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Autore: Sammy333    09/09/2015    4 recensioni
"La sua ragazza..? LA SUA RAGAZZA?? Io non ero la sua ragazza!" la rabbia si impossessò di me, ma prima che potessi proferire parola, Castiel avanzò nella mia direzione, mi strinse il polso con la mano trascinandomi via da lui.
Genere: Drammatico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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9º CAPITOLO: Flashback
 
 
Fissavo il suo viso incapace di proferire parola o perlomeno intimargli di andarsene: la sua presenza non era di gradimento a nessuno.
Ma l’unica cosa che mi veniva in mente era una citazione che avevo letto tempo fa, e che avevo scrupolosamente riportato nel diario dall’aria antica che custodivo nel comodino accanto al letto.
Ebbene sì! Io avevo un diario. Non era proprio una cosa che ricordava il fatidico “Caro diario, oggi è successo bla bla bla…”. No! In quel libricino raccoglievo citazioni, poesie (anche scritte da me), pensieri notturni e sogni o incubi che ero solita fare. Racchiudeva me stessa, e nessuno avrebbe mai dovuto sapere della sua esistenza: avevo anche trascritto tutto il mio dolore, quasi a volerlo trasferire in quelle piccole pagine color avorio.
Tornando alla citazione in questione, diceva questo:
 
“è una curiosa creatura il passato
ed a guardarlo in viso
si può approdare all’estasi
o alla disperazione.
Se qualcuno l’incontra disarmato,
presto, gli grido, fuggi!
Quelle sue lame arrugginite
possono ancora uccidere.”
 
E questo mi riportava alla persona che avevo davanti, solo che lui non poteva ferirmi, non più.
<< Uhh, scusate, ho forse interrotto qualcosa? >> la sua voce risuonava ironica in un modo così fastidioso che dovetti attingere a tutta la mia calma interiore, per non cedere alla tentazione di fargli sparire quel sorrisetto bastardo dalle labbra. E non avrei di certo usato metodi ortodossi.
<< Che cazzo vuoi Dakota? Vattene, nessuno ti vuole qui! >> tuonò Castiel.
Eccolo, si stava arrabbiando. Cosa gli aveva fatto Dake per farsi odiare così tanto?
<< Modera il linguaggio ragazzino, sto dove cavolo mi pare e piace >> rispose Dake a sua volta, << tu piuttosto, bambola, dobbiamo parlare >> continuò lui facendomi un cenno del capo.
“Cosa vorrà adesso?”, non avevo nessuna intenzione di starlo ad ascoltare, le sue parole erano solo bugie. E lo saranno sempre.
Spostai lo sguardo su Castiel  che intanto si era alzato in piedi, per poi passare a guardare il viso di Dakota.
<< Io non ho proprio niente da dirti. Sono stanca delle tue cazzate! Te l’ho detto tempo fa, lasciami in pace Dakota >> risposi, << e smettila di chiamarmi “bambola”, non stiamo più insieme >> continuai.
Feci per afferrare Castiel ed andarmene, ma Dakota non voleva proprio mollare.
<< Bambo…Lorel, lo so che ho sbagliato cazzo! Non ti sto chiedendo di tornare insieme o altro, ma solo di parlare. Non puoi aver dimenticato tutto. Io non l’ho fatto >> il suo tono di voce divenne quasi triste, << non ho dimenticato nemmeno quella notte >> aggiunse.
Spalancai gli occhi, cominciando a temere che potesse dire qualcosa più del dovuto.
Mi girai di nuovo verso il biondo, notando che Castiel mi guardava in cerca di una spiegazione.
Sentii gli occhi pizzicare, non solo per il dolore che stavo riprovando al solo ricordo, ma anche per la rabbia: non doveva permettersi di parlare di quella serata. Era tutta colpa sua. Aveva promesso che mi sarebbe stato accanto, ed invece mi aveva trattata come se fossi stata una qualunque delle sue conquiste.
Avanzai nella sua direzione puntandogli il dito contro, il cuore a mille e la rabbia che mi  guidava.
<< Non ti permettere Dakota, non ti permettere! >> alzai il tono di voce, << Te l’ho già detto: ciò che è successo quella notte non ti riguarda! Hai fatto le tue scelte ed io le mie. Quindi vedi di andare avanti con la tua vita e di uscire una buona volta per tutte dalla mia! >>, quasi urlai.
Mi trovavo a pochi centimetri da lui, e lo fissavo dritto negli occhi, con tutta la determinazione possibile. Lui mi guardava, gli occhi tristi e pieni di … Rimorso? Impossibile. Ma anche se fosse stato così, non avrei mai e poi mai dimenticato.
Girai sui tacchi per tornare dal rosso che aveva di nuovo quello sguardo raggelante, ed ero consapevole che mi avrebbe chiesto una spiegazione. Ma non ce l’avevo. O meglio, non volevo avercela. Quella era una parte del mio passato che nessuno avrebbe mai dovuto scoprire.
Tutto d’un tratto sentii qualcosa stringermi il polso dove portavo il bracciale, e ritorcerlo, facendo in modo che mi girassi. Dake mi teneva stretta continuando a fissarmi.
<< E questo? Scommetto che a Castiel non hai detto niente, vero?  Chissà cosa penserebbe se lo sapesse >> il suo tono tornò minaccioso. Eccolo, questo era il vero Dakota Williams.
Il cuore per poco non mi uscì in gola, a che gioco stava giocando?
<< Lasciami andare! >> mi divincolai, ma lui strinse la presa << mi fai male! >> il panico si impossessò di me. Non mi piaceva essere toccata lì. Anzi, lo odiavo.
Mentre cercavo di liberarmi, vidi Castiel affiancarmi e spingere con violenza il biondo.
<< Non ti azzardare mai più a toccarla, o te ne pentirai amaramente! >> minacciò il rosso.
Dal canto suo, Dake scoppiò in una risata quasi isterica << sentilo il piccolo Cass, è diventato grande adesso eh? Beh lasciati dire una cosa, esci pure con la mia ragazza per adesso, ma ricorda: tornerò a riprendermela. E tu non potrai farci niente. Non condividerà mai con te ciò che ha condiviso con me >> rise di nuovo, << io la conosco meglio di chiunque altro, e so che non parlerà mai a nessuno del suo passato. L’unico con cui può farlo, sono io >> continuò.
Vidi Cass stringere i pugni e digrignare i denti. Dake non aveva tutti i torti: non ne avrei mai parlato con nessuno di ciò che era successo quella notte. Se lo avessi fatto, sarei stata guardata in modo diverso da tutti, ed io non volevo la compassione di nessuno.
<< Ci rivediamo presto >>, il biondo mi fecce l’occhiolino e se ne andò. Cominciava a spaventarmi, era determinato, troppo. Mi chiedevo che cosa avesse in mente, e fino a che punto volesse arrivare. Cosa avrei fatto  se avesse deciso di raccontare tutto ai miei amici? Al solo pensiero rabbrividii. “No, non può essere così stronzo, non dopo come si è comportato”, pensai tra me e me tentando di convincermi e rassicurarmi.
<< Lorel? >> la voce di Castiel mi fece tornare alla realtà.
<< Mmmh? >> risposi pensierosa.
<< Ti stai mordendo l’unghia da almeno un minuto buono >> continuò lui. Non riuscivo a decifrare il suo sguardo, a cosa stava pensando?
<< Oh … Ehm, scusa >> risposi, << senti, mi dispiace per l’accaduto… >> ripresi non sapendo bene che cos’altro aggiungere.
<< Tu stai bene? >> mi chiese guardandomi di sottecchi.
Se stavo bene? No, non stavo bene: i pezzi del mio cuore che mi ero ostinata così tanto a voler rincollare insieme, si stavano staccando di nuovo. La paura, il panico, l’ansia che Dake potesse fare o dire qualcosa che non doveva, mi stavano attanagliando la mente. Sapevo che non sarei riuscita a pensare a nulla se non a questo.
Decisi di mentire << si si, sto bene, non ti preoccupare >>, distolsi lo sguardo dal suo << direi che sia meglio tornare a casa, non credi? >>. Sperai con tutta me stessa che non mi facesse alcuna domanda.
Lo vidi poco convinto << si, è meglio … >>, rispose lui.
Mi incamminai verso la moto, sentendo che Castiel alle mie spalle faceva lo stesso dopo un momento di esitazione.
Rimanemmo in silenzio per tutta la durata del cammino, e stava diventando opprimente. Non vedevo l’ora di arrivare a casa e buttarmi a letto. Avevo troppi pensieri, e come se non bastasse continuavo a chiedermi ossessivamente a che cosa stava pensando il rosso. Era strano che non dicesse nulla e che non cercasse nemmeno di estorcermi qualche informazione.
Poi, un pensiero mi balenò in testa: forse non mi chiedeva niente perche non voleva sapere niente. Forse si era spaventato e non voleva avere nessun tipo di peso o problema a cui pesare. Ed io ero esattamente tutto ciò. Sentii un dolore lancinante al petto. Si, era così, Castiel non voleva più saperne niente di me, solo che non aveva il coraggio di dirmelo.
“Voglio andare a casa” continuai a ripetermi mentalmente, sapendo che le lacrime non sarebbero tardate ad arrivare.
 
Una volta arrivati, smontai dalla moto e mi diressi verso l’entrata come una scheggia. Volevo stare sola. Sentii Cass chiamarmi, ma non mi voltai, né mi fermai.
Entrai nel grande atrio dove trovai Lys che chiacchierava con Rosa, la quale probabilmente stava per tornare a casa.
<< Hei Lorel … >> mi incalzò Rosa.
Non mi fermai nemmeno sta volta, << scusate, vado a stendermi, non mi sento molto bene. Ci vediamo domani! Notte >> risposi di fretta, fuggendo dai loro sguardi indagatori.
Salii le scale di corsa e mi rifugiai in camera chiudendo a chiave la porta alle mie spalle.
Tirai un sospiro di sollievo, lasciandomi scivolare lungo il legno liscio dell’uscio, quando sentii qualcuno fermarsi davanti ad esso.
<< Lorel aprimi >> la voce del rosso risuonava autoritaria dall’altra parte.
Non avevo intenzione di farlo, non lo avrei fatto entrare. Se voleva parlare, poteva farlo prima. Credo, inoltre, che sotto sotto non volevo che mi dicesse di non voler avere più niente a che fare con me. O almeno che non me lo dicesse proprio quella sera.
<< Va via Castiel, per favore >> quasi lo implorai.
<< Lorel, dannazione, aprimi! >> lo sentii alzare il tono di voce.
“Quel ragazzo ha seriamente bisogno di una camomilla, possibile che si arrabbi sempre?” pensai.
<< Ho bisogno di stare sola >> fu l’unica osa che riuscii a dirgli.
La porta tremò e si udì un colpo: capii che Castiel ci aveva appena sferrato un pugno contro. Mi rannicchiai ancora di più stringendomi le gambe al petto.
<< Allora Dake aveva ragione >> sibilò prima di allontanarsi.
A quelle parole non resistetti più, e scoppiai in fiume di lacrime.
“Lasciatemi in pace … lasciatemi in pace” continuavo a ripetermi in preda ai singhiozzi.
 
 
Mi  risvegliai nel mio letto con un gran mal di testa. Non sapevo nemmeno come ci ero arrivata. Avevo la gola talmente arida che faceva invidia al deserto del Sahara. Mmm e chi si voleva alzare? Ma sapevo che se non lo avessi fatto, molto probabilmente sarei morta di disidratazione.
Guardai lo schermo del telefono: le 2 di notte. “Fantastico” roteai gli occhi. Scostai le coperte e cercai le pantofole, con l’intenzione di scendere in cucina a dissetarmi.
Accesi la luce e mi fermai un attimo a scrutare la mia immagine allo specchio: ero in vestaglia da notte. Sprazzi di immagini in cui mi cambiavo e andavo a letto mi tornarono in mente.
“Oh beh, tanto staranno dormendo tutti, nessuno mi vedrà in vestaglia” pensai.
Aprii la porta e mi incamminai lungo il corridoio. Arrivata in cucina notai che in salotto c’era una luce.
Mi avvicinai cercando di fare il meno rumore possibile: non c’era nessuno, solo la tv accesa che andava senza nessuno a guardarla. “Si saranno dimenticati di spegnerla” pensai “prendo una bottiglietta d’acqua e poi la spengo io” decisi.
Presa la bottiglietta, andai a spegnere la televisione, accorgendomi solo dopo che avrei dovuto accendere la luce del salotto.
<< Uff >> sbuffai e camminai a tentoni, cercando di evitare i vari ostacoli. La fortuna volle che andassi a sbattere contro qualcosa, ovvio. Sembrava fosse un muro, solo che non era duro e non ricordavo ce ne fosse uno nel bel mezzo della stanza. Panico. Che fosse un ladro?
I deboli raggi lunari non mi permettevano di scrutare la figura imponente che mi ritrovavo davanti.
<< A dire il vero, la stavo guardando. La tv intendo >> parlò il presunto ladro.
“Oh sia ringraziato il signore, Gesù e tutti gli altri” pensai sollevata e libera di riprendere fiato.
<< Lys! Mi hai spaventata a morte! >> dissi in tono accusatorio.
Sentii una flebile risatina provenire dal ragazzo << perdonami Lorel, non era mia intenzione >> disse.
<< Tranquillo. Ma che ci fai sveglio a quest’ora? >> chiesi rigirandomi la bottiglia tra le mani.
<< Non riuscivo a dormire. Tu invece? >> m’incalzò.
Gli mostrai la bottiglietta d’acqua << avevo sete >>.
Lo sentii allontanarsi e poco dopo la tv riprese vita.
<< Hai sonno? >> chiese lui.
<< A dire il vero, mi è passato. Sai, per poco non morivo di infarto >> sorrisi volendo farlo sentire un po’ in colpa.
<< Oh dai haha la solita tragica! In questo caso, ti va di guardare un po’ di televisione? >> propose.
Tanto sapevo che non mi sarei riaddormentata facilmente e la notte era lunga.
<< Si, perche no? >> accettai di buon grado.
Restammo davanti alla tv a parlare e prendere in giro i concorrenti di alcuni tv show per non so quanto tempo, sgranocchiando snack ed ingozzandoci di gelato. Lys riusciva sempre a farmi sentire così calma e tranquilla. La sua presenza riusciva a donarmi serenità. Non so com’era possibile, ma anche per questo mi era sempre piaciuto averlo intorno. Ma nemmeno lui poteva fare molto contro i miei demoni.
D’un tratto si fece serio << Sai, prima Cass mi ha detto che avete incontrato Dakota >>.
“Oh no, non anche tu ti prego” mi sforzai di stare calma.
<< Si, non è successo nulla di ché. Sai com’è fatto Dake, deve sempre provocare qualcuno >> risposi io.
<< Lorel … Lo sai che con me puoi parlare di tutto. Dai, ormai pensavo l’avessimo superata questa fase. Di me ti puoi fidare >> il suo tono era dolce e sincero, come lui.
Il problema è che non sapeva tutto: dopo che si era trasferito con i suoi genitori, le mie giornate erano diventate sempre più grigie. Mi ero detta che almeno avevo ancora Dake, ma non era così. Mi ero solo illusa di poterlo migliorare, di poter essere per lui la luce nelle tenebre e che poi lui, per me, diventasse lo stesso. Ma non è stato così. Lo detesto per ciò che mi ha fatto, questo sì, solo che non è sempre stato un idiota: c’erano dei momenti in cui credevo che lo avrei persino potuto amare, ma ero solo una sciocca ragazzina. Siamo stati insieme per due anni, ed il più delle volte stavo anche “bene”. Poi, dopo il trasferimento di Lys, le cose avevano cominciato a degenerare. Ed è proprio questo che non voglio che lui sappia. Né di quella notte.
<< Lo so Lys, e ti ringrazio, ma non c’è proprio niente di cui parlare. Io sto bene, davvero! Non so che cosa ti abbia detto Castiel, ma non ti devi preoccupare >> spiegai tentando di essere convincente.
<< Allora che cosa intendeva Dakota quando ha detto che non ha dimenticato cos’è successo quella notte? >> ecco, potevo considerarmi fregata.
Addio alla faccia da poker, non riuscivo proprio a fingere di non provare dolore a quel ricordo. Istintivamente mi portai la mano attorno al bracciale argenteo. Ma il mio gesto non passò inosservato.
<< Perché lo porti sempre? Non ti ho mai visto senza >> disse cercando una spiegazione sul mio volto.
<< E’ un cimelio di famiglia … >> mentii spudoratamente. E lì mi fregai, perché Lys sapeva quando mentivo. Eravamo praticamente cresciuti insieme, non potevo nascondergli nulla o almeno non a lungo.
<< Lorel dammi la mano >> disse porgendomi la sua.
<< Sono stanca, vado a letto. Scusami >> mi alzai pronta alla fuga.
<< Lorel fammi vedere cazzo! Smettila di fuggire da tutto e tutti! >> non lo avevo mai sentito parlare così: di solito era sempre calmo e pacato, invece adesso sembrava arrabbiato e frustrato.
<< Tu non puoi capire, nessuno può. Quindi è inutile parlarne >> mi incamminai verso la mia stanza, sperando che non tentasse di seguirmi. Ma purtroppo la fortuna non è mai dalla mia parte: ero davanti alla porta, quando Lys mi avvolse tra le sue braccia.
<< Lorel … Tu sei importante per me, lo sei sempre stata. Non scappare anche da me, lascia che ti aiuti. Te ne prego >> sussurrò contro il mio orecchio.
Scoppiai in lacrime. Nessuno poteva aiutarmi, nessuno! Perche non volevano capirlo? Perché si ostinavano a volerne parlare facendomi così ricordare quei momenti orribili?
<< Shh va tutto bene, sono qui Lorel, sono qui >> disse cullandomi tra le sue braccia, << vieni, ti porto a letto >> continuò senza sciogliere l’abbraccio.
Aprii la porta e andammo a sederci sul mio letto. Non sapevo che intenzioni avesse, se restare a dormire con me come quella notte della festa, o solo assicurarsi che non piangessi più. Certe volte anche Lys era imprevedibile, per quanto bene potessi conoscerlo.
Mi asciugai le lacrime, tentando di riprendere un po’ di autocontrollo.
<< Ora sto bene Lys, non ti preoccupare. Va pure a letto >> ruppi il silenzio.
Lui mi guardò negli occhi, tentando di scrutare non so che cosa. E come detto prima, fece una cosa che non mi aspettavo: con la mano mi accarezzò la guancia, provocandomi dei piccoli brividi lungo la schiena. Io ricambiai il suo sguardo, non sapendo bene come comportarmi in quella situazione.
<< Mi ricordo di una Lorel vivace, allegra, che solo starle vicino ti cambiava la giornata. Certo aveva anche lei i suoi giorni bui, ma non perdeva mai quella luce negli occhi che ora, invece, è flebile come i deboli raggi lunari. Vorrei rivederla sorridere come un tempo, se pur la malinconia ti dona comunque. Ma il sorriso che aveva, era un qualcosa di unico. E mi sentivo fortunato a poterne avere visione. Riportalo sul tuo volto, ci siamo noi ora >> disse e mi porto il pollice sulle labbra, accarezzandole.
Non ero imbarazzata. Non lo so, c’era qualcosa di così puro nelle sue parole e gesti.
Feci per dire qualcosa, ma rimasi solo con la bocca socchiusa. Lui sorrise e mi diede un bacio delicato sulla fronte. Chiusi gli occhi inspirando il suo profumo che ricordava vagamente la vaniglia.
<< Buonanotte Lorel >> mi sussurrò, alzandosi dal letto per poi uscire dalla stanza.
Rimasi immobile. Ero confusa. Possibile che provassi qualcosa anche per Lys?
“Che stupida che sono! È solo perché non lo vedevo da molto. Sarà che non sono più abituata ad averlo vicino. Devo smetterla di farmi questi stupidi pensieri. Comincio a pensare di essere pazza” rimuginai tra me e me, sentendomi una vera idiota.
Scacciai tutti i pensieri e tornai a letto.
 
 
<< Lorel … Lorel! Avanti, svegliati dormigliona! >> sentii una voce femminile in lontananza. Mmm chi è che mi stava svegliando?
<< È ancora presto … Mmmh lasciatemi dormire >> supplicai chiunque ci fosse.
<< Ma sentila! Svegliati pigronaaa! >> disse in risposta la donna misteriosa, cominciando a scuotermi.
Aprii gli occhi malvolentieri e … << Rosa? Mmm che ci fai qui? Ma che ore sono? >> chiesi portandomi una mano agli occhi per proteggermi dai raggi solari che filtravano dalla finestra. Probabilmente Rosalya aveva scostato le tende per cercare di svegliarmi.
<< È ora di alzarsi! E anche di raccontarmi cos’è successo ieri da farti scappare in quel modo. Cos’ha fatto Castiel? >> chiese con gli occhi che sprizzavano curiosità, <>.
Scostai le coperte per andare in bagno a lavarmi il viso, << Castiel non ha fatto niente, davvero. È una lunga storia >> dissi una volta raggiunto il bagno.
Rosa si avvicinò con un sorrisetto beffardo << bene, perché io ho tutto il tempo del mondo >>.
Fantastico. Non avevo le forze per controbattere, ero ancora frastornata dal sonno.
<< Va bene, va bene. Mi lavo e arrivo >> mi arresi.
Feci tutto ciò che dovevo fare in bagno, mi cambiai, rifeci il letto ed infine assecondai la richiesta di Rosalya. Le raccontai di cos’era successo con Cass prima che arrivasse Dake e di cosa era successo dopo. Omessi certe cose, poiché non volevo che mi chiedesse anche lei del mio passato. Le dissi soltanto che penavo Dake volesse tornassimo insieme e che non accettava nessun tipo di rifiuto. Le dissi anche che lo avevamo incontrato la sera della festa organizzata dai ragazzi.
<< Allora, numero uno: Dakota ti sta stalkerando? Numero due: cos’hai intenzione di fare con Castiel? Numero tre: almeno è carino questo Dake? E come mai vi siete lasciati? >> mi chiese numerando le domande con le dita.
<< Non so se mi stia stalkerando, ma sarebbe davvero inquietante. Con Castiel non farò nulla, siamo amici >> la vidi roteare gli occhi e poi tornare a concentrarsi sulle mie parole << e si, è carino. Penso che se mi stia davvero seguendo, lo vedrai presto anche tu haha >> scherzai << comunque la storia è un po’ complicata >> tornai seria.
<< Beh io sono brava ad ascoltare >> mi incoraggiò con un sorriso. Oh al diavolo! Potevo anche raccontarle qualcosa, non era mica un segreto di stato perché ci fossimo lasciati. Era quello che è successo dopo che doveva esserlo.
<< Allora, mmm da dove comincio? >> mi chiesi.
<< Comincia con il raccontarmi come vi siete conosciuti >> il sorriso che aveva si allargò.
<< Uhm, okay! Andavamo a scuola insieme. Lui era più grande di me, di tre anni. Il classico giocatore di football, amico di tutti a scuola ed “acclamato dalle ragazze” >> risposi imitando le virgolette con le dita << non ci eravamo mai parlati direttamente, ma a volte lo beccavo a guardarmi durante le pause. Non sapevo esattamente che cosa pensare, quindi avevo fatto finta di niente. Finché un giorno non mi ero svegliata presto per andare a fare una passeggiata lungo spiaggia, aspettando l’alba. Ero seduta per i fatti miei, quando ho visto questo ragazzo uscire dall’acqua con una tavola da surf: non sapevo come, non sapevo perché, ma è venuto dritto nella mia direzione dicendo semplicemente “ciao”, come se mi conoscesse da una vita >>.
 
FLASHBACK:
<< Ciao >> mi salutò il ragazzo appena uscito dall’acqua. Era davvero bello, con un fisico atletico,pelle abbronzata, occhi azzurri, capelli biondi e sorriso mozzafiato.
<< Ehm ciao! >> risposi un po’ confusa.
<< Mi chiamo Dakota Williams, piacere. Siamo a scuola insieme, non so se ricordi… >> continuò lui sorridendo.
Come potevo non ricordarmene? Penso fosse il ragazzo più bello della scuola, o almeno così si diceva.
<< Oh, si si… Piacere Lorel Pierce >> sorrisi a mia volta.
<< Mmm allora Lorel Pierce, che ci fai qui a quest’ora? >> incalzò il biondo.
<< Beh, potrei chiedere lo stesso a te! Non è un po’ fredda l’acqua a quest’ora? >> chiesi io.
Lui si sedette accanto a me e disse << mi stavi per caso spiando? >>, l’espressione seria.
Mi allarmai e sentii le guance cominciare ad arrossarsi << ehm no! Io non … >> replicai balbettando.
Lo vidi scoppiare a ridere << haha stavo scherzando! Anche se non mi dispiacerebbe essere spiato da te Lorel Pierce >> mi fecce l’occhiolino.
<< Haha sul serio? E questa da dove l’hai presa? >> risi a mia volta.
<< Lo ammetto, mi è uscita un po’ male! >> riprese sorridendo << mi piace venire qui a quest’ora: non c’è nessuno ed il vento è assente, quindi mi permette di surfare meglio. E poi, l’alba è uno spettacolo da non perdere >>.
 
PRESENTE
<< Non so perché, ma mi colpì subito. Passammo la restante mattinata a chiacchierare. Era simpatico ed estroverso. Non si faceva problemi a parlare di sé o delle sue passioni, e questo mi piaceva. Cominciammo a passare più tempo insieme, ad uscire ecc … Una cosa tira l’altra e ci siamo messi insieme >> sorrisi al ricordo. Dakota mi piaceva davvero, mi faceva stare bene: era dolce, gentile, mi faceva sentire viva.
<< Wow sembra il ragazzo dei sogni >> mi interruppe Rosa.
<< Già, lo credevo anche io … I giorni passavano ed intanto Lys e Dake si erano conosciuti. Uscivamo spesso tutti e tre. Dopo un anno che stavamo insieme, Lys ha dovuto trasferirsi. Eravamo molto legati, praticamente siamo cresciuti insieme. Quindi la sua partenza mi aveva devastato. Stavo anche passando un brutto periodo a causa di alcuni disguidi con la mia famiglia >> raccontai con quanta disinvoltura potevo << le cose con Dake avevano cominciato ad andare male: andavamo a feste con alcuni amici, ma io finivo per farmi prendere la mano e mi ubriacavo spesso. Me ne vergogno ancora adesso, ma mi sembrava una buona soluzione ai miei problemi, non avrei più pensato a niente >> ripresi fiato, calando pian piano in una sorta di malinconia << Dake si arrabbiava molto quelle sere, ma io non gli davo retta. Così ha cominciato a fregarsene e a bere anche lui. Litigavamo spesso, lui era geloso e possessivo. Ma infondo potevo anche capirlo: non ero me stessa. E nemmeno lui: mi diceva cose orribili, e poi quando si calmava mi chiedeva scusa. Ma io non riuscivo a dimenticare ed andare avanti >> mi fermai un attimo per dosare bene le parole << un giorno, le cose a casa avevano degenerato, ed io avevo disperatamente bisogno di parlare  con qualcuno. Lys non c’era e la persona che mi era più acanto era proprio Dakota. Gliene parlai, gli raccontai tutto. E per me non è facile parlarne, nemmeno ora. Comunque le cose da quel momento sembrarono andare meglio, mi sentivo più legata a lui. Finché una sera… >>
 
FLASHBACK
“Ma dove si è cacciato Dake?” pensai mentre salivo le scale della casa di Melissa, la ragazza che aveva organizzato la festa a cui eravamo. Ero abbastanza ubriaca e barcollavo un po’.
Qualcosa, però, attirò la mia attenzione: avvicinandomi ad una delle porte del piano superiore, mi sembrò di sentire una voce familiare. Sbirciai dalla fessura, poiché la porta era solo socchiusa, e ciò che vidi, mi devastò come niente aveva mai fatto. Non riuscivo a crederci, mi mancava il fiato: Melissa aveva appena spinto Dake sul letto e lo aveva baciato.
Gli occhi si riempirono di lacrime ed il cuore si spezzò. Non feci nulla. Non volevo fare nulla, me ne andai senza dire niente. Attraversai la casa affollata di gente ubriaca che si strusciava l’una contro l’altra e semplicemente sparii senza dire niente a nessuno. Non ero lucida, non sapevo cosa fare. Continuai a camminare senza sosta. “Come ha potuto farmi questo? Io gli avevo dato tutta me stessa”.
 
PRESENTE
<< Dake mi chiamò ogni giorno, ma non risposi: cancellavo direttamente i suoi messaggi, senza nemmeno aprirli. Si presentava alla porta di casa, ma non gli aprivo. Avevo smesso di andare a scuola e cinque mesi dopo, ci siamo trasferiti >> non le raccontai tutto. Non le dissi cos’altro era successo quella sera e cosa avevo fatto in quei cinque mesi.
<< Mi dispiace davvero tanto Lorel. Non oso immaginare come tu ti sia sentita >> riprese a parlare anche Rosa, << ma cinque mesi senza andare a scuola? Voglio dire, che hai fatto in quel lasso di tempo? >>.
Ormai mentire era la mia specialità << sono andata a trovare dei parenti in montagna, e sono rimasta là con loro >>.
<< Capisco … >> Rosa abbassò lo sguardo per un momento << ma sappi che se hai bisogno di parlare, io ci sono sempre. Mi sono affezionata a te, non ho mai trovato nessuna con cui essere in sintonia, come lo sono con te. Non voglio vederti stare male >> alzò lo sguardo e mi passo un pollice vicino all’occhio gonfio per le lacrime della notte.
Spalancai gli occhi sorpresa << Grazie Rosa, conta molto per me >> la strinsi in un abbraccio talmente forte che ebbi paura di averla soffocata.
<< Comunque ero venuta svegliarti perché avevo portato la colazione! Brioches, crafen e waffles! Quinsi muovi il culo e vestiti >> mi sorrise sciogliendo l’abbraccio.
In quel momento il mio stomaco brontolò << credo proprio che ubbidirò >> e scoppiammo a ridere.
 
Mi vestii con una felpa e dei pantaloncini, una coda disordinata ed ero pronta!
<< Molto sexy >> replicò rosa trattenendo una risata.
<< Che c’è? È domenica mattina infine! >> risposi fingendomi offesa.
Scendemmo le scale, quando arrivate all’atrio udimmo il campanello suonare. Lys andò ad aprire, mentre io e Rosa ci fermammo sulle scale.
Lysandro aprì la porta e ci si presentò sulla soglia una ragazza mozzafiato: lunghi capelli color bronzo, occhi di un verde acceso, labbra rosate e pelle abbronzata. Indossava un vestito azzurro, aderente e degno di una star di Hollywood. Corpo perfetto, ovviamente. Portava con sé una valigia abbastanza grande. “Una valigia … ?” pensai scambiando un’occhiata a Rosa.
<< C’è Castiel in casa? >> chiese lei.
Il mio cuore ebbe un sussulto.
 
 
AGOLO AUTRICE: salve a tutti! Scusate per il ritardo, ma tra una cosa e l’altra sono riuscita a pubblicare solo adesso :) spero il capitolo vi sia piaciuto, e scusate per gli errori di battitura, correggerò appena posso! Intanto, mi farebbe piacere ricevere qualche vostra recensione, con dei consigli per migliorare sempre di più. Vi ringrazio per quelli precedenti, mi sono stati molto d’aiuto :) ci vediamo al prossimo capitolo, ho in serbo molto altro ;) un bacio!
   
 
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