stava osservando da un po' sorridendo.
 
Mi sorride?
 

Non ebbe il tempo di pensare che la ragazza si precipitò subito da lui a passo svelto. 
 
"Ciao..."
"Ciao Caesar, ti stavo aspettando, non ti abbiamo più visto dopo, ehm.. Il comitato e quindi ero cioè eravamo tutte un po’ preoccupate."
 
Deglutì, non si trovava così faccia a faccia con una ragazza da troppo tempo, e nessuna di quelle con le quali era stato era così carina. 
Non gli interessavano molto cose tipo l'amore, lo dimostrava il fatto che ogni sua relazione non durava più di un mese. Il New Jersey era pieno di ragazze fantastiche, belle e forti, ma nessuna, nessuna lo aveva mai colpito subito come lei. 
Scosse la testa.
 
"Io... Sono andato nel cortile a rinfrescarmi un po' la mente e adesso dovrei tornare a casa che i miei zii mi aspettano sicuramente."
 
Che cazzo sto dicendo?! No cazzo no, non è vero, non devo tornare a casa.
 
"Sto tornando a casa anche io, ti va di fare la strada insieme?"
"Certo."
 
Iniziarono a camminare per un po’, dopodiché Bethany iniziò a parlare, rompendo il ghiaccio che si era creato.
"Allora... Tu dove abiti esattamente?" 
"Qua vicino, ci vogliono 5 minuti a piedi." Rispose in modo brusco. 
Lei si zittì subito dopo.
 
Sto esagerando, devo comportarmi in modo normale. Devo averla spaventata.
 
Il moro fece un lungo respiro e disse: "Senti, so cosa stai pensando. Devi avermi preso per un animale poco fa ma ti giuro che non ho mai fatto una cosa del genere prima d'ora. Mi dispiace tantissimo se ti ho spaventata." 
Lei scosse la testa sorridendo e fissandolo negli occhi in modo normalissimo, tanto da fargli sentire un senso di tranquillità.
 
Da quando sono morti i miei tutti mi guardano con compassione.
 

"Se avessi paura di te avrei proposto di fare la strada insieme?" Domandò.
Il ragazzo sembrava colpito.
"Effettivamente non ci avevo pensato" Disse solo, facendo ridacchiare la bionda.
"Sei strano Caesar, però sei molto interessante."
"E tu sfidi la sorte, hai visto, no? Sono una bomba ad orologeria. Posso esplodere da un momento all'altro." Disse lui nervosamente.
"So per certo che non lo farai." Affermò risoluta.
 
Si fermarono davanti a casa degli zii di Caesar, non erano ancora tornati dal lavoro.
 
"Penso che dovremmo frequentarci." Ammiccò lui.
Sembrava che tutto ciò che fosse successo nella mezz'ora prima fosse solo un ricordo offuscato.
C'erano solo loro due in quel momento.
 
"Sì, lo penso anche io."
 
Si sentiva confuso, strano. Non capiva bene cosa gli stava succedendo, guardava quella ragazza davanti a lui, con lo sguardo basso e arrossata in volto e non sapeva cosa fare. Doveva dire assolutamente qualcosa, qualcosa di intelligente, ovvio, ma almeno qualcosa.
Ma, per la seconda volta, fu la ragazza a spezzare il silenzio.
 
"Io abito qui vicino, se ti va domani passo da qui e andiamo a scuola insieme.." 
 
"Certo!"
Sorrise, era felice di aver trovato qualcuno con cui parlare e passare la giornata, però non doveva andare troppo oltre, assolutamente; ogni volta che cominciava ad affezionarsi troppo a qualcuno rivedeva davanti ai suoi occhi il dramma della sua famiglia, i suoi amici, la sua casa, la sua vera vita, di tutte le cose che amava di più.
Scosse la testa, rendendosi conto che era calato nuovamente il silenzio. Non poteva continuare così.
 
"Caesar, io devo andare adesso.. Ci vediamo domani mattina, ok?"
La ragazza spezzò il silenzio, di nuovo, ma sta volta in un modo inaspettato. Doveva andare via e lui si era comportato da rimbambito, non poteva lasciarla andare così.
Fissò la bionda, che si stava allontanando da lui salutandolo con la mano, avanzò verso di lei con passo svelto afferrandole il polso facendola girare verso di lui. 
Osservò i suoi occhi azzurri. Non amava molto le ragazze dal suo aspetto, ma Bethany era diversa. Allungò le mani verso di lei posandole dietro la sua testa toccandole dolcemente i capelli, avvicinando il suo viso verso di lui. Poteva sentire benissimo il battito del cuore della ragazza che nel frattempo era diventata totalmente rossa in volto. Le fece un sorriso posando le sue labbra su quelle della ragazza staccandosi subito dopo. 
 
"A domani.."
 
Bethany corse via, ancora rossa, lasciandolo li, da solo a fare i conti con se stesso. Si tastò il labbro, tenendo lo sguardo basso. 
Sospirò.
 
"Cosa c'è di sbagliato in me?"


Angolo Autrice-

Salve a tutti! Eccoci all'ultima parte di questo capitolo pov. Caesar. Mi scuso in anticipo per la lunghezza, ridotta rispetto a quello precedente, ma, spero comunque, che sia di vostro gradimento! Stiamo entrando nel vivo della storia e d'ora in poi le cose avranno tutte un senso, eheh.
Come sempre voglio ringraziare chi recensisce, chi mette tra le seguite/preferite e chi solamente lette. Mi scuso anche per non aver potuto rispondere alle recensioni, è stata una settimana pienissima e non ho avuto tempo, ma sappiate che mi state dando una forza incredibile e che vi ringrazio infinitamente! Grazie anche a tutti coloro che mi hanno aiutato per la fine di questo capitolo, Alla prossima!
-YuGiesse
 
   
 
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