Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: mattmary15    09/09/2015    1 recensioni
Rosemaria porta il nome di due muri. E' un nome pesante come la massa di mattoni che li costituiscono. Levi invece è il nome di un fantasma, leggero e quasi invisibile. Cosa li unisce se anche le giubbe che indossano hanno stemmi diversi?
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rivaille, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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#6
La notte è volata. Nessun gigante ha attaccato la formazione messa in campo da Erwin. Non è facile usarla nell’oscurità. Avrebbero potuto adoperare la formazione tradizionale a colonna. Di notte i giganti dormono. Erwin però non ha voluto e ha preferito rimanere fedele ai suoi piani. Non ci sono stati lanci di razzi colorati. Nessun avvistamento. E la notte è volata. All’alba, il giacimento e la fortificazione che un tempo lo proteggeva, si stagliano all’orizzonte. Mike è nervoso.
“Non sarebbe meglio accamparci e ispezionarlo stanotte?”
“Dovremmo usare le fiaccole. Non possiamo correre il rischio di accendere del fuoco in un luogo dove potrebbe esserci ancora del gas!” gli fa eco Hanji.
“Che facciamo allora?”
“La tua squadra, Mike e quella di Hanji, rimarranno a fare da cordone di difesa quassù tra le colline. Ci sono abbastanza alberi e pareti rocciose per usare il meccanismo per la manovra tridimensionale. La squadra Levi, io ed il caporale Zackley scenderemo al giacimento.” Nessuno obietta, come al solito, agli ordini di Erwin. La squadra Levi composta oltre che dai tradizionali elementi, anche da Eren, Mikasa ed Armin, si srotola lungo la collina e arriva presto al giacimento. Tutti scendono da cavallo e Rose s’avvia decisa all’ingresso del rudere della fortificazione. Erwin la richiama.
“Formeremo due squadre. La prima resterà di guardia all’ingresso. Non possiamo escludere alcun genere di pericolo per cui occorre che qualcuno resti in attesa qui fuori e avverta gli altri se accade qualcosa di imprevisto. L’altra seguirà il caporale Zackley nella perlustrazione delle miniere.” A queste parole Rose si volta a guardare Levi che non ricambia il suo sguardo. Possibile che quel testardo nanerottolo si sia dimenticato delle sue parole?
“Io non dimentico. Mai.” Ha detto. Quindi lo sta facendo di proposito? Non lo ha forse avvertito, anche se non esplicitamente, dei rischi che possono annidarsi in quei cunicoli? La voce di Erwin la richiama dai suoi pensieri.
“Visto che difendere Eren è la nostra priorità, io, Mikasa e Armin, resteremo qui fuori. La squadra Levi accompagnerà il caporale.”
“Preferirei andare da solo.” Poche, semplici parole. Non si tratta di rifiutare un ordine. Levi lo sta, nel suo modo di vedere le cose, solo perfezionando. “Ritengo più semplice muoversi in pochi la sotto.” Razionale. Stringato. Il genere di affermazioni che piacciono ad Erwin. Stupido, stupido nanerottolo, pensa invece Rose. Che gli costava affinare ancora un po’ la sua teoria? ‘Meglio sola che male accompagnata’ vorrebbe dire adesso ma sa che non sarebbe la verità, che nessuno l’ascolterebbe, che rischierebbe addirittura che Petra, con le sue lagne sull’unità e la cooperazione convinca il comandante a spedirli tutti la sotto.
Guarda Levi con disappunto, se potesse ferirlo con i suoi occhi, lo farebbe a pezzi. Erwin acconsente.
“D’accordo. Vi diamo un’ora. Se entro il tempo stabilito non farete ritorno, manderò altre due persone a cercarvi. Se non tornano queste altre due persone, facciamo saltare l’uscita e ce ne andiamo.”
“Non mandare nessuno. Un’ora è più che sufficiente per controllare se c’è gas nel sottosuolo. Se non siamo di ritorno entro un’ora. Fate crollare la miniera e andatevene.”
“Ma signore! Questo è inaudito!”  Eccola Petra, bellissima e petulante nel suo amore per Levi. Rose la invidia adesso. Quel genere di sentimento disinteressato e sincero non è cosa che le sia mai appartenuta. Levi la raggiunge e le mette una mano sulla spalla.
“Torneremo in trenta minuti”, dice e lei si tranquillizza. Gli crede ciecamente. Bellissima.
“Levi”, chiama Erwin un attimo prima che attraversino l’arco di pietra di mattoni anneriti dal tempo e da il cielo sa cos’altro “se vi trovate in pericolo e uno dei due può cavarsela, abbandoni l’altro.” L’ordine è chiaramente impartito a Levi. Rose fa parte di un altro comparto, non è tenuta ad obbedire.
“Se dovesse accadermi qualcosa, metterò il caporale Zackley in condizione di cavarsela”, risponde Levi e, questa volta a Rose sembra che stia, seppur non apertamente, contravvenendo ad un suo ordine. Attraversano l’arco e cominciano la discesa. Hanji ha fornito loro un rilevatore di gas che viene dalla città industriale.
I cunicoli scendono velocemente sottoterra ma sono illuminati da un complesso reticolo di fori sul soffitto. Nonostante ciò, più scendono, meno luce arriva. Levi ha deciso di camminare davanti. Rose lo segue.
“Tu non eri quello che non dimenticava mai niente?” Il tono di Rose è alterato e tagliente.
“Infatti.”
“Cosa nel ‘prometti che andrò laggiù da sola’ ti è sfuggito?”
“Nulla. A te è forse sfuggito che non ti ho promesso un bel niente?”
“Non scherzare con me, Levi” fa lei tirandolo per una manica e costringendolo a voltarsi.
“Non abbiamo tempo da perdere. Finirà che Erwin ci seppellirà qui sotto senza motivo.”
“E’ stata una pessima idea.”
“E’ stata l’unica cosa che si avvicinasse di più alla tua idea. Credi che Erwin avrebbe acconsentito che andassi sola?”
“Forse no”, ammette finalmente la ragazza.
“Certamente no. Scendiamo almeno al quinto livello. Accertiamoci che qui sotto non ci sia un bel niente e andiamo via.” Si volta e prosegue ma Rose non è come Petra. Lei non gli crede ciecamente. Affretta il passo, lo raggiunge e lo supera.
“Qui non c’è niente da anni, Levi. E’ inutile scendere.” Lui la guarda fisso negli occhi.
“E’ una trappola?” chiede di nuovo. Adesso i suoi occhi piccoli e cattivi sembrano luccicare.
“E’ una tomba.”
“Rosemaria, se sai qualcosa, devi parlare adesso.” La sua voce è ferma e severa.
“Il giacimento è esaurito da molto prima della caduta del Wall Maria. Dalle ricerche che ho fatto prima di partire ho scoperto che alcune persone in fuga dai giganti si sono rifugiate qui pensando che avrebbero potuto salvarsi nei sotterranei come un tempo fecero le persone che costruirono la città sotto Sina.”
Per un momento, nonostante siano già sottoterra, Levi si sente trascinare di nuovo giù nel fango di quella che per lungo tempo è stata la sua casa.
“Continua”, si sforza di dire a Rose.
“Nel panico che li prese non si resero conto che, tagliando ogni ponte con la superficie, non avrebbero potuto comunque fare ritorno e così morirono tutti qui sotto. Oltre il terzo piano sotterraneo c’è solo un baratro di morte e disperazione.” Levi capisce che, avendo già disceso due piani, si trovano già all’ultimo ispezionabile.
“Se lo sapevi, perché entrare? Perché questa messa in scena?”
“Avevi detto che non ti interessano le risposte.”
“Non tutte. Questa la voglio. Me la devi.”
“Volevo scoprire se era una trappola. Conoscendo la verità, sapendo che qui non c’era nulla da trovare, mi sono domandata perché mio padre mi abbia spedita quaggiù con voi.”
“Hai trovato la tua risposta?”
“No.”
“Mi dispiace ma non abbiamo altro tempo da perdere per queste misere sciocchezze, andiamo. Torniamo su.”
“Levi, se non è un’imboscata per il corpo di ricognizione, qual è allora l’obiettivo?” Rose ha gli occhi pieni di lacrime. Non piange, non colano lungo le guance eppure, nella semioscurità di quella tomba, Levi sa che quello strano luccichio negli occhi di Rosemaria sono lacrime. Non sono adatte all’idea che si è fatto di lei, eppure sono lacrime.
Levi sa anche che le distrazioni non sono ammesse durante le spedizioni. Le distrazioni sono fatali. Forse è per questo che non si accorge subito che lei ha indietreggiato. Non tanto. Quello che potrebbe essere facilmente definito un passo falso. Se ne accorge solo quando il click è già scattato e il filo invisibile che lei ha toccato con la caviglia si è già rotto. Il terreno sotto ai suoi piedi si sgretola come pane secco tra le dita e lei lo guarda come se la risposta che stava cercando si fosse appena rivelata nella sua mente. Il ragazzo salta in avanti mentre il corpo di Rose sparisce piano piano dalla sua vista. Sa che non farà mai in tempo ad afferrarla. Le parole di Erwin rimbombano nella sua testa forti come il battito del suo cuore. “Se vi trovate in pericolo e uno dei due può cavarsela, abbandoni l’altro.” Ma Levi sa che è già sopravvissuto ad altre persone che doveva proteggere e ha deciso tempo addietro che sarebbe stato lui il prossimo, altrimenti nessun altro.
Si lancia nel vuoto facendo scattare le funi del meccanismo per il movimento tridimensionale. Gli arpioni si conficcano nel soffitto del cunicolo. Ora c’è solo da vedere se c’è abbastanza corda. Riesce ad afferrarla per una mano e in quello stesso istante sente lo strattone che indica che la fune è finita. Benedette foglie del bambù di ferro. Nessun’altra corda reggerebbe il peso di due persone.
“Ehi, stai bene?” chiede cercando di sollevarla.
“Sì, credo di sì. Dannazione, Levi, cos’hai fatto?”
“Prego, ti ho salvato la vita.”
“Salvato la vita, è una definizione un po’ grossa dato che siamo appesi nel vuoto come due pesci che hanno abboccato all’amo e se cadiamo non c’è modo di risalire.”
“Sta calma. Adesso ci tiriamo fuori da questo cesso.” Fa lui armeggiando con una delle pistole del meccanismo.
“Levi, hai disobbedito ad Erwin.”
“Inesatto. Gli ho detto che se mi fossi trovato in difficoltà ti avrei messa nelle condizioni di cavartela. Non è gentile che tu mi faccia appunti del genere mentre sono a testa in giù per uscire da questa situazione. Il meccanismo non è fatto per sollevare due persone ma soprattutto anche le reclute sanno che non è fatto per funzionare con chi lo indossa a testa in giù. E sappi che non mi è mai capitato di trovarmici, neppure quando non ero un soldato!”
“Mi dispiace.”
“Non è il momento. Ad occhio e croce non è passata ancora un’ora ma, di certo, sono trascorsi più di trenta minuti.”
“Levi.”
“Idee?” chiede lui sapendo di non avere molte alternative in quella situazione.
“Lasciami andare.”
“Non dire stronzate.”
“Non riuscirai mai a rimetterti diritto con il mio peso che ti tira giù e se non ti rimetti diritto non riuscirai a ritirare gli arpioni.”
“Non c’è verso che io ti lasci cadere. Piuttosto cerca di arrampicarti addosso a me e prova ad afferrare le funi.”
“Sarebbe inutile, rischierei solo di staccare gli arpioni dal soffitto.”
“E Hanji ha il coraggio di dire che sono io il pessimista del gruppo! Avanti provaci. Mi sta andando tutto il sangue al cervello. Non ti piacerà avere a che fare con me quando sarò incazzato.”
“Perché, ora non sei incazzato?”
“Neppure lontanamente.”
“Ok”, fa lei dondolando per darsi la spinta quel tanto che basta a riuscire ad afferrargli la cinghia che gli passa sul petto con la mano libera. Levi stringe i denti e Rose ricorda che il braccio con il quale l’ha tenuta finora è quello ferito. “Stai bene, Levi?”
“Una meraviglia, continua.”
Rose lascia la sua mano e afferra la sua cintura. Nello stesso istante Levi la solleva verso l’alto prendendola per i fianchi. Mentre solleva il suo peso, lentamente i loro corpi assumono una posizione orizzontale.
“Visto? Non era così difficile”, fa Levi mentre Rose cerca di mantenere l’equilibrio.
“Come no? E smettila di guardarmi il sedere!”
“Veramente credi che sia la mia occupazione attuale?” chiede ma in quel momento uno degli arpioni si stacca dal soffitto. Rose ricade verso il basso avendo cura stavolta di tirare giù Levi per i piedi. “Afferra la mia mano!”
La ragazza usa le forze che le rimangono per tirarsi su lungo le gambe del capitano e afferrare il suo braccio. Lui la tira verso sé e fa scattare il rampino del meccanismo per la manovra tridimensionale. Lentamente e a fatica il cavo si riavvolge e li riporta all’altezza del pavimento.
“Rose, salta.” La ragazza obbedisce ma non lascia andare il braccio del capitano. E solo per questo Levi non precipita appena il secondo arpione si stacca dal soffitto.
Il rumore di alcuni pezzi di roccia che ricadono nel baratro lascia il posto al silenzio. Rose si guarda le mani piene di graffi. Levi si schiarisce la voce.
“Torniamo su.”
“Non hai nient’altro da dire?”
“No.”
“Sei detestabile.”
“Anche tu. Muovi il culo.”
La strada percorsa, ora sembra più lunga. Levi non è certo che sia già passata un’ora ma sa che il tempo a loro disposizione è quasi terminato. Erwin è un uomo di parola ed è stato lui a chiedere di non mandare nessuno a cercarli. Alza il passo e Rose, che è silenziosa da quando hanno ripreso la risalita, lo segue. Questa volta è fin troppo concentrato per non accorgersene. Alza un braccio e Rose ci finisce contro.
“Che c’è?”
“La porta che abbiamo attraversato per scendere è chiusa.”
“Non è possibile!” esclama Rose “Nessuno dovrebbe averci seguito.”
“Forse però qualcuno ci ha preceduti. Deve essere risalito dopo che noi siamo passati.”
“Se fosse così, Erwin lo avrebbe intercettato e sarebbe venuto a sapere cosa ne è stato di noi.”
“Non ho detto uscito. Ho detto risalito”, fa Levi indicando le feritoie sopra le loro teste. Una di esse ha diversi fori nella parete.
“Solo una persona in possesso della macchina per il movimento tridimensionale avrebbe potuto farlo.” Levi annuisce.
“Come per l’uccisione dei giganti di Hanji.”
“Allora tu mi credi!”
“Per quanto ne so, potreste essere complici.”
“Tu non ti arrendi mai, eh?”
“Uso il cervello. Più di quanto le persone facciano in media e questo è tutto.”
“Il tuo meccanismo per il movimento tridimensionale funziona?”
“Credo di sì,” risponde Levi controllando il livello del gas nelle bombole.
“Potremmo risalire anche noi.”
“Poco prudente. Potrebbero essere in molti lassù. Preferirei tornare da Erwin. Per non parlare del fatto che tutto questo potrebbe essere un diversivo. Mi hai chiesto quale poteva essere il motivo per mandarti quaggiù. Forse tu sei il diversivo. Magari l’obiettivo è Erwin oppure Eren.”
“Ci ho pensato anche io ma, ora come ora, non credo che mio padre abbia interesse ad eliminare Smith o Jaeger.”
“E la gendarmeria?”
“Ucciderebbero volentieri Eren ed eliminerebbero volentieri Smith, ma per questo basterebbero i giganti, non credi?”
“Sta di fatto che qualcuno non vuole che usciamo vivi dalle miniere. Avanti, dammi una mano con la porta”, fa Levi cercando di forzare la porta di metallo.
“E’ troppo pesante.”
“Levi.”
“Mh?”
“E se l’obiettivo fossi tu? Voglio dire, se mi avessero usata per allontanarti da Eren?”
“Non credo di essere così fondamentale per la gendarmeria.”
“Tu sei molto di più di ciò che credi. Tu sei il soldato più forte dell’umanità. Le tue mani sono le ali della libertà.” Ora lui la guarda e ricorda. Ricorda di quando Erwin gli ha chiesto di prestargli la sua forza.
“Se è come dici tu, dobbiamo uscire di qui. In fretta.”
“Va tu. Per il lucernario intendo. Uno dei cavi del dispositivo è rotto e l’altro non può reggere il peso di entrambi. Inoltre tu sei più veloce di me. Hai più possibilità di raggiungere Erwin in caso decida di ascoltare ciò che gli hai chiesto.” Levi si guarda le mani poi afferra il grilletto del dispositivo per la manovra tridimensionale.
“Aspettami qui. Tornerò a prenderti”, dice con sicurezza mentre il cavo si allunga verso l’alto. Mentre il capitano rilascia la leva, il rumore del cavo che si riavvolge se lo porta su nel fascio di luce che scende incerto nei sotterranei.
Rose si appoggia alla porta e si lascia scivolare verso il basso. Possibile che sia stata usata solo per consentire a qualcuno di catturare o uccidere Eren Jaeger? Un rumore la rimette in piedi. Una figura slanciata e armata compare dal buio della miniera. Rose lo riconosce subito e un amaro sorriso le si dipinge in volto.
“Sei stato tu, allora.”
“Dimmi Rosemaria, da che parte stai?” la voce del ragazzo è triste ma sicura.
“Non dalla tua.”
“Peccato, Reyner ne soffrirà.”
“Non troppo se fa parte di questa storia.”
“Tu non sai di che parli.”
“E tu?”
“Rose, è una cosa troppo grande”, dice mentre fa partire i cavi del meccanismo che porta alla cintura. Gli arpioni si infilano in uno dei buchi sul soffitto.”
“Sei venuto da solo?” chiede Rose che adesso immagina in quale trappola possa essere caduto Levi.
“No. Sei preoccupata per il soldato più forte dell’umanità?”
“Da solo vale più di molti di voi.”
“Dovresti ripeterlo a Reyner. Lui sarebbe felice di dare una ripassata a quell’arrogante.”
“Vi fermerà.” La risata appena accennata che sfugge alle labbra del ragazzo di fronte a lei, fa gelare il sangue nelle vene di Rose.
“Te lo chiedo per l’ultima volta. Da che parte stai?”
“Te lo ripeto, non dalla tua.”
“Allora addio, Rose”, dice rilasciando il grilletto e sollevandosi rapidamente. Rose lo guarda sparire nella luce. Il silenzio ora le pare assordante. Eppure ciò che segue è ancora peggio. Un rumore tremendo accompagna un sinistro tremore di tutta la miniera. Rose guarda verso l’alto e un attimo dopo, da dove entrava la luce precipita solo una pioggia di detriti. Si rannicchia contro la porta pregando una morte rapida e indolore.

 

  
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