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Autore: Vanex23    09/09/2015    1 recensioni
"Mi hanno sempre insegnato che nella vita o hai culo o te lo fanno. Il problema è che se nasci sfigato, muori sfigato, indipendentemente dal fatto che tu possa essere o no una brava persona. E se si potesse cambiare all'improvviso ogni singola molecola di un corpo, ogni singola mattonella del nostro fato, come andrebbe a finire la cosa? Chi si ricorderà di noi? E con quali ricordi? Chi dirà alla fine 'ne valeva la pena dopo tutto?' Alla fine, il destino è un qualcosa che ci creiamo noi, possiamo distruggerlo come ci pare e piace, quando e come vogliamo, tanto quanto premere un tasto e resettare ogni cosa. O no?"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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                                                                     Capitolo 11

Pov Cecile
26 Aprile

Era da una settimana quasi che io e Calum ci davamo appuntamento per il pomeriggio per studiare fisica insieme ma come sempre si finiva a parlare di altro, mangiare, cazzeggiare, giocare per sino alla wii ma mai e dico mai studiare seriamente fisica. Ma non mi importava. Avevo ormai imparato a stare tranquilla con me stessa, finalmente mi sentivo bene e accettata, cosa che in passato non avrei neanche sognato di dire o pensare. Perché era vero, le situazioni cambiano e certe volte ti impogono determinati cambiamenti e in questo cosa sono molto più che fiera di ciò che ne sta uscendo fuori.
Quel pomeriggio però era diventato una serata alla fine, erano le 22:00 e ancora stavo con Calum in camera sua a mangiare una squisita torta al cioccolato che sua madre ci aveva preparato per il pomeriggio, quando invece noi la mangiammo solamente la sera. Amavo fare gli spuntini quasi notturni, a Londra ne facevo sempre tanti, ma era solamente un lato buio della mia vita.
Dopo aver mangiato ci sedemmo sul letto e come da copione iniziammo a vedere un film, avevamo addirittura indotto una lotta per chi doveva scegliere che film vedere. Ieri era toccato a lui quindi oggi toccava a me, ma non era molto d'accordo su questa opzione. 
Dopo mezz'ora quasi di discussioni, il film finì per non essere visto e continuammo a parlare del più e del meno come sempre. Mi aveva raccontato di sua sorella, del fatto che amava cantare come lui e che avevano le stesse passioni, del fatto che Luke lo aveva spronato ad iniziare a cantare insieme a lui, da quanto tempo si conoscevano e del come erano diventati per caso migliori amici. Avevano davvero un'amicizia così profonda che da solamente il racconto riuscivi ad invidiare pur non avendola vissuta all'interno del gruppo.
La serata tutto sommato stava trascorrendo per il verso giusto, non mi ero neppure accorta di che ore fossero, fin quando il telefono di Calum non iniziò a vibrare sul letto.
"Pronto?" - Chiese prendendo il telefono e portandolo all'orecchio. Appena udì la voce dall'altra parte parlare, scattò subito in aria come una molla. - "Dove sei? Non fare cazzate, dimmi dove sei e ti porto qui da me." Disse preoccupato. Io non riuscivo a capire la situazione e lo guardavo confuso mentre lui guardava me di rimando con aria preoccupata.
"Era Luke." - Disse appena chiuse il telefono. - "Aspetta qui cinque minuti, vado a prenderlo, e sotto casa." Mi specificò dopo. 
Io annuii solamente e rimasi seduta sul letto, non sapendo effettivamente cosa fare.
Dopo nemmeno cinque minuti, il moro ritornò nella sua stanza con Luke appoggiato addosso a lui, lo teneva per un braccio e lo poggiò sulla sedia delicatamente.
"Oddio! Sta male?" Chiesi preoccupata notando la preoccupazione di Calum e lo sguardo perso di Luke che teneva basso.
"No, è solo un coglione che ama far prendere spaventi alle persone. Ma che ti è saltato in mente?" Chiese Calum del tutto arrabbiato. Luke non rispondeva.
"Io ne capisco sempre meno e so che non sono d'aiuto quindi vado." Dissi a Calum dirigendomi verso il letto per prendere la borsa, ma quest'ultimo mi bloccò e fece cenno di no con la testa.
"No invece. Deve ammetterlo anche davanti a te." Disse Calum in tono di sfida all'amico.
Luke alzò lo sguardo verso Calum e notai con leggero orrore i suoi occhi quasi consumati, rossissimi e scavati.
"Adesso sono tre le opzioni: o hai bevuto come un cammello non controllando il tuo limite e so cosa hai fatto perché mi ricordo cosa ti è successo l'ultima volta, oppure hai fumato troppe canne e credo che anche in questo caso ci siano vari ricordi di ciò che succede di solito o addirittura, hai fatto entrambe le cose. E ti prego, spiegami perché." Disse Calum in modo sarcastico cercando comunque di far parlare Luke.
Nel frattempo il biondo sospirò e i suoi occhi balzavano da me a Calum in sequenza ripetuta ed io mi sentivo leggermente a disagio.
"Credo di aver fatto entrambe cose male." - Iniziò cominciando a spiegare. - "Ma non per niente." Disse sospirando.
"Credi davvero che possa pensarlo?" Domandò Calum sedendosi accanto a lui.
Io continuavo a non capire e a sentirmi inopportuna mentre loro due cercavano di confortarsi a vicenda.
"Mio padre torna in città." Disse a bassa voce Luke all'amico che lo guardava stupito.
"Spero tu stia scherzando, Luke." Rispose Calum scuotendo la testa.
"Non è uno scherzo. Mi ha chiamato Jack oggi pomeriggio. Lo ha avvertito per dirgli che avrebbe visitato tutti e tre e ovviamente adesso tocca a me." - Cominciò il biondo. - "E sai la cosa bella di tutto ciò? Mia madre non mi ha detto nulla e lo sapeva." Sputò arrabbiato guardando Calum preoccupato.
"Cosa vorresti fare adesso?" Domandai io.
Entrambi si girarono verso di me, dopo Luke disse solamente - "Non lo so." Piegandosi sulle ginocchia.
"Quando torna?" Chiese Calum per capire come aiutare l'amico veramente affranto in quel momento.
"Nel mese di maggio, ma non so il giorno perché doverebbe essere una 'sorpresa' per me." Rispose quasi schifiato nominando 'sorpresa'.
Dopo quell'intensa discussione Calum decise di accompagnare sia me che Luke a casa, lasciando per primo l'amico del tutto distrutto e accompagnandolo dentro casa, mentre poi si preoccupò per me.
"Cecile non una parola con nessuno di questa cosa. E per nessuno intendo anche Ashton, Micheal o Jasmine." Mi raccomandò preoccupato.
"No, non lo dirò a nessuno ma sono seriamente preoccupata per lui." Risposi triste.
"Non dirlo a me. Ci vediamo domani a scuola comunque, buonanotte." Mi disse sorridendomi lasciandomi un bacio agli angoli della bocca.
"Notte Kiwi." Risposi io sorridendo.

**

Pov Jasmine
27 Aprile.

Il lunedì mattina a scuola dopo una domenica tranquilla dovrebbe essere illegale in tutti gli stati del mondo. Oltretutto con la pioggia e un bel temporale in arrivo. Il tempo rispecchiava alla grande il mio umore in questo periodo e ciò non faceva altro che alimentare la mia rabbia, depressione e scazzo mattutino.
Ma la ciliegina sulla torta doveva ancora arrivare, perché no, non si può rovinare una giornata solo così, bisogna continuare fino al pomeriggio o perché no, fino alla sera.
Arrivai accanto alla porta dell'entrata e un gruppo di ragazzi era rimasto lì davanti senza nemmeno entrare. Mi feci largo tra la folla e intravisti Calum, Micheal e Ashton messi in prima fila e li sentii discutere come sempre, soprattutto come ogni fottuto lunedì mattina.
"C'è scritto tirare, non spingere." Commentò seccato Micheal.
"Ho tirato." Disse Ashton arrabbiato.
"Tu continui a spingere. Calum ti dice tirare e tu spingi!" Esclamò sempre con lo stesso tono Micheal.
"Io sto continuando a tirare genio. Allora apri tu la porta."Fece Ashton facendolo passare prima di lui ma tutto ciò fu inutile. La porta non voleva aprirsi.
"Basta ragazzi, tanto che si tiri o che si spinga, qui non si apre proprio un bel niente." Commentò acido Calum.
"Non voglio prendermi una polmonite, sta per arrivare un brutto temporale." Disse ancora Ashton che non riusciva a capacitarsi della porta chiusa.
"Buongiorno." Mi limitai a dire dopo aver assistito alla scena.
"No." Rispose Ashton inchiodato contro la porta.
"Se oggi non c'è scuola potrebbero almeno avvisare. Me ne sarei rimasto a letto." Disse calum indicando la porta chiusa.
"Certo che siete proprio tre geni." - Commentò una voce dietro di noi. - "Capisco che la mattina siamo tutti un po' più rincoglioniti del solito ed io sto ancora dormendo per quanto vi stia parlando, ma c'era un bigletto grande quanto una casa attaccato al cancello con su scritto 'porta principale fuori servizio, usare porta secondaria'.. Altroché spingere o tirare." Era Luke a parlare. Io mi girai divertita a scoppiai a ridere in faccia ai tre ragazzi che rimasero praticamente pietrificati da quella notizia a subito dopo Cecile accanto a Luke fece cenno di guardare il cartello posizionato sul cancello a sinistra. La scena che si era presentata era davvero comica.
"Tu lo avevi visto?" Chiese Ashton a Calum.
"Secondo te sarei rimasto qui a bagnarmi i capelli con te per spiegarti la differenza tra spingere e tirare se davvero l'avessi visto?" Rispose Calum divertito tanto quanto me.
"Ne avete ancora per molto e volete entrare? Non posso fare l'uscere a vita." Gridò Luke facendo entrare me e Cecile dalla porta secondaria e dopo chiamando i suoi amici. Mentre passavo mi risolse un sorriso splendente, come non aveva mai fatto ed io ricambiai. Ognuno si incamminò verso la propria classe, io e Calum avevamo laboratorio di arte, Cecile letteratura inglese e Ashton, Micheal e Luke laboratorio di fisica.

**
- "Com'è andata storia?" - Domandò un ragazzo alle mie spalle ad un altro ragazzo. - "A e tu?" - rispose questo - "Anch'io A. Ma non ho studiato nulla!" - ed entrambi si batterono il cinque. Poco gasati questi ragazzi molto studiosi pensai.
Mi incamminai verso l'uscita, dopo sei ore di lezioni non del tutto leggere avrei voluto solamente una tisana di camomilla e stendermi sul letto. E invece no, perché la giornata non poteva finire bene.
"Com'è andata?" Mi chiese Cecile venendomi incontro. Ormai noi due ci ritrovavamo spesso e volentieri solamente gli ultimi cinque minuti dopo le lezioni. A parte matematica e chimica, non avevamo altre lezioni in comune.
"A- di nuovo, in storia, ma è tutto regolare. E tu?" Domandai sorridendo.
"A in letteratura inglese, ma è tutto regolare." Rispose facendomi l'occhiolino.
Stavamo per andarcene quando davanti a noi si presentò una situazione a dir poco spiacevole e anche molto frustante.
Poco più in là, accanto agli armadietti, di pochi cm c'era una ragazza che sembrava essere del primo anno, ridicolizzata e umiliata da un ragazzo che poteva essere per lo più della nostra età con parole e insulti alquanto pessimi per una persona col cervello pessimo come quest'ultimo.
Notanto la scena, notai anche Cecile irrigidirsi e avvicinarsi alla ragazza che stava subendo ciò ed io non potei far a meno di seguirla.
"Ehi!" Si intromise Cecile nella discussione andando ad aiutare la ragazza seguita da me.
"Dimmi bellezza." Rispose il ragazzo che sembrava essersi lasciato già tutto alle spalle.
"Non chiamarmi bellezza, barile di merda e lascia stare in pace questa ragazza." Disse arrabbiata la mia amica. Io continuavo ad assistere alla scena non sapendo se intervenire o meno. La ragazza d'un tratto cercò di nascondere un sorriso che non passò di certo inosservato al ragazzo che la fulminò con lo sguardo e poi aggiunse - "Ah ridi pure? Ma non ti vergogni? Col sorriso di merda che ti ritrovi?" Continuò.
Ad un certo punto sbottai dalla rabbia, feci cadere i libri a terra e presi il ragazzo con forza appoggiandolo non troppo delicatamente con la faccia allo spigolo di uno degli armadietti. Lo tenevo ben saldo e commentando a denti stretti riferendomi alla ragazza, dissi - "Carissimo mister simpatia, la ragazza che stai insultado qui in questione non credo abbia nulla da invidiarti, visto il tuo sorriso dai denti cariati, il tuo Q.I che non vale nulla e il tuo fisico da anziano che partecipa alla sagra delle birre. Quindi, se non vuoi diventare come Jason il venerdì 13 e girare con una maschera al posto del tuo viso, che beh, diciamo fa pure schifo così, ti conviene girare al largo. Insomma, la ragazza cos'ha di sbagliato? Nulla. Anzi, la montatura dei suoi occhiali è pure carina. E tu invece che cos'hai di giusto?" - La ragazza sorrise per tutto il tempo del discorso e mi sussurò un 'grazie' al commento per i suoi occhiali, Cecile sorrise soddisfatta e nel frattempo i ragazzi notando la scena si erano avvicinati lì ascoltando il mio discorso.
Che poi la ragazza in questione a parte occhiali e apparecchio non aveva capito neppure lei perché tali insulti.
"Dai adesso lascialo, non mi va di dare spettacolo qui in mezzo al corridoio." Disse Cecile guardando il tizio con disprezzo. E solo così potevano essere viste queste persone. Io lascia la presa e sorrisi alla ragazza che continuava ancora a ringraziarci, ma appena sembrava essere finito tutto, prima di andarsene, il ragazzo disse, davanti ai presenti, rivolgendosi a me - "Non fare la grossa, Jasmine, d'altrone sappiamo tutti perché sei qui e qual è il tuo segreto, no?" 
Per un attimo pensai di aver perso la calma e mi ritrovai lo sguardo di tutti i presenti puntato addosso. Calum, Micheal e Ashton erano alquanto confusi e anche la ragazza, Cecile preoccupata e Luke arrabbiato come non lo avevo mai visto.
Neanche il tempo di poter focalizzare la scena che Luke gli si era già fiondato addosso sbattendolo contro l'armadietto e sussurò in modo del tutto innaturale rispetto al suo solito - "Lasciala stare. E' proprio un vizio il tuo metterti contro le persone sbagliate, vero Joey?" Calum prese subito Luke per le spalle e lo riportò alla calma mentre Joey, il rompi palle, se ne andò da lì completamente soddisfatto della sua impresa.
Cecile mi rivolse un ultimo sguardo ed io andai subito fuori dalla scuola.

**
"Va tutto bene?" Mi chiese Cecile appena arrivammo a casa di Micheal con gli altri a prenderci qualcosa da mangiare.
"Sì. Non voglio parlarne." Dissi sottovoce. Ero affranta. Cercavo di scacciare il mio passato, ma più ci provavo, più mi portavo dientro angoscia. Quando gli altri ci raggiunsero e si sedettero con noi, Cecile cominciò a parlare. - "Vi starete chiedendo perché oggi sono andata a difendere quella ragazza, no?" - Attirando l'attenzione di tutti.
"Io lo avrei fatto comunque, quel cazzone di Joey cerca rogna da tutti in tre anni di scuola." Spiegò Calum.
"Senza dubbio. Ma io non l'ho fatto per questo." - Iniziò Cecile. - "Sicuramente Joey ha una faccia da prendere a schiaffi, ma io, credo più di tutti voi, vedendo quella scena oggi, mi sono sentita toccata. Toccata perché esattamente cinque anni fa, io ero come quella ragazza e forse più in sovrappeso. Mentre lei oggi veniva derisa solamente per gli occhiali e l'apparecchio, io cinque anni fa soffrivo e venivo derisa da alcuni coglioni del mio ex istituto per l'apparecchio e il mio peso. Adesso sono così, come voi mi vedete, alta, nella norma, capelli neri lunghi, fisico quasi mozzafiato e ho anche dato molti due di picche agli stessi stronzi che prima mi prendevano in giro, ma la verità è che io potevo evitare di farmi tutto quel male a quell'età per nulla, se solo avessi voluto e me ne fossi resa conto prima e non solamente due anni fa." Raccontò tutta la storia con una tale calma che quasi la invidiavo. Perché io quando avevo raccontato della mia storia a Luke piangevo, ero disperata e avevo una tale paura che potesse scappare anche lui da me, cosa che invece non aveva fatto e me lo aveva dimostrato anche oggi. Io restavo con lo sguardo basso, ma sapevo che lui mi stava fissando e sapevo che erano le sue le dita che picchiettavano sul tavolo, sapevo che i ragazzi volevano sapere di cosa parlava Joey e fu proprio Ashton a chiedere e a rompere il silenzio. - "Sicuramente non vuoi parlarne ma, il tuo segreto è un qualcosa che ha a vedere con quello successo a Cecile?" -
Alzai lo sguardo a quella domanda e sorrisi lievemente, 'magari' pensai, e notai Calum che cercava in tutti i modi di mantenere un contatto visivo con Cecile e solo in quel momento mi accorsi che Luke stava perdendo la pazienza.
"No.." - Cominciai io - "E' complicato, cercherò di farla breve." Dissi sospirando. E così iniziai a raccontare da capo ogni singola cosa, ovvero ciò che era successo a Margot, che nel frattempo si occupava di me, ciò che Rick mi aveva fatto, il tradimento, la mia dipendenza dall'alcool, il mio voler quasi morire con l'alcool dopo l'aborto e il mio pessimo rapporto con mia madre.
Volevo farla breve ma ciò mi porto via almeno mezz'ora mentre spiegavo ogni singola cosa ai ragazzi che rimasero più in silenzio di prima. Non sapeva nessuno cosa dire. E a me andava bene così. Volevo solamente silenzio attorno a me di persone che fino alla fine avevano capito con chi aveva a che fare e che si può sempre ricominciare anche se non si ha la forza per poterlo fare.
Quella serata passò così, senza se e senza ma, senza domande o altre spiegazioni, ma intese con un silenzio assordante che ci faceva stare tutti molto meglio.




















Spazio Autrice

Ohoh ho aggiornato anche oggi, mi merito un biscotto, no?
No comunque questo capitolo è triste, più serio, forse più nella storia, ma quello di ieri era solamente per smozzare un po' la tenzione che arriverà a seguito di questo capitolo.
Ovviamente vi ricordo che ho in mente un'altra ff per 5sos e come sempre vi chiedo se avete idee in mente per aiutarmi a scrivere l'inizio.
Fatemi sapere se vi è piaciuto questo capitolo, cosa ne pensate dei personaggi e boh, ci vediamo alla prossima.
Buona lettura, xoxo Vanex23
(Se visitate il mio profilo troverete altre storie, fatemi sapere quale volete che continui pure, così in questi giorni non mi annoio.)
  
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