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Autore: cin75    11/09/2015    5 recensioni
Questa sarà una raccolta di storie, di pezzi di vita, di tanti "diversi" Jared e Jensen. A volte saranno storie tristi, a volte comiche, a volte romantiche. Saranno quello che mi ispirerà il mio animo nel momento in cui le scrivo. Quindi sperate sempre che io sia felice!!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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INSIEME.

Jensen se ne stava seduto su di una panchina  nel parco poco lontano da casa sua.
Era pensieroso. Era amareggiato. Jensen era triste.
E in quello stato d’animo continuava a fissare le nocche della sua mano sinistra, visibilmente arrossate e doloranti.
Poco più su, sul suo anulare, la piccola fedina d’oro bianco, sembrava non voler brillare, vergognandosi di quello che era stata costretta a fare.

“Sei qui!” fece una voce, quella voce, appena alle sue spalle e Jensen inspirò nervosamente. Nascose , impacciato, la mano segnata e nemmeno si voltò verso il giovane che ora, con calma, si sedeva al suo fianco. “Sapevo che ti avrei trovato qui!”  fece ancora, l’altro.

Jensen si voltò appena , ma quel movimento anche se accennato, gli permise di vedere il labbro spaccato e gonfio, dove, solo qualche ora prima il suo pugno si era andato ad infrangere con insensata rabbia.

“Jared….so che non serve a niente, ma…mi dispiace. Mi dispiace sul serio!” sussurrò dolorosamente imbarazzato.
“So che ti dispiace, ma questo non servirà a niente. Il tuo anello mi ha scheggiato un dente e credimi, le spese del dentista saranno tutte a tuo carico!” fece con un tono che Jensen non riuscì a comprendere in pieno. Così , anche se timoroso, azzardò.
“Quindi dovrò inserirle nella lista che consegnerò all’avvocato per il divorzio quando…”, ma Jared non lo lasciò finire.
“Il divorzio?!” domandò stranito. “E’ per questo che credi che sia venuto a cercarti?....per chiedere il divorzio?” e questa volta c’era quasi un senso di rimprovero in quella sua domanda a cui Jensen non seppe rispondere.

Così Jared continuò.

“Quello che è successo non mi piace e sarei ipocrita a dirti che non te la farò pagare..” iniziò sorridendo appena. “…ma Jensen, io ti amo e non manderò all’aria tutto quello che c’è tra noi, per un pugno. Ne ho presi molti di più e molto più forti nella mia vita, credimi!!” cercò di sdrammatizzare per poi diventare di nuovo serio. “Ma quello che voglio è sapere perché?” domandò preoccupato. “Voglio sapere perché l’uomo che ho conosciuto e che è qui vicino a me adesso, di cui mi sono innamorato follemente, che ho assillato fino allo sfinimento perché mi sposasse e con cui voglio vivere per tutto il resto della mia vita , ha pensato che l’unico modo per non confidarsi con me fosse prendermi a pugni. Non è da te, amore mio. Non sei tu.” fece girandosi di più verso il corpo del compagno che lo ascoltava emozionato, come emozionata era la luce che brillava liquida nei suoi bellissimi, ma tristi,  occhi verdi. “Il Jensen che conosco io mi avrebbe baciato pur di farmi tacere durante una delle nostre litigate e non avrebbe mai e poi mai agito come hai fatto tu oggi. Quindi, per favore, dimmi che cosa ti è successo!?” fece prendendogli le mani e accarezzando dolcemente quella segnata.

Jensen avrebbe voluto abbracciarlo in quel momento, dirgli di dimenticare tutto. Che non sarebbe mai più successo niente del genere. Ma
Jared non lo meritava. Jared meritava la verità.
Quella assurda e sconvolgente verità che da una settimana lo aveva distrutto emotivamente.

Così prese coraggio e infilò una mano nella tasca interna del suo giaccone e ne tirò fuori una busta bianca. La porse a Jared che la prese, perplesso.
“Me l’hanno consegnata a mano , una settimana fa! Ho provato a rimediare, a farmi ascoltare, a cercare una…soluzione. Ma non ci sono riuscito!” disse affranto , mentre il giovane la guardava incerto.
“E’ di uno studio legale!?” fece notando l’intestazione stampata sulla busta.
“Assunta da mio padre!” confermò Jensen. “Leggi. Leggila!” suggerì anche se non voleva che Jared lo facesse. Ma era l’unico modo per chiarire tra loro.
Jared obbedì e dopo aver sfilato il foglio dalla busta, lo aprì e iniziò a leggere. Man mano che gli occhi scorrevano su quelle parole così ufficiali e impersonali, lo sguardo sul suo volto divenne da curioso a sconcertato.
Durante la lettura, guardò più volte Jensen al suo fianco, guardò il suo dolore profondo.
Capì la sua reazione violenta.

E quando arrivò alla fine di quella comunicazione legale, non poteva ancora crederci.

“Oh mio Dio!!...non può…non può averlo fatto….non può averti fatto una cosa del genere!?” mormorò sconvolto, rileggendo ancora quelle parole sperando di averle interpretate male. Ma era un avvocato anche lui e difficilmente avrebbe potuto fraintendere quei termini.
“Mi ha disconosciuto, Jared. Mio padre dopo avermi escluso dal suo testamento, mi ha fatto  elegantemente comunicare che ha concluso la pratica per rinunciare alla patria potestà su di me. Mi ha diplomaticamente informato che non sono più suo figlio!” constatò ironicamente, ma solo per nascondere il senso di forte dolore che provava fin dentro l’anima. “I genitori dei peggiori assassini non arrivano a tanto, ma lui…io sono solo gay e ho sposato l’uomo che amavo e lui, lo ha fatto!” disse in un sospiro che dovette lottare con tutte le sue forze per finire tra le sue labbra.
Jared strinse quella lettera tra le mani e per un attimo dovette appoggiarsi con i gomiti alle ginocchia, come se avesse avuto bisogno di sorreggere con più forza quello che aveva scoperto.

Ma come poteva il padre di Jensen , avergli fatto una cosa del genere? Jensen era una persona magnifica. Un uomo di una lealtà e moralità impeccabile. La dedizione sincera che metteva in tutte le cose che faceva era ammirabile. La sua generosità nelle associazioni benefiche di cui faceva parte era sempre qualcosa che colpiva positivamente chiunque lo conoscesse.
Aveva solo un unico difetto. Lo amava. Jensen amava un uomo e questo per suo padre era un peccato e una colpa imperdonabile.
Non era giusto. Non era assolutamente giusto e Jensen non lo meritava.

Prese un respiro profondo, si rimise dritto e con pochi ma decisi gesti, strappò in numerosi pezzi la lettera che aveva tra le mani.
Jensen lo guardò sorpreso e stranito. Non capiva. Poi lo vide alzarsi e puntarsi davanti a lui.
“Che si fotta!” esclamò deciso guardando , orgoglioso di quella sua uscita, lo sguardo perplesso del compagno. “Che tuo padre si fotta e lo faccia alla grande.” Ripetè più deciso e convinto. “Non ti vuole come figlio? Bene! Anzi, no!! Perfetto!” ribadì. “Vuole dire che sarai solo mio marito. Solo mio. Meglio ancora…” continuando quella sua presa di coscienza. “Sai che ti dico? Domani andremo in comune e chiederemo di iniziare le pratiche per cambiare cognome così potrai chiudere del tutto con lui. Sì!! Faremo così!!” disse risoluto e certo che quella fosse la cosa giusta da fare.

Jensen sorrise e per la prima volta in quelle ore assurde, fu un sorriso sincero. “Jared…Jared, no!” cercò di riportare il giovane compagno alla realtà. “Se cambiasi cognome, dovremmo annullare anche il matrimonio  e io non….”
“E chi se ne frega!!” esclamò Jared lasciando Jensen letteralmente basito.
“Cosa?”
“Io ho sposato te. La meravigliosa persona che sei. Ho sposato l’amore che ci lega. Non il tuo cognome. Annulleranno questo matrimonio? ok!, ne faremo un altro. Ti sposerò comunque, Jensen. Qualsiasi sia il tuo nome. Diamine!!! Ti sposerei anche se ti chiamassi…..Topolino!” disse sorridendo e sperando così di trasmettere a Jensen un po’ del suo amorevole entusiasmo. E funzionò.
Jensen gli andò incontro e lo abbracciò , lo abbracciò forte come quando uno che sta per annegare trova rifugio in una boa. Rise sommessamente , nascosto con il viso, nel collo di Jared, mentre il giovane ricambiava con enfasi quella stretta.

“Che c’è? Perché ridi?” chiese dolcemente a Jensen.
Jensen si spostò il giusto per potersi guardare occhi negli occhi.
“Davvero mi sposeresti anche se il mio nome fosse Topolino ?” chiese scherzando.
Jared ci pensò su un attimo e poi rispose. “Topolino Padalecki. Suona bene!!” asserì convinto. “Che ne dici?”
“Ma quanto sei scemo!!” rise Jensen. “E poi io devo cambiare il cognome e non il nome.” gli ricordò. “Io voglio continuare ad essere il tuo Jensen. Per sempre!” gli sussurrò, ora, molto dolcemente sulle labbra ancora un po’ schiuse da un timido sorriso.
“E lo sarai , amore mio. Come io sarò per sempre il tuo Jared. Nessuno …nessuno potrà mai cambiare questo!” fece annullando lo spazio tra loro e baciandolo, delicatamente.

Ne avevano passate tante insieme per avere quello che avevano e come al solito, insieme, erano riusciti a superarne un’altra. La più dura.

 


“Dopo tutto ciò che mi hai fatto 
Penserai che ti disprezzo 
Ma alla fine, voglio ringraziarti 
Perchè mi hai reso molto più forte” 

(Fighter, C. Aguilera)
   
 
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