Serie TV > The 100
Segui la storia  |       
Autore: AlexVause    09/09/2015    0 recensioni
Chissà dove vanno i sogni che sogniamo e dimentichiamo: Atlantidi sommerse e perse che non visiteremo mai più.
È stato così anche con me Lexa?
I tuoi occhi freddi come il ghiaccio mi scrutano, mi feriscono ed io lì…a chiedermi ancora perché.
Una domanda a cui, forse, non potrò conoscer risposta.
CLEXA
(Scritta alla fine della seconda serie)
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 2
 
Mi rendo conto solo ora di ciò che è accaduto tra noi. Mi soffermo pensando a quel momento in cui il tempo si era fermato. Le nostre labbra unite in un bacio di una dolcezza disarmante che mai mi sarei aspettata da te. Ti ho respinto, Lexa, ma mi sei segretamente entrata nel cuore…sentimenti contrastanti che ora mi lacerano.
Decisi di accamparmi nel bosco. Dovevo tornare a parlarti. Non poteva finire così non l’avrei permesso.
Sai benissimo quanto posso essere testarda e non mi sarei arresa fino all’ottenimento di una risposta plausibile alle mie domande.
Accesi un fuoco dopo essermi lasciata il tuo accampamento alle spalle per poi addormentarmi, con te nella mente.
 
La luce del mattino, che filtrava tra le fronde degli alberi, mi svegliò.
La fame si fece sentire, così mi alzai per andare a procacciare qualche frutto commestibile.
Dovevo rimettermi in forze prima di affrontarti nuovamente.
Sospirai pensando che ormai, per me, passeggiare sola fra questi boschi non fosse più sicuro…la nostra alleanza con voi grounders era solamente un lontano ricordo.
Serrai la mascella cercando di contenere la rabbia, al solo pensiero di quanto dolore e sacrificio c’era costata quella tregua ormai andata in fumo… e per cosa? Un’amnesia? Una messinscena di teatralità pari alla bravura di recitazione Hollywoodiana?
Presi il ramo di un albero, da terra, sfogando con esso la mia collera sulla vegetazione.
Avrei decisamente preferito prendermela con i diretti interessati, ma so di per certo che sarei morta ancor prima di pronunciare supercalifragilistichespiralidoso…tanto per rimanere in tema film.
Il nostro incontro del giorno precedente, continuava a ripetersi nella mia mente come se avessi premuto “Repeat” sul tasto di un telecomando immaginario. Se solo potessi cancellare tutto, sarebbe più facile.
Sbuffai infastidita.
Non potevo pensare al cibo o, che ne so, a fiori e farfalle? No.
Il volto di Indra, seguito dalle sue parole, mi passò davanti agli occhi facendomi infuriare ancor più.
- Stronza!
Ruggii con rabbia colpendo una pianta con forza. Incassò bene il colpo, ma ciò che mi sfuggì fu proprio il ramo che mi colpì il viso atterrandomi.
Gemetti quando il mio sedere toccò terra… e non di certo con la grazia di una foglia trasportata dal vento.
Mi alzai massaggiandomi la natica dolorante. Quel contraccolpo non l’avevo previsto.
- Grazie tante.
Sbottai frustrata. Pure le piante si ribellavano.
Il mio spirito vendicativo verso quel ramoscello, andò via via scomparendo grazie a qualcosa che attirò la mia attenzione.
Rumori di battaglia provenivano da poco lontano.
Tesi l’udito e, senza destare attenzione mi diressi verso il luogo da cui provenivano quei suoni e voci.
Fu in quel momento che ti vidi…visibilmente stanca ma ancora determinata ad abbattere i tuoi aggressori.
Il tuo seguito era a terra assieme ad altri soldati che, decisamente, non erano i tuoi.
Indra al tuo fianco, sfinita, ma sempre pronta a difenderti sino alla morte.
Il mio cuore batteva all’impazzata. Ero preoccupata per il vostro destino ma non mancò il pensiero che, un possibile aiuto da parte mia, potevo sfruttarlo per una nuova tregua.
Mi accostai al tronco di un albero, assicurandomi che nessuno potesse vedermi. Sparai. Uno. Due. Tre colpi.
Tu e il tuo secondo vi fermaste con i sensi in allerta. Ero riuscita ad abbattere chi vi attaccava.
Decisi di mostrarmi a voi, alzando le mani in segno di resa.
- Sono sola.
Vi dissi ma tu non mi credesti. Il tuo sguardo sospettoso mi ferì ancora una volta.
In mille modi mi guardavi e in altrettanti riuscivi a farmi male.
Non ebbi il tempo di dire null’altro. Udimmo un sibilo familiare e Indra cadde a terra sofferente.
- Un arciere!
Urlasti indicandomi la fitta vegetazione alla nostra destra.
Ci abbassammo correndo a nasconderci il più possibile.
Ti guardasti intorno. Una freccia ti sfiorò la spalla e tu ti limitasti a serrare la mascella.
Avevi così tanto autocontrollo, in queste situazioni, da far impallidire chiunque.
Brandisti il pugnale e, seguendo la traiettoria della freccia che ti ferì, lo lanciasti.
L’arciere cadde a terra privo di vita.
Ci alzammo lentamente, tornando allo scoperto e guardandoci intorno pronte a eventuali attacchi.
Solo il silenzio ci circondava.
Ti avvicinasti al tuo secondo in tutta fretta. La ferita era profonda ma con le giuste cure sarebbe di certo guarita.
Ti stavo per raggiungere quando un soldato ti colse di sorpresa alle spalle. Ti cinse le braccia impedendoti qualsiasi difesa. Era troppo forte anche per te. Tesi il braccio in avanti puntandoti la pistola alla testa.
Il grounder, seppur grande e grosso, ti usava come scudo alzandoti da terra di peso. Non riuscisti a piegarlo nemmeno con qualche calcio ben assestato sugli stinchi.
Alzasti lo sguardo verso di me.
La tua freddezza in quel momento sembrò spronarmi a sparare quasi come se mi sfidassi a farlo.
Mi mancò il respiro…letteralmente.
Non staccai gli occhi da te un istante…nemmeno quando sparai.
Entrambi a terra. Il molosso sopra di te.
Borbottando qualcosa in trigedasleng, lo scansasti alzandoti in piedi.
- Te ne sono grata.
Mi ringraziasti. Il tono duro di chi non riesce a staccarsi dal proprio orgoglio.
- Non sono un tuo nemico Lexa….non lo sono mai stata.
Tentai un approccio ma, evidentemente, rimbalzò su quel muro spesso che ti circondava vita natural durante.
- Un grazie è più che sufficiente.
Ribattesti.
La tua arroganza fu come un pugno nello stomaco, ma non cederò…non ancora.
- Dobbiamo portarla a Camp Jaha. Mia madre la può curare.
Ti dissi. Il tuo sguardo sorpreso.
- Tua madre è un curatore?
Quella domanda mi spiazzò. Avevi seriamente voglia di proseguire con la tua messinscena?
- Sei seria?
A quella mia domanda mi guardasti perplessa.
- Certo che lo sono Clarke of the Sky People.
Alzai gli occhi al cielo spazientita. Non sapevo davvero a cosa credere.
- Aiutami a realizzare una barella. Il Campo non è lontano da qui.
Dissi poi raccogliendo alcuni rami da terra.
 
Eravamo giunte a Camp Jaha. Indra era stata portata immediatamente in infermeria e curata da mia madre.
Quando lei uscì, chiamata da Markus, rimasi sola con il secondo dell’Heda.
Stavo ultimando il medicamento anche se, mi rodeva ancora ciò che era successo il giorno precedente.
- Non meriteresti il nostro aiuto.
Sbottai borbottando.
- Non l’ho chiesto.
Rispose Indra con la sua solita arroganza.
Serrai la mascella e, fissandola negli occhi, strinsi con forza il bendaggio.
Sul volto della guerriera si dipinse una smorfia di dolore, ma non gemette. Si trattenne per non darmi alcuna soddisfazione.
- Bene allora.
Dissi con disgusto scostandomi. Le lanciai le bende e lasciai l’infermeria.
Camminai nel corridoio, parte dei resti dell’Arca, imbattendomi in Octavia. Lo sguardo apprensivo di chi è preoccupato per qualcuno a cui è affezionato.
- Indra?
Mi chiese.
- Si fotta.
Ringhiai scontrosa proseguendo a passo svelto verso l’uscita.
Appena misi il piede fuori dalla porta, ti vidi lì…seduta a parlare con Kane, mentre mia madre ti medicava la ferita causata dalla freccia. Un taglio superficiale a cui nemmeno avevi badato.
Ti alzasti in piedi, cercando di dirmi qualcosa, ma io non ti lasciai aprire bocca precedendo ogni domanda.
- Sta fin troppo bene.
Dissi duramente riferendomi al tuo secondo.
Non accennai minimamente ad arrestare il passo e in un attimo tu mi raggiungesti.
- Clarke…
La tua voce mi fece sospirare.
- Che vuoi Lexa? Non ho intenzione di ascoltare altre menzogne da te.
Ti dissi voltandomi di scatto.
Mi fucilasti con lo sguardo. Sembravi davvero estranea a tutto ciò.
- Non sto mentendo. Qui tutti mi conoscete…tu, il Cancelliere e Kane. Non ci siamo mai incontrati eppure sembra che abbiate passato mesi con me e il mio popolo. Non comprendo e se c’è una cosa che detesto è proprio il non capire cos’accade.
Sembravi realmente frustrata, ma in quel momento non me ne importava.
- Non fai più tanto l’arrogante adesso.
Sbottai come per sfogarmi anche senza un utile pretesto.
Facesti un passo in avanti, fronteggiandomi con rabbia e cogliendomi alla sprovvista.
Il tuo sguardo furente.
- Bada a come parli!
Le guardie di Camp Jaha ti puntarono le armi contro.
Alzasti le mani in segno di resa, senza staccarmi mai gli occhi di dosso.
- Fatti spiegare come stanno le cose da Indra. Siete fatte della stessa pasta, vi capirete meglio.
Ti dissi con cattiveria. Volevo ferirti come tu avevi fatto con me.
Infantile? Lo so.
Serrasti la mascella a quell’ennesima mancanza di rispetto da parte mia.
In quel momento, però, non potevi fare altro che lasciar correre.
Ti voltasti, dandomi le spalle, e incamminandoti verso l’infermeria.
Decisi di seguirti. Volevo ascoltare cosa ti avrebbe detto Indra, così da avere una vera risposta alle domande che mi ponevo costantemente.
 
- Heda!
Indra si voltò verso la porta, sentendoti arrivare a passo svelto.
Inconfondibile il suono dei tuoi passi, così decisi.
La preoccupazione sul suo volto, notando la serietà sul tuo.
- Cosa mi stai nascondendo? Parla!
Il tuo secondo ti guardò senza proferir parola.
Ti avvicinasti a lei, minacciosa, serrando i pugni lungo i fianchi.
- Devo sapere!
Ringhiasti, ma Indra ancora non cedette.
Fu una voce a me amica, a far chiarezza sui nostri dubbi.
- Non so cosa vi sia accaduto a Mount Weather, Heda, posso solo raccontarvi ciò che ho visto.
La voce di Nyko proveniva da dietro me. Una mano sulla mia spalla, invitandomi ad ascoltare.
Indra tratteneva in sé rabbia per questa verità a lei scomoda.
- Quando andaste contro i tiratori che sparavano dalla collina, portando con voi alcuni uomini, mi ordinaste di starmene nascosto assieme ad altri guerrieri in caso servissero rinforzi. Da dov’eravamo, però, solo la sentinella di vedetta riusciva a scorgere voi e le guardie al vostro seguito. Non passò molto tempo prima che venissimo allertati. Vi avevano ferita. Quando giungemmo nel punto dove vi trovavate, l’uomo della montagna vi aveva già proposto un accordo…che accettaste.
Tornammo al campo e lì, vi medicai la ferita alla testa. Non ne ero preoccupato perché non mostravate alcun sintomo degno di nota…tuttavia, il giorno successivo lamentaste un forte mal di testa…
Nyko fece una pausa.
- Alla sera dello stesso giorno, non rammentavate più nulla di ciò che era accaduto a Mount Weather.
Indra, concluse la spiegazione al posto del guerriero alle mie spalle.
- Perché tenermi nascosta l’alleanza con il Popolo del Cielo?
Domandasti delusa. Un velo di preoccupazione adombrava i tuo i splendidi occhi.
- Non ho nascosto nulla. Vi ho rammentato solo gli eventi di maggior rilevanza.
Rispose Indra. In pratica il tuo secondo aveva omesso svariate cose. Perché?
- Mount Weather…avevi detto che è caduto per mano della coalizione.
Ti sentivi presa in giro. Lo sentivo nel tono della tua voce.
- Non ho mentito. La Leader del Cielo vi faceva parte in quel periodo.
A quelle parole ti vidi fare una smorfia di dolore prima di poggiare la testa fra le mani.
- Devo uscire.
Dicesti per poi passarmi accanto in tutta fretta senza degnarmi di uno sguardo. Lasciasti l’infermeria nel silenzio più totale.
Mia madre, che si trovava accanto alla porta, aveva ascoltato tutto.
- Dovrei visitarla.
Mi sussurrò guardando Nyko alle mie spalle che accennò un assenso con il capo.


 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The 100 / Vai alla pagina dell'autore: AlexVause