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Autore: Shieru__    08/02/2009    4 recensioni
Piccoli frammenti dell'infanzia di qualche personaggio che a mio parere merita di essere raccontato. Dal I° capitolo: Faceva piuttosto freddo per tornare a casa in bici e il bambino convenne che procedendo così spedito si sarebbe preso un bel raffreddore. E lui odiava il raffreddore, la mamma poi lo costringeva a stare a letto e a mangiare brodini. Bruttissimi brodini, meglio gli hamburger! [...] “Ouji-kun sei cattivo! La mamma e il nonno…” provò a spiegare Yugi ma fu solo interrotto da altre risate.
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Atemu, Joey Wheeler/Jounouchi Kazuya, Tea Gardner/Anzu Mazaki, Yuugi Mouto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vorrei riportare, sempre secondo il mio parere, piccoli momenti delle infanzie dei protagonisti di Yu-Gi-Oh!
Tutti hanno avuto , chi più, chi meno, un’infanzia abbastanza travagliata.
E’ una novità e spero di ricevere un po’ di sostegno, mi farebbe piacere.
Childhood significa appunto “infanzia”
.
Rispondo alle recensioni di: “The hope of a child”.

Masayachan: Anche questa è un po’ triste eh? Sorry, ma su questo fandom trovo davvero poco su cui scherzare perché è terribilmente serio e terribilmente vero, per cui sopporta cara XD Grazie sempre per i tuoi lunghissimi commenti, sono interessanti e costruttivi da leggere^^
Un bacio, ci sentiamo su msn e lasciami un commentino ( se commentino si può chiamare  XD) anche qui^^

Lust_lovesmariku: Mi fa piacere che ti sia piaciuta sorella ^^ e comunque era d’obbligo scrivertela! Poi se vuoi commentiamo questa da vicino, fammi sapere, bacini^^

Valerya90: Grazie mille cara! Mi fa sempre piacere sentire che ne pensi.
Un bacio anche a te.


Ringrazio inoltre giaggia ,masayachan e Lust_lovesmariku  per aver messo The Hope of a child tra i preferiti e le prime due per aver messo Only with a mirror tra i preferiti.
Grazie sempre e baci.

                                                        


                                                         Childhood Yugi


Era una mattina d’autunno e il vento soffiava forte, contribuendo a dare quel tocco gelido che preannunciava un inverno altrettanto rigido.
I bambini aspettavano che i genitori venissero a prenderli a scuola  per accompagnarli alle rispettive case dove attendeva loro un pranzo in famiglia incorniciato da un clima gioioso e vivace.
Qualcuno riusciva a convincere i genitori a comprare un giocattolo sulla via del ritorno e tutti erano contenti.
No.
Non tutti.
Anzu quel giorno non sarebbe tornata a casa con lui come facevano sempre e la mamma gli aveva detto che avrebbe fatto tardi, impegnata nel lavoro, perciò doveva tornare da solo.
E non c’erano problemi per il piccolo Yugi.
Anzi non c’erano mai.
Era un bambino molto maturo per i suoi sette anni, con un visetto solare e innocente.
Prese la bicicletta che gli aveva regalato il nonno e iniziò a pedalare velocemente, evitando con cura di osservare le famigliole felici che tornavano sorridenti verso le proprie abitazioni.
Anche a lui sarebbe piaciuto trovare la sua mamma e il suo papà ad aspettarlo fuori scuola ma lui era sempre in viaggio, stando a quanto gli raccontava la mamma, e lei aveva il lavoro che la teneva tanto impegnata.
“Yugi, tesoro, sei un ometto, puoi tornare a casa da solo, stai attento a quando attraversi la strada e non parlare con gli sconosciuti”.
Sempre la stessa frase scoraggiante.

                                         

                                                                            ***


Faceva piuttosto freddo per tornare a casa in bici e il bambino convenne che procedendo così spedito si sarebbe preso un bel raffreddore.
E lui odiava il raffreddore, la mamma poi lo costringeva a stare a letto e a mangiare brodini.
Bruttissimi brodini, meglio gli hamburger!
Decellerò e proseguì a piedi, portando con sé il biciclo.
A un certo punto un gruppo di ragazzini gli si parò davanti, dovevano avere all’incirca dieci anni.
“ Yugi! Sempre solo soletto eh? Ma non c’è proprio nessuno che ti vuole bene!” lo canzonò il più grosso, suscitando le risate degli altri.
“Ouji-kun sei cattivo!  La mamma e il nonno…” provò a spiegare Yugi ma fu solo  interrotto da altre risate.
“ La mamma che sta sempre a lavoro e quel vecchietto che pensa solo a giocare con quei quattro aggeggi che vende! Sì, proprio una bella famigliola! Povero bambinetto! Solo come un cane!” e iniziarono altre risa di scherno, più feroci e taglienti delle precedenti.
Gli occhi del bambino che subiva stavano iniziando a bruciare, reclamando il permesso di liberare qualche lacrima.
“Ca…cattivi! La mamma e il nonno mi vogliono bene! E anche Anzu! Voi siete proprio cattivi!” e cercò di  oltrepassarli ma fu bloccato da un bimbetto più alto di lui, con gli occhiali e un visetto pieno di lentiggini.
Il ragazzino chiamato Ouji si avvicinò e spinse Yugi per terra, afferrando la sua bici.
Cadendo il bambino si sbucciò un ginocchio e iniziò a piangere.
Sembrava che tutta la cattiveria del mondo si abbattesse su di lui, a volte.
“Ah…che catorcio di bicicletta, è troppo piccola per me! Credo che la darò al mio cagnolino!” e continuando a ridere se la portò via, seguito dal resto della comitiva.
Yugi rimase per terra a singhiozzare fin quando riprendendosi non si incamminò di nuovo verso casa, dolorante per la sbucciatura.
<< La bicicletta che la mamma mi aveva regalato per il compleanno…come faccio a dirle che me l’hanno rubata quei cattivi?>>.
“Yugi! Bentornato figliolo! Com’è andata a scuola?” gli domandò il nonno appena sentì chiudere la porta di casa  ma non ottenendo risposta immaginò di essersi sbagliato.
Salendo nella sua cameretta il piccolo gettò lo zainetto sul letto e andò a prendere un po’ d’acqua e un cerotto nel bagno, sperando che al suo ritorno la mamma non si accorgesse di niente.



                                                                             ***

“Yugi! Sono tornata! Ti ho comprato una bella cosa!” dichiarò tutta contenta , una donna molto giovane  e sorridente, felice di tornare dal suo piccolo la sera.
“Un hamburger!” esclamò Yugi, correndo verso di lei.
“Mi spiace tesoro, i negozi erano chiusi, ti ho comprato una torta di mele, ti piace lo stesso no?” commentò dispiaciuta, poggiando la confezione della pasticceria sul tavolo della cameretta del bambino.
“Mh…sì…” mugugnò Yugi, deluso.
“Mamma, resti a mangiarne una fetta con me e a giocare un po’? L’ultimo puzzle che mi ha regalato il nonno l’ho finito!” chiese successivamente tutto contento osservando la madre tagliare una fetta della torta , versando l’aranciata in un bicchiere con una cannuccia.
“Mi spiace piccolo, ho alcune commissioni da sbrigare ma appena torno ti leggo una favola e costruiamo un modellino” detto questo lo baciò sulla fronte e se ne andò, chiudendo la porta della stanzetta.

                                                                              
                                                                             ***


Passò un anno e certe situazioni si ripeterono ma con meno frequenza.
Yugi per il suo aspetto infantile veniva comunque preso in giro e deriso ma non piangeva come il giorno in cui gli rubarono la bici.
Stava solo maturando poco a poco una forza più grande che sarebbe cominciata ad emergere il giorno in cui il nonno gli disse  questa frase:
“Yugi!  In negozio sono finiti i puzzle e i modellini! Vai in soffitta a prendere quelli rimasti! Grazie!” .
Sbuffando, il bambino frugò tra la polvere e i giocattoli, cercando quanto gli era stato chiesto.
Trovato, si avviò verso l’uscita della stanzetta ma cadde goffamente su un paio di robot.
Alzandosi, notò che qualcosa in un angolo luccicava , anche se era pieno di polvere.
Avvicinandosi rimase colpito dalla bellezza di quella piccola scatoletta che non aveva osato aprire.
Correndo dal nonno gli fu rivelato il segreto secondo il quale quello era un antico manufatto egizio e che era un puzzle.
Yugi poteva provare a rimontarlo dal momento che ormai era suo.

 
                                                            


Quello sarà il passatempo preferito da Yugi per i prossimi otto anni.

Quello sarà un oggetto, ricco di oscurità e magia.
Quello sarà il collegamento tra Yugi e la sua nuova vita, il punto d’unione tra lui e il suo adorato alter-ego.
Quello sarà il mezzo con il quale Yugi conoscerà il suo primo, vero  amico, con il quale vivrà tante esperienze che accantoneranno l’infanzia desolante che aveva vissuto fino a quel momento.
Quel puzzle diventerà la sua cosa più preziosa, il suo tesoro da custodire.
E gli sarà sempre, eternamente grato, per tutto.






  
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