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Autore: _JustOurStory_    10/09/2015    3 recensioni
Mia. Proprietà della C.A.T.T.I.V.O. Gruppo B. Soggetto B5. La creatrice.
Ci sono due Labirinti di proprietà della C.A.T.T.I.V.O., Mia apparteneva al gruppo B, ma, dopo un'improvvisa caduta in un luogo non ben definito, si ritrova circondata da una cinquantina di Radurai.
Lei, abituata a convivere con le sue compagne nella Radura del progetto B, non sa come comportarsi, ma con il suo carattere combattivo ed energico, si affezionerà a tutti i suoi nuovi amici.
Ma, purtroppo, non sempre le cose vanno per il verso giusto...
•••
Dal testo:
«Chi diamine siete voi?!» esclamai, allontanandomi il più possibile, seppur seduta sul letto.
«Tranquilla, non vogliamo farti del male» disse un ragazzo di colore.
«La mia domanda era un’altra! Chi siete?».
Ero nel panico: dov'erano le ragazze?
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=iPX70mbnZ20
On Wattpad: https://www.wattpad.com/152284463-mia-the-
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alby, Minho, Newt, Nuovo personaggio, Thomas
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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5.

C’era qualcosa di strano, quella mattina.
Il sole batteva contro il mio viso quasi con dolcezza, delineandone il profilo, mentre qualcosa di morbido avvolgeva il mio corpo, raggomitolato su se stesso.
Socchiusi lievemente gli occhi, passandoci sopra le mani, in modo da potermi abituare alla luce mattutina.
Quando mi misi a sedere, però, notai che qualcosa mi teneva stretto a sé; voltai lievemente il capo, e notai un viso a pochi centimetri da me.
Aveva gli occhi chiusi e il volto rilassato, ma i capelli biondi gli ricadevano scomposti sulla fronte. Newt.
Allungai la mano e, quasi senza rendermene conto, scostai un ciuffo dal suo viso, passando i polpastrelli sulla pelle liscia.
Poi scesi con la mano sulla sua guancia, non potendo evitare di sorridere.
I ricordi della sera prima erano confusi, sapevo solo che mi ero addormentata sul retro del Casolare, e che il ragazzo mi aveva riaccompagnata dentro, probabilmente poi mi aveva fatta sdraiare e si era messo accanto a me.
«Mmmh» mugugnò, muovendo appena il capo, nel tentativo di svegliarsi completamente.
«Ehi» sussurrai scostandomi un po’, in modo che potesse alzarsi.
Tuttavia lui si mosse solo di qualche centimetro, portando un braccio accanto alla nuca, in modo da poterla tenere sollevare.
«Sei già sveglia?» chiese, io annuii, rimettendomi sdraiata al suo fianco.
«Sì» mi limitai a dire, e lo vidi sorridere.
«Forse dovremmo raggiungere Alby e Minho» sussurrò.
«O forse potremmo rimanere qui ancora un po’» mugugnai accoccolandomi meglio su me stessa, e chiudendo gli occhi.
Il ragazzo non rispose, ma immaginai che stesse sorridendo, così socchiusi un occhio e, sorridendo a mia volta, sbuffai «Dobbiamo andare per forza, eh?».
«Possibile».
«E non ho alcuna possibilità  di corromperti in modo da poter dormire altri due minuti, vero?» chiesi ghignando appena.
«Possibile».
Sospirando sconfitta, mi alzai e mi misi in piedi, porgendogli una mano.
Newt sorrise, alzando un sopracciglio e poi si alzò, ignorando, però, l’arto che gli avevo porto. Stavo per ritrarla, quando lui l’afferrò, intrecciando le nostre dita.
Poi si avvicinò «Andiamo» sussurrò.
Scavalcammo qualche corpo sdraiato sul suolo e uscimmo fuori. Newt lasciò la mia mano e, improvvisamente, sentii una sensazione di vuoto scuotermi le membra.
Mi guardai un po’ attorno. Le mura erano chiuse, e nessun Velocista era ancora lì fuori.
«Mia» quando sentii una voce chiamarmi, mi voltai e notai un ragazzo venirmi incontro.
«Ehi» disse, ansimando lievemente, non appena mi fu accanto.
«Ehi, tu sei Jeff, vero?» chiesi. Se non sbagliavo, lui era uno dei Medicali che mi avevano aiutata quando ero arrivata nella Radura.
Lui annuì, e io continuai «Come posso aiutarti?».
In risposta, lui indicò la mia gamba, e io corrugai la fronte «Sto bene, sta guarendo».
Il lungo taglio che ne delineava il profilo si era rimarginato, certo, bruciava ancora, e nel Labirinto avevo avuto qualche fitta, ma decisamente sopportabile.
«Ne ho discusso con Alby, era davvero un brutto taglio, crediamo sia meglio fare un altro controllo, non possiamo rischiare che tu ti senta male nel Labirinto» disse convinto.
Io sbuffai «Vi ho detto che sto bene».
Perché non mi credevano? Ero perfettamente in salute.
Jeff spostò lo sguardo da me, al ragazzo alle mie spalle e, quando mi voltai, vidi Newt annuire.
«Bene così» mormorò, mentre Jeff, inspiegabilmente, se ne andava.
«Bene così cosa?» domandai inarcando un sopracciglio.
«La tua gamba non ha proprio un bell’aspetto, sarà meglio controllarla» proferì, scostandomi una ciocca dietro l’orecchio e fissandomi negli occhi.
Okay, Mia! Resisti!
Ma come potevo resistere a quegli occhi? Erano troppo dolci!
Autocontrollo! Ricordi?
Ma…
«E va bene» sbuffai, gonfiando le guance.
 Lo vidi sorridere, trionfante, e mi pentii di avergliela data vinta, ma ormai ci stavamo già dirigendo al Casolare.
Quando entrammo, notai Alby e Minho che discutevano «Andiamo! È stata grande, anzi, meglio di molti nostri Velocisti!».
«Lo so, Minho, ma…» sbuffò il ragazzo di colore «E va bene, ma solo quando sapremo che è tutto apposto, ora vai a prepararti, le porte si stanno per aprire».
«Okay, ma…».
Newt interruppe la conversazione, tossendo, e i due si girarono verso di noi.
«Eccola» sorrise, facendomi segno di avvicinarmi.
«Molto bene» proferì Alby, per poi continuare «abbiamo notato che la tua gamba non ha un bell’aspetto, ti ha fatto male nel Labirinto?».
Sbuffai sonoramente, inclinando lievemente il capo all’indietro «Punto uno, non ha un brutto aspetto, è normale che il segno del taglio ci sia ancora, anzi, forse non se ne andrà mai. Punto due, non mi ha fatto male… cioè, solo un pochino» mormorai «Ma quasi nulla!» chiarii in fretta.
I due annuirono, mentre Jeff mi prendeva una mano e insieme all’altro Medicale mi faceva accomodare su uno dei letti malandati.
Ci fu silenzio, mentre loro mi controllavano l’arto.
Erano mezzi arrossiti un po’ tutti, forse perché, comunque, indossavo solo un paio di pantaloncini corti, ed erano chiaramente in imbarazzo all’idea di toccarmi la gamba nuda.
Ridacchiai all’idea.
Dovevo essermi svegliata anche prima del solito, perché le mura non si erano aperte e, poiché Minho era ancora lì, immaginai mancasse molto.
«Ah!» quasi urlai, quando qualcosa mi tocco la ferita.
«Ma che diamine era?» esclamai allontanandomi.
«Tranquilla, la stiamo solo disinfettando, vieni» disse Clint, ma io mi alzai.
«Col caspio! Io a quel coso non mi avvicino» dissi. Stavano diventando ridicoli! Io volevo solo andare in quel maledettissimo Labirinto! Non mi sembrava di pretendere la luna!
Li vidi alzarsi e poi voltarsi in direzione degli altri ragazzi presenti «Non è messa poi così male, ma andare nel Labirinto, ha peggiorato la situazione» disse Jeff, poi mi guardò «Ti servirà un giornata di totale riposo».
Mi prendeva in giro, vero?
«Scherzi?».
«No» riprese Clint «Oggi riposerai, anzi, non farai proprio nulla, e allora domani potrai rientrare».
Chiusi gli occhi, passandomi le mani sul viso.
«E chi mi dice che domani non vi inventerete un’altra scusa per non farmi andare?».
«Non lo permetterò» esclamò Minho, sorprendendomi «Abbiamo bisogno di Velocisti in gamba e tu lo sei, conosci il Labirinto e sei veloce, ci servi».
Sarebbe stato un discorso serio e profondo, se poi non avesse ammiccato, facendomi ridere.
«Quindi è deciso» proferì Alby «Ora però vai a riposarti» e detto ciò uscì con i Medicali e con Minho che, passandomi accanto, mi scompigliò i capelli rossi.
«Bene così» sorrise Newt «Okay, Fagio, io vado a lavorare, ci si vede dopo» mi salutò prima di uscire, mentre io sbuffavo per il soprannome, ma nascondendo un sorriso.
Decisi di farmi una doccia veloce, nel mentre che le porte si aprivano, e fortunatamente ci misi poco.
Rindossai i soliti vestiti, e mi accomodai sotto un sontuoso albero, posizionato non molto lontano dalle Faccemorte.
Odiavo quel posto!
Mi metteva in soggezione, come se un cadavere avesse potuto raggiungermi da un momento all’altro.
Mi appoggiai con la schiena appoggiata al largo tronco per diverso tempo, rigirandomi fra le dita affusolate alcuni fili d’erba.
Mi stavo annoiando, decisamente.
Non era da me non fare nulla tutto il giorno.
«Sei troppo iperattiva… e ti esalti per tutto!» mi diceva sempre Harriet, prima di scompigliarmi i capelli.
Tamburellai con i piedi sul suolo, canticchiando una melodia che non sapevo di conoscere, eppure le note erano uscite da sole, quasi senza controllo.
Non c’erano parole, solo una dolce musichetta che, per qualche motivo, sentivo fosse mia, che mi appartenesse.
Era strano, non mi era mai successo prima.
Provai a ricordarne il testo, ma non avevo la più pallida idea di quali potessero essere le parole, ne di come continuasse.
«Woah, però, canti bene» sorrise Chuck, a pochi passi da me, sorridendomi.
Sorrisi, facendogli cenno di accomodarsi al mio fianco «Grazie» proferii.
«L’hai inventata tu?» chiese con innocenza, facendomi sorridere ancora di più «No» mormorai «È come se me la ricordassi».
«Cosa?» esclamò «Vuol dire che tu ricordi?».
«No, no» chiarii subito «Ma è strano».
Poi presi un bel respiro, voltando il capo lievemente, in modo da osservarlo negli occhi «Sai, a volte di notte sogno delle cose… come ricordi… è confuso, ma credo siano spezzoni della mia vita passata».
Lo vidi strabuzzare gli occhi «Davvero? E com’è?».
«Non saprei definirlo, la maggior parte delle volte, sono in questa sede enorme e bianca, ci sono medici e cose varie… chissà, forse ero una pazza psicopatica e mi avevano chiusa in un ospedale di cura… in un manicomio» abbozzai, facendolo ridacchiare.
«Nah, non ti ci vedo come psicopatica» questa volta risi anch’io.
Feci per dire qualcosa, ma un forte rumore ci fece voltare entrambi.
«La scatola con le provviste!» chiarì subito il ragazzino, poi si alzò «Vieni, dev’esserci qualcosa anche per te».
Ci avvicinammo al luogo, e vidi che molti ragazzi si erano radunati lì attorno, mentre altri continuavano a lavorare indisturbati.
Newt aprì quella sottospecie di ascensore, calandosi dentro insieme a qualche altro raduraio, e iniziò a tirare fuori il cibo e altre varie cose che, fra la confusione, non distinsi.
Rimasi in disparte fino a che Gally non si avvicinò a me «Vestiti» disse, porgendomi un pacchetto.
«Oh, che bello!» esclamai afferrandoli «Grazie mille».
Lui annuì «E la tua… spazzola per i capelli».
Risi, mentre me la porgeva «Grazie ancora». Lui annuì, per poi tornare ad aiutare gli altri, mentre io decidevo di recarmi nuovamente sotto l’albero.
Rimasi lì tutta la mattinata senza fare nulla, se non spazzolarmi i capelli rossi, con l’intento di renderli un po’ più presentabili.
Anche a pranzo, non avendo fame, decisi di rimanere lì, ma me ne pentii quasi subito, quando il mio stomaco iniziò a brontolare.
«Io e le mie idee del caspio».
«Affamata?» chiese Newt, avvicinandosi.
«Pff, io? No!» cercai di essere convincente, ma il mio stomaco brontolò ancora sonoramente, tradendomi.
Newt ridacchiò, scuotendo il capo, e mi porse un panino.
Io lo afferrai, ringraziandolo e iniziai a mangiare, mentre lui si accomodava al mio fianco.
Mangiai tutto in fretta, sentendo il suo sguardo bruciare su di me e, quando ebbi finito, mi voltai a
guardarlo, bevendo un sorso d’acqua e sorridendo.
«Perché mi guardi?» chiesi alzando un sopracciglio.
«Non posso?».
Sorrise e io scossi il capo, divertita, bevendo ancora un po’.
«Tu non dovresti lavorare?» chiesi sospettosa dopo poco, e lui ridacchiò «Dovrei, ma penso che, per oggi, ti farò un po’ di compagnia» ammiccò e io sorrisi ancora.
 
N/A
Come vi sembra il capitolo?

Non fa impazzire neanche me, diciamo che è solo di passaggio, ma vedrò di rimediare con il prossimo che, se tutto va bene, arriverà domani o dopodomani.
Qui non abbiamo flashback, lo so, ma ci rifaremo nel successivo, che ne conterrà uno piuttosto lungo…
Lasciate un commentino, se vi va.
Ci sentiamo presto!
 
   
 
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