Fanfic su artisti musicali > Green Day
Segui la storia  |       
Autore: music_player    11/09/2015    1 recensioni
una vita al limite fatta di amicizie, pazzie, passioni, musiche e avventure.
ricordi che sanno di amaro e altri che sanno di miele.
le immagini di una vita ti si fermano nel cuore.
"...ero solo, su un letto che era diventata la mia prigione e guardavo tutto intorno a me cercando qualcosa su cui aggrapparmi, qualcosa che non scivolasse e non mi lasciasse nuovamente solo. E così, come da sempre succedeva, mi sono messo a fare la cosa che più mi usciva meglio: pensare. E fu allora che rividi tutto da capo"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Tré Cool, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-suo figlio è un talento signor Armstrong e io vorrei farle una proposta un po’… bizzara-.
-dica tutto-.
-io e mio marito abbiamo fondato una piccola etichetta e avremmo bisogno di un brano che la inauguri e crediamo che suo figlio sia la voce perfetta per la canzone che abbiamo composto… se lei ci permette di far registrare a Billie questo pezzo, gli darò personalmente lezioni di canto-.
Mio padre mi guardò in modo interrogatorio:
-ehi Billie, vieni un secondo… a te piacerebbe imparare a cantare e poi registrare una piccola canzone per la signora Maria e suo marito?-
Ci pensai un secondo e poi, come è sempre stato mio solito, dissi subito di si perché sarebbe stata una nuova esperienza e poi mi piaceva cantare. Fu così che dopo meno di un giorno, mi ritrovai li, in quella piccola stanzetta dotata di un pianoforte e con i muri completamente ricoperti da facce strane con microfoni e chitarre.
-dai Billie, ora ti faccio scaldare un po’ la voce e poi vediamo tutto il resto-
-ok…-risposi un po’ timidamente. E poi iniziò la magia che non avrei mai più voluto abbandonare.
Andavo ogni pomeriggio da quella strana signora di nome Maria. Mi era simpatica con quei lunghi capelli ricci, quelle grosso nasone e quelle dita sottili che suonavano quasi magicamente il pianoforte. Mi insegnò le note, le tonalità e alcune canzoni. Continuava a ripetermi che ero bravo e che presto saremmo andati insieme a registrare la canzone che suo marito aveva scritto per me. Io ero felicissimo. Avevo scoperto una nuova cosa che si chiamava cantare e la amavo. Avevo già deciso che avrei fatto questo per tutto il resto della mia vita, con il mio papà come accompagnatore alla batteria e Maria al piano. Era un’idea perfetta.
La canzone che dovevo interpretare si chiamava “Look for love”. Era simpatica e bellissima per i miei gusti. Ci mettemmo poco a registrarla e fu un momento veramente divertentissimo. C’erano mille microfoni e tantissimi strumenti in quella stanza che mio padre aveva chiamato studio di registrazione. E poi c’ero io che dovevo cantare e dovevo salire su uno sgabello per arrivare al microfono: quello è stato abbastanza imbarazzante, ma non ne ho dato molto peso perché il resto era bellissimo. Dopo la registrazione Maria è venuta ridendo e mi ha chiesto se potevo rilasciarle un’intervista e io risposi di si perché le grandi star lo facevano tutte. Mi fece una domanda in particolare che mi lasquello un po’ pensieroso ma allo stesso tempo felice perché sapevo la risposta:
-vuoi fare il cantante e fare tanti dischi quando crescerai?-
Io ci pensai un po’ su e poi risposi di si ed era un si detto con il cuore, quasi fosse una promessa fatta con me stesso: avrei fatto musica, qualunque cosa sarebbe successa.
 
 
Toc toc
 
 
-papà, ti ho portato il pranzo-
Aprii gli occhi e mi ritrovai di nuovo in quel letto che puzzava di vecchio, in quella stanza piena di foto. Guardai davanti a me vidi mio figlio Jakob con in mano un piccolo vassoio con su il mio pranzo. Lui era un ragazzo davvero in gamba, lo era sempre stato. Assomigliava tutto alla madre, sia nell’aspetto che nel comportamento e carattere: altruista, paziente e forte.
-grazie figliolo, appoggia pure qui-
-va bene, ecco. Come stai oggi? La signora Cooper mi ha messo al corrente di Mike, mi dispiace-.
Ecco che mi aveva riportato del tutto alla luce la realtà che per qualche istante i ricordi avevano offuscato
-non preoccuparti Jakob,  sto bene, me lo aspettavo e forse è meglio così-
-ok… senti per qualunque cosa io sono giù ok? Passo tra un po’-
-va bene caro, grazie-.
E chiusa la porta scese le scale e io rimasi di nuovo solo e piansi perché non stavo bene, per niente: il mio migliore amico se ne era andato e mi mancava terribilmente. Mike era la mia metà in tutto quello che facevo, in tutto quello che avevo passato lui c’era, in ogni mio ricordo e in ogni mio attimo avevo sempre potuto contare su di lui. Era la mia spalla su cui piangere, il braccio a cui aggrapparsi, il corpo che potevo abbracciare e il sorriso che mi rassicurava. Mike era tutto ed ora c’era solo un grande vuoto che la mia mente, una volta scivolato nel sonno, aveva nuovamente occupato con un altro flash back che non avrei mai permesso a nessuno di rubare…
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Green Day / Vai alla pagina dell'autore: music_player