Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: smile_tears    11/09/2015    3 recensioni
«È per lui, vero?»
La voce del riccio la fece tornare alla realtà, così si voltò verso di lui confusa. «Per lui chi?»
«Per Louis, Nat, chi altro»
Quella domanda sperava di non doverla mai sentire, aveva sempre avuto paura di porsela, perché non sapeva cosa rispondere. Era per Louis che a volte si limitava? Era per lui che rifiutava di uscire con qualunque ragazzo? Provava qualcosa per lui?
«Natalie» La voce di Harry era seria, non c’era quel solito filo di dolcezza e divertimento che aveva di solito. «Rispondi sinceramente, sei innamorata di Louis?»
Aveva paura a rispondere, ma doveva farlo. Doveva per il bene di Harry, per quello di Louis ma specialmente per il suo. «Si, sono innamorata di Louis»
Questa one shot partecipa al contest #fuoricèilsole di Lilac J
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
You are my happiness
 


Era il 24 dicembre, la notte della vigilia di Natale.
Londra era stranamente tranquilla, le strade erano silenziose e deserte, fatta eccezione per quelle poche persone che erano rimaste indietro con i preparativi della festa.
I bambini dormivano da ore, nell’attesa che Babbo Natale arrivasse e portasse loro i regali tanto voluti. Gli adulti ne approfittavano e si coccolavano sul divano, mentre in televisione andava in onda qualche vecchio film natalizio che nessuno seguiva veramente.
In un ospedale del centro, però, c’era tutto tranne che tranquillità. Due migliori amiche, Johannah e Karen, erano arrivate  in ospedale poche ore prima, entrambe sul punto di partorire.
Era successo tutto all’improvviso. Le due ragazze stavano cenando insieme ai loro mariti a casa di Karen, come avevano progettato alcuni giorni prima, quando ad un certo punto quest’ultima sentì una forte fitta alla pancia. Iniziò ad andare in panico, era giunto il momento ma lei non era pronta, cavolo, sua figlia doveva nascere due settimane più tardi! Mise entrambe le mani sul tavolo per farsi forza, poi iniziò  a respirare pesantemente. «Johannah» richiamò  l’amica «Mia figlia sta per nascere»
Quelle parole scatenarono il panico generale. Tutti si alzarono di scatto, facendo cadere a terra le sedie, poi Johannah e suo marito accompagnarono Karen in auto, mentre il marito di quest’ultima andò a prendere la borsa che avevano preparato in precedenza, successivamente corsero tutti in ospedale.
Appena arrivati si creò il caos. Un parto la notte di Natale, quando metà dei medici non erano in servizio, non era esattamente il massimo. Poi beh, con due parti la situazione si complicò ancora di più. Questo perché mentre sosteneva e aiutava l’amica, Johannah, che avrebbe dovuto partorire la settimana prima, si accorse che le si erano rotte le acque.
Allora le infermiere le portarono entrambe in sala parto, in attesa dell’ostetrica che avrebbero  fatto nascere i due bambini. Da quel momento furono solo urla, pianti e spinte, finché non nacquero i due piccoli. Allora l’ostetrica uscì dalla sala e andò dai due ragazzi che aspettavano di avere notizie, poi sorridendo si rivolse a loro e lesse da una cartellina: «Ore 23:30, Natalie Amy Wood. Ore 23:45, Louis William Tomlinson. Congratulazioni ad entrambi, avete degli splendidi bambini»
I due ringraziarono la donna, poi si abbracciarono, piangendo e sorridendo felici, infine corsero a vedere i loro piccoli. Quella notte già speciale lo divenne ancora di più per le due famiglie, che passarono uno dei loro Natali più belli.
 
Poche settimane dopo la nascita dei piccoli, i quattro amici si separarono: Johannah e suo marito decisero di tornare a Doncaster, la loro città natale, mentre gli altri due rimasero a Londra. Quello però non era un addio, infatti si ripromisero di vedersi ogni anno per passare le vacanze estive insieme, come avevano sempre fatto da quando si erano conosciuti.
 
La prima volta che Louis e Natalie si incontrarono avevano un anno e mezzo.  Avevano imparato a camminare da poco e non erano ancora stabili, per questo camminavano mano nella mano con le loro mamme. Non appena arrivarono in spiaggia le due donne li presero per mano e li misero uno di fronte all’altro. I due si guardarono sospettosi, quasi assottigliando lo sguardo, quando ad un certo punto Natalie si avvicinò a Louis e, sorridendo, gli tolse il ciuccio. Il bambino la guardò per un po’, poi scoppiò a piangere, facendo spaventare anche la piccola che, di conseguenza, si unì a lui. «Bell’inizio vacanza, vero Jo?»
La donna sbuffò una mezza risata, sorridendo ironica. «Stupendo, Karen»
Dopo che i piccoli si furono calmati, le due madri decisero di metterli separati, in modo che non si facessero altri dispetti. Natalie, seduta sull’asciugamano viola di sua madre, guardava costantemente verso il piccolo Louis, che anche se aveva smesso di piangere continuava ad avere il broncio. Era piccola, ma aveva capito di aver fatto qualcosa di sbagliato, per questo voleva rimediare. Prese il ciuccio blu, quello che Karen continuava a portare in giro anche se Natalie non lo usava, e gattonando andò dall’altro bambino. Non appena Louis la vide si stava già preparando a piangere, ma non appena gli porse il ciuccio si calmò. La bambina gli sorrise e gli si avvicinò ulteriormente . Si guardarono ancora un po’, ma alla fine Louis cedette e sorridendo prese il ciuccio e se lo mise in bocca, facendo sorridere anche l’amica. A quel punto si misero a giocare, finché, dopo una mezzoretta, non si addormentarono entrambi.
Karen stava parlottando fittamente con Johannah, non accorgendosi così degli spostamenti della figlia. Per questo quando si voltò e non la vide sull’asciugamano si spaventò da morire. «Oddio Jo, Nat non c’è più dove l’avevo lasciata»
Anche l’amica si spaventò e iniziò a guardarsi intorno, quando poi lo sguardo le cadde su suo figlio e non poté fare a meno di sorridere. «Calmati Karen, guarda lì!»
La donna guardò dove le indicava l’amica e, dopo aver tirato un sospiro di sollievo, sorrise dolcemente in direzione dei due bambini, che dormivano uno abbracciato all’altro.
«Sono adorabili. E poi ora che hanno fatto pace potremo passare le vacanze in pace» disse Johannah.
Karen rise leggermente, poi si volto verso l’amica. «Si, finché non troveranno un altro pretesto per litigare ed io finirò la riserva di ciucci»
 
«Louis, Natalie, fate attenzione! Potreste cadere se correte così!» urlò Johannah alle due piccole pesti di cinque anni, intente a rincorrersi  per tutta la spiaggia.
I due non l’ascoltarono minimamente e continuarono a correre ridendo come due pazzi. «Tanto non mi prendi, Lou! Sono più veloce di te!»
Nessuno, compresi i due bambini, avevano idea del perché si stessero rincorrendo, ma almeno si stavano divertendo.  «Non è vero, io sono più veloce, ma tu hai imbrogliato!»
La velocità di entrambi iniziò a diminuire, finché, sfiniti, non si sdraiarono sull’asciugamano lasciato lì vicino apposta per loro. «Ho vinto io e sono anche  più veloce, non ho imbrogliato»
Il bambino ruotò leggermente gli occhi al cielo: come  sempre Natalie voleva avere ragione. «Certo, Amy» disse calcando volontariamente il secondo nome «Perché farmi lo sgambetto e buttarmi la sabbia addosso non è barare, vero?»
La bambina sbuffò leggermente,  senza però riuscire a trattenere un sorriso divertito. «Ok, forse l’ho fatto volontariamente, ma ammettilo che è stato divertente!»
Il castano rise, poi si girò su un fianco per poter guardare l’amica. «Non ho mai detto il contrario»
I due si sorrisero ampiamente, poi Natalie si stese a pancia in su iniziando a fissare il cielo azzurro. «Io i grandi non li capisco»
Louis si voltò di scatto, sorpreso dall’improvviso tono serio dell’amica, e dopo essersi spostato un ciuffo castano dalla fronte si mise attentamente in ascolto. «Perché?»
La bambina arricciò le labbra, un vizio che aveva sin da piccolissima ogni volta che era pensierosa. «Non lo so, sono strani. Fanno cose come baciarsi o comprarsi regali costosi per dirsi che si vogliono bene, ma a me sembrano cose sciocche. Noi non ci comportiamo come  loro.  Io e te ci vogliamo bene, ma ce lo diciamo poco, ci abbracciamo ogni tanto, ci prendiamo per mano e poi basta. Perché loro no?»
Louis annuì distrattamente alle parole dell’amica, poi si mise nella sua stessa posizione. «Ne ho parlato anch’io con mia madre l’altro giorno. Ha detto che noi siamo piccoli e non possiamo capire, perché sono due tipi diversi di affetto. “Quando sarai grande farai anche tu così” ha detto. Ma io sono d’accordo con te, sono strani»
Natalie sorrise, felice che qualcuno la pensasse come lei, e timidamente strinse la mano di Louis nella sua. «Sono felice che tu sia mio amico, Lou. Ti voglio bene»
Il bambino ricambiò la stretta e si voltò verso di lei, porgendole il mignolo della mano sinistra. «Anch’io ti voglio bene Nat. Promettimi che resteremo amici per sempre»
Natalie si mise seduta e fissò l’amico sorridendo felice, poi unì i loro mignoli per sigillare la promessa. «Amici per sempre, te lo prometto»
 
Era il 23 dicembre e Londra era sommersa dalla neve. Natalie, giovane dodicenne sconsolata, fissava insistentemente fuori dalla finestra, nella speranza di vedere la spiaggia dove da anni trascorreva le sue vacanze estive. Non era tanto per le vacanze, quanto per Louis. Gli mancava, come sempre del resto, e non riusciva a sopportare che non potessero vedersi nemmeno il giorno del loro compleanno. Si sdraiò sul letto sbuffando e chiuse gli occhi, cercando di focalizzare nella sua mente le immagini di lei e Louis durante le passate vacanze.
Se pensava a quanto entrambi erano cambiati nel corso degli anni non riusciva a crederci. Lei era diventata più alta, anche se rimaneva sempre più piccola di Louis; i capelli erano diventati più chiari, tanto da sembrare quasi biondi e aveva perso un paio di chili. Sembrava un’altra, se non fosse stato per gli occhi sarebbe stata irriconoscibile. Quegli occhi verdi con sfaccettature azzurre che tutte le sue amiche invidiavano, ma che a lei non sembravano niente di particolare. Anche perché dopo aver visto quelli di Louis qualunque altro paio di occhi sarebbe stato banale. Lui aveva degli stupendi occhi azzurri, impossibili da catalogare. Non erano come il cielo, non erano come il mare. Erano un colore unico, appartenente solo a lui. Ed era questo a renderli speciali per lei.
Natalie si riscosse dai suoi pensieri quando sentì qualcuno bussare alla porta. «Ehi tesoro» esordì sua madre entrando «Sono ore che ti chiamo, è pronta la cena»
Sbuffò leggermente, poi si voltò, dandole le spalle. «Stasera non ho fame»
La donna sospirò e dopo aver chiuso la porta andò a sedersi accanto alla figlia. «Cos’hai? È da stamattina che sei strana»
La ragazza strinse forte il piumone tra le dita, per contenere la rabbia. «Perché io e Louis possiamo vederci solo d’estate? Vorrei passare insieme a lui almeno il nostro compleanno e invece non posso fare neanche quello»
Karen immaginava che si trattasse di quello, ma non sapeva cosa risponderle. «Tesoro, lo sai che mi dispiace, ma viviamo troppo lontani per passare insieme il Natale. E poi noi dobbiamo stare con i nostri parenti e Louis con i suoi, non puoi costringerlo a stare con te piuttosto che con loro»
Natalie aumentò la stretta la stretta sul piumone, arrabbiata come non mai. Erano anni che le rifilavano quella storia e lei ormai non ci credeva più. «Voglio stare da sola»
«Ma Natalie…» tentò di convincerla la madre.
«Voglio stare da sola» ripeté, scandendo bene le parole.
A quel punto Karen sospirò e se ne andò, lasciando la figlia da sola.
Natalie aspettò che la madre si allontanasse del tutto e scoppiò in lacrime, non sopportava più quella situazione. Non sopportava di non poter vedere il suo migliore amico quando voleva, di non poter uscire con lui il pomeriggio, di non  poter festeggiare il loro compleanno, di non poterlo stracciare ogni pomeriggio giocando con la play station. Per gli altri sarebbero state cose futili  probabilmente, ma per lei sarebbero state le cose che più l’avrebbero resa felice. Non le sembrava di pretendere tanto.
Continuò a piangere e pensare per ore e ore, finché a mezzanotte in punto, quando ormai aveva esaurito le lacrime, le arrivò puntualissimo un messaggio di Louis.
“Buon compleanno, pulce. Non vedo l’ora di vederti, mi manchi da morire”
Natalie sorrise, Dio come adorava quel ragazzo. Stava per rimettersi a piangere, ma prese un respiro profondo e cercò di trattenersi, basta lacrime, non sarebbero di certo servite a portare Louis da lei e o viceversa.
“Grazie Lou, auguri anche a te. Mi manchi come l’aria, non vedo l’ora di vederti. Ti voglio bene.”
Aspettò una sua risposta, che non tardò ad arrivare.
“So di essere una persona essenziale nella tua vita, ma non esageriamo, su.
A partegli scherzi, ti capisco, io non sto messo meglio di te. Tu sei indispensabile come l’aria. Ti voglio bene anch’io”
Natalie sorrise e con un’unica lacrima a solcarle il viso si addormentò sorridendo, il cellulare ancora in mano, per ricordarsi le splendide parole dette da Louis.
 
Quella stessa estate andò al mare incazzata come non mai. Aveva aspettato sei mesi, quattro giorni e dodici ore (si, li aveva contati a partire dal loro compleanno) per vedere Louis e lui l’aveva liquidata dicendo: «Quando arrivi non ci sono, ci vediamo direttamente il giorno dopo. Scusami»
All’inizio si arrabbiò, ma poi pensò che probabilmente aveva avuto i suoi buoni motivi per mancare al loro solito appuntamento.
L’arrabbiatura vera e propria era arrivata quando i suoi genitori l’avevano cacciata di casa perché “Noi siamo stanchi e vogliamo riposare, tu faresti troppo casino”, quando lei avrebbe solo voluto infilarsi nel letto e sentire  canzoni deprimenti con le cuffie.
A quel punto era uscita di casa furiosa, sbattendosi la porta alle spalle, per poi dirigersi direttamente in spiaggia, dove lei e Louis trascorrevano la maggior parte del loro tempo. Si sedette a riva, incurante dell’acqua e della sabbia che avrebbero impregnato i suoi vestiti e cercò di rilassarsi. Allungò le gambe, in modo che i piedi finissero nell’acqua, poi rivolse la testa al mare e si perse ad ammirarlo, sgomberando la testa dai mille pensieri. Non esisteva più Louis, né i suoi genitori, nessuno. Solo lei, il mare e gli uccelli.
Natalie non aveva idea di quanto tempo fosse passato quando sua madre la chiamò, ma se non fosse stato per lei sarebbe rimasta lì anche fino a notte fonda, tanto era bello e rilassante quel posto. Si ripulì i pantaloni alla bene e meglio e si incamminò lentamente verso casa. Non  voleva chiudersi in quelle quattro mura, non se Louis non era con lei a tenerle su il morale e a farla ridere con le sue battute idiote.
Scossa la testa per riprendersi da quei pensieri, era andata al mare per distrarsi, non per deprimersi ancora di più.
Non appena arrivò a casa inserì le chiavi nella toppa ed entrò, rimanendo sorpresa nel vedere tutto spento. «Mamma, papà. Dove siete?»
Non ricevendo risposta andò verso la cucina, per controllare se avessero lasciato qualche biglietto, ma non appena accese la luce rimase pietrificata. Lungo i mobili della cucina c’era uno striscione, di quelli che si usano ai compleanni e c’erano una moltitudine di palloncini colorati a riempire la stanza. «Auguri!»
Natalie si guardò intorno spaesata, finché non posò lo sguardo sui suoi genitori e Louis e la sua famiglia. «Lou, che ci fai qui? Non hai detto che saresti arrivato domani? E cos’è tutto questo?»
Il ragazzo sorrise nel vedere la sorpresa e la felicità negli occhi della sua migliore amica e le si avvicinò. «Era una scusa per organizzare la festa. Sai, tua madre ha detto che ci sei rimasta male al nostro compleanno e ho pensato di festeggiarlo ora. Non sarà la stessa cosa ma…»
Non gli diede il tempo di finire la frase, che gli gettò le braccia al collo e l’abbracciò quanto più forte possibile. «Grazie Louis, grazie, grazie, grazie. È il gesto più bello che qualcuno abbia mai fatto per me. È tutto stupendo, tu sei stupendo. E, oddio mi sto commuovendo, ma grazie ancora»
Louis rise, Natalie si entusiasmava sempre per tutto e per questo l’adorava. «Non c’è di che Nat. Ti voglio bene, questo è il minimo che potessi fare. Voglio renderti felice, se non posso farlo durante l’anno voglio farlo almeno in questi tre mesi»
La ragazza si separò da lui e sorrise, lacrime di gioia e commozione le bagnavano il viso. «Tu mi rendi sempre felice Louis, anche quando sei a chilometri di distanza. È per questo che sei il mio migliore amico. Tu sei la mia felicità»
 
Quando aveva compiuto quindici anni, Natalie sentiva che sarebbe stato un anno pieno di cambiamenti che l’avrebbero sconvolta. Quando però erano passati i mesi e non era successo niente di nuovo credeva di essersi sbagliata, che quella sensazione fosse dovuta a qualcos’altro. Beh, non aveva ancora fatto i conti con la famiglia Styles.
Aveva capito che qualcosa non andava quando a casa di Louis, che era accanto alla sua, aveva visto un’altra macchina oltre a quella di Johannah e dal fatto che i suoi genitori non erano in casa, anche se quella era l’ora del loro riposo pomeridiano.
Insospettita si infilò velocemente le scarpe e dopo aver recuperato le chiavi corse nell’appartamento accanto. La porta era aperta e per questo entrò senza bussare. «Lou? Johannah? C’è qualcuno?»
Nessuno rispose, ma sentì un forte vociare proveniente dalla cucina, per questo si avvicinò. «Louis?»
Sentendo la sua voce il ragazzo si girò, poi sorridendo le si avvicinò. «Ciao Nat! Che ci fai qui?»
«Scusa se sono entrata senza permesso, ma la porta era aperta. Ho visto un’auto sconosciuta sotto casa vostra e mi sono preoccupata»
Il castano si batté una mano sulla fronte, come se avesse dimenticato una cosa importante. «Mi sono scordato di dirti una cosa!»
Ecco, appunto. «Che cosa, Lou?»
Il ragazzo si grattò la nuca, in evidente imbarazzo. «Quest’anno non saremo da soli. C’è anche una vecchia amica dei nostri genitori insieme ai suoi due figli. Harry, Gemma, venite»
Al suo richiamo i due ragazzi sconosciuti che aveva notato prima si avvicinarono, anche se un po’ timorosi.
Gemma era davvero una bella ragazza. Era abbastanza alta, tanto da raggiungere Louis; aveva dei bellissimi capelli castani lunghi fin sotto le spalle, che le incorniciavano il volto dalla carnagione abbastanza chiara; gli occhi erano castano chiaro, con delle leggere sfumature verdastre che li rendevano più particolari, ma non erano niente di speciale.
Harry, invece, era uno dei ragazzi più belli che avesse mai visto. Era appena più alto di lei; i suoi capelli erano castani, come quelli di Gemma, solo che erano corti e ricci. Le veniva voglia di infilarci dentro le dita e giocarci per ore. Anche lui aveva la carnagione piuttosto chiara e sul suo viso spiccavano due occhi verdissimi. Erano davvero splendidi, sembrava di immergersi in un immenso prato. Ma quello che più la conquistò furono le fossette che gli si formarono agli angoli della bocca quando le sorrise, aveva la tentazione di infilarci un dito dentro, ma cercò di contenersi.
Si riscosse dai suoi pensieri e si avvicinò ai due ragazzi per presentarsi. «Piacere, io sono Natalie. Un’amica di Louis»
Gemma le rivolse un caldo sorriso, facendole notare che anche lei aveva le fossette. «Piacere, Natalie. Sono felice di conoscerti, Louis ci parla spesso di te»
Natalie rivolse uno sguardo interrogativo al castano, che stava per uccidere Gemma con lo sguardo, poi gli sorrise. «Oh LouLou, non puoi proprio fare a meno di parlare di me, eh?»
Il castano la guardò in cagnesco, mentre le gote gli si tinsero di rosso. «Taci, pulce. È già abbastanza imbarazzante»
La ragazza rise, era raro vederlo arrossire e a lei piaceva esserne la causa. «Che carino, un tenero Louis imbarazzato. Comunque ti voglio ricordare che quella che tu chiami pulce è più grande di te»
Il ragazzo ruotò gli occhi al cielo esasperato. «Sono solo quindici minuti, Nat, non quindici giorni»
Natalie fece un verso stizzito. «Anche quindici minuti fanno la differenza, quindi taci»
Louis scosse la testa esasperato, mentre i due fratelli scoppiarono a ridere, finché Harry non prese parola per la prima volta. «Credo che quest’estate ci sarà da divertirsi»
 
Le settimane passavano e Natalie era sempre più convinta di una cosa: altro che divertimento, quella era la volta buona avrebbe perso Louis. Forse esagerava, ma in quell’ultimo periodo si era arrabbiata come non mai. Ormai Louis e Harry sembravano essere una persona sola, stavano sempre insieme.
“Lou, vuoi fare un giro?”
 “Scusa, non posso, l’ho promesso prima ad Harry”
“Va bene. Allora ci sei per una nuotata domani?”
“Neanche, scusami. Io e Harry dobbiamo andare a fare un giro nel bosco qui vicino”
Ormai le loro conversazioni erano sempre così e lei stava sempre peggio. Non pretendeva che stesse sempre con lei, anche perché Harry era simpatico, lei l’adorava, ma cavolo, avevano aspettato mesi per vedersi e ora non la calcolava minimamente.
Poi lei senza Louis non sapeva che fare, non aveva nessuno. Non poteva nemmeno andare  con Gemma, perché lei aveva un gruppo di amiche da quelle parti e stavano sempre insieme. Così lei si ritrovava sempre chiusa in camera da sola, a leggere o semplicemente a stare stesa sul letto.
Dopo settimane che quella situazione andava avanti non ce la fece più. Mentre era in camera, stesa sul letto a non fare niente, scoppiò in lacrime. Ma non uno dei suoi soliti pianti silenziosi, ma uno di quelli pieni di singhiozzi che le scuotevano il corpo. Probabilmente anche sua madre si era accorta che stesse piangendo, ma non si premurò di chiudere la porta, tanto non sarebbe mai salita. Lei non era mai stata in grado di fermare le sue crisi di pianto, l’unico che ci era riuscito era stato Louis. Ma ora non c’era, stavolta era lui la causa del suo dolore.
Continuò così per chissà quanto tempo, finché non sentì la porta della sua stanza aprirsi per poi sbattere violentemente contro il muro. «Calmati Nat, calmati. Sono qui ora»
Era Louis, era tornato lì per prendersi cura di lei. Il castano la strinse tra le sue braccia, cercando di calmarla, accarezzandole delicatamente i capelli. «Shh, per favore calmati, non voglio vederti così»
“È tutta colpa tua!” avrebbe voluto urlargli “Se tu non avessi fatto finta che non esistessi non saremmo arrivati a questo punto”. Avrebbe voluto prenderlo a pugni, cacciarlo fuori da camera sua, invece fece l’esatto opposto. Si strinse maggiormente a lui, appoggiando la testa sul suo petto, e prese a singhiozzare più forte. «Ti odio Louis, ti odio!»
Louis non capiva, non aveva idea del perché ce l’avesse con lui in quel modo, ma preferì non farle domande, lasciò semplicemente che si sfogasse. «Dimmi, da quant’è che non vediamo?»
Il castano ci pensò su. «Più o meno da… due settimane»
Pronunciare quel “due settimane” era stato devastante, ma era servito per aprirgli gli occhi. L’aveva ignorata, ecco perché ce l’aveva con lui. Era così preso da questa nuova amicizia con Harry che aveva messo da parte la sua storica migliore amica. «Due settimane, esatto. Hai idea di come mi sia sentita? Pensavo ti fossi dimenticato di me»
Louis si sentiva dannatamente in colpa, aveva fatto soffrire la persona più importante della sua vita, colei che aveva fatto di tutto per lui. «Mi dispiace Nat, ti giuro che mi dispiace. Non volevo farti stare male, mi sono fatto prendere la mano da questa storia di avere un amico maschio. Prometto che passerò più tempo con te»
Natalie sentì qualcosa di bagnato tra i suoi capelli e solo per questo si calmò e smise di piangere. Guardò Louis e ciò che vide la sconvolse: stava piangendo. In quindici anni non l’aveva mai visto piangere e la cosa l’aveva sconvolta parecchio. «Lou, Lou, guardami»
Il castano oppose resistenza ma alla fine cedette e puntò lo sguardo in quello dell’amica. «Non voglio che tu smetta di vedere Harry, ok? E non voglio che tu stia male. Quindi smetti di piangere, sto bene»
«Non stai bene, lo so. Ma grazie di essere sempre così buona con me, non lo merito. Prometto che non ti lascerò più da sola»
Natalie sorrise e l’abbracciò stretto. «Lo so Lou, lo so. Ogni tanto vai via, ma l’importante è che alla fine torni sempre»
 
Dopo quello spiacevole incidente tornò tutto alla normalità e le vacanze andavano per il meglio. Spesso andavano al mare tutti e tre insieme e ultimamente iniziava ad unirsi al gruppo anche Gemma.
L’unico problema che era rimasto a Natalie era Harry. Definirlo problema era esagerato, come sempre, ma c’era qualcosa che non andava.
Era simpatico, era bello e lei gli voleva bene, ma c’era qualcosa nel suo sguardo che le dava fastidio.
Ogni volta che era lontano da lei lo osservava, cercava di cogliere qualche segno per capire cosa aveva per la mente, ma niente, finiva solo con il farsi prendere per una maniaca. «Così ti piace Harry, eh?»
Natalie sobbalzò sentendo la voce del suo migliore amico, poi lo guardò confusa, inarcando il sopracciglio sinistro. «Ma come ti viene in mente? Certo che no!»
Il ragazzo la guardò sospettoso. «Allora perché ogni volta che mi giro ti trovo a fissarlo?»
Dannazione a Louis, ci fosse una volta che gli si possa nascondere qualcosa. «Non mi piace, giuro. Solo che c’è qualcosa di strano nel suo modo di guardarmi che mi da tremendamente fastidio»
Louis la fissò con sguardo divertito, come a prenderla in giro. «Non dirmi che davvero non l’hai capito»
La ragazza lo guardò scettica. «Capire cosa?»
«Dai Nat, tutti hanno capito che ha una cotta pazzesca per te»
La ragazza spalancò gli occhi per la sorpresa e iniziò a tossire, perché le era andata la saliva di traverso. Non poteva essere possibile, Harry non poteva avere una cotta per lei. Però ora tutto quadrava, le occhiate lanciate di sottecchi, tutte le volte che arrossiva, o quando cercava ogni pretesto per stare con lei. «Oddio Lou, Harry ha un cotta per me. Cosa faccio?»
Il castano la guardò sorridendo divertito, poi si allontanò per tornare da Harry. «Non dobbiamo essere né io né te a decidere Nat, ma il tuo cuore»
Il problema era: cosa, o meglio, chi voleva il suo cuore?
 
Se c’era una cosa che Natalie adorava sin da piccola era farsi accarezzare i capelli. Avrebbe passato ore a farsi fare le trecce o qualunque altra acconciatura solo per quello. La gran parte delle volte voleva fosse Louis a fargliele, adorava il suo tocco lento e delicato, la rilassava. Molte volte quando erano in spiaggia, dopo essersi fatta il bagno, gli chiedeva di farle una treccia e lui l’accontentava sempre.
Voleva chiederglielo anche quel giorno, ma il castano sembrava sparito. «Ehi Haz, hai visto Louis?»
Il riccio, che era comodamente sdraiato a prendere il sole, le si avvicinò e si sedette accanto a lei. «Non lo vedo da un po’, credo sia andato a fare una passeggiata»
Natalie sbuffò contrariata, tra tanti momenti giusto ora doveva andarsene? «Va bene, grazie Haz»
«Ti serviva qualcosa?»
La ragazza scosse leggermente la testa. «Niente di importante. Volevo che mi facesse una treccia, come tutte le altre mattine»
Harry si voltò verso di lei e le sorrise ampiamente. «Io sono bravissimo, vuoi che te la faccia io?»
La voglia di dirgli no era tanta, ma non voleva rattristare il riccio per una cosa da niente. «Certo, va bene»
Il ragazzo sorrise ancora di più e andò velocemente a posizionarsi alle spalle di Natalie, che aveva il respiro accelerato a causa del nervosismo. Il corpo di Harry sovrastava il suo, riusciva a sentirne il calore anche se era lontano. Aveva il suo fiato caldo sul collo, mentre le sue mani si muovevano esperte tra i suoi capelli.
Natalie si sentiva strana, non provava quella bella sensazione che le provocavano di solito le mani di Louis, anzi, provava quasi fastidio.
Di solito le piaceva avere il corpo di Louis contro il suo, con il suo profumo che le riempiva le narici e le impregnava i vestiti; adorava sentire il suo fiato sul collo, adorava tutto di lui.
Ma ora c’era Harry a farle i capelli, non Louis, ecco perché era disagio. Harry non era Louis.
Era così persa nei suoi pensieri da non accorgersi che il riccio aveva finito la treccia e che ora si era avvicinato al suo viso. Sentiva il suo respiro sulle labbra, mancavano pochi centimetri e lei avrebbe dato il suo primo bacio.
“Non dobbiamo essere né io né te a decidere Nat, ma il tuo cuore”. Le parole di Louis le ronzavano in testa e fu a quel punto che capì che stava per fare un’immensa cavolata.
«Fermati Harry, non posso.» Mise le mani sul suo petto e lo allontanò leggermente, il cuore che batteva per quello che stava per succedere.
Harry aveva lo sguardo triste, deluso, e a lei dispiaceva, ma non aveva potuto fare altro. «È per lui, vero?»
La voce del riccio la fece tornare alla realtà, così si voltò verso di lui confusa. «Per lui chi?»
«Per Louis, Nat, chi altro»                                                                                                                
Quella domanda sperava di non doverla mai sentire, aveva sempre avuto paura di porsela, perché non sapeva cosa rispondere. Era per Louis che a volte si limitava? Era per lui che rifiutava di uscire con qualunque ragazzo? Provava qualcosa per lui?
«Natalie» La voce di Harry era seria, non c’era quel solito filo di dolcezza e divertimento che aveva di solito. «Rispondi sinceramente, sei innamorata di Louis?»
Aveva paura a rispondere, ma doveva farlo. Doveva per il bene di Harry, per quello di Louis ma specialmente per il suo. «Si, sono innamorata di Louis»
Harry annuì, un sorriso triste deformava il suo bellissimo viso. «Avrei dovuto immaginarlo, voi due avete un rapporto stupendo»
«Non potevi saperlo Haz, non lo sapevo neanche io prima di due minuti fa. Comunque ti voglio bene e sei un ragazzo fantastico, non voglio perdere la tua amicizia»
Il riccio sorrise leggermente. «Ti voglio bene anch’io e non preoccuparti, non ho intenzione di perdere la tua amicizia. Piuttosto inizia a preparati, perché quando Lou sarà il tuo ragazzo diventerò io il tuo migliore amico»
Natalie ruotò gli occhi al cielo, ridendo felice. «Questo è poco ma sicuro, Haz»
 
Erano passati due anni e Natalie e Louis avevano diciassette anni e mezzo.
Natalie non era cambiata. Era sempre bassa, castana, con gli occhi verdi ed era sempre innamorata di Louis. Quei due anni le erano serviti ad accettare quei nuovi sentimenti, che ancora la spaventavano e a stringere un nuovo rapporto d’amicizia con Harry.
Quest’ultimo, a pensarci, era cambiato moltissimo. Era diventato più alto, tanto da superare Louis; i suoi lineamenti erano diventati più marcati e le sue gambe erano diventate lunghe e snelle. Era davvero un bel ragazzo e a volte le dispiaceva non essersi innamorata di lui, ma almeno aveva trovato un buon amico. Molte volte Louis si dichiarava geloso di loro due, perché passavano le giornate a parlare tra loro, e Natalie ne era davvero felice, dimostrava di tenere davvero a lei.
Il loro rapporto in quegli anni non era cambiato, erano sempre migliori amici e a volte a Natalie non bastava. Poi però prendeva un bel respiro e faceva finta di niente, preferiva averlo accanto a se come amico piuttosto che non averlo affatto.
Cosa non si fa per amore?
 
Quel giorno, mentre prendeva il sole con Harry e Louis, Gemma corse da loro sorridendo come una bambina. «Ragazzi, ho scoperto che oggi al parco c’è il cinema all’aperto, andiamo, andiamo?»
I ragazzi risero per il suo comportamento, quando faceva così non sembrava una diciannovenne, ma una bambina di tre anni. «Cosa proiettano?»
La ragazza ci pensò su, grattandosi il mento pensierosa. «Grease, se non sbaglio»
Grease, il film preferito di Louis. Istintivamente si voltò verso di lui e vide che le stava sorridendo, mentre con lo sguardo le supplicava di dire si. Lei fece la finta annoiata, ruotando gli occhi al cielo, ma poi sorrise. «Va bene Louis, ci andremo»
Fece appena in tempo a finire la frase, che il castano le gettò le braccia al collo, abbracciandola stretta. «Grazie, grazie, grazie»
Cosa non si fa per amore?
 
I ragazzi erano rimasti d’accordo di vedersi alle sei e mezza all’ingresso del parco, poi sarebbero andati a cercare un posto tutti insieme.
Erano le sette meno dieci e Natalie e Louis erano li da venti minuti, aspettando pazientemente l’arrivo dei fratelli Styles, come sempre in ritardo. Quando però era passata mezz’ora i due iniziarono a preoccuparsi, decidendo così di mandare un messaggio ad Harry. Poco dopo arrivò la sua risposta: “Scusate, io e Gemma abbiamo avuto un contrattempo e non possiamo venire. Godetevi la serata anche per noi”
«Beh, a quanto pare possiamo andare» esclamò Louis, rimettendo il telefono in tasca e prendendo la busta con la coperta dalle mani di Natalie. Lei annuì e insieme si avviarono all’interno del parco.
Appena arrivati presero posto al centro, sotto una vecchia quercia e dopo aver sistemato la coperta si sedettero vicini. Natalie aveva il batticuore, erano anni che lei e Louis non si trovavano completamente soli ed era preoccupata.
Passarono il tempo prima dell’inizio del film a parlare tra loro e questo servì a calmare l’ansia di Natalie, che mai si era sentita tanto a suo agio e felice.
Il film iniziò e da quel momento Louis non tolse gli occhi dallo schermo. Aveva visto Grease mille volte, ma non si stancava mai. Sapeva a memoria tutte le battute e a volte si ritrovava a sussurrarle insieme agli attori. Natalie invece il film non lo stava minimamente seguendo, era troppo impegnata a fissare il profilo del suo migliore amico. Al buio, con solo la luce proveniente dallo schermo ad illuminarlo, era ancora più bello del solito. Mentre era intenta a contemplarlo Louis si voltò, cogliendola in flagrante.
«Tutto bene?» chiese appoggiando una mano sulla sua.
Annuì con la testa, mentre un lungo brivido le passava lungo tutto il corpo, sperando che l’altro ragazzo non se ne fosse accorto. Non fu così purtroppo, infatti il ragazzo le rivolse un’occhiata strana. «Hai freddo per caso?»
Annuì di nuovo, quasi meccanicamente, era troppo agitata per parlare. A quel punto Louis le sorrise. «Dai, vieni qui»
Aprì leggermente le gambe e le fece segno di andare a sedersi tra di esse. Lei obbedì e una volta che si fu seduta Louis le avvolse le braccia intorno alla vita, premendola contro il suo petto. «Meglio?»
«Molto meglio» mugolò lei in risposta, mentre lui appoggiò la testa sulla sua spalla, premendo le labbra sul suo collo.
Lì, tra le braccia del suo migliore amico, si sentì finalmente a casa, era convinta di aver trovato il suo piccolo angolo di mondo.
Lui era l’unico che la rendesse felice, che la facesse tremare con un semplice sfioramento, che la facesse sentire amata come mai in vita sua.
«Ti amo, Louis» fu solo un sussurro involontario, ma il castano lo sentì perfettamente.
Natalie era pronta ad un rifiuto, ad alzarsi e scappare per sempre, ma sentì Louis sorridere sulla pelle delicata del suo collo e si immobilizzò. Il castano si spostò, arrivando a posare le labbra sul suo orecchio. «Ti amo anch’io»
La ragazza spalancò gli occhi e sussultò, mentre il suo cuore accelerò i battiti in maniera assurda. Aveva detto di amarla, non riusciva a crederci.
Si voltò lentamente verso di lui, ancora incredula per quello che aveva sentito, e gli sorrise.
Louis ricambiò il sorriso, poi, lentamente, le scostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Si guardarono negli occhi per un tempo che parve infinito, poi il castano le si avvicinò, fino a posare le sue labbra su quelle di Natalie. Entrambi sentivano che il petto stava per esplodere, era una delle emozioni più belle che avessero mai provato. Dopo un po’ Louis chiese l’accesso alla sua bocca e lei non glielo negò. Continuarono a baciarsi, finché non rimasero entrambi a corto di fiato. «Vuoi essere la mia felicità Nat?»
La ragazza gli sorrise. «Lo voglio più di qualunque altra cosa, Lou»


Hola!
Buongiorno a tutti.
Sono finalmente tornata a pubblicare dopo quattro mesi di totale assenza, cosa che mi è dispiaciuta da morire, ma in questi mesi ho avuto un incredibile blocco dello scrittore. 
Ma ora sono qui e devo ringraziare Lilac per aver organizzato questo splendido contest, che mi ha fatto tornare l'ispirazione.
Ora vado, ci rivediamo presto, giuro.
Miky.

I miei contatti:
Facebook:https://www.facebook.com/smiletears.efp
Wattpad: https://www.wattpad.com/user/smile_tears
Ask: http://ask.fm/Michy98_Efp
Twitter: https://twitter.com/smiletears10

 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: smile_tears