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Autore: almost_    11/09/2015    5 recensioni
Borgo Silvano, nella regione di Kérehon, è l'ultimo luogo dove umani e Pokémon vivono assieme in armonia.
Un uomo malvagio ha infatti preso il potere, il Tiranno, vietando il possesso dei Pokémon, rinchiusi e sottratti ai proprietari. Borgo Silvano è troppo piccolo per costituire una minaccia, finché non si scopre che vi si nasconde uno studioso di Pokémon, il professor Oshizami, che conduce ricerche su qualcosa che potrebbe rivoluzionare la concezione dei mostri tascabili: l'abilità Empatica di ognuno di loro.
Il paese verrà distrutto, il professore rapito.
Toccherà al giovane Kaede andarlo a cercare, assieme ai suoi amici e agli assistenti del professore, in un viaggio ricco di insidie, che farà scoprire verità mai svelate sui Pokémon e aiuterà i protagonisti a maturare.
Un mondo difficile e oscuro si aprirà davanti ai loro occhi e per riportare l'equilibrio dovranno affidarsi alle indicazioni di uno studioso di una regione lontana: Samuel Oak.
Tra sfide, battaglie ed incontri vecchi e nuovi affronteranno il mondo, vincendo e perdendo contro loro stessi: una volta terminato il viaggio, niente sarà più come prima.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Ash, Brock, Misty, N, Nuovo personaggio, Prof Oak
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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 -Ringraziamenti e arcobaleni sempre tutti dedicati alla mia cara beta Blue Eich-
 
 
 

 

Capitolo nove: Turbamenti

 
«Eilà… È ora di svegliarsi.»
La voce arrivò a Satoru come da un altro mondo. Aprì lentamente un occhio, poi l’altro. Colori sfocati si delinearono in forme indistinte davanti a lui, nella penombra. Qualcosa si spalancò con un rumore metallico e la luce invase la sua camera ancora intiepidita dal sonno.
Con un ruggito lui e Riolu si voltarono dall’altro lato del letto, premendosi il cuscino sopra alla testa. 
«Che tu possa crepare, Masahiro-san!»
«Vedo che ti sei alzato di buon umore.»
Coi muscoli intorpiditi e la bocca impastata, Satoru si tirò a sedere sul materasso, dopo che i suoi occhi si furono abituati alla luce del giorno. 
Sbatté le palpebre, per fissare poi lo sguardo vitreo sul volto sorridente di Tadashi, incorniciato dai capelli castani ben pettinati.
«Ti preparo la colazione, che ne dici?»
«Lo chiedi pure?» Sbadigliò, stiracchiandosi.
Riolu balzò oltre le coperte, pronto a cominciare una nuova giornata. Il suo Allenatore si arruffò la caotica chioma vermiglia e, con qualche fatica in più, lo seguì giù per le scale.

«Dove sono Aruya e Kaede?» chiese, quando gli zuccheri della sua abbondante tazza di latte e cereali cominciarono ad entrargli in circolo nel corpo.
«Hanno deciso di esplorare la zona per cercare nuovi Pokémon.»
«Non sei preoccupato?»
Tadashi, seduto al tavolo della cucina affianco a lui, strinse le spalle.
«Certo. Ma dovranno imparare anche a proteggersi da soli, e questo è il luogo migliore per farlo.»
Satoru, riacquistata la lucidità, notò che l’altro non portava gli occhiali. Il suo viso, così, era completamente… Diverso. Appariva meno rigoroso, gli intensi occhi verdi sembravano più grandi, esaltati dal colorito pallido, e il volto ormai squadrato da una prima maturità era più libero. Quasi sconfinato. Satoru non seppe spiegarselo, eppure in quel momento Tadashi gli trasmetteva un’incredibile sicurezza.
Quello forse se ne accorse, perché distolse lo sguardo e inforcò gli occhiali, scostandosi un ciuffo di capelli castani dalla fronte.
«Come hai trovato l’allenamento con Brock, ieri sera?»
«Non male.» Satoru si lanciò nuovamente sulla sua tazza di cereali. «Ma era del tutto diverso da quello di Aruya e Kaede.»
«Certamente. Loro si sono sfidati ad una lotta, tu invece hai provato ad allenarti assieme al tuo Pokémon.»
«Fin qui c’ero arrivato. Ma mi chiedevo il perché. Insomma… Mi sono divertito. Ho combattuto con Riolu come fossi a karate, senza fargli usare attacchi, provando assieme le forme e i passi.» Satoru alzò gli occhi, con le sopracciglia inarcate. «È che non vedo come questo possa servirgli contro gli altri Pokémon.»
Tadashi sorrise.
«Cos’è quella faccia? Mi stai prendendo in giro?»
«Ma no! È che sono felice che tu, come Aruya e Kaede, abbiate tanto da imparare. All’inizio, è come scoprire un nuovo mondo.» L’espressione di Tadashi tornò seria. «Vedi, il tuo Riolu è un Pokémon di tipo Lotta. Questo vuol dire che gli attacchi che imparerà si baseranno soprattutto sul contatto fisico. Probabilmente, Brock deve aver intuito la tua bravura nel karate e ha deciso che farvi allenare assieme era la scelta migliore.»
«Sarà, ma sono esausto!» Satoru si accasciò sul tavolo di legno, sconfortato che la scatola di cereali fosse già finita. Poi, perplesso, si raddrizzò. «Che intendi dire con “deve aver intuito”?»
Tadashi cedette sotto al suo sguardo inquisitore.
«Va bene, ammetto di avergliene parlato io, ma solo perché ritenevo che un allenamento del genere sarebbe stato perfetto per voi.»
«Ecco, dov’era la fregatura…»
«Insomma! Brock pareva entusiasta, da come mi ha parlato di voi…»
Satoru non fece in tempo a ribattere che la porta si spalancò con forza e l’atmosfera fino a quel momento tranquilla venne bruscamente spezzata.
«Buongiorno!» gridarono Aruya e Kaede entrando di corsa assieme ad Eevee e Nekochi.
«Ehi ehi, toglietevi le scarpe, siete pieni di fango!» 
«Scusaci, Tada!» fece la ragazza, calciandosi via le calze dai piedi.
«Non potete neanche immaginare quant’è bello là fuori!» esclamò Kaede, stringendo un pugno, con gli occhi che brillavano per l’entusiasmo.
«Nekoooo!»
«Abbiamo incontrato dei Pokémon fantastici!» aggiunse Aruya «C’erano Teddiursa e Sentret e Butterfly e Geodude e…»
«Piano, diamine, così non capisco una mazza!»
«Tu che ne sai, Satoru, dormivi! Uh, ma… Fratellone, sei ancora in pigiama?»
Il rosso mise il broncio, esalando un disperato: «Ho bisogno di altri cereali!»
«Non adesso! Forza, forza, vieni con noi! Ti facciamo vedere il bosco.»
Kaede gli venne incontro, provando a sollevarlo di peso dalla sedia: non fece neanche in tempo a iniziare che con un gemito mollò la presa, senza forze.
«Ma quanti muscoli hai?» ansimò asciugandosi il sudore dalla fronte. Il maglione spesso che portava, poi, non aiutava di certo.
«Sei tu che ne hai troppo pochi.»
«Su, Satoru, non farti pregare: esplorare il bosco è un’esperienza da non perdere.» Tadashi si beccò un’occhiataccia.
«Tu non vieni?»
«No. Ho delle faccende da sbrigare. E poi alcune cose di cui discutere con Brock. Ricerche, niente di che.»
«Le stesse ricerche per le quali il Tiranno ha distrutto Borgo Silvano?» il tono di Aruya era serio.
Il ragazzo esitò, sistemandosi meglio gli occhiali sul naso.
«Ormai dovresti parlarcene» fece Kaede, guardando apertamente il fratello, che abbassò gli occhi.
Cosa avrebbe dovuto dire loro? Era un bene che sapessero? O avrebbero solo rischiato di passare ancora più guai di quanto già non stessero facendo?
Fortunatamente, Satoru intervenne in suo aiuto.
«Che rompipalle che siete! Fatemi vedere questo bosco e non perdiamo tempo.» 
Si tirò in piedi con un balzo e corse in camera sua, situata nel sottotetto, per cambiarsi. S’infilò velocemente un paio di pantaloni pesanti, una camicia di flanella e un maglione di lana e ridiscese con lo zaino in spalla e Riolu affianco. 
«Su, andiamo.»
«Ma, fratellone…»
«Non fare la bimbetta viziata.»
«Eppure sarebbe il momento che Tada…» cominciò Kaede, scrutando il fratello oltre le larghe spalle dell’amico.
«Masahiro-san è il più grande fra noi e farà quello che gli pare e piace. Finiamola, adesso, e mettiamoci in marcia, non voglio far tardi a pranzo.»
Tadashi lanciò un’occhiata di ringraziamento al rosso, mentre quello trascinava i ragazzi fuori di casa. I due in un attimo si intesero e la porta sbatté dietro ai giovani Allenatori e ai loro Pokémon.
Satoru poteva sembrare un ragazzo impulsivo e testardo, ma lentamente Tadashi stava iniziando a conoscere un altro lato del suo carattere, più responsabile e maturo. Quella mattina, era riuscito a stupirlo.
Sospirò, massaggiandosi gli occhi da sotto gli occhiali. Si sentiva terribilmente stanco, come non lo era mai stato in vita sua. E pensare che non aveva neanche diciotto anni! Si comportava come un vecchio nostalgico e brontolone.
Tirò controvoglia fuori il Pokégear dalla tasca della giacca. Lo fissò intensamente. Non aveva alcuna voglia di sentire di nuovo Nivene e Ichirou, ma era consapevole di doverli informare dei progressi del viaggio. 
«Vieni fuori, Luxio.» 
Dalla Sfera Poké, accompagnato da un fascio di luce rossa, uscì il suo fidato compagno Pokémon. 
«Lux, Luxio.»
Gli si avvicinò teneramente, strofinando il muso sulla sua mano tesa e addentando il Pokébigné che l’Allenatore gli porgeva.
Rincuorato da quel contatto, Tadashi lo carezzò ancora, scompigliandogli il pelo blu scuro tra le orecchie. Aveva bisogno di tanto coraggio e una buona dose di forza di volontà, che solo Luxio probabilmente gli avrebbe potuto infondere in quel momento.
La vergogna lo pervadeva ogni volta che ripensava all’ultima conversazione avuta con i suoi colleghi.
Strinse i denti.
Vergogna. Era giusto che lui si vergognasse. Non era degno di nulla. Era destinato a soffrire.
Dolore.
Spalancò gli occhi, stringendosi le spalle fino a farsi male. Luxio lo guardò preoccupato dal basso, senza sapere come confortarlo.
Indegno. Schifoso. Non meritava di esistere.
Ansimò, scuotendo il capo. Come un lampo di luce tra la nebbia, gli tornò alla mente il Professor Oshizami, che era stato la sua salvezza: le pacche sulla schiena date tra un incoraggiamento e l’altro, i fazzoletti porti tra le lacrime, le parole rassicuranti.
“Non pensarci. Dimenticati di tutto il male che ti hanno fatto. Tadashi, tu sei meraviglioso! E nessuno quanto te ha il diritto di stare al mondo.” 
Il respirò tornò regolare, come anche il ritmo del suo cuore. Si asciugò il sudore dalla fronte, rilassando i muscoli tesi. 
«Luxio… Luxio!»
Sorrise al suo compagno Pokémon. «Non preoccuparti, amico mio, sto bene.»
Senza più esitare, schiacciò il pulsante di chiamata sul Pokégear, che si accese con una luce tremolante.
Neanche due squilli, che il volto strafottente di Ichirou apparve sullo schermo.
«Toh guarda, chi si vede. Il contadinotto.»
«Buongiorno, Ichirou. Come sta andando, da voi?»
«Ah, splendidamente. Siamo diretti a una merda di ghiacciaio per salvare la pelle ad un Professore che non sa neanche badare a se stesso. Sui fiumi che risaliamo è pieno di zanzare. Nivene ti odia, poi ti ama, poi non si capisce. Blatera tutto il giorno di te. È una rottura di palle.»
Gli occhi azzurro cielo di Ichirou, attraverso il Pokégear, si fissarono dritti in quelli verdi di Tadashi, che subito li abbassò.
«Mi dispiace di starvi creando disturbo.»
«Se ti fosse dispiaciuto non avresti fatto questo casino.» Il bruno sbuffò.
«Lo so.» Tadashi si sentì rimpicciolire. Ma doveva farsi forza. «Noi, comunque, siamo ad Altura Smeralda, abbiamo trovato Brock.»
«Oh-ho, molto bravi. Vi manderò i fiori di congratulazioni appena ritirato il premio come miglior sopportatore di rompipalle! Stai solo facendo il baby-sitter, cosa vuoi, un applauso?»
Tadashi alzò nuovamente lo sguardo, risentito. Luxio ringhiò accanto a lui, sollevando le orecchie con rancore. «Quando fai così, sei insopportabile.»
«Ma davvero, contadinotto?»
Ichirou si scostò dagli occhi una ciocca di capelli neri e mossi, mentre si passava la lingua sulle labbra, con malizia. Tadashi deglutì.
«Eppure non pensavo proprio che le cose stessero così…»
Il battito del castano accelerò, mentre la sua temperatura aumentava. Quella voce melliflua voleva solo metterlo alla prova, niente di più. Doveva essere forte. Non doveva cedere. Aveva già combinato abbastanza guai, non poteva…
Ichirou rise, con la solita espressione di scherno dipinta sul bel volto. Sapeva d’averlo in pugno.


«Insomma, ripetetemi cos’è che c’è in questo bosco.»
«Sei proprio scemo, Satoru, te l’ho già detto!»
«Eevee, vee!»
«Su, sorellina, un po’ di flessibilità…»
Nonostante la buona volontà dei due più piccoli, la momentanea pigrizia di Satoru li aveva trattenuti ad Altura Smeralda per un bel po’ di tempo. Si grattò la testa, con aria svogliata, mugugnando: «Oggi ho sonno, non capisco bene le cose.»
«Ce ne siamo accorti» commentò Kaede, sospirando e cercando gli occhi di Nekochi per avere sostegno. Il suo piccolo amico rizzò il pelo smeraldo e tirò in alto il nasino nero per manifestare il suo disappunto.
Usciti dalla città, si erano appena addentrati lungo il sentiero tra le rocce che portava alle montagne, quando un fruscio alle loro spalle li fece voltare.
Ciò che videro davanti a loro li impietrì basiti sul posto, con le pupille dilatate e le bocche aperte. I loro Pokémon abbassarono le orecchie e arretrarono ringhiando, intimoriti. 
Le orecchie di Kaede cominciarono a pulsare e il cuore a premergli con forza sulla gola, mentre un brivido gelido lo attraversava dalla testa ai piedi. Tutto parve fermarsi.
«Cos’è… Quello
 







 
 
 
 
NOTE DELL’AUTORE
Buongiorno carissimi!
Eccovi qui anche il nono capitolo. Ho voluto incentrarlo soprattutto sui pensieri dei personaggi, ma nel prossimo vedremo un po’ d’azione. Per Tadashi dovrete aspettare un po’ di più, ma tutto a suo tempo.
Come sempre grazie mille a francs_moony, White Pika girl, anonymous_prongs, al grande Nodi e alla carissima Persej Combe per aver recensito il capitolo precedente! Il vostro sostegno è molto importante per me e vi sono grato per star seguendo in modo così appassionato la mia storia.
A presto!
   
 
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