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Autore: keepAsecret_    10/09/2015    3 recensioni
Finalmente ricominciano le riprese di Pretty Little Liars dopo la pausa estiva. Ashley Benson, Lucy Hale, Troian Bellisario e Shay Mitchell sono pronte a diventare le coraggiose Hanna, Aria, Spencer ed Emily e ricominciare a contrastare "A", lo stalker che le perseguita. Ma se il confine tra la realtà e la finzione si annullasse? Se un anonimo che si firma A cominciasse a torturare le attrici con messaggi intimidatori? Potrebbe essere un fan esaltato, uno scherzo di un loro collega... ma se invece A fosse reale? Se un psicopatico avesse preso spunto dalla serie tv per cominciare un ciroclo vizioso si minacce e rapimenti.
Certamente Hanna, Aria, Spencer ed Emily sono molto coraggiose nell'affrontare A, ma Ashley, Lucy, Troian e Shay lo saranno altrettanto?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ashley’s pov
 
 
 
-Non ho nemmeno potuto salutare Selena…- mi lamentai appena entrata nell’auto di Keegan. Shay mi poggiò una mano sul braccio.
-Avrai tempo di mandarle un messaggio in albergo. Sono certa che capirà.
-Come ti senti?- mi domandò Tyler, seduto accanto a me. Io adagiai la testa sulla sua spalla e mormorai:
-Male...
-Quindi fatemi capire. “A” vi ha inseguite nel bosco con una pistola?- chiese Ian aggrottando la fronte e tenendo la mano a Janel. Troian annuì.
-Si, poi io sono rimasta sola e ho visto che parlava con una ragazza con un cappotto rosso.
-Beh, ci ha mostrato un video… lo ha proiettato su un albero. Il video mostrava Sasha… Lui l-la stava… torturando credo.- cominciai io incerta e Tyler disse:
-“A” vi ha poi mandato un messaggio dove vi ha fatto capire che il video è più importante di quello che voi crediate.
-Esatto.- affermò Lucy tra le braccia di Andrew.
-Io ricordo di aver notato qualcosa di importante nel video…- cominciai.
-Cosa?- esclamò Shay proiettandosi in avanti verso di me con il busto.
-Io… io non mi ricordo cosa era.- cercai di concentrarmi per ricordare meglio, ma in queste situazioni di vuoto di memoria, un mal di testa spacca-cranio non è un buon alleato.
-Cerca di ricordare!- esclamò Troian e io la fulminai con lo sguardo:
-Secondo te cosa sto facendo?!
-Impegnati di più.
-Voi siete cieche? Non avete notato anche voi qualcosa?- le altre scossero la testa imbarazzate. Feci per continuare ma mi sentii come precipitare nel vuoto. Istintivamente mi aggrappai al braccio di Tyler con la mano destra, e a quello di Shay con la sinistra.
-Che succede?
-Ho le vertigini.- mormorai e Tyler mi toccò la fronte:
-Dovevamo andarcene appena hai detto che non stavi bene… Se dovessi stare peggio non me lo perdonerei mai…
-No Ty… non è colpa tua.
-Che ti senti?
-Mi sta esplodendo il cervello dal mal di testa, ho i brividi, sto ghiacciando, ogni tanto vedo sfocato, mi viene da vomitare e ho le vertigini.
-Non hai pure una broncopolmonite, quattro tumori e due meningiti?- scherzò ironica Janel, ma nessuno rise e le mie amiche la guardarono attonite:
-Janel! Non è divertente!
-Ragazze… #fatevinarisata!
-Non fa ridere Janel…
-Ma con chi parlavate prima? Al tavolo dei buffet?
-Nessuno… era solo Vanessa. È tornata per le riprese di Pretty Little Liars… ci ha detto.
-Che strana ironia della sorte… era vestita proprio come “A”!
-Non sospetterete di Vanessa! È qui solo per le riprese.- esclamò Shay un secondo prima che la macchina si fermasse nel parcheggio dell’albergo.
-Lasciate stare la Ray, preoccupiamoci della King… Marlene ci farà molte domande.- affermò Lucy preoccupata spalancando gli occhi in modo molto divertente.
-Lasciate fare a me.- esclamò Troian, e con un balzo saltò giù dalla macchina allegramente.
Marlene ci aspettava nella hall, con fare raggiante. Era vestita da notte con un pigiama marroncino da nonna, che a me non piaceva proprio. Però non dissi niente. Troian le saltellò incontro e mostrando, io credo, un eccessivo entusiasmo, esclamò facendo delle facce buffe che secondo lei dovevano far pensare a Marlene che fosse eccitata, ma che però, per me, la facevano assomigliare a gorilla strabico.
-Marlene, non sai quanto ci siamo divertiti! Noi ragazze abbiamo fatto un’escursione nel bosco con Selena e Taylor, infatti vedi che siamo tutte sporche? Poi abbiamo ballato fino a sfinirci… Siamo però dovute andare via perché Ashley non stava bene. Ha la febbre molto alta e trema come una foglia.
-Ashley, hai davvero una pessima cera.- disse Marlene: le ultime parole famose prima che le vomitassi sulle scarpe. La donna fece un balzo indietro nauseata e poi stentò un sorriso rivolto a me, trattenendo un conato di vomito. Distogliendo lo sguardo visibilmente disgustata, mi accarezzò i capelli tentando di sembrare incoraggiante. Tyler prese un fazzolettino di carta profumato e mi pulì la bocca. Di cattiva volontà glielo presi dalle mani e mi asciugai meglio mento:
-Posso farlo anche da sola. Non c’è bisogno che tu finga che non ti faccia schifo.
-Non mi fa schifo.- lo guardai di sbieco:
-Andiamo TyTy!
-Ok, non era nella mia lista delle cose da fare prime di morire entrare a contatto con il tuo vomito… ma dico davvero, mi fa piacere fare qualcosa per te.- gli sorrisi e appoggiai la guancia al suo petto.
-Vado a prendere un’aspirina.
-Credo sia meglio una tachipirina…
-Ok, vado a prenderla.- Marlene si girò tentando di non guardare le sue scarpe sporche di vomito, ma Lucy la fermò:
-Marlene?
-Si?
-Alla festa abbiamo incontrato Vanessa… sappiamo che l’avevi  convocata per girare le riprese! Volevi farci una sorpresa? Perché non ce l’hai detto?- la nostra produttrice aggrottò la fronte:
-Io non l’ho convocata per le riprese… non ho idea del perché sia qui, ma non l’ho certamente chiamata io.- la sua espressione si fece più serena.
-Siediti sul divano Ash, torno subito.- senza farmelo ripetere due volte mi distesi sul sofà della hall, con la testa sulle gambe di Tyler che si era seduto accanto a me.
-Cosa vorrebbe dire che Vanessa non è stata convocata da Marlene?!- Lucy si sedette scomodamente sul bracciolo.
-Se era qui per un altro motivo… perché mentire?
-State pensando quello che sto pensando io?- chiesi poggiandomi una mano sul viso per ripararmi dalla luce, infatti con la febbre quella luminosità mi faceva stare ancora peggio.
-Dipende da cosa stai pensando tu…
-Vanessa è Red Coat.
-Ok. Come conclusione mi pare affrettata.- provò a spiegare Troian.
-Vanessa indossava qualcosa di rosso, dello stesso colore di quel cappotto… Dopo che ci siamo allontanate per seguire “A” nel bosco non l’abbiamo più vista. Nemmeno dopo, l’abbiamo vista. È bionda, alta e magra.- affermò Lucy dandomi sorprendentemente ragione.
-Se la mettete così allora è ovvio. Ma pensate al perché l’avrebbe dovuto fare. Non avrebbe motivo!
-Vanessa ci conosce appena! non si prenderebbe tutta questa confidenza se fosse uno scherzo… come non avrebbe motivo per odiarci se fosse una cosa seria…- cominciò Shay schierandosi dalla parte di Troian che voleva dare alla nostra collega il beneficio del dubbio.
I nostri cellulari squillarono all’unisono e io provai a sollevare di scatto la testa, ma una fitta acuta come una coltellata mi fece ricadere a peso morto sulle gambe di Tyler.
-Ash non muoverti… lo guardo io.- mi disse il ragazzo e poi prese a frugare con molta discrezione nella mia borsa.
 
Riflettete stronzette, l’osso potrebbe non essere per sempre sotto il naso dei segugi. Sbrigatevi che vi ho dato fin troppo tempo. Fate sogni d’oro finché potete.
-A
 
-Non posso crederci.
-A cosa? Che “A” pensi che siamo dei cani, oppure che ci stiamo facendo scappare l’unica possibilità di sapere la verità?- brontolai e mi misi in piedi tra i capogiri e le vertigini.
-Dove vai?
-Io andrei davvero a fare sogni d’oro. Non sono mai stata peggio in vita mia…
-Dobbiamo parlare di…- cominciò Shay e io, alzando leggermente il tono di voce, le risposi:
-Ne parliamo domani Shay. Mi sento davvero una pezza.- Prima di dare le spalle alla sala chiesi a Tyler.
-Sono un po’ meno calda?- lui mi toccò la fronte e mi sorrise incoraggiante:
-No piccola, sei sempre molto calda… ma non ti preoccupare.- un brivido mi attraversò il corpo:
-Hai freddo?
-Da morire.- Tyler si tolse il mantello nero e mi coprì con quello, poi mi mormorò:
-Vuoi dormire con me stanotte?
-Tyler…
-Preferirei averti vicina visto che non stai bene… Ovviamente ho due letti!- aggiunse come se avesse capito improvvisamente la ragione del mio rifiuto. Gli sorrisi:
-No Ty, non è per questo… non mi farei onestamente molti scrupoli per quello… è che non ti farei dormire e non voglio essere un peso.
-Non lo sei. Non lo sei mai stata.
 
---
 
-Potresti girarti per favore?
-Certo.- appena Tyler mi diede le spalle io mi sfilai il vestito rosso e mi slacciai il reggiseno. Indossai un pigiama azzurro molto pesante che speravo mi facesse sentire meno freddo.
-Lo sai che muoio dalla tentazione di girarmi?- rise lui, e riuscì a farmi sorridere nonostante tutto.
-Tu provaci!- lo ammonii io e mi sedetti sul bordo del lettino singolo a un metro dal matrimoniale. Poi aggiunsi:
-Grazie per avermi detto di restare qui, capellone, non so perché ma mi sento più al sicuro.
-Forse perché sai che ammazzerei a botte chiunque cercasse di farti del male.-  affermò accarezzandomi il braccio. Io alzai gli occhi al cielo scuotendo la testa con vigore. Feci un mezzo sorriso:
-Come hai potuto farlo? L’hai quasi mandato all’ospedale!- domandai io riferendomi a un episodio avvenuto quando stavamo ancora insieme. Un uomo per strada mi aveva scippato la borsa sbattendomi contro il muro, e Tyler, dopo averlo rincorso per due isolati, lo aveva steso con un pugno.
Lui scoppiò a ridere e mi porse qualcosa. Io inizialmente non capii cosa fosse, ma appena lo ebbi afferrato capii che era un termometro.
-Grazie a Dio l’hai trovato!
5 minuti dopo me lo sfilai da sotto l’ascella e accesi la lampadina accanto al letto per riuscire a leggere la temperatura del termometro a mercurio. Appena acquisì l’inclinazione giusta, per poco non mi venne un colpo: al posto dei gradi, accanto alla colonna di mercurio, c’erano tante “A”. Lo lanciai sul letto matrimoniale:
-Ashley è così alta?
-Nono, guardalo! “A” lo ha manomesso.- risposi sfregandomi tutto il braccio con vigore come per togliere la “contaminazione” di “A”.
-“A” è stato qui.- affermò lui e io terrorizzata esclamai:
-E se è ancora qui?- lui si mise in piedi con fare protettivo di fronte a me, dandomi le spalle, e osservò con uno sguardo di sfida tutta la camera. Poi gridò:
-Meglio per lui che non ci sia!
-Tyler?- chiamai con voce fievole e lui si girò:
-Un termometro non manomesso ce l’hai?- lui frugò nella borsa e me lo diede, poi mi toccò la fronte:
-Come ti sei potuta ridurre così? Hai preso freddo?- alzai le spalle.
Sapevo di averla alta, ma appena diedi il termometro a Tyler e lui con un’espressione preoccupata si sedette accanto a me e mormorò:
-Piccola, ci sono io con te…- capii che la situazione doveva essere più grave del previsto.
-Quanto?
-40°5’- soffocai un singhiozzo: non l’avevo mai avuta così alta. Per non farmi vedere in lacrime mi distesi sul letto girandomi dall’altra parte:
-Buonanotte.
-Buonanotte.
 
---
 
Dovevano essere le 4 di notte quando mi svegliai tutta bagnata. Il fatto che avessi sudato era positivo, voleva dire che mi era scesa la febbre, ma il mal di testa non era diminuito.
Mi voltai e vidi che Tyler dormiva profondamente nel letto matrimoniale a un metro dal singolo dove ero io. Avevo i piedi e le mani congelate e avevo avuto un incubo, solo non ricordavo cosa. In punta di piedi mi alzai e raggiunsi il letto di Tyler. Esitai qualche secondo e poi mi distesi accanto a lui. Mi misi proprio sul bordo del letto, per non disturbarlo, e provai a riaddormentarmi. Quasi senza accorgermene allungai lentamente i piedi verso le sue gambe e a contatto con quella fonte di calore mi sentii subito meglio. Titubante mi avvicinai di più fino a che non potei sentire il suo respiro regolare.
Con i piedi al caldo tra le sue gambe e la coperta tirata fino alla punta del naso mi riaddormentai.
 
DRIIN
 
Appena la sveglia suonò mi svegliai di colpo. Tyler era disteso dandomi la spalle e io lo abbracciavo da dietro. Spalancai gli occhi imbarazzata e sentii:
-Buongiorno dormigliona.
-Da quanto sei sveglio?- sfilando le braccia da attorno alla sua vita mi allontanai.
-Solo da un po’.
-Potevi svegliarmi.
-Ma no… eri così tenera.- gattonai sul materasso fino a raggiungerlo e, abbracciandolo di nuovo come avevo fatto di notte, lo guardai sorridendo da quella posizione:
-Davvero lo ero?- sbattei le ciglia e sempre in quella posizione gli diedi un bacio sulla guancia.
-Non ricordavo ieri sera di…- lo interruppi con un gesto della mano:
-No, infatti… è che avevo freddo, e avevo paura… per questo sono passata da te.
-Hai fatto bene a venire.
-Ho avuto un incubo.
-Topolino che ti insegue con un kalashnikov?- chiese ridendo e io aggrottai la fronte:
-Tu come fai a sap…? Vabbè lascia stare comunque no…- all’improvviso mi ricordai tutto: il mio incubo, la sera prima, e cosa avevo visto nel video. Scattai in piedi.
-Devo parlare con le mie amiche subito!
-Che cosa è successo?
-Mi sono ricordata cosa c’è nel video. Credo di sapere dov’è Sasha.
-Le chiamo al cellulare dico loro di raggiungerci.
 
---
 
-Com’è possibile che non mi crediate?!- gridai esasperata seppellendo il viso nel cuscino. Lucy mi poggiò una mano sulla spalla ma io la scrollai via:
-Non è che non ti crediamo Ash, diciamo solo che… insomma… avevi la febbre a 40 e mezzo… potresti averlo immaginato.
-Oppure semplicemente l’hai sognato stanotte!
-Mi state dando della pazza che ha le allucinazioni? Ve lo giuro! Dietro Sasha c’era scritto su una parete “HSE4”.
-Quindi tu dici che Sasha si trova all’ “Hospital Spiegelman ala East 4”?- chiese Troian sospettosa.
-Si, ne sono certa.- cominciava a infastidirmi il dubbio delle mie amiche.
-Bene! Andrò da sola!- mi alzai e feci per lasciare la stanza ma Tyler mi prese per un braccio.
-Ehi ehi ehi… tu da sola non vai da nessuna parte.
-Va bene… da sola non vado.- gli risposi accondiscendente, e me ne andai.
La mia stanza, dove quella notte avevano dormito le mie amiche, era in perfetto ordine. Sui letti c’erano appoggiate le borse di Lucy e Troian, e sui comodini c’erano vari snack.
Aprii l’armadio e mi infilai un paio di pantaloncini jeans e una canottiera azzurra a metà pancia. Indossai le converse alte verde acqua e, senza nemmeno fermarmi per allacciarle, uscii.
Oltrepassai, cercando di fare meno rumore possibile, la camera di Tyler e appena fui nella hall tirai un sospiro di sollievo.
La mia Q3 bianca era parcheggiata proprio di fronte al portone e rifletteva la luce del sole.
Non si può dire che fossi completamente guarita, infatti a momenti sentivo della fitte alla testa, ma certamente andava molto meglio.
Appena mi sedetti nel posto guidatori accesi il cellulare e una valanga di messaggi mi invase il blocco schermo.
 
  1. Shay Sister <3: Come stai Ash? J
  2. Mamma : Che facevi ieri? So che Selena ha dato una festa.
  3. Shay Sister <3: rispondi sorellina L
  4. Blocked ID: Chiudi la bocca stronzetta o lo farò io  -A
 
Sussultai appena lessi l’ultimo messaggio e fui tentata di scendere dalla macchina e ritornare in albergo al sicuro, però feci un sospirone e non mi mossi. Mandai un messaggio a mia sorella:
 
Io- Male, ieri sera avevo la febbre a 40°e mezzo.
Shay Sister- Coooooosa? =O  Ci sei andata all’ospedale?
Io- no… c’era Tyler con me.
Shay Sister- Quando è così alta devi andare all’ospedale.
Io- Shaylene sono occupata, a dopo.
Shay Sister- ora come stai?
Io- Shay a dopo.
 
Spensi nuovamente il telefono e misi in moto. A quell’ora le strade erano sgombre e in giro a piedi non c’era quasi nessuno. Senza staccare gli occhi dalla strada frugai con la mano nel cassettino dello sportello, tirai fuori un pacchetto di Chewing Gum, e me ne misi una in bocca. 
Il sapore di menta mi sembrava amaro, ma doveva essere solo un’impressione.
Appena vidi l’ “Hospital Spiegelman” rallentai e accostai al marciapiede. Misi in retromarcia per posteggiare, ma improvvisamente ebbi una fitta alla testa e lasciai il volante andando a sbattere su un palo. Mi maledissi mentalmente appena vidi che il paraurti era tutto ammaccato e che il palo di metallo si era portato un po’ di vernice della fiancata.
Entrai all’ospedale con nonchalance sperando di non attirare l’attenzione di nessuno. Con sollievo vidi che l’ascensore per l’ala Est era vuoto ed era a piano terra. Mi diressi verso di esso ma mi sentii chiamare:
-Ma tu sei Ashley Benson?- mi girai lentamente e vidi una bambina sulla sedia a rotelle che mi sorrideva da una stanzetta con le pareti a vetro. Io annuii e vidi che i suoi occhi si illuminavano.
-Te la fai una foto con me?
-Certo.- le sorrisi a mia volta e la raggiunsi. Mi scattai qualche foto e le feci pure un autografo e lei cominciò a ringraziarmi. Io le diedi un bacio sulla guancia e mi allontanai.
-Noo…- mi lasciai sfuggire appena vidi che l’ascensore non era più libero e che si trovava al dodicesimo piano. Non ero sicura di dove fosse la frazione 4 dell’ala Est, a parte che si trovasse, appunto, a Est.
Doveva essere dal quinto piano in su, ci ero stata una volta sola nella mia vita, quando avevo undici anni per andare a trovare un parente malato di cancro.
Cominciai a salire dalle scale, ma, probabilmente a causa del fatto che fossi ancora convalescente, mi venne quasi subito il fiatone. Le gambe sembravano essere di piombo e aveva ricominciato a girarmi la testa. Non so per quanto avessi camminato, ma a un certo punto i capogiri continui divennero insopportabili e mi sedetti sfinita su uno scalino.
-Posso aiutarla signorina?- mi voltai sorpresa e vidi un signore vestito da operaio che mi fissava conciliante.
-Si, grazie… cerco la frazione 4 dell’ala Est.
-Temo che non sia possibile raggiungerla.
-Che?
-non dipende da me… la parte destra dell’ala 4 Est è in ristrutturazione ed è stata chiusa da due settimane. Ancora i lavori non sono cominciati ma non può entrare nessuno. Ah… comunque si trova proprio dietro di lei.- io mi voltai e vidi che alle mie spalle si trovava una porta socchiusa con sopra un cartello “ALA 4 EST” e sotto un’abbreviazione “HSE4”. Attraverso la fessura vidi del movimento e aggrottai la fronte:
-Ma c’è gente dentro…- infastidito l’operaio chiamò qualcuno dall’ala 5 Est, la porta accanto alla 4.
-Wren?- a quel nome sussultai. Dalla porta comparve un ragazzo sui venticinque anni in camice bianco e con uno stetoscopio al collo. Mosse la chioma bionda e fissò l’operaio.
-Si?
-La ragazza vorrebbe entrare nell’ala 4 Est, le spieghi perché non può.
 -Solo la parte destra è inagibile, ma per motivi di sicurezza non facciamo entrare ospiti in tutta la frazione. Solo i medici, le infermiere e i pazienti. Spero di esserle stata d’aiuto…- sfoderai un sorriso falso e mi alzai:
-Okay, grazie lo stesso.- appena i due uomini furono spariti io sbuffai e mi infilai in uno sgabuzzino buio. Non trovai l’interruttore, quindi prima di poter agire dovetti aspettare che gli occhi mi si abituassero al buio. Appena riuscii a scorgere qualcosa nella penombra, intravidi una divisa a righe rosse da infermiera, e, dopo aver chiuso a chiave la porta, la indossai. Misi i miei vestiti nella borsa e, cercando di risultare inosservata, feci per entrare nell’ala 4 Est ma una voce conoscente mi fermò:
-Signorina?- alzai gli occhi al cielo e mi girai implorante. L’operaio che prima mi aveva rivolto la parola era tornato.
-Si?
-Mi pare di essere stato chiaro riguardo all’ala 4 Est. Il camice non fa il medico.- cercai di assumere uno sguardo accattivante e con tono (speravo) suadente cominciai:
-Posso corromperla?- l’uomo non rispose e io cominciai a frugare prima nella borsa, e poi nelle tasche, ma avevo lasciato tutti i soldi in albergo, così giocai l’ultima carta che mi rimaneva. Mi infilai una mano nella maglietta abbassando la scollatura fino a metà reggiseno e indugiai in quella posizione imbarazzante, poi guardai l’operaio rassegnata:
-Ho controllato dappertutto, non ho niente.- lui, con lo sguardo ancora fisso sul mio petto, borbottò come ipnotizzato:
-Io non l’ho mai vista e lei non ha mai visto me.- sorrisi compiaciuta e mi infilai nell’ala 4 Est.  
Ovviamente mi diressi verso la parte chiusa da settimane, dove pensavo fosse più plausibile che “A” tenesse Sasha rinchiusa.
Aspettai di essere sola lì e aprii la porta che, con mia sorpresa, non era chiusa a chiave. Appena essa si richiuse alla mie spalle, con orrore notai che dall’interno mancava la maniglia.
Il silenzio che regnava lì dentro era tombale, e quell’ambiente buio, isolato e pieno di vecchie attrezzature mediche, era molto inquietante. Con circospezione cominciai a camminare avanti e indietro per la prima sala. Il pavimento era appiccicoso e scivoloso allo stesso tempo. Mi chinai e poggiai una mano a terra, sentendo una sostanza vischiosa e fredda rimanermi sulle dita.
Odorai sospettosa e un tanfo di metallo e di ruggine mi fece strozzare il respiro in gola.
Feci luce con il cellulare, e il colore della sostanza non fece altro che confermarmi l’orribile pensiero che si era insinuato dentro di me: era sangue.
Raggelai e la mia mente formulò la parola “Sasha”, che però mi si soffocò in gola. Udii una porta sbattere e lì, al buio, in una stanza piena di sangue dalla quale non potevo uscire, capii che era stata una pessima idea andare lì da sola.
Mi appoggiai con le spalle al muro e valutai la possibilità di gridare, ma la gettai via quasi subito.
Raggiunsi la porta e, nonostante mancasse la maniglia, provai ad aprirla. Improvvisamente sentii come una strana tensione nell’aria, e con un’innata certezza di ciò che stesse accadendo, mi voltai. “A” era lì, e dal portamento fui finalmente certa che fosse un uomo. Inizialmente non vidi nemmeno la pistola, ma bastava la presenza di “A” a farmi fermare il cuore e il respiro. Terrorizzata nascosi la borsa dietro la schiena e, con le mani che tremavano, composi alla cieca il numero di Tyler, sperando vivamente che non avessi sbagliato. Appena con un sibilo compresi che aveva risposto alla chiamata, io gridai ad “A”:
-Lasciami stare! Cosa vuoi da me?!- udii dei passi e la porta si aprì alle mie spalle.
-Oh grazie al cielo Tyler sei qui.- lo abbracciai stringendolo forte e appena dopo un tempo infinito sollevai lo sguardo, gli chiesi:
-Ma come facevi a essere già qui?- lui mi sorrise:
-Non ho creduto a una sola parola di “va bene… da sola non vado.”- risi e mi lasciai coccolare tra sue braccia ancora per un po’, dimenticandomi di “A” che era ancora lì a fissarci, come un fastidioso terzo incomodo. Essendo con Tyler mi sentivo al sicuro, non avevo più paura, e impavida dissi con tono di sfida, ma con la voce un po’ incrinata dal sollievo:
-Allora? Hai perso “A”.- finalmente vidi la pistola. Un po’ tardi però. La teneva in mano e la puntava verso di noi. Appena udii lo sparo feci la cosa più stupida che potevo fare: chiusi occhi e incrociai le dita. Lasciai passare qualche secondo dallo schiocco assordante prima di riaprirli, e costatai di essere ancora tutta intera. Abbassai lo sguardo e vidi del sangue. Non del sangue recente ma appiccicoso, ma del sangue fresco, dei rivoli che colavano ai miei piedi.
Aggrottai la fronte:
-Tyler ma c…- guardai accanto a me e gridai come non avevo mai fatto in vita mia. Tyler era a terra e sanguinava.
   
 
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