Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: Maty66    11/09/2015    3 recensioni
Può un'amicizia sopravvivere a tutto il dolore che a volte la vita ci riserva? Al senso di colpa che ti attanaglia per aver lasciato il tuo migliore amico solo nel momento del bisogno? O al dolore di vedere la propria vita travolta da menomazioni fisiche che forse mineranno la tua indipendenza per sempre?
E cosa si nasconde nel luogo in cui Ben si è rifugiato per sfuggire a tutto? Possono le persone che incontrerà sul suo cammino aiutarlo a riprendere in mano la tua vita?
Sequel di "Il paradiso può attendere". E' consigliabile anche se non necessario, leggere la storia precedente.
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA CLINICA DEGLI ORRORI di MATY66 e CHIARABJ
 
Capitolo 12
Dov’è Chiara? 
 
Ben si svegliò piano, con un mal di testa lancinante, senza capire bene neppure dove si trovasse e che ora fosse.
Era stato troppe volte e per troppo tempo in ospedale per non capire che si trattava degli effetti di un sedativo, ed anche pesante.
Lentamente si guardò intorno, con la luce che appena iniziava a filtrare dalle persiane.
Era mattino presto evidentemente, e di Chiara non c’era traccia.
Mentre cercava di riconnettere il cervello vide una delle infermiere entrare nella stanza.
A fatica ricordò il suo nome: Ester.
“Non volevo svegliarla, signor Jager. Devo solo staccare la flebo, torni a dormire” disse piano mentre con professionalità staccava la flebo e delicatamente sfilava l’ago dal dorso della mano.
Ben non riusciva ancora a capire bene, non ricordava che qualcuno gli avesse parlato della necessità di una flebo e l’assenza di Chiara era preoccupante.
“Che…ore sono?” chiese piano.
“Le cinque… non si sente bene? Vuole che chiami un medico?” chiese preoccupata Ester vedendo le reazioni rallentate del giovane.
“No… Chiara…dov’è Chiara?” balbettò.
Ester sorrise, ormai tutto il personale della clinica si era accorto del feeling fra il poliziotto e la fisioterapista.
“La dottoressa Beck inizia il suo turno alle sette. Anche se ieri sera è passata a riprendere il suo cellulare…” rispose l’infermiera, continuando  però a guardarlo con preoccupazione.
“Sarà meglio che la controlli un medico” disse risoluta, prima di uscire per cercare l’assistente di Stein che era di turno.
 
“Sei sicuro di quello che dici?” chiese ancora una volta Semir ad Hartmut.
Entrambi erano rientrati al Distretto, anche se a quell’ora c’erano solo pochi colleghi in servizio. La Kruger tuttavia stava arrivando per chiamare il procuratore distrettuale.
“Certo. Il contenuto di quella fiala ha come componenti principali i farmaci che abbiamo ritrovato sul camion che si è incendiato”
“Hai capito  cosa possono servire?” incalzò il piccolo turco.
“Ho contattato un mio amico, il dottor  Harburg di Vienna. E’ un noto neurochirurgo e ha sentito molte volte parlare di Stein. Entrambi si sono occupati in passato di un progetto per una cura sperimentale delle malattie neurodegenerative. Il farmaco che  ha creato Stein è tuttavia molto pericoloso, ha effetti collaterali terribili, soprattutto se non dosato bene, per cui fu escluso quasi subito dal progetto”
“Credi che abbia continuato la sperimentazione per conto suo alla ‘Felsen’?”
“Il dottor Harburg  ha definito Stein letteralmente un ‘ pazzo esaltato disposto a qualsiasi cosa ’. Diceva sempre che avrebbe vinto il Nobel e che il progresso scientifico richiedeva sacrifici. Fu anche deferito all’autorità di vigilanza, ma l’inchiesta fu archiviata perché Stein aveva fatto sparire gran parte dei componenti del suo cocktail fatale”
Semir rabbrividì al pensiero di Ben in mano a quel folle.
“Pensi che lo abbia sperimentato anche sul bambino che è morto nei giorni scorsi?” chiese con il cuore pesante.
“Penso di sì, e probabilmente anche sulla figlia di Lazzari. Harburg dice che i soggetti preferiti per la sperimentazione di Stein erano proprio i bambini, ed in subordine le persone anziane, per rilevare i diversi effetti”
Semir dovette costringersi alla calma, mentre aspettava l’arrivo della Kruger. Avrebbe voluto precipitarsi alla clinica, portare Ben al sicuro, e soprattutto voleva prendere a pugni Stein, ma non poteva mandare tutto a rotoli.
Senza un’operazione in forze e senza un mandato di sequestro immediato quel bastardo poteva far sparire di nuovo tutte le prove e con le stesse la speranza di far avere  giustizia ai bambini morti e probabilmente anche ad Alex.
“Buongiorno, spero che davvero ci sia una buona ragione per farmi chiamare il procuratore a quest’ora del mattino” disse la Kruger entrando nell’ufficio di Semir.
 
“Dottore, dovrebbe dare un’occhiata al signor Jager. Non mi piace… ha reazioni rallentate, come se fosse stato  pesantemente sedato, o peggio”
Ester aveva raggiunto e fermato quasi a forza l’assistente di Stein, che appariva leggermente sconvolto.
“Perché? Che sintomi mostra…”
“E’ rallentato e chiede in continuazione di Chiara, insomma è poco lucido”
“Forse perché lo ha svegliato alle cinque del mattino?” fece duro il medico.
Ester lo guardò severa.
“Ci passerò fra poco. Del resto il dottor Stein aveva notato uno squilibrio degli elettroliti” concluse il medico avviandosi verso l’ascensore per il seminterrato.
 
Ben stava diventando un po’ più lucido,  anche se tutto sembrava ancora sfocato e poco chiaro.
Una sola cosa aveva però in mente: l’assenza di Chiara non era normale.
La giovane gli aveva detto che sarebbe tornata subito dopo essere stata da Semir, ma le ore erano trascorse e di lei non c’era traccia.
Doveva alzarsi e prendere il cellulare nell’armadio.
Doveva chiamare Semir, doveva chiamare Chiara.
Ma qualunque cosa gli avessero dato era davvero forte, la stanza sembrava oscillare davanti a lui mentre cercava faticosamente di mettersi seduto.
Le gambe gli rimandarono subito un dolore acuto una specie di scossa elettrica che partendo dai piedi arrivava sino al cervello.
Mentre cercava di raggiungere la sedia a fianco del letto notò piccoli movimenti delle gambe, involontari, ma non aveva il tempo per rallegrarsi. Doveva chiamare Semir e scoprire se Chiara era in pericolo.
Gli effetti della droga  erano pesanti e il giovane poliziotto ebbe più di una difficoltà a mettersi sulla sedia.
La testa girava e sentiva come se dovesse vomitare da un momento all’altro.
Lentamente, costringendo le sue braccia a muovere le ruote della sedia si avvicinò all’armadio per prendere il cellulare.
Ma all’improvviso si vide trascinato indietro da qualcuno.
“Signor Jager lei è in condizioni migliori di quanto mi aspettassi” fece l’assistente di Stein mentre spingeva la sedia verso il corridoio.
Ben non aveva la forza di opporsi.
“Chiara…” fu l’unica cosa che riuscì a balbettare.
“Non si preoccupi signor Jager, la sto portando proprio da lei”
 
“Dove lo sta portando?” chiese Ester, accigliandosi al passaggio del medico che spingeva la sedia di Ben verso l’ascensore per il seminterrato.
“Aveva ragione, le condizioni cliniche del paziente  devono essere monitorate. Lo sto portando in laboratorio per fare i prelievi” disse senza neppure voltarsi a guardarla.
“Ma i prelievi li potevo fare io…” balbettò l’infermiera sconcertata.
“Chiamar… Semir…” le sembrò di sentire mentre  la porta dell’ascensore si chiudevano.
 
“Cosa hai combinato??? Che ci fa lui qui? Maledizione, doveva essere morto a quest’ora!!!” urlò Stein vedendo il suo assistente arrivare spingendo in avanti la sedia con Ben sopra.
“Non lo so… qualcuno deve aver sostituito il medicinale nella flebo, non c’è altra spiegazione” balbettò sconvolto il giovane medico.
“Siamo fregati!!! Il lavoro della mia vita rovinato da una fisioterapista e da uno storpio sulla sedia a rotelle!!!” urlò pieno di rabbia il professore.
“Forse siamo ancora in tempo, sono sicuro di averlo preso prima che riuscisse ad avvisare l’amico”
Ben nel frattempo riusciva a capire la metà di quello che dicevano, anche se la sua visione diventava man mano più chiara.
“Dobbiamo far sparire tutto” intimò Stein.
“E cosa facciamo con questo qui e la Beck?”
“Spariranno con tutto il resto” fu la risposta.


Angolino musicale: Adesso sì che si mette male…chi salverà i due ‘piccioncini’?
the calling ‘Our Lives’ ( le nostre vite)
Per ascoltarla:   https://www.youtube.com/watch?v=Vn7CBtdM3dE
Quando tutti sognano Una vita migliore In questo mondo Diviso dalla paura Dobbiamo credere che Se siamo qui c'è una ragione Perché vale la pena vivere in questi giorni Questi sono gli anni che abbiamo E questi sono i momenti Questa è l'ora Sfruttiamo al meglio le nostre vite Vedi la verità tutt'intorno La nostra fiducia può essere distrutta E le nostre mani possono essere legate Ma apriamo i cuori e riempiamo il vuoto Non lasciamo che qualcosa ci fermi Non vale la pena rischiare? Anche se la speranza fosse infranta so che non avrebbe importanza Perché questi sono i momenti Questa è l'ora Sfruttiamo al meglio le nostre vite…
 
  
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