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Autore: Arisu95    11/09/2015    2 recensioni
Gilbert non era abituato a litigare con Francis ed Antonio. Eppure, proprio grazie a quel litigio, avrebbe incontrato ... Cosa? L'anima gemella? Macché, solo uno sfigato con cui divertirsi.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Francia/Francis Bonnefoy, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Sorpresa, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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Ricordi

 

"Sei sicuro di non voler venire con noi?" 
"Nah, tranquillo. Sto benissimo da solo. Ogni tanto la mia Magnificenza ha bisogno di stare con sé stessa.
Ci sentiamo più tardi, magari ... E vedete di combinare qualcosa, sfigati!"

 


Il ghigno sulle labbra di Gilbert svanì non appena interruppe la chiamata.
Francis ed Antonio lo avevano invitato per una serata insieme - l'ennesima, anzi no, la milionesima - ma Gilbert non ne aveva voglia.
Qual era stata l'ultima volta che i tre erano usciti insieme ..?
Tre giorni prima, forse?
Quei due lo stavano soffocando.
Era stufo di vederli così spesso.

...
Eppure voleva loro molto bene.
Perché non aveva voglia di vederli?
Cos'era cambiato?
Non si era mai stancato della loro presenza, prima di allora.
Mai, mai gli era passato per la testa di vederli troppo spesso.
Eppure, realizzava solo in quel momento che, in effetti, si vedevano troppo spesso.
Uscivano insieme ogni giorno, e se uno di loro non poteva, gli altri due si autoinvitavano a casa.
E, se proprio per cause di forza maggiore incontrarsi era impossibile, rimanevano in contatto via internet, messaggi o telefono per ore.
Cos'era cambiato..?

"..." - L'albino si stiracchiò e prese una birra dal frigorifero.

Non che avesse così tanta voglia di bere ... Ma una birra vicino faceva sempre comodo.
La birra è la migliore amica di un ragazzo.
La birra è la soluzione.
La birra chiarisce le idee.
Risolve i problemi.

Lo aveva pensato per anni - anzi, lo pensava ancora -, eppure, per quanta ne bevesse, quella specie di malessere che lo accompagnava da un paio di settimane non se ne voleva andare.
La birra risolve i problemi.
Un momento.
Gilbert aveva un problema da risolvere?
Oppure no?

Nel dubbio, ne bevve un sorso e si gettò sul letto.
Aveva un gusto amaro ...
Non ci aveva mai fatto caso prima di allora.
La birra aveva impregnato di amaro la sua lingua - o forse era già amara da prima?

Beveva birra da quando aveva tredici anni.
Anzi no, l'aveva assaggiata per la prima volta da piccolo, di nascosto.
Gli aveva fatto schifo, ma la smania di sembrare già grande, di fare 'quello che fanno gli adulti' lo spinse a mandarla giù e a fingere che gli piacesse.
Anche a tredici anni - quasi quattordici, per la precisione -, la prima volta, aveva finto che gli piacesse.
Aveva continuato a fingere finché, in qualche modo, non iniziò a piacergli davvero.
O forse si era solo abituato al suo sapore amaro, perché non ci faceva più caso.
Solo ora, dopo anni, se n'era accorto.
Era amara.
Era tanto amara quanto lo era stata a tredici anni.
Tanto amara quanto lo era stata la primissima volta, nel suo palato di torte e caramelle.
Chissà se anche Ludwig beveva birra per abitudine anziché per piacere ...

L'occhio stanco del tedesco cadde sulla foto appesa alla parete.
C'erano lui, Francis ed Antonio, ad una festa.
Antonio aveva il suo solito sorriso, largo e solare, con un braccio lungo lo schienale della sedia ed una fetta di Quiche Lorraine - buonissima, l'aveva preparata la nonna di Francis - nell'altra mano.
Francis aveva un sorriso più elegante, più trattenuto, e mentre la mano sulla guancia si perdeva in una cascata di capelli mossi e dorati, l'altra poggiava il calice di vino sulle sue labbra appena dischiuse.
Gilbert - in tutta la sua Magnificenza, come è sempre giusto aggiungere -, invece, aveva la bottiglia di champagne in mano, nel tentativo di aprirla, ed il tappo sotto pressione sembrava sul punto di volare via con forza.
Era volato via un secondo dopo quello scatto, schiantandosi contro il muro e lasciandovi un bel cratere in onore della serata.
Cos'era cambiato da allora..?
Possibile che Gilbert si fosse stufato dei suoi migliori amici?

No.
Impossibile.
Un amico, un amico vero come lui, non si sarebbe mai stufato dei suoi compagni.
E poi, Francis ed Antonio erano gli amici perfetti, quelli che tutti avrebbero voluto avere, e che Gilbert giustamente meritava.
Forse era solo un po' in ansia ...

Chiuse gli occhi, e nel silenzio sentì la pioggia battere sulla sua finestra.
Aveva iniziato a piovere.
Ecco, era solo un po' meteo patico!
Sapeva che si sarebbe messo a piovere, così l'istinto gli aveva suggerito di starsene in casa!
Era davvero un genio, il vecchio Gil!

 

Invece sbuffò, guardando il soffitto.
Sentiva qualcosa di strano dentro di sé, come se gli sfuggisse qualcosa.
Come se qualcosa, negli ultimi tempi, mancasse all'appello dei suoi ricordi.
Gilbert amava tenere i suoi ricordi in perfetto ordine, uno dietro l'altro, con una precisione millimetrica.
Da piccolo scriveva diari su diari, annotava qualsiasi cosa della sua vita, dai voti scolastici, alle uscite con gli amici, fino a ciò che aveva mangiato e cosa aveva visto in televisione.
'Così un giorno, quando io non ci sarò più, qualcuno lo troverà e saprà chi ero, saprà che sono esistito!' - Pensava a questo, il piccolo Gilbert, mentre consumava chili di carta e litri d'inchiostro.
Eppure, passati la vivacità infantile ed il tumulto preadolescenziale, l'appuntamento serale con il suo diario si fece più sporadico, sempre meno rispettato.
Iniziò a scrivere solo qualche volta a settimana, poi solo qualche volta al mese, o qualche volta all'anno.
Ogni volta, accorgendosi della sua sbadataggine, si scusava con l'ipotetico lettore della sua negligenza, e prometteva di scrivere più spesso.
Più Gilbert, ormai liceale, prometteva, più se ne dimenticava, fino a non scrivere più.
Forse l'ultima pagina l'aveva scritta a metà del primo anno, parlando di una certa ragazzetta di cui si era invaghito.
Poi più niente.
Poi iniziò a divertirsi, ad uscire, a fumare, a bere.
Il tempo dei diari e delle memorie ai posteri era finito.
Bisognava godersi il presente.

Così, impegnato com'era con la sua adolescenza, Gilbert aveva iniziato ad allenare la sua memoria.
Voleva tenere a mente tutto, ricordarsi ogni cosa.
Non aveva bisogno di uno stupido diario, in fondo, era abbastanza magnifico da poter ricordare tutto da sé!
E poi, nel nuovo millennio, c'erano ben altri modi per produrre ricordi: foto, messaggi, chat, tag, video.
Era strano, però.
Paradossalmente, più i modi per produrre ricordi aumentavano, meno quegli stessi ricordi sembravano avere significato ai suoi occhi.
Si ricordava tante cose Gilbert, sì, ma si era accorto, proprio in quella serata piovosa di fine Estate, che qualche memoria mancava all'appello.

Una, in particolare, in quel momento sembrava irritarlo più delle altre.
Quella sera ... Quando lui ed i suoi amici litigarono.
Quando andarono ciascuno per la propria strada, in un posto diverso.
Quando Gilbert decise di entrare in quel locale ...
 

"Fallo."
 

Era strano.
Ci stava ancora pensando, e si chiedeva il perché.
Quello sfigato ...
Non sapeva nemmeno lui che diavolo era successo.
In realtà non era il tipo da fare cose simili.
Correzione: lo aveva fatto anche in passato, sì, ma non ci aveva mai dato peso.
Prima di allora, tutte le persone con cui gli era capitato (non che fossero molte, insomma, non era un cattivo ragazzo!) erano sicure di sé, di quel che facevano e di cosa comportasse.
Invece, quello sfigato ...
Era strano.
Non aveva fatto nulla contro la sua volontà, eppure si sentiva in colpa.
No, forse non era neanche un senso di colpa.
Era giusto ... Un senso
Un senso di qualcosa.
Qualcosa che non riusciva ad identificare.
 

"Auf Wiedersehen."
 

Dove si era cacciato?
Forse Gilbert si era sognato tutto?
Nah, impossibile, era stato troppo bello, troppo reale per essere un sogno.
Però lui era sparito, senza lasciare alcuna traccia.
Non lo aveva riaccompagnato a casa, né si era fatto dare il numero di telefono.
Né aveva dato il suo.
Non ne aveva avuto il tempo.
Anzi, si era fatto sfuggire l'unica occasione per farlo.
E, quando aveva deciso di porre rimedio alla sua insolita ritrosia, era stato ripagato con un muro perlato contro il buio della sera.
Di fronte a lui l'aria, il vuoto.
Null'altro.

Chissà dov'era.
Chissà cosa stava facendo.
Chissà se si ricordava del loro incontro.
Ah ... Che pensieri stupidi.

Forse era stato davvero tutto un sogno.
Di lui, nessuna traccia.
Niente di niente.
Solo un nome.

"Piacere ... Roderich."


 

____________
NOTE. Ciao! Scusate l'assenza, ultimamente non ho avuto molta voglia di scrivere, spero possiate perdonarmi! >.< Comunque, come potete vedere questo capitolo è solo su Gilbert ... Non lo definirei un semplice 'filler', dal momento che amo scrivere dal suo punto di vista e, dal momento che è il personaggio principale, mi sembrava anche giusto dedicargli un capitoletto un po' 'introspettivo'. Ovviamente gli altri personaggi torneranno, però!
Spero vi sia piaciuto e chiedo ancora scusa per il ritardo e per il fatto che è un po' corto, ma avevo paura che dilungandomi sarebbe potuto risultare noioso ...
Sinceramente ci metto anche poco a scrivere una volta che mi ci metto, il punto è che spesso mi manca la motivazione e lo 'slancio psicologico' per aprire una maledetta pagina digitale e iniziare a battere a tastiera 'xD
Ci vediamo!

~ Ary.

 

 

  
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