1 Dicembre 2015, “un saluto, anche a te”.

E forse un diario dovrebbe iniziare con un “caro amico”, ma ti ho comprato da una bancarella di oggetti usati, da uno di quei venditori ambulanti per la piazza e, sinceramente, mi sei venuto a costare solamente cinque dollari, quindi non vedo il motivo per cui attribuirti un nome tanto obbrobrioso. Certo, poteva venderti ad un prezzo ancor meno costoso, dal momento in cui mica le tue pagine brillino, visto paragonabili –a fatto di colore, s’intende- al cerume, ma non voglio affatto screditarti, sta’ tranquillo. Anche se, c’è da dire, neanche il cuoio che riveste le tue pagine color giallo-cerume sia messo poi così bene, ma va bene lo stesso: cercherò di accontentarmi comunque, visto papà troppo coinvolto nel suo lavoro, e.. mamma sembrerebbe essere andata già via da un anno, ma lasciamo perdere. In effetti, non so come dovrebbe essere strutturato un diario, o meglio: non mi piace come dovrebbe esserlo, quindi credo inizieremo questo cammino rivoluzionario insieme, sempre tu non sia troppo vecchio per farlo, ma spero proprio di no, ecco, altrimenti vorrei tanto i miei cinque dollari indietro, anche se.. dubito quell’uomo sia ancora lì nel disperato tentativo di raccattare qualche moneta per comprare magari qualche fetta di pane e provare a vivere per un solo giorno, sempre non sia di già caduto nell’oblio di quelli che gli altri sembrerebbero chiamare “trip”. A scuola, gli insegnanti, ancora credo non me ne abbiano parlato, sai? Probabile io mi sia addormentato proprio nel momento più bello della lezione, anche credo mi sarei risvegliato, a meno che non sia poi così interessante come argomento, e come dicono i miei “amici”. Ma infondo quell’uomo sembrava aver cervello, e forse, sempre i miei “amici”, probabile siano troppo affascinati da quella robaccia a tal punto da darle quasi un quoziente intellettivo pari a quello di un uomo come quello; idioti. Ad ogni modo, “caro diario”, suppongo dovrei presentarmi, no? Be’, effettivamente nelle presentazioni non sono un granché, come d’altronde non lo sono neanche in Tedesco, Storia, Letteratura o in Matematica: in questa però papà credo potrebbe anche perdonarmi, visto praticamente Arabo, per le mie di già stressate orecchie. Quest’anno dovrei tecnicamente aver iniziato il primo anno al Liceo, e credo di aver fatto la stessa figuraccia: credo di averti di già detto uno schifo totale nelle presentazioni, già. Non sono passati molti mesi, eppure, sembrerebbe io abbia raggiunto molto probabilmente un record che di sicuro si differenzia da tutti gli altri: studente con i voti più bassi nell’intero istituto; vai così! E nel caso te lo stessi chiedendo quasi con quella vocina fin troppo sicura di sé ed egocentrica, no: non ne vado affatto fiero, ma non è certo colpa mia se rientro nella categoria degli ultimi e più grandi filosofi incompresi del tempo; forse. In ogni caso, va bene, faccio il serio: io adoro infinitamente scrivere, ma renditi conto che anche prima ti ho detto in Letteratura praticamente una schiappa; pensa che la professoressa credo non mi abbia dato neanche la sufficienza, ti rendi conto?! Però, ripensandoci, e rileggendo quello che ho appena scritto, “caro diario”, credo quel voto sia semplicemente meritato per le squallide presentazioni, o magari per il mio forse non troppo alto livello di autostima, non lo so, potrebbe essere. Comunque sia, ancora non ti ho detto il mio vero nome, perché se ancora non si fosse capito, “squilibrato mentale” credo sia semplicemente un soprannome: in caso, poi chiedo a papà di accertarsene presso l’anagrafe, anche se tutti credo mi chiamino “Chris”; almeno quelle poche volte dimenticano di farlo con “ehi, sfigato!”. Ed ora non saprei che altro dire, se non che credo sia più ovvio di qualunque altra cosa, io non godi di chissà quale popolarità o roba simile, ecco. Ora però devo salutarti perché papà è appena tornato, e sono le ventitre, e credo concluderò in uno dei più patetici e banali modi io conosca: sono castano, e lo sono anche i miei occhi e, tu, ti chiamerai Nora.