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Autore: Anna2    10/09/2015    1 recensioni
Non avrei mai immaginato tutto questo.
Non avrei mai pensato tutto questo.
E, sono sicura sia solo un sogno, queste cose non esistono.
Non esiste che un mostro di non-so-quanti-metri ti rincorra presso delle collinette vicino a una delle spiagge di Long Island, per di più con una ragazzina alta quanto un puffo a tuo fianco.
Il petto mi faceva male, e il cuore batteva così forte che credevo che stesse per scappare dalla cassa toracica, e giuro su tutto quello che c’è di bello nel mondo che i polmoni bruciavano tantissimo – come cazzo ci sono finita, fra parentesi?
Ah, sì, giusto.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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-Chapter Six.
«Perché quando ci sono io
muore gente?
»
____________________
 
 
 
 {anna soter, P.O.V.}
 
 
Guardo le stelle che illuminano leggermente la notte, anche la luna è limpida e splende, mi ricordo che da piccola il mio tutore mi portava fuori e guardavamo le stelle. Cercava di spiegarmi dove si collocavano, ma io non ci ho mai capito niente. Più che altro annuivo e sorridevo – come nelle lezioni di matematica al mio college.                                                                                  
Sono sul tetto della mia Cabina, l’ho raggiunto volando, è stato difficile perché era la prima volta che ci provavo.
A parte questa mattina, che mentre ci provavo pendevo a mezz’aria sul mio letto con tutte le finestre spalancate per far entrare il vento.
E’ davvero fantastico qui sopra, ho persino trovato una posizione come si deve per evitare di cadere. La mia cabina è la più grande e anche la più alta, sorrido leggermente mentre guardo il cielo. Voglio godermi questa bella vista, poi presa da una incredibile voglia di dormire socchiudo gli occhi.
«Ehi, salve».                                                                                                 
Apro i miei occhi di scatto e guardo da dove proviene la voce che mi ha salutato. Vedo un uomo in piedi vicino a me, e io mi siedo per guardarlo meglio, mi sorride leggermente.                                                              
Lo guardo perplessa «Emh... ciao» gli rispondo, facendo un cenno amichevole con la mano, mai visto prima quell’uomo. Ha l’aria strana, ma anche incredibilmente familiare. L’uomo in questione sembra di mezza età ma con un corpo molto atletico con capelli neri e ricci e piccoli occhi azzurri. Ha degli lineamenti da elfo sul viso – il che mi ricorda molto i fratelli Stoll.   
«Posso farti compagnia qui sopra?» mi chiede gentile, noto che indossa dei pantaloni da jogging, io mi limito ad annuire. La mia domanda è una: come cazzo ci è arrivato qui sopra senza che io me ne accorgessi? Credevo di aver socchiuso gli occhi solo per un istante.                                                         
Si mette a guardare il cielo come io facevo prima «E’ una bella nottata eh?»  
io lo guardo con la coda dell’occhio, da quando sono qui sono migliorata tantissimo nelle relazioni con gli altri, giuro.
«Già, le stelle sono luminose».      
«Mai quanto i tuoi occhi».                 
Oh oh questo sì che è inquietante. Altro che Francis Miller gente! 
«Nah, alla fine preferisco le giornate di pioggia».                                         
Penso di aver rotto la linea romantica, ma che sto pensando? Non dovrebbe esserci nessuna linea romantica, avrà trent’anni, se li porta bene – ma pur sempre trent’anni!                                                                                    
Lui annuisce con il capo «Capisco, come una vera figlia di Zeus»                 
Okay, non devo allarmarmi. Tutti sanno che sono una figlia di Zeus, si è fatto scalpore nell’Olimpo quando sono apparsa dal nulla, e credo di essere comparsa pure sui giornali. Faccio male a pensare che ci sono dei giornali sull’Olimpo? Sono cambiate un sacco di cose, una gazzetta che parla degli dei e semidei credo sia la cosa meno strana.                                                  
«Mi piacerebbe sapere qualcosa sulle stelle, tu? Hai esperienza?» chiede e io cado in panico. Porca Gea – cos’è, mi legge nel pensiero?                              
«Certo!» esclamo forse troppo convinta, cerco di ricordarmi tutto ciò che Jean mi ha insegnato, ma è tutto inutile. Panico.               
«Quella è l’orsa maggiore!» indico delle stelle a caso, «E quella è la minore!» faccio la stessa cosa, e abbasso il braccio prima che lui possa capire dove indicavo.                                                                                                            
Mi guarda con gli occhi come due fessure, studiandomi. Io gli sorrido nervosamente.
Alza e abbassa le spalle, credo che abbia lasciato perde – faccio un sospiro di  sollievo.
«Posso sapere chi sei?» decido finalmente di chiederle, anche perché voglio cambiare assolutamente argomento.                                                                   
«Oh nessuno in particolare» dice facendo di nuovo spallucce guardando ancora le stelle «una semplice persona che vuole vedere con te questa notte stellata» continua poi girandosi verso di me, sempre con quel sorriso sulle labbra.
Ah bene, ma chi me lo spiega il fatto che è comparso dal nulla vicino a me? E’ un sogno, ovvio.
Inizia a frugare nella borsa a tracollo che si è portato dietro «Ho delle cose che devo consegnarti»,                                                                                 
Oh no Jeanluke mi ha trovata! Quando era confinata nel college a volte (quasi tre volte ogni mese) Jean mi mandava dei regali a sorpresa. Cavolo come lo sa che sono qui?
«Sono qui da parte di tuo padre ed Efesto».
Okay, ritiro quel che ho detto.                                                                                 
Ridacchio mentre incrocio le gambe, non credendo alle sue parole, come è possibile che abbia delle cose da darmi? Sopratutto da parte di Zeus ed Efesto. Andiamo!                                                                                         
Lo guardo con le sopracciglia alzate accompagnato ad un sorriso sarcastico. «Sì certo, e cosa sei tu? Un messaggero divino?» dico e, anche se non avrei voluto, le mie parole uscirono come una presa in giro verso di lui.
Mi fissa tranquillo «In verità sì» dice, e io inizio a collegare i puntini, no dai non è possibbil «Sono Ermes, il messaggero degli dei».                               
Che
Figura
Di
Merda.                                                                                                          
«Oh divino Ermes mi perdoni!» e scatto in piedi sul tetto cercando di inchinarmi, ho il cuore che batte a mille – alla faccia del nessuno di particolare! Ho un dio dinanzi a me e io mi sono comportata da stupida ignorante e l’ho persino preso in giro.
«Tranquilla rimani pure seduta» e io faccio come mi dice, non voglio farlo arrabbiare, anche se sembra calmo, e pure molto.
Lo guardo mentre mette mano nella borsa, borbotta cose tipo: «dove lo avrò messo? Qui non c’è!»
“Ehi ragazzina non è che hai un ratto?” dice una voce, non è stato di certo Ermes a parlare.
“Oh andiamo, hai sempre fame tu!” interviene stavolta una voce femminile, confermo non è stato Ermes.
«Credevo di avervi messo in modalità vibratore vuoi due!» rimprovera poi il dio – sono sempre più confusa.
Ermes poi tira fuori un telefono dalla tasca della tuta, non è un telefono normale, ci sono sopra dei serpenti, poi quel telefono nelle mani del dio manda uno scintillante bagliore azzurro. Si allunga, diventando un’asta di legno lunga un metro, con due ali di colomba in cima. Lo riconosco, è il simbolo di Ermes, un caduceo, e attorno all’asta si rivelano due serpenti. Vivi.
«Avanti Anna, dì ciao a George e Martha».
«Ciao George» esclamo con un sorriso a disagio mentre il serpente continua ad attorcigliarsi sotto i miei occhi «ciao Martha».                                          
“Salve figlia di Zeus, allora ce l’hai si o no quel ratto?” Faccio no con la testa, e George sembrò deluso.
“C’è Efesto sulla tre” continua Martha guardando il suo padrone,                  
«Digli che glielo sto dando!» e poi il dio alza gli occhi al cielo, «George hai tu la consegna per la signorina Soter?», il serpente annuisce.                      
“Incredibile che tu te ne sia dimenticato” continua poi George, Ermes alza per l’ennesima volta gli occhi al cielo stellato.
Vedo George aprire la bocca, sgrano gli occhi guardando la scena: la sua bocca continua ad aprirsi finche non sputa fuori qualcosa.                             
«Bingo!» dice il dio, e poi prende lo zaino in mano, mi aspetto che fosse sporco di bava di serpente ma no, sempre asciutto, me lo mostra, è di colore rosso ma estremamente decorato da monete greche – sembra uno di quegli zaini che andavano di moda qualche anno fa.       
«Da parte di Efesto, Zeus gliel’ha fatto costruire non appena è venuto a scoprire che tu sei quasi finita bruciata viva per colpa di uno dei suoi figli».                 
Al solo ricordo di quella esperienza mi viene voglia di farmi una doccia gelata, deglutisco e la prendo in mano.                         
«E’ molto bella, ma a cosa dovrebbe servirmi?»                                           
«Se lo desideri intensamente da quella borsa puoi chiedere tutto ciò che vuoi, ma hai dei limiti, e non puoi desiderare cose come un letto. E’ molto limitato ma pian piano capirai come imparare»                                                         
“Ehi! Puoi far tirare fuori un ratto da lì!” mi suggerisce George facendo guizzare la lingua verso di me.  
“George smettila di importunare la figlia di Zeus!” rimprovera Martha, e lui sembra offeso.
«Basta voi due, Martha, il secondo dono da parte di Zeus», Martha spalanca la bocca, e tira fuori un cerchietto di colore blu: è molto doppio, assomiglia a una fascia, è carino, ma perché Zeus mi dovrebbe regalare un cerchietto per capelli? Lo prendo in mano e lo esamino – guardo Ermes in cerca di spiegazioni.                                                                                                  
«Ti sei spesso lamentata di non avere un arco decente quindi...» sembra giustificarsi, poi si siede incrociando le gambe tenendo sempre stretto il suo caduceo nella mano.                                                                                     
«Sì, è carino, ma come un accessorio per capelli mi dovrebbe aiutare con i miei problemi con gli archi?»
«Si può trasformare in un arco», mi spiega e poi il cerchietto si illumina, e mi compare – come ha detto Ermes – un arco, è di colore argento, con rifiniture decorate a fulmini che emanano uno scintillio giallo, è enorme. Forse mi misura più o meno la mia altezza – rimango sbigottita.                               
«Wow non so che dire è fantastico»
«Non devi dire niente, tranquilla. Comunque, non è vero che sai leggere le stelle, hai indicato due stelle a caso».                                                            
Mi irrigidisco, beh una piccola parte di me sperava che non se ne fosse accorto.
«Oh beh me l’ha insegnato Christian!»
«Christian La Rue? Ah allora si spiega tutto». 
“Andiamo Ermes, non sei troppo duro con quel ragazzo?”                            
“Già in fin dei conti mi ha dato un ratto quando gliel’ho chiesto” aggiunge George in difesa di Chris. Non sapevo che il dio Ermes conoscesse il mio amico. Mi lascio comunque scappare un sospiro di sollievo, mentre vedo Ermes alzarsi in piedi.
«E’ stato un piacere figlia di Zeus, sei davvero uguale a lui sai? Buona fortuna!»
“Ciao Anna Soter!” esclamano Martha e George “E ricordati di portarmi un ratto! Ti prego!” aggiunge poi George.
E lo vedo andarsene come è comparso. Con quella frase mi ha stroncato, non ho mai pensato al fatto di essere uguale a Zeus. Il dio Ermes ha fatto uno sbaglio a dirmi questo, io non sono uguale a Zeus. Non lo sono affatto.
 
o 0 O 0 o
 
Mi trovo nell’arena, con Anna e altri due sfigati che invece di dormire si allenano con noi. Non che vi interessi, ma questi sfigati sono Dominic, che è figlio di Tiche e Albert figlio di Ecate. Non pensiate che li considero sfigati perché sono figli di due dee minori – ma davvero Albert che inizia a fare trucchi di magia alla random sul povero Dominic questo secondo me è da sfigati.
Oggi Nicholas, Christian e Flame sono andati in missione per recuperare tre nuovi semidei. A quanto pare il satiro incaricato di scortarli qui è morto. Quindi sono ricorsi al: “The Badass Trio”, che io cambierei con: “The Assholes Trio”, ma va bene. Insomma loro a volte tutti e tre appassionatamente fanno delle missioni, comprese quelle di recuperare dei semidei quando i satiri falliscono.
Ma lasciamo perdere.
Sto cercando di insegnare il tiro con l’arco ad Anna. Se la sta cavando abbastanza male. Sinceramente, è un po’ difficile spiegare cose ad una mancina.
«Ecco, ora scocca!» la incito io. Lei esegue i miei ordini, la freccetta colpisce in il fantoccio in mezzo alle gambe.
«Ah che bello, ne hai azzeccato cinque su dieci. Non male».
Ah beh, davvero non era male, considerando il fatto che: una freccia è finita sugli spalti dietro di lei, una a fianco ad Albert, non capisco come ci sia riuscita. Una sul pavimento ai piedi del fantoccio. E l’ultima praticamente neanche il tempo di scoccare che ce la ritroviamo sul pavimento.
Ma dopo tutto dai, è stata brava.
«Fantastica davvero».
«Lo pensi sul serio?»
Le faccio sì con la testa «Certo, dai riposiamoci sono stanca».
Per fortuna è d’accordo con me. Andiamo a sederci sugli sparti mentre quei due ancora continuano a fare qualunque cosa stessimo facendo ora.
«Oh che stanchezza», mi lamento.
«Già forse saremmo dovuto rimanere a dormire, in fondo è sabato».
Sorrido leggermente «Anche se non sarei riuscita a dormire fino a tardi sai?... insomma è troppo divertente qui per restarsene a letto».
Lei aggrotta la fronte «Sai, non mi sembra chissà che qui dentro, insomma tu sei l’unica che sopporto».
Annuisco. Ma poi mi trovo a riflettere – ci comportiamo da migliori amiche ma poi alla fine lei non sa nulla di me e viceversa.
«Senti... mi piacerebbe sapere qualcosa su di te, sempre se vuoi» chiedo timidamente.
Mi guarda, è arrossita un po’.
«Sì, in effetti mi pare giusto parlarti un po’ di me. Ma dopo racconterai anche tu la tua vita?»
Sorrido «Ma certo, avanti Sis sono tutta orecchie».
Si porta le gambe al petto poi inizia a scrutare l’orizzonte con un sorriso malinconico sul volto.
«Allora: mia madre si chiama Chiara Di Notte»
Chiara Di Notte, sorrido leggermente. Non potrei mai pronunciare un nome italiano senza sembrare unidiota. «E mio padre è—»
«Ma tuo padre è Ade» dico inclinando la testa.
Lei sorride un po’ a disagio «Ah beh ovvio, ma ho anche un padre mortale, mia madre si è sposata con lui quando aspettava me. Quindi è come se fosse mio padre, capisci?» mi dice con tono gentile.
«Certo» rispondo per poi incoraggiarla a proseguire.
«Insomma il mio patrigno si chiama Stephan Lightwood».
Almeno il suo patrigno è americano.
«Poi... beh ho iniziato a parlare con i fantasmi quando avevo anche meno di sette anni ma questa cosa già te l’ho detta. Quindi ti risparmio i racconti dallo psicologo».
Annuisco – sto cominciando a sentirmi male per lei.
«E allora i miei mi facevano studiare a casa, non mi facevano nemmeno uscire di casa per giocare con gli altri bambini. Sai ai tempi mi davano l’appellativo di “quella strana” o “la pazza che parla da sola”: era abbastanza umiliante. Anche se cercavo di non badare quello che dicevano e di difendermi se serviva. Ma poi alla fine non mi importava più di tanto – anche vedere cose oltre ai fantasmi, oramai non mi importava più. Ah io riesco a vedere oltre alla Foschia». Mi sorride per poi tirare un sospiro e guardare in alto.
«Sì, avevo qualche sospetto» confesso, lei tira un altro sospiro per poi riprendere a parlare.
«Io e i miei viaggiavamo molto, anche se poi tornavamo sempre a New York, mi portavano spesso nei musei se proprio li opprimevo per farmi uscire. E così che sono arrivata al campo. Eravamo in un museo vicino a Long Island, un fantasma ha attirato la mia attenzione  e mi ha condotto dove tu correvi inseguita da quel Fenrir».
«Ah beh non dimenticherò mai la finezza che usai con te quando arrivai di tutta di corsa gridandoti: “Levati dal—” oh... beh lo sai» dico imbarazza ricordando quel momento come se fossero passati mesi – sì lo so non è passato nemmeno tanto tempo da quel giorno.
«Sì, lo ricordo, cavolo. Comunque ancora prima di tutto questo avevo un porcellino d’india, era la mia unica compagnia. Una volta lo portai in giro, ma anche sta volta un fantasma attirò la mia attenzione, il mio porcellino d’india scappò dal guinzaglio e fu’ investito...»
Mi sento male per lei, non so dire se sia una bella cosa. Jean mi ha sempre detto che sono troppo sensibile su cose del genere. Ma in verità sono sensibile su qualunque cosa.
«Ora tocca a te, avanti Sis, fammi sentire anche tu la storia della tua vita».
Il suo tono ora sembra abbastanza normale, mi chiedo come fa.
Faccio un bel respiro profondo, non devo mostrarmi abbattuta… insomma non lo è lei che ha subito queste cose sulla propria pelle.
«Oh beh, io...» deglutisco portandomi quell’ammasso di boccoli senza una forma che mi ritrovo tutti su un lato della spalla sinistra, sento i suoi occhi su di me.
«Io... abitavo a casa del mio tutore Jeanluke Lambert, lui è praticamente tutto quello che ho, davvero lo considero come un padre—»
Da lontano si sente un fulmine in una giornata di sole e pochissime nuvole.
Andiamo Zeus, tuona quanto ti pare. Ma è la verità.
Ennesimo fulmine a ciel sereno, mi domando se crede che io mi spaventi se inizia a tuonare così a caso.
«Perché non hai genitori mortali?» mi domanda inclinando la testa.
«Oh certo, ma vedi mia madre è morta». Dico semplicemente.
Lei fa’ un verso strano, poi la vedo abbassare la testa dispiaciuta «Non lo sapevo».
Ridacchio «Tranquilla, ovvio che non lo sapevi. Comunque non dispiacerti, è morta quando ero molto molto piccola. Jean e Lyn, – mia madre – erano molto amici, lei mi ha affidato a lui. Così eccoci qui. Comunque mia madre si chiamava Lyn Winchester, Jean me l’ha sempre descritta come una donna alta con capelli rossi e occhi verdi, con lentiggini sul viso e sulle spalle e pelle abbronzata. Doveva essere proprio una bella donna ora che ci rifletto. Non ho ricordi di lei, ti ho già detto che ero piccolissima quando è morta – anche se ricordo a mala pena un uomo in giacca e cravatta che mi guarda severo dalla culla, ma non c’entra nulla. Jean comunque mi ha sempre tratta bene, certo mi vietava di fare delle cose. Tipo: un tatuaggio a forma di drago sulla schiena, tingere i capelli di verde e arancio o avere un telefono. Malgrado questo era fantastico».
Lei mi guarda con un sorriso strano e un sopracciglio alzato «Perché volevi tatuarti un drago sulla schiena?»
«Ero una dodicenne speciale, ed ero pronta a tutto per avere quel tatuaggio, scappai persino». Anna rotea gli occhi ridacchiando.
«Dicevo», incalzo respirando profondamente, ora arriva la parte più brutta. «Anche se Jean è fantastico, per qualche tempo, diciamo per almeno sei anni della mia inutile vita, sono stata confinata in un collegio orribile. Ci vedevamo solo per natale, pasqua e in estate. Mi ha ficcato lì perché doveva lavorare, e non poteva permettersi di cambiare scuola poiché i miei nonni materni volevano che io frequentassi quel collegio di merda. Avevano certe divise assolutamente terribili. Non accettavano persone che avessero voti inferiori al 7, e per una dislessica iperattiva e con problemi di ansia non è il posto giusto. Che poi, chi li ha mai visti quei nonni?»
«Wow, sto cominciando a rivalutare la mia vita...» dice timidamente, ma io tengo lo sguardo basso.
«Fu dura. Ero l’ultima della scuola, gli insegnanti non sapevano lavorare con dislessici. Oppure io sono una completa imbecille di mio. Ma almeno avevo amici, due, meglio di niente. Ma poi finalmente il college ha chiuso, sono andata finalmente a vivere con Jean. Poi, è successo questo casino: il Fenrir, tu, vengo a sapere che le divinità esistono e che io sono la figlia di Zeus. Insomma neanche il tempo di montare i mobili e già mene sono andata. Cavolo quanto vorrei contattarlo».
Concludo. Ora nell’arena c’è un silenzio bestiale, i due sfigati se ne sono andati – l’arena è vuota. Ci siamo solo io e lei.
Stringe i pugni «Non ho dracme con me, e non saprei dove trovare un arcobaleno. Ma potrei aiutarti a contattare tua madre, se lo desideri».

 o 0 O 0 o
 
Almeno trenta minuti dopo ci ritroviamo davanti a una fossa grande quanto una tomba. Avevamo contrattato con i fratelli Stoll che ci hanno consegnato della Diet-Coke sgraffignata appositamente da Dionisio e dei panini dalla mensa. Ci eravamo messe a scavare e ora sono tutta sporca di terra – bene.
«Sei sicura?» le chiedo. Non so perché, ma questa storia non mi rassicura.
«Tranquilla, io e Nich l’abbiamo fatto. Una volta, ed è andata male per colpa di un figlio di Apollo. Ma dai, la seconda volta è quella buona».
Mi passa varie lattine di Diet-Coke e iniziamo a versare la bibita nella fossa – ci mettiamo anche i panini dentro.
«Ora che deve succedere?»
Lei si siede per terra incrociando le gambe «Adesso devo concentrarmi».
Inizia a canticchiare in greco antico. Molti spiriti si formano attorno alla tomba, ma io cerco di stare ferma – ha detto che avrà tutto sotto controllo ma tirare fuori la spada non fa male.
«Lyn Winchester, signora mamma di Anna. Vieni!» intona Anna, poi la luce argentea di uno spirito che brilla più degli altri arriva. Con una grazia che io non avrò mai si inginocchia e beve la Diet-Coke nella fossa.
Anna smette di cantare – per poi mormorare: «Non ci credo ce l’ho fatta».
«Oh Anna» dice la donna riferendosi a me.
Non so che dire, non so che fare. Mi limito a guardarla con occhi aperti e bocca spalancata.
«Ly— Lyn? No... cioè... mamma?»
E’ uguale alla descrizione di Jean, non c’è altro da dire.
«Sì, sono io. Sei cresciuta tantissimo».
Oh beh ci credo.
«Io... tu... come è successo? Mamma...»
Ho lo stomaco sotto sopra e cerco di regolare il respiro. La donna mi guarda amorevolmente. No, davvero è mia madre? Temo di aver preso solo il colore dei capelli, il resto è... tutto diverso da me.
«So che non deve essere stato facile per te. Capisco che tu ti senta abbandonata—»
«No, mamma. Non mi sono mai sentita abbandonata».
Lyn mi guarda preoccupata, vuole spiegazioni – e anche Anna mi fissa sbigottita.
«Vedi, ecco ero così piccola quando sei... morta che non ho avuto tempo per sentirmi abbandonata. Nemmeno negli anni successivi io non avevo il tempo. Non che non me ne freghi nulla di te e di Zeus – ma... ecco ho cercato di andare avanti e ci sono riuscita, il trucco era non pensarci».
Non si arrabbia, mi guarda in modo amorevole come solo una madre può fare.
«Sì, capisco. Jeanluke deve aver fatto un lavoro fantastico per averti accudito così».
«Sì, lui è il migliore... mamma. Jean non mi ha mai voluto dire come sei morta... mi chiedevo se...»
Lyn abbassa gli occhi – come se chiedendole quella cosa io abbia toccato un tasto dolente.
«Mi ha uccisa... Era, la legittima moglie di tuo padre».
Un moto di rabbia mi assale «Cosa!? E Zeus glielo ha lasciato fare!?» grido stringendo i pugni.
Lyn si guarda intorno come se temesse di essere ascoltata. «Non è stata colpa di tuo padre. Ha cercato di avvertirmi, ma non poteva fare nulla per proteggere me. Così...»
«Okay... basta forse era meglio non chiedertelo».
Sono arrabbiata. Ma non con mia madre, lei è solo la vittima, nemmeno con Zeus. Anche se sapeva che avrebbe condannato mia madre a questo.
Credevo che Era alla fine si fosse abituata ai tradimenti – infondo Zeus ha sempre avuto un debole per le belle donne. Eppure quella ha ucciso comunque mia madre!
«Grazie... mamma. E’ stato bello parlare con te. Avrei preferito in circostanze diverse».
Lyn ride leggermente «Si anche io avrei voluto parlare in circostanze diverse. Ti ringrazio, ringrazio anche la tua amica».
«Oh beh non c’è di che» si limita a dire Anna. Povera, forse si sta sentendo a disagio.
«Addio mamma».
Avrei giurato che stesse piangendo. Ma non riesco nemmeno a vederla meglio, che con un gesto della mano mi saluta e la sua luce argentea si dissolve nel nulla.
Sento la mano di Anna sulla mia spalla, mi volto verso di lei e mi sorride. Ricambio il sorriso «Grazie, è stato bello».
«Sono contenta che tu sia riuscita a parlare con tua madre e che ora sai la verità».
«Lo sono anch’io».
Ci allontaniamo dal bosco prima che qualcuno possa vederci. Noi non abbiamo il permesso di venire nel bosco – si trovano mostri e tanto altro.
Mentre camminiamo non sento più Anna vicino a me, guardandomi indietro la vedo impalata a fissare il nulla con sguardo preoccupato.
«Ma cosa?»
La raggiungo, si volta e sembra sconvolta.
«Cos’hai?» le chiedo per poi metterle entrambe le mani sulle spalle, mentre lei non mi presta attenzione e fissa il terreno.
«Un... un fantasma mi ha appena detto che i ragazzi se la stanno cavando male nella loro missione... ma con male intendo proprio male»
«Oh merda, e ora che facciamo?»
«Li andiamo ad aiutare».
Sgrano gli occhi allontanandomi «Non possiamo – non abbiamo il permesso di Chirone!» le  ricordo.
Rotea gli occhi guardandomi disperata «Anna, non è il momento di fare la responsabile. Dobbiamo andare ad aiutarli, diremo a Chirone che era per il volere di tuo padre».
Mi aspetto che un fulmine da parte di Zeus la fulmini, o almeno uno in lontananza per dirci che questa è una cattiva idea.
Ma niente – non accade niente. Non so cosa pensare.
Ovviamente dobbiamo aiutarli.
Fisso il terreno stringendo i pugni «D’accordo. Ma prima dobbiamo passare nella mia Cabina, ho delle cose importanti da prendere».
 
o 0 O 0 o
 
Grazie al viaggio nell’ombra siamo capitate probabilmente dall’altra parte del mondo – e quasi mi sono beccata un infarto quando siamo atterrate sull’albero.
Qui in poche parole è il caos.
Non si capisce nulla: c’è una donna serpente gigantesca, che se la ride, è girata di spalle e non riesco a vederla come si deve. Ma ce ne sono anche di più piccole a grandezza d’uomo: stanno attaccando i tre nuovi semidei – i miei amici “cercano” di difenderli. Ma Nich... ecco... sta dormendo. Sì avete capito bene, sta dormendo. In mezzo a quel casino abbracciato a un peluche a forma di pony tutto nero, mentre i suoi seguaci zombie cercano di difendere sia lui che i nuovi semidei.
Flame sta facendo casini con il fuoco. Chris... lasciamo perdere vi prego. Ci sono due ragazzine uguali, suppongo che siano gemelle, che gridano terrorizzate abbracciandosi. Un ragazzo, invece, dimostra una calma completamente strana.
«Ti avevo detto sotto l’albero, non sull’albero», la rimprovero mentre sfodero una faretra piena di frecce dallo zaino di Efesto, il cerchietto tra le mie mani inizia ad allungarsi e illuminarsi fino a diventare un arco.
«Mi dispiace, devo ancora abituarmi!»
Lascio perdere, per poi cercare di evocare dei venti sfruttarli facendomi volare se pur vacillando su un altro ramo dell’albero.
«Oh miei dei, sta attaccando Flame!» grida Anna terrorizzata.
Non me lo faccio ripetere due volte. Con rapidità estraggo una freccia e non appena la posiziono a suo posto dai piccoli fulmini che decorano l’arco fuori esce della elettricità e si attacca alla freccia. La schiocco dopo aver preso la mira.
Prima che Flame finisse polverizzato da quella creatura, riesco a colpirla ed essa scompare in una polvere marrone.
La tizia più grande grida dal dolore non appena la donna serpente piccola scompare.
«Wow» commenta Anna guardandomi con occhi sgranati. «Quel coso è fantastico». Mi limito ad annuire, anche se dentro sto esplodendo dall’ansia e dalla paura.
Flame si gira con le mani ormai infuocate, e le fiammelle vanno da una parte all’altra. Guarda dalla nostra direzione e rimane sbigottito.
Rimetto la faretra nello zaino lasciandolo aperto, così che possa prendere le frecce facilmente.
Faccio un salto, mentre mi metto lo zaino in spalla, per poi alleviare la caduta usando le correnti d’aria.
«Aspetta! E mi lasci qui sopra?!»
«Beh, scendi con il viaggio nell’ombra» le dico, per poi schioccare altre frecce elettriche ad altri mostri – sotto gli occhi atterriti di tutti quanti.
Il nuovo semidio mi raggiunge indicandomi sbigottito.
«Ma tu, grazie alla forza delle correnti d’aria, voli!» esclama.
«Non molto bene però... sì» gli rispondo insicura, scrutandolo: ha occhi di colore castano, così come i capelli, non faccio in tempo di riuscire a identificarlo meglio che una di quelle cose si manifesta dietro di lui. Subito si sposta, io con insicurezza epaura estraggo la spada, e poi infilzarla nella mini-donna serpente.
La donna serpente scompare, e io volto a guardare il ragazzo.
Anna ci compare a un metro di distanza e, imprecando in greco antico, ci raggiunge.
Il ragazzo indica anche lei – ma quel che è peggio anche Anna lo indica.
«TU?!» dicono all’unisono.
Io rimango leggermente confusa, noto poi che Chris è appena andato ad aiutare Flame con le gemelle.
«Vi conoscete già?» esclamo atterrita con la bocca aperta.
«Ci siamo incontrati alla fiera dei mancini!» continuano sempre all’unisono.
Senza esagerare, ma credo che la mia bocca abbia appena toccato terreno. No, fatemi capire... esiste una fiera... per i mancini...
«ADESSO BASTA!!!» la donna serpente più grande grida con una voce metallica e graffiante.
Gli zombie di Nich stanno facendo fuori molte di quelle cose, ma sembra inutile.
«Sapete cosa può essere?» domando – il ragazzo mi guarda con una espressione che sembra indecifrabile.
«E’ Lamia. Nell’antica Grecia era una figura in parte umana e in parte serpente. Era anche una delle tante amanti di Zeus, si dice che fu Era furiosa a trasformarla così».
Oh benissimo!
Guardo quella cosa, mi rendo conto che è senza occhi – poi mi ricordo del suo mito.
Grazie papino, no davvero grazie!
Cerco di rimanere calma, ma la voce di Lamia mi fa andare su tutte le furie «Okay, Anna fa’ qualcosa, tipo rianimare Nicholas», ordino con voce tremante. Lei annuisce, poi va vicino Nich. Conficca la sua spada nel terreno dove si apre una specie di cratere – da lì fuoriescono altri zombie.
«Non ho idea di come sconfiggerla, dubito che le mie frecce ci riusciranno...»
Il ragazzo sembrava dire qualcosa, ma poi Lamia si mette a gridare così forte da farci tappare le orecchie.
Avanza fin dove sono Chris, Flame e le gemelle. E poi prende una delle due in una mano gigante.
«NO! NICOLE!» grida l’altra in lacrime.
Flame e Chris stanno facendo di tutto per farle mollare la presa. Ma la lancia di Christian e la catena infuocata di Flame sembrano completamente inutili, le mie frecce invece le danno fastidio, ma non più di tanto – per non parlare degli zombie.
Lamia si porta la ragazzina alla faccia, e con violenza le cava gli occhi.
Le grida di tutti quanti noi si librano nell’aria, sopratutto quelle di sua sorella.
Inizio a tirare frecce all’impazzata, cercando di non piangere o vomitare alla vista di quella scena.
Ma sono inutili, Lamia inizia a succhiare il sangue della ragazzina, lei grida forte, riesco a vedere il sangue che le fuoriesce da dove fino a qualche secondo fa, aveva gli occhi. Non riesco a farcela, quella scena mi sta turbando troppo – ma non devo mollare.
Lascia cadere sul terreno l’ormai corpo morto della povera ragazzina, e sua sorella continua a piangere dal dolore.
«Fiuto l’odore del mio amato!» dice, poi si avvicina sempre di più a me.
Inizio a correre dal ragazzo, che sembra traumatizzato, Lamia inizia a gridare.
Dovevamo riprenderci ancora dalla scena di prima, davvero ragazzi. Non auguro a nessuno una cosa del genere. Inizio a tirarle frecce, e i ragazzi riprendono a colpirla.
«Ehi, hai qualche idea su come ucciderla?» gli chiedo, cercando di sembrare normale, ma non ci riesco.
Certo, se sa così tanto su di lei dovrebbe sapere anche come ucciderla... spero.
Lui sembra risvegliarsi da un sogno e poi mi fissa «So che si può ucciderla con un pugnale d’argento benedetto da un sacerdote».
Lo guardo male «Dove lo trovo un sacerdote!?»
«Okay okay! Scusa volevo esserti d’aiuto!»
Vedo Nicholas rianimarsi con dell’ambrosia datagli da Anna, posa il pony sul pavimento che dopo un paio di secondi inizia a brillare di una luce viola scuro simile al nero. La figura del pony inizia a deformarsi fino ad apparire come uno stallone nero e possente con delle ali enormi e la criniera bionda.
«ATTENTA!!» grida il ragazzo – ma prima che potessi fare qualcosa Lamia mi afferra con la sua enorme mano. Mi fa cadere l’arco di mano, impreco in greco per poi guardarla terrorizzata.
«Tu! Hai un odore simile a quello del mio amato Zeus!» dice per poi sniffarmi come se fossi della droga.
Oh no. E ora farò la fine della ragazzina? 
Mi stringe così tanto che credo che mi stia rompendo qualcosa. Riesco a mala pena a tenere gli occhi aperti.
Ma poi dietro Lamia vedo Nich che cavalca il pegaso. Lui, riuscendo a mala pena a tenere la katana usando le braccia, la solleva fino a conficcarla in mezzo alla testa di Lamia, prima ancora che riuscisse ad accorgersene. Mi lancia via. Mentre precipito contro un albero vedo Lamia scomparire in una luce nera gridando come una pazza.
Grazie al fatto che so volare riesco ad alleviare la caduta – ritrovandomi solo con delle ginocchia fracassate, del dolore al petto per tutto ciò che è successo e fiatone.
Le mini-Lamia scompaiono assieme a quella grande, lasciandoci in pace, l’esercito di Zombie esulta, attendendo ordini da Nich e Anna suppongo. I ragazzi corrono verso di me – Anna ha in mano il mio arco e arriva di tutta fretta.
Mi alzo con la tremarella alle gambe, mi accorgo che Nich è atterrato con il pegaso e si dirige verso di noi sempre sopra il suo cavallo, sembra lottare per tenere gli occhi aperti.
Le tre grazie iniziano a guardarci in modo strano, non saprei dire se grato, o arrabbiato.
«Voi! Chi vi ha dato il permesso di venire qui!?» ci sgrida Nich.
Anna e io deglutiamo, e lei mi affianca, per poi passarmi l’arco.
«Siamo venute ad aiutarvi», dice Anna sicura di se stessa «glielo ha detto Zeus, suo padre, di venire» azzarda ancora la mia amica.
Anche stavolta nessun fulmine la colpisce, sto cominciando a pensare che sia davvero così.
«Cosa?! Zeus? Suo padre?» chiede il ragazzo sconvolto.
«Te lo spiegheremo quando saremo arrivati al campo, Chris, manda un messaggio-Iride a Chirone per avvertirlo che purtroppo uno dei tre nuovi semidei non ce l’ha fatta...» ordina Nich per poi far cadere gli occhi sulla ragazzina che piange sul corpo di sua sorella. Un crampo alla gola mi assale ricordando con amarezza la scena di prima.
Christian annuisce triste, per poi allontanarsi lanciandomi prima uno sguardo strano.
«Vado a vedere la ragazzina, Anna se puoi aspettare Christian così lo porti tu al campo con il viaggio nell’ombra, portati anche Flame se non ti dispiace. Anna, Louis e Emily vengono con me in sella a Black Cute Cake. Poi tornerò in dietro e porterò il corpo della ragazzina da noi per poi bruciare il suo drappo», continua Nich, il cavallo nitrisce approvando la scelta del suo padrone. Anna annuisce.
«Poi parleremo dopo di come vi siete intrufolate nella missione. Anche se devo ringraziarvi» conclude, per poi avvicinarsi trotterellando dalla ragazzina.
Anna si allontana con Louis sotto l’albero con cui siamo atterrate: probabilmente lui le avrà chiesto cosa sta succedendo.
Sospiro per poi girarmi e tirare fuori del nettare e ambrosia dallo zaino di Efesto ma –  prima che riesca a farlo – sento la mano calda di Flame afferrami il polso.
Lui mi lascia subito, per poi imprecare in latino, mi ha quasi abbrustolito il polso!
«Ahi! Mi hai fatto male!»
«Scusa ma tu mi hai fritto la mano!»
Lo guardo male «Cosa vuoi Erriquez?» gli grido in faccia chiamandolo per cognome.
«Tu mi hai salvato, schioccando la freccia... ti volevo solo dire grazie».
Rimango scioccata guardandolo con occhi sgranati. Davvero Mr sono-più-figo-di-te! Mi ha appena detto grazie?!
«Facciamo una tregua?» mi chiede porgendomi la mano.
Gliela guardo e faccio un respiro profondo «Tregua». Concludo stringendogli la mano. Ce la lasciamo subito per evitare che ci abbrustoliamo o arrostiamo a vicenda.
 
{louis tidalwaves; P.O.V.}
 
 
«Quindi gli dei esistono e io sono un semidio?» chiedo con tono distaccato ad Anna.
La ricordavo più bassa al nostro ultimo incontro a Mancinopoli lo scorso mese.
«Già, tu dovresti essere più forte di quella ragazza». Mi dice facendo cenno con la testa a Emily.
«Nicole era in classe con me, oggi stavamo facendo una gita quando le guide turistiche si sono trasformate in Lamie».
«Capisco. Mi dispiace ma ora vi dobbiamo portare al campo MezzoSangue» dice incamminandosi verso il gruppo di persone.
Il ragazzo biondiccio sul pegaso fa salire dietro di lui Emily e si avvicina a me.
«Ehi, io sono Nicholas come puoi vedere».
«Ciao Nich, ti posso chiamare Nich? Tu chiamami, se vuoi, Lou». Gli dico per poi rivolgermi a Emily.
«Ehi Hill, mi dispiace per Nicole. Era una brava ragazza, sono sicuro che veglierà su di te ma, sta’ attenta potrebbe farti uno sgambetto nei momenti peggiori» e lei mi fa un timido sorriso.
La ragazza con l’arco sale sul pegaso e mi fa cenno di salire. «Ma perché non voli fino al campo? Le correnti d’aria dovrebbero essere molto favorevoli oggi» le dico cercando di salire.
«Sono stanca, ed è difficile per me volare. Adesso sali e andiamo in un posto più sicuro» Mi dice porgendomi la mano.
«Okay, ragazza volante».  Mi sorride e il pegaso comincia a correre per poi spiccare il volo verso il cielo azzurro.
È la mia prima volta su un pegaso, ovviamente, ma la vista è fantastica. Per un paio di minuti nessuno parla, ma poi Nich ci dice
«Mantenetevi forte stiamo per partire, chiudete gli occhi e non lasciate mai la persona davanti a voi» interviene poi Nich, dopo tutto diventa nero.
Per un secondo sento la faccia staccarsi dal resto del corpo, sembravano minuti eterni ma dopo Nich, con voce stanca ci dice di aprire gli occhi.
Scendiamo dal pegaso e molta gente ci circonda tra cui il ragazzo in fiamme – che ora non brucia più –, il tipo con la lancia e Anna.
«Questi sono i due nuovi semidei, Louis Tidalwaves ed Emily Hill, accoglieteli come si deve e bla, bla, bla, ma ora smammate!» dice Nich alla folla per poi prendere sotto braccio un ragazzo biondo con gli occhiali: «Ehi Bro, che ne dici di farmi un piccolo e semplice favore?»
«Dipende, quale?» chiede il ragazzo.
«Far fare il giro del campo ai nuovi arrivati» dice Nicholas guardandolo negli occhi.
«No, mi astengo»
Nich incomincia a pizzicargli il collo e il ragazzo sotto gli spasmi di dolore accetta in modo pietoso e Nich lo spinge verso di noi.
Si accarezza il punto in cui gli fa male e tra i denti balbetta «Spero che tu muoia di nuovo…» ma poi ci guarda e sorride.
«Allora, Benvenuti al Campo mezzo sangue. Lui è Ciccio e oggi vi farà da guida nella vostra nuova casa» ci sorride Nich poi se ne va, fregandosene di noi.
«Allevanderes ragazzi, io sono Francis ma potete chiamarmi Ciccio e sono il più figo e bello di tutto il campo!» Esclama facendoci l’occhiolino.
«Allevanderes è una parola inventata, vero?» gli chiedo.
«Wow, solo i figli di Atena lo capiscono, forse sei uno di loro».  Per poi iniziare a raccontarci delle divinità “Ogni semidio ha un genitore divino, il mio è Apollo, quello di Nich è Ade. Avete capito?”
«Siamo come Achille o Ercole in breve». Rispondo.
«Bravo. Ogni divinità ha una cabina ove i loro figli vivono» Continua Ciccio indicandoci la Cabina di Zeus, Era, Poseidone e ci fermiamo fuori la cabina di Atena.
«Louis, forse sei figlio di Atena, quindi vieni a vederla, dentro ci sono un mucchio di libri». Mi dice Anna spalancando la porta.
«Wow» è l’unica cosa che riesco a dire di fronte a tutti quei libri. Molti ragazzi mi accolgono e fanno cenno di entrare ma, mentre supero l’uscio, un ragazzo urla «GUARDATE, E UN FIGLIO DI POSEIDONE!» indicando la mia testa che alzo ma non vedo niente.
Tutti mi spingono fuori e la porta della cabina quattro si chiude. Guardo sbigottito Emily e Ciccio e gli chiedo «Come fanno a sapere di chi sono figlio?»
Ciccio grattandosi la testa mi risponde «Beh, tuo padre ti ha riconosciuto mettendoti in testa il suo simbolo».
Annuisco, quindi il mio vero padre non è Thomas?  Almeno ora so da chi ho preso l’altezza.
«Continuiamo?» Chiedo tornando neutro e mettendomi le mani nelle tasche dei pantaloni.
«Certo! Dobbiamo ancora sapere di chi è figlia Emily» sorride Francis per poi continuare per trenta minuti a parlarci del campo. Domani ha detto che possiamo fare tutte le attività che vogliamo se Nich vuole quindi Emily ed io giocheremo a basket, anche se lei è molto bassa, un po’ più alta di Anna Stygeros . Francis ci ha portato sulla spiaggia per riposare per un po’, solo ora noto che sta tramontando il sole, sono troppo distratto a guardare il mare quando Hill singhiozza.
«Ehi, tutto bene?» le domando avvicinandomi e sedermi vicino a lei che mi guarda e con le lacrime che le scendono dagli occhi «La sera stavo sempre con Nicole, ma ora senza di lei ho paura del buio», dice e si soffia il naso con la mia maglia.
«Dai Emy, ti giuro che ti proteggo io, se la smetti di piangere e di usarmi come fazzoletto». Francis si avvicina togliendosi gli occhiali da sole, e vedo i suoi occhi con la poca luce che mi rimane del tramonto: due iridi azzurrine tendenti a un grigio freddo.
«Che ti succede Piccola?» domanda il figlio di Apollo accarezzandole la testa.
Emily incomincia a tremare e smette di piangere
«Ho paura!». Il sole scompare dando spazio alla poco luce della luna. Francis si alza e ci dice «Andiamo al falò, li c’è luce».
Hill si stacca da me contro voglia e io mi alzo ma , mentre cammino verso Francis vedo una luce venire da dietro e decido di girarmi.
Emily stava risplendendo con una luce tenue. «Emy stai brillando e sei figlia di Apollo» dice Francis indicando l’ologramma sopra la sua testa a forma di arpa.
«Yeeeeh!! Niente più buio» sorride a trentadue denti la “nuova” figlia di Apollo. «Adesso andiamo al falò, dobbiamo far sapere che abbiamo una risplendente figlia di Apollo e un intelligente figlio di Poseidone» dice Francis prendendoci per mano e trascinandoci fino al falò.
«Emily vieni, ti presento gli altri figli di Apollo» Dice Francis sorridendo.
«Ci sono le caramelle?» Chiede curiosa Emy brillando leggermente più di prima.
«Certoooo! Louis fatti degli amici e quando sei stanco vai nella tua cabina, domattina ti sveglio io». Dice Francis allontanandosi con Hill. Mi siedo per terra di fronte al fuoco: Scoppietta molto in alto a ritmo dei ragazzi che cantano.
Fantastico! Ricapitolando la giornata: Sono un semidio figlio di Poseidone; Nicole è morta mentre sua sorella Emily è figlia di Apollo; Stygeros e Nicholas sono figli di Ade, mentre l’altra ragazza, Anna Soter penso, insomma la tizia che vola, è figlia di Zeus. Non ho fratelli e—
«Ciao! Posso sedermi vicino a te?» Vengo interrotto dalla voce di un ragazzino. Senza nemmeno girarmi gli dico «La forza ti fa sentire e sembrare ma…»
Dopo un paio di secondi di silenzio penso che lui non sappia rispondere e, mentre gli sto per dire di lasciar perdere, risponde.
«M-ma l’intelletto ti rende migliore!» risponde con voce tremolante. Wow! Lui è l’unico che mi ha risposto correttamente e mi giro verso di lui: Un ragazzino di non più di 12 anni, magro, basso, capelli neri e occhi gialli con riflessi neri.
«Siediti pure, io sono Louis Tidalwaves piacere». Dico senza pensarci.
«Mi chiamo Mirko Neikos, il piacere è mio». Dice sedendosi vicino a me per poi farmi un sorriso a trentadue denti.
«Mirko ti piace leggere?» gli chiedo spostandomi per guardarlo negli occhi.
«Si, amo leggere. Leggo più o meno tutti i generi. Dal Horror ai libri di cucina, ovviamente in greco antico essendo l’unica lingua che riesco a leggere senza difficoltà. Tu?»
Faccio l’indifferente dicendo un “idem”, ma penso che Mirko e io diventeremo buoni amici.
Sono nella mia cabina da un po’, ma non riesco ad addormentarmi, la discussione con Mirko è continuata fino a quando non è iniziato il coprifuoco quindi l’ho salutato e mi sono incamminato le cabina, per la via ho incrociato Stygeros che aveva accompagnato Soter nella sua cabina e mi ha detto che a colazione ci dobbiamo incontrare.
Chissà come sarà vivere qui, mi chiedo se incontrerò mai Poseidone, e chissà se è come me lo immagino, o è l’esatto opposto?
Basta pensare, devo dormire, ma una domanda mi affligge più di tutte:
Come preparano le Crème Brulée? Con o senza vaniglia?
 Hanno detto che a colazione c’è di tutto da mangiare, speriamo che sia cucinato tutto bene altrimenti, pur di rischiare la vita, io me ne ritorno a casa!


 
:.:..angolo delle due A..:.:
Tanti auguri a Gigi! Tanti auguri a Gigi! Tanti auguri a lui!
Yes ragazzi, è mezzanotte, ed è ufficialmente il 10 settembre cioè il compleanno di Giggiolosità Immensa, quindi festeggiamo con un capitolo, si, un capitolo, incredibile ma vero abbiamo aggiornando in un lasso di tempo più o meno “accettabile”… spero.
Speriamo che vi sia piaciuto, qui scopriamo un po’ del passato delle due protagoniste, e speriamo anche che, la storia non vi stia annoiando perché la trama sta andando a rilento, purtroppo, ma stiamo cercando di risolvere la situazione.
Grazie a tutti come al solito, a coloro che ci seguono su instagram, a quelli che ci leggono in silenzio e alla signora mamma di Gigi che ha corretto il capitolo.
Auguri ancora a Gigi!
Grazie ancora ;’)

Anna
   
 
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