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Autore: Aoboshi    10/09/2015    4 recensioni
Cassandra è ormai prigioniera nella reggia del deserto. Il suo tentativo di fuga viene però interrotto dall'affascinante richiamo della biblioteca della magione, la ragazza si ritrova a vagare tra gli antichi volumi del suo misterioso ospite, il quale la sorprende in quel luogo. Dopo il breve scambio di battute, Cassandra capisce che il breve equilibrio, conquistato dopo anni di tormenti, è stato incrinato e sarà proprio Kuja a condurla verso quel destino a cui lei è sfuggita per troppo tempo. Gli spiriti nella sua mente si sono risvegliati e la reclamano, il loro canto popola imbattuto i suoi incubi e, dopo anni, Cassandra non sa se sarà ancora capace di resistergli.
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kuja, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Frammenti perduti di Gaya'
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-Meraviglioso…- fu praticamente un sospiro di ammirazione, i riflessi infuocati si specchiarono nell’iride acquamarina. L’uomo mosse qualche passo uscendo dall’ombra, doveva avvicinarsi, quel potere era come un richiamo. Lo aveva avvertito già sul ponte dell’Invincibile, mentre guardava Madain Sari consumarsi; era stato come un canto sommesso, ma affascinante: la voce del potere. Non era l'abilità degli sciamani, ma qualcosa di meglio. Il mago aveva mosso l’osservatorio alla ricerca della traccia energetica. Il suo cuore batteva frenetico nel petto, la magia gli scorreva implacabile nelle vene, inebriata da quel richiamo di forza. Stava impazzendo, quel flusso era di una potenza straordinaria, lo accarezzava, lo attirava a sé e lui non voleva resistere. I muscoli erano tesi sotto la pelle, l’eccitazione regnava sovrana, persino la sua coda si muoveva senza posa.
Infine l’aveva trovato, gli bastò seguire la fulgida lama di Odin, e così poté ammirare quello spettacolo senza eguali. Aveva assistito ad innumerevoli drammi, tragedie e commedie, ma, nello scenario di distruzione di Madain Sari, quello era davvero qualcosa di magnifico.

La donna si era lasciata trafiggere, la spada le aveva attraversato il petto di madre, versando il suo sangue sulla figlia. Il vecchio sciamano si era accasciato morente, linciato da una terza persona. Il messaggero oscuro non si soffermò, i suoi occhi erano solo per quella tragedia inebriante: una madre sacrificatasi per la figlia, un ‘infallibile cliché. Quasi si complimentò con se stesso per aver messo in scena quello spettacolo, al punto da dimenticare la vera ragione che lo aveva condotto lì… Quella ragione rivendicò vanitosa l’attenzione del jenoma.

Un’energia incontenibile esplose non appena la donna spirò, dalla sua creatura si diffusero delle onde energetiche le quali si allargavano e comprimevano ritmiche. Il jenoma si sentì mancare non appena quelle onde gli sfiorarono l’anima. Eccolo, il richiamo di forza. Gli occhi si fecero grandi e cupidi, i piedi si mossero da soli, doveva averla, doveva avere quel potere travolgente.

Con quel potere… Garland…

Sporse una mano, le maniche di seta vorticavano attorno al braccio candido, pochi passi e avrebbe raggiunto il nucleo di energie.

-TU!-

Una raffica di schegge affilate lo investì, il jenoma venne colto alla sprovvista, ma durò poco, il reflex si alzò in un secondo, proteggendolo e dandogli modo di eludere l’attacco. Gli occhi acquamarina guizzarono feroci: chi osava colpirlo!?

Le mani si illuminarono pronte a scagliare un contro incantesimo, un sorriso sinistro si aprì sul volto delicato e femmineo. Chiunque avesse avuto l’ardire di colpirlo, era praticamente già morto. Una nuova scarica cercò di prenderlo; il jenoma, schivò, irritato, dovette procrastinare l’attacco. Si avvitò in un mortale all’indietro, atterrò aggraziato sulle punte, scostandosi vezzosamente la piuma dalla fronte, dissimulando il proprio fastidio con un sorriso.

-Tedioso ed insistente…!- un flare gli passò appena a un millimetro dal volto, sentì la scottatura bruciargli sulla guancia, era stato veloce, troppo, per essere un comune mago.

-Vo…-

-Sta lontano da mia figlia!- sillabò ogni parola con astio, le fiamme illuminarono il volto dell’aggressore: un uomo sulla trentina in apparenza, l’accenno di barba sul mento cesellato, i capelli biondi, lisci, lunghi sino alle spalle e gli occhi… due pozze color catrame, brillanti per l’odio.

L’espressione del jenoma si caricò di risentimento, ma riuscì a celarla dietro un sorriso ferino.

-Cos…-

-Non l’avrà- gli urlò l’uomo furibondo - Dì al vecchio pazzo che distruggerò lui, o chi per lui, se oserà sfiorare mia figlia!- le vene sulle braccia dell’uomo brillavano come fili di luce, lasciando filtrare la magia sino alla punta delle dita.

Non è possibile… il jenoma osservò meglio quell’uomo, lo sguardo, il tipo di attacchi, la velocità di reazione e anche solo la loro potenza… Non poteva essere, non era possibile, Garland aveva detto…

Un sorriso si aprì radioso sul volto del jenoma.

“… Vecchio pazzo” quelle parole gli risuonarono ilari nel cervello, una eccitazione incontenibile gli esplose nel petto. Il jenama cercò di trattenere la risata, lo sguardo si ravvivò. Era un terano, quello davanti a lui, era un maledetto terano. Non ebbe altro modo di ridere di quella scoperta sensazionale, il terano si avventò su di lui, un turbine di areoga lo investì, combinato a una pioggia di fira. Il jenoma si chiuse nella barriera reflex, tra gli scorci di fuoco e vento, vide il terano saettare tra i cerchi energetici creati dalla ragazzina.

 

-Cassandra!- Shimazu era disperato, non avevano tempo, non più, il tirapiedi di Garland era già tra loro; quel bizzarro ammasso di veli e piume era più pericoloso di quanto il suo abbigliamento lasciasse intuire.

-Cassandra!- le ondate di energia erano come la forte corrente del mare, lo travolgevano, gli si riversavano addosso, lo spingevano per poi riattirarlo come la risacca dell’oceano, era come barcamenarsi in una tempesta. Gli occhi di Cassandra brillavano come fuochi fatui, svuotati di ogni coscienza.

Shimazu si lanciò con disperazione verso di lei, allungò un braccio, estendendo le dita sino allo stremo, un’altra ondata lo investì, ma fu più forte, serrò i denti e non si lasciò travolgere. Finalmente la mano incontrò il braccio di sua figlia, serrandosi attorno ad esso.

-CASSANDRA!-

Fu un istante, gli occhi senza espressione di sua figlia si riaccesero di coscienza, richiamata dalla disperazione di suo padre

-Cassandra, Cassandra, non cedere!- le urlò. Il vortice di energie si fece sempre più violento, i due erano al centro di un ciclone, le scariche magiche attraversavano impietose il corpo di Shimazu, svuotandolo della sua forza, ma resistette, per sua figlia, avrebbe strisciato anche all’inferno.

-Papà…- guaì con un fil di voce, fece per sporgere l’altra mano, Shimazu la prese, ancorandosi a lei per evitare che le spire del vortice lo sbalzassero via.

-Richiamale Cassandra, richiama la tua energia!- fu una supplica più che un ordine. Shimazu cercò di sintonizzare le sue energie magiche su quelle impazzite di sua figlia, era come se un fiume volesse avere ragione dell’oceano, ma doveva provarci. Per un po’ il tornado parve placarsi. Cassandra lo guardava sperduta, gli occhi pieni di lacrime, le quali le scendevano sul volto sporco di sangue e fuliggine.

-Forza Cassandra, puoi farcela, puoi controllarlo!-

La bambina scosse avvilita la testa – No… mamma è…-

-NO!- Shimazu la interruppe, mai avrebbe accettato di sentirlo – Non è morta Cassandra, la mamma ci sarà sempre, il suo spirito non ci abbandonerà mai, non se noi la pensiamo, non se noi agiamo come avrebbe fatto lei! Cassandra non lasciar morire la mamma, se cedi, il suo spirito non potrà vivere attraverso te! Esaudisci il suo desiderio, Cassandra: resisti!-

Il boato del vortice proruppe violento, per un istante, gli parve la voce risentita di una donna. Shimazu dovette puntellare i piedi a terra e reggersi con forza, non avrebbe mai mollato la presa.

-Papà...- stava piangendo. Shimazu sorrise sollevato

-Cassandra!- si avvolse a sua figlia abbracciandola e proteggendola dalle sferzate di vento- Sei tornata! Perdonami Cassandra, perdonami se non sono stato in grado di proteggervi!-

-Papà, io...-

-Commovente a dir poco, ma questo dialogo non è previsto nella sceneggiatura!- un paio di occhi acquamarina brillarono tra le raffiche di vento. Un flare colpì a tradimento Shimazu e sua figlia. Il terano venne sbalzato via, il vortice attorno a Cassandra si rialzò esultante, riavvolgendola nelle sue spire.

-Papà!- Cassandra cercò di attraversare la barriera energetica, ma questa la rispediva indietro impedendole di spostarsi -Papà, aiuto!- tra le spire del vortice, la risata cristallina di una donna risuonò ilare. Cassandra vide le immagini di Ixion, di Siren, persino Zalera, vorticarle attorno. Sgranò gli occhi atterrita, se stavano andando via, perché si sentiva così smarrita, perché aveva paura. Cassandra cercò di sporgersi, di immerge le mani nel tornado, per afferrarli, ma questi le scivolarono via tra le dita. Una sensazione terribile le serrò la gola, Cassnarda avvertì un'ombra alzarsi dentro e dietro di lei; in quel marasma la bambina vide brillare degli occhi topazio, la risata si fece più forte.

Sei perduta, Cassandra!

 

Shimazu rotolò sulle rocce, fece per rialzarsi, ma una pesante suola di metallo si piantò sul suo petto, impedendogli persino di respirare

-Pensavo che vi foste tutti estinti... Guarda che curioso imprevisto!?- commentò il jenoma.

Shimazu piantò i palmi per terra, uno scossone si diffuse sotto di loro, il jenoma eluse il terremoto con straordinaria agilità, fermandosi a mezz'aria, grazie al levita. Shimazu si rialzò in piedi, gli occhi fissi sul tornado attorno a sua figlia.

-Cassandra!- fece per correre, ma il jenoma gli si parò davanti. Shimazu era fuori di sé, nel palmo gli brillava già un flare furibondo -Togliti di mezzo, idiota!-

Shimazu afferrò la testa dell'avversario, il quale non fece in tempo a spostarsi. Il terano gli fece esplodere il flare in pieno volto, scagliandolo poi lontano. Mentre correva verso la colonna di energia e vento, sentì un fruscio di ali, il drago albino volava al suo fianco. Shimazu gli si lanciò in groppa, spronandolo a più non posso, arrivò sotto al tornado, pronto a urlare il nome di sua figlia a pieni polmoni

-Aiuto, papà...- la voce di sua figlia arrivava debole attraverso il muro di vento. Shimazu prese a bombardare di colpi il vortice, aprendo solo pochi varchi di qualche secondo.

-Ti prego papà...- era allo stremo, l'ombra le era entrata nel cuore, aveva preso possesso della sua mente, strisciando dentro il suo corpo come veleno, impedendole di muoversi. Non poteva supplicare nessuno, quell'essere aveva relegato gli altri eidolon lontano, in un posto inaccessibile. Cassandra rimpianse persino Zalera. Un dolore lancinante la stava squarciando, stava urlando, disperatamente. Lo spirito le si avvinghiò al cuore, affondando lì i suoi artigli, invadendo ogni parte di lei. Una sostanza nera le si diffuse anche negli occhi oscurandole la vista

-Ti prego, papà, papà, aiutami!-

-Cassandra, Cassandra, puoi farcela! Resisti!- l’uomo sotto di lei diventava sempre più piccolo. Shimazu fece per oltrepassare il vortice, ma la tempesta di aria mise in seria difficoltà anche il drago; il terano sporse una mano, le scariche lo attraversarono crudeli, cercò di sfiorare sua figlia, ma una sferzata di vento lo colpì, allontanandolo definitivamente.

-Padre!-chiamò disperata. La figura di suo padre era ormai svanita e lei era perduta.

Mia, Cassandra!

E fu l'oscurità

Il vortice si fece più alto, le energie le scorrevano addosso violente sballottando la sua coscienza in ogni dove, Cassandra si sentì affogare in quel marasma di emozioni, rabbia, pensieri e sentimenti, le immagini del suo passato, di quello di suo padre, si mischiarono in un' unica voce, quella della presenza che la stava schiacciando. Non vedeva più nulla, avvertì solo un dolore tremendo alle spalle, la bambina si inarcò innaturalmente mentre la schiena veniva squarciata da tre paia di gigantesche ali candide, il suo corpo si allungava innaturalmente. La pelle cambiò, la sfumatura umana si perse nelle tinte madreperlacee di quella nuova pelle. I capelli si allungarono, serici e sottili, scendevano lisci sul petto generoso coperto dalla candida veste intarsiata d'oro, appena sollevata dalle sottili dita della creatura. L'occhio dell'Invincibile venne coperto, inghiottito dalla mole di quell'essere straordinario. Le iridi topazio brillavano cupide sotto le spesse ciglia nere e arcuate, la bocca carnosa si arricciò in un sorriso, illuminando i lineamenti fini e armoniosi del volto angelico. Sotto l'angelo si estendeva il complesso ingranaggio di un'elica, circondata da anelli armillari. Improvvisamente la pelle della creatura mandò un bagliore illuminando a giorno le rovine di Madain Sari. Le poche case rimaste in piedi vennero investite dall'ondata di energia, sgretolandosi miseramente.

 

 

NdA:Lo so, lo so, speravate che uno tsunami mi mettesse a tacere per sempre... E invece no, eccomi qui a continuare questo racconto che sta venendo lunghetto!  Scusate per gli errori, sfortunatamente office non li rileva molto bene e io sono una frana a ricorreggere... Spero che il capitolo sia interessante, mi sono sempre chiesta come Kuja avrebbe reagito davanti ad un "originale" ^.^. Ho avuto un po' di problemi nel separare i vari momenti in realtà, quindi questo e i prossimi capitoli potrebbero risultare poco fluidi, spero ovviamente di no, però nel caso avviso xD.

   
 
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