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Autore: ___Page    09/09/2015    2 recensioni
Perona lo fissò un istante prima di sospirare.
-Odio i giorni del lupo- mormorò, facendolo sorridere intenerito.
-È poco più di una settimana...- cominciò il moro, venendo però subito interrotto.
-Sono dieci giorni! Dieci lunghi giorni chiusa in casa con papà e Zoro e senza poterti vedere per colpa di un fantomatico lupo mannaro che nessuno ha mai visto!- esclamò esasperata
-Avrai più tempo per studiare con Koreka!- le fece notare, provocandole un altro sospiro.
Genere: Angst, Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kureha, Perona, Portuguese, D., Ace
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Affondò con lo stivale in una pozzanghera, sollevando acqua e fango, non curandosi di non macchiare la gonna che teneva sollevata con la mano libera dal pararsi il capo dai goccioloni di pioggia che scendevano dal cielo plumbeo.
Odiava quella stupido divieto a indossare mantelli dotati di cappuccio, soprattutto quando pioveva così.
Incurante dell'acqua che le sferzava il viso, continuò a correre in mezzo alla fanghiglia, attraversando lo spiazzo principale del villaggio, intenzionata a raggiungere il fienile a qualsiasi costo.
Non l'avrebbe fermata neppure una tempesta figuriamoci due gocce di pioggia.
Erano le sole occasioni che avevano per incontrarsi senza scocciatori in giro e il fienile era diventato il loro rifugio, nonostante fosse molto più freddo e umido della bottega dove lui lavorava o della fucina di suo padre e suo fratello.
Sorrise nel considerare che riusciva a farle amare anche la pioggia.
E sorrise ancora di più nel mettere a fuoco il rettangolo rosso della porta della sua meta.
Entrò senza esitazione, addossandosi con la schiena alla porta per chiuderla e lasciando andare la gonna e il mantello che aveva tenuto sopra alla testa per ripararsi alla meno peggio.
Si guardò intorno, asciugandosi il volto umido e appiccicoso di acqua, scostando la frangetta inumidita dalla fronte.
Avanzò all'interno del fienile, apparentemente deserto, ascoltando distrattamente il ritmico battere della pioggia sulle travi di legno e corrugando le sopracciglia.
C'era qualcosa di strano, come una presenza.
Era vero, era lì per incontrarlo ma in quel momento si sentiva sotto tiro, come la preda messa alle strette dal cacciatore.
Trattenne il fiato, guardandosi intorno cauta e valutando se c'era qualcosa che potesse usare per difendersi quando un'improvvisa spinta e una presa sui fianchi la fece sussultare, prima di trovarsi sdraiata nel fieno, sotto di lui.
Proprio come un predatore era saltato fuori da dietro in mucchio di paglia e le era saltato addosso, afferrandola per la vita.
E ora la stava saldamente tenendo abbracciata, schiacciata contro di lui e il suo caldo torace, inchiodandola con le sue iridi, nero dentro a nero.
Perona lo fissò a occhi sgranati, non riuscendo a distogliere lo sguardo ma senza farsi incantare dal suo radioso sorriso.
-Si può sapere cosa ti è preso Ace?! Sei impazzito completamente?!- domandò, calmando il respiro ancora un po' agitato.
Il moro la fissò intensamente portando una mano sulla sua guancia.
-Temo di sì- soffiò, fermandole il cuore per un attimo prima di chinarsi a baciarla.
La sentì rispondere, subito incontrollata, e se la strinse di più addosso mentre Perona affondava le dita bianche e affusolate tra le sue ciocche more.
Era così buono il suo sapore.
Non se ne stancava mai.
Se lo trascinò addosso, godendo del suo calore che contrastava con l'umido portato dalla pioggia, penetratogli fin nelle ossa.
Fu solo quando furono a corto di fiato che Ace si staccò da lei, gettandosi sul fieno, al suo fianco, ammirando il suo profilo che conosceva a memoria.
Si conoscevano sin da bambini, lui l'orfano senza passato, lei la bella figlia del fabbro.
Non passava giorno che a Ace non venisse ricordato ciò che doveva agli abitanti di Kuraigana per averlo accolto e cresciuto, per essersi tolti il pane di bocca per lui, nonostante fosse ormai adulto, avesse imparato un mestiere e fosse in grado di mantenersi da solo.
Solo poche persone, che si potevano contare sulle dita di una mano non glielo avevano mai fatto pesare.
Sabo, il figlio del follattore e mercante, che era come un fratello per lui, Koala, Koreka e, naturalmente, Perona.
Con lei, soprattutto con lei, si sentiva giusto e libero di essere se stesso.
Per questo la loro infantile amicizia aveva inevitabilmente finito con il trasformarsi in qualcos'altro quando l'età lo aveva consentito, un qualcosa che né Zoro né Mihawk, fratello e padre della ragazza, riuscivano a vedere di buon occhio.
E, un po' ingenuamente, considerato che uomo tutto d'un pezzo era Mihawk, il fabbro si era illuso di poter spegnere il rossore delle guance di sua figlia e mantenere regolari i battiti del suo cuore di fronte ai sorrisi di Ace semplicemente dirottando le sue attenzioni su un dipendente più appetibile, economicamente parlando.
E, ambiziosamente e stupidamente, consapevole della bellezza di Perona, la sua scelta era ricaduta proprio su Sabo.
Sabo che non avrebbe mai fatto un simile torto a Ace.
Sabo che, non fosse bastata la determinazione dei due amanti a non cedere alle decisioni altrui, era a sua volta innamorato di Koala che lo ricambiava.
-A cosa pensi?!-
La voce dolce di Ace e la sua mano che le scostava una ciocca la riscosse, facendola voltare verso di lui.
Perona lo fissò un istante prima di sospirare.
-Odio i giorni del lupo- mormorò, facendolo sorridere intenerito.
-È poco più di una settimana...- cominciò il moro, venendo però subito interrotto.
-Sono dieci giorni! Dieci lunghi giorni chiusa in casa con papà e Zoro e senza poterti vedere per colpa di un fantomatico lupo mannaro che nessuno ha mai visto!- esclamò esasperata -Chiusa in casa con loro e senza potergli parlare della nostra decisione perché devo aspettare Sabo!-
-Avrai più tempo per studiare con Koreka!- le fece notare, provocandole un altro sospiro.                           
-Già... meno male che almeno c'è la nonna...- mormorò, puntando di nuovo lo sguardo al soffitto.
Rimasero ancora zitti qualche minuto, Perona concentrata sulle travi del soffitto e Ace concentrato su di lei finché la ragazza non ruppe di nuovo il silenzio.
-E se si oppongono nonostante tutto?!- domandò, corrugando le sopracciglia in un'espressione preoccupata.
Ace le posò una mano a palmo aperto sul viso, sorridendo incoraggiante.
-Allora scapperemo!- affermò sicuro di sé, facendola illuminare.
In un attimo di euforia Perona gli salì a cavalcioni sulla vita, sorridendo felice.
-Ti prendo in parola eh!- lo ammonì puntandogli contro il dito mentre lui spostava le mani ad accarezzarle la schiena.
-E fai bene- sussurrò parlando con voce bassa, quasi ipnotica -Andremo via da qui e io diventerò un mastro carpentiere e tu sarai la migliore guaritrice del villaggio proprio come nonna Koreka qui a Kuraigana e avremo una nidiata di b...- proseguì finché non si ritrovò la bocca tappata da quella di Perona, ritrovandosi ad affondare in lei come la sua mano stava affondando tra i suoi capelli.
Mugugnò infastidito quando la rosa si staccò da lui, puntando lo sguardo verso la parete dove il ticchettio della pioggia diventava sempre più flebile.
-Sta smettendo- soffiò sconsolata Perona, prima di tornare a guardarlo -Devo tornare prima che vengano a cercarmi-
Ace l'accarezzò sul volto senza smettere di sorridere.
-Ci vediamo tra dieci giorni piccola...-
-Ci vediamo tra dieci giorni...- confermò prima di baciarlo a fior di labbra e correre via.
Si fermò sulla porta a lanciargli un ultimo innamorato sguardo.
Solo dieci giorni.
E poi neppure il sole l'avrebbe più tenuta lontana da lui.
 

 
§

 
Si accostò alla porta a cui qualcuno stava insistentemente bussando, socchiudendola per vedere di chi si trattasse e illuminandosi nel riconoscerla.
-Koala!- esclamò felice -Che fai qui?-
La castana entrò in casa, tremando visibilmente infreddolita.
-Ho finito di rammendare la camicia di tuo padre e sono venuta a portarla- si spiegò sorridendo, le guance arrossate e il viso umido di pioggia.
Sabo la scrutò preoccupato.
-Non era meglio aspettare che spiovesse?!- chiese il ragazzo, stortando appena la bocca.
Koala schiuse le labbra per rispondere ma senza riuscire a trovare le parole.
Incapace di spiegarsi in altro modo, si tuffò su di lui, rubandogli il respiro, sentendolo subito afferrarla per la vita.
Si perse nel suo sapore e nelle sue carezze, finché un rumore dalla stanza accanto li obbligò a separarsi bruscamente.
Dragon non sapeva della loro relazione e poche settimane prima aveva acconsentito alla proposta di Mihawk che farlo convolare a nozze con Perona, che in quanto figlia del fabbro risultava più vicina al loro lignaggio, dovuto all'attività mercantile a cui si dedicavano, rispetto alla giovane sarta che invece Sabo smaniava di poter tenere tra le braccia.
-Sabo chi era... Oh Koala- commentò atono il follatore nel riconoscerla -È tutto a posto?- domandò accigliandosi appena.
La castana annuì sorridendo.
-Avevo ancora la tua camicia e stasera iniziano i giorni del lupo... Non volevo attendere dieci giorni...- lasciò la frase in sospeso, cercando gli occhi di Sabo per comunicargli che, in realtà, voleva salutarlo prima di quel periodo in cui tutti si vedevano costretti a rintanarsi in casa.
Il biondi perse un battito ma subito tornò a preoccuparsi nel notare i suoi occhi lucidi e i leggeri tremiti che la scuotevano. Il mantello che indossava era così leggero e l'orlo del suo abito zuppo.
-Ti prendo una coperta...- esordì ma fu interrotto dal padre che voleva conoscere il prezzo del rammendo.
-Cinque berry- rispose Koala, lievemente affannata.
Dragon recuperò una piccola bisaccia contente del denaro, contando le monete davanti alla ragazza mentre Sabo si spostava nell'altra stanza per tornare con uno splendido mantello di lana cremisi.
Koala lo guardò un po' stranito, senza smettere di sorridere.
-Di chi è?-
-Tuo- rispose serio il ragazzo porgendoglielo e facendole sgranare gli occhi.
-Sabo...- cominciò Dragon per venire subito interrotto dal figlio.
-Metti il cappuccio- le disse, sconvolgendola, per poi spostarsi alle sue spalle e aiutarla a infilarsi il caldo mantello, ignorando l'occhiata severa del padre.
Koala si strinse la stoffa rossa addosso, guardandolo innamorata e grata, strappandogli un sorriso che non riusciva a nascondere la sua preoccupazione. Voleva solo che andasse a casa al caldo e si asciugasse.
La osservò attento tornare verso la porta e socchiuderla mentre la pioggia all'esterno diminuiva lentamente e voltarsi appena per un ultimo ringraziamento.
Fu un attimo, il tempo di un respiro, la mano di Koala perse presa sul pomello in rame mentre la ragazza si accasciava e Sabo si gettava in avanti, prendendola tra le braccia prima che crollasse a terra priva di sensi.
  
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