Storie originali > Generale
Segui la storia  |      
Autore: yellow_cat    10/09/2015    1 recensioni
Louis è uno scrittore di successo.
Soldi, fama, ma anche molta solitudine.
Questa è la storia (attraverso un suo vecchio diario) di come è diventato lo scrittore che tutto il mondo ammira.
Un'adolescenza fuori dagli schemi, con personaggi unici e avventure ineguagliabili.
Questo è "Tutto ciò che c'è da sapere" su Louis Clifford .
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“Signor Clifford, ha bisogno di aiuto?”

la voce di Samantha, una badante asiatica dall'aspetto decisamente provocante, rimbomba dal primo piano.

Una villa sprovvista di ascensori non è l'ideale per un uomo in sedia a rotelle.

C'è di buono che Samantha e il Signor Clifford non rimangono spesso alla villa.

Numerosi viaggi, numerosi appuntamenti. Il lavoro del Signor Clifford lo aveva portato ovunque, e, ovviamente anche Samantha.

Tuttavia il viaggio che li aspetta ora non è a scopo lavorativo, anzi.

“Samantha, dov'è la mia camicia a scacchi azzurra?” urla l'uomo, sporgendosi dalla carrozzina verso l'enorme armadio in mogano.

“è già in valigia, non si preoccupi!”

Il viaggio è lungo, e il Signor Clifford detesta usare mezzi alternativi come l'aereo o il treno

“hai già chiamato la limousine?”

Tutto è pronto. Le valigie lo aspettano all'ingresso, la limousine sta parcheggiata davanti al cancello.

Eppure il Signor Clifford, un uomo sulla quarantina ancora piuttosto attraente, cercava con impazienza qualcosa nella sua stanza.

“dove diavolo è finito quel medaglione!” dopo aver guardato in ogni singolo cassetto della sua casa, ancora non sa dove possa essere finita quella collana tanto particolare.

“Signor Clifford, faremo tardi!” Samantha, stai zitta dannazione!

Forse nello scatolone sotto il letto c'è qualcosa.

Sforzandosi, il Signor Clifford si abbassa, cadendo dalla sedia a rotelle e ritrovandosi sul pavimento.

Allunga il braccio sotto il letto, trascinando una grossa scatola di cartone verso di sé.

Tutti abbiamo una scatola, o qualcosa di simile, dove teniamo i nostri più cari ricordi.

Forse il medaglione è lì.

Tolto il coperchio, si vedono solo foto; ragazzi sorridenti e spensierati.

Una lacrima si fa strada nell'occhio sinistro del Signor Clifford, che ai tempi di quelle foto, veniva ancora chiamato semplicemente “Louis”.

I tacchi di Samantha si fanno presto sentire sulle scale.

Facendosi forza con le braccia, il Signor Clifford si aiuta goffamente a tornare sulla carrozzina, tenendo sulle gambe la scatola.

La badante, ormai entrata nella stanza, è più impaziente che mai.

Non bisogna ritardare per nulla al mondo.

“Signore, dobbiamo andare.”

“fammi solo prendere qualcosa per il viaggio” la voce è stanca e malinconica, mentre la mano affonda nelle foto e riporta alla luce un vecchio quaderno. “ora possiamo andare.”

 

 

Dentro la limousine del Signor Clifford, i sedili erano ricoperti di pelle nera e tutti gli alcolici dentro al mini bar erano stati sostituiti con dei succhi di frutta.

Seduto al centro del lungo sedile, il Signor Clifford tiene ancora il quaderno tra le mani.

“si è portato una bozza da rivedere durante il viaggio?” chiede Samantha, seduta davanti a lui.

Lui scuote la testa, nascondendo un sorriso imbarazzato.

“che cos'è?” la curiosità mista ad invadenza caratterizzavano Samantha, e sebbene il più delle volte il Signor Clifford la ignorasse, a volte non riusciva a non svelarle qualche chicca sulla sua vita.

“vuoi che te lo legga?”

gli occhi a mandorla della badante si spalancano come quelli di una bambina alla vista di un lecca-lecca.

Il Signor Clifford è sempre stato molto riservato, e lei non può di certo farsi sfuggire l'occasione di conoscerlo più a fondo.

Facendo segno di sì con la testa, Samantha si siede più comodamente sul sedile, come se stesse per ascoltare una storia dell'orrore al Campo Estivo.

Ma quello che Louis stava per leggere, non era una storia dell'orrore, anzi.

Era il suo diario.

 

 

6 Settembre 1992

Non sono mai stato bravo con le parole.

Forse è per questo che mi trovo meglio scrivendo.

Mi chiamo Louis, e ho 16 anni.

Scrivo questo diario un po' per passare il tempo, un po' perché sono veramente preoccupato.

Insomma, cambiare città, cambiare stato, cambiare VITA.

Ti scrivo da un aereo. Un dannatissimo aereo capisci? Detesto prendere l'aereo, e detesto la città devo si fermerà il sopracitato aereo.

Non sono un amante dei viaggi, figuriamoci dei traslochi internazionali.

L'unico in famiglia che sembra capirmi è mio padre, George.

Lui è stato contrario a questo trasferimento fin dal principio. Avrebbe preferito morire piuttosto che lasciare la sua Irlanda.

Mamma invece, è a dir poco euforica: non l'ho mai vista così felice in vita mia.

Mamma è italiana, ed è contenta di tornare al suo paese per eccellenza.

E poi c'è Sean, che non credo capisca molto di quello che sta succedendo, dato che ha solo 4 anni e mezzo.

Non mi preoccupa molto la lingua, perché spesso e volentieri mamma parla italiano in casa, e per me ormai è diventata una specie di seconda lingua.

Mio padre invece è contrario proprio al fatto di dover imparare da zero un nuovo modo di comunicare. Ma credo ci farà l'abitudine.

 

Siamo arrivati all'aeroporto, e non ho mai visto così tante persone urlare e abbracciarsi. Se l'Italia è tutta così, io torno indietro a gambe levate.

 

Siamo arrivati a casa. Ti scrivo dalla mia nuova camera, che non è malaccio.

La vecchia casa di nonna è nel “Quartiere dei vecchi” come lo chiamo qui. Ma a me sembra solo una zona residenziale lontana della frenetica Milano.

Le case sono tutte uguali e ricordano le case a schiera inglesi.

 

Tutte le case hanno un piccolo garage e un minuscolo giardino sul retro.

La casa di nonna è a due piani, ma è piccola per una famiglia di quattro persone.

Nonna ci stava bene perché ormai non le restava molto da vivere e si era chiusa in se stessa. Anche se le due camere da letto che avanzavano a volte le affittava a degli studenti.

La nuova casa deve avere un valore affettivo enorme per mia madre, dato che quando ha scoperto che nonna gliela aveva lasciata in eredità non ci ha pensato due volte ad impacchettare mobili, figli e marito per trasferircisi il più presto possibile.

 

Cercherò di descriverti meglio che posso la casa, così che tu possa capire al meglio la mia situazione.

Al primo piano, entrando dalla porta principale c'è il salotto, e sulla sinistra la cucina, che con una porta secondaria comunica con il giardino.

C'è anche un piccolo sgabuzzino sotto le scale che portano al secondo piano, dove sulla destra c'è il bagno e la camera dei miei genitori

mentre a sinistra la camera di me e Sean.

Insomma, non è una reggia.

La scuola qui è già iniziata, e sono veramente nervoso all'idea di dover essere “il ragazzo nuovo che arriva dall'Irlanda”.

Nella mia vecchia scuola ero tutto fuorché popolare

diciamo che un ragazzo magro, dai capelli biondi perennemente arruffati e gli occhiali tondi non è il primo con cui la gente vorrebbe fare amicizia, se in più aggiungete il fatto che sono tanto introverso, la frittata è fatta.

Credo manterrò un profilo basso, così che magari almeno il primo giorno sia normale.

A domani.

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: yellow_cat