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Autore: Rossy_chris    11/09/2015    3 recensioni
Oliver è un uomo sposato, ma la sera di San Valentino si ritrova in un locale affollato per dimenticare un brutto litigio con la moglie, Laurel. Proprio in quel locale conoscerà una Felicity esuberante e sfinita allo stesso tempo per via della laurea conseguita da poco. Il racconto è assolutamente Olicity! (Per chi segue Once upon a time mi sono ispirata un po' al rapporto che avevan biancaneve e il principe prima del sortilegio. ) Vi lascio un estratto:
Che ci fa uno come lei ,qui ,la notte di San Valentino?-
-Uno come me?- chiede, insospettito.
Scrollo le spalle,l'alcool mi rende più spavalda. -Si, così...anziano.-
-Anziano?-
Alza la voce e sembra offeso. Mi mordo le labbra e inclino la testa, in segno di scusa. Mi guarda ancora, ammorbidito. Penso che potrei guardarli per sempre quegli occhi.
Non risponde e alza la mano sinistra, mostrandomi l'anulare. Porta la fede.
-Oh.- sono delusa, ma cerco di non darlo a vedere. Ordino un altro drink, doppio. -Allora avevo ragione a darle dell'anziano.-
-Ok- lo dice ridendo, ancora. Sarà la terza volta che lo faccio ridere. Si alza e mi viene vicino. Ha l'indice puntato poco più su della mia scollatura.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il mattino seguente vomitai anche l'anima.
-Ancora non riesco a crederci.-
Catlin mi teneva i capelli mentre ,in ginocchio, continuavo a vomitare nel wc. -Ci separeremo! Insomma io andrò a Central City e tu rimarrai..- si fermò, per passarmi una salvietta. -Qui.- Concluse, gettandola via disgustata.
-Già- gattonai fino al letto e mi stesi. -Direi che come inizio è assolutamente promettente.-
Rise. -Dai, almeno hai conosciuto un tipo interessante ieri sera.-
-Interessante.- sbuffai,portandomi le mani allo stomaco. -è sposato, Catlin.-
-Appunto.- concluse, passandomi un cuscino. -di certo non può essere un'avventura noiosa.-
Grugnisco.
-Che c'è?-
Mi sta guardando con aria sospetta. -Tu..-inizia, poi si siede al mio capezzale. -Tu non vuoi un'avventura!- Mi fulmina con i suoi occhi, come al solito.
-No io non..-farfuglio. -Sono a pezzi adesso, non ho voglia di nulla se non di dormire.-
-Ben ti sta.- replica, saccente.Poi ci ripensa. -Cerca di riprenderti, okay?non voglio passare le mie ultime ore con te in..- si blocca, cercando le parole giuste.-in questo stato.-
Le faccio la linguaggia. -Ci vediamo dopo.-
La vedo mentre chiude la porta della camera e sparisce. Domani mi sarei ufficialmente trasferita a Starling City. Avrei iniziato il mio nuovo lavoro e sarei stata felice. Continuavo a ripetermelo, ma ogni volta una grande paura si impossessava di me.
Mi girai sul fianco e chiusi gli occhi. Avevo bisogno di dormire, ma ogni volta che mi ritrovavo da sola al buio rivedevo i suoi grandi occhi verdi e sussultavo con la paura che fosse troppo tardi per non innamorarmene.

Oliver
La notte prima non ero rientrato a casa. La discussione con Laurel era stata abbastanza seria e non avevo voglia di rivederla.
Continuare ad avere due vite mi stava facendo impazzire. Pensai che avrei dovuto dirglielo. Avrei dovuto confessarle di quello che facevo, ogni giorno, nel mio covo. Ma appena ero vicino a dirle la verità, poi venivo meno.
-Hai un aspetto orribile Oliver.-
La voce di Diggle mi scosse dai miei pensieri.
Annuii. -Ho avuto una nottataccia.-
-Problemi di cuore, eh?-
Mi diede una pacca sulla spalla. -Forse è arrivato il momento di essere sincero con lei amico.-
-Ma come?- rimuginai,intristendomi. -Insomma, se sa che gliel'ho tenuto nascosto per così tanto tempo..rischierei di perderla.-
-Ogni giorno passato senza dirglielo è un macigno che ti allontanerà da lei.- Incrociò le braccia. Era la sua classica posizione quando doveva dare consigli saggi. -Tieni a bada le mie parole amico.-
Sospirai. -Dobbiamo cercare una persona.-
-Chi?-
-Una ragazza.-
Diggle si fece sospettoso. -Hai scoperto qualcosa di nuovo sulla storia di tua madre?-
-Potrei..- mentii, sperando che lui non se ne accorgesse. -Ma non ho idea di come si chiami,nè da dove venga.-
-Cosa sai di lei?-
-Era al beach bar ieri notte.-
-Il beach bar?- sembrava nervoso. -Il locale sulla Boulevard frequentato da più di mille persone ogni notte?-
-Già.- Scrollai le spalle. -Ah..-aggiunsi. -ed è bionda.-
-Non hai notato altri dettagli?-
-Non regge bene l'alcool.- Sorrisi, ripensando a come aveva vacillato. Mi sembrò di sentire di nuovo il calore del suo corpo nel mio, mentre la reggevo.
-Bene.- Fu ironico. -Mi metterò all'opera, capo.-
Sorrisi. -Io cerco di schiarirmi un po' le idee.-
Altra pacca sulla spalla. I suoi occhi mi guardarono intensamente. -Spero che tu faccia la cosa giusta, Oliver.-
Annuii di nuovo e lo salutai.

Sera
Quando tornai a casa, Laurel era in salotto accovacciata sul divano. Stringeva un barattolo di gelato alla stracciatella e stava guardando "i ponti di Madison Country."
-Odio questo film.- tuonai, cogliendola di sorpresa.
-Dove sei stato?-
Sospirai, stringendo i pugni. -Avevo bisogno di schiarirmi le idee.-
Si accigliò. -E lo hai fatto?-
-Laurel, ascolta..- avanzai verso di lei e presi coraggio. -C'è una cosa che vorrei dirti..- studiai bene la sua reazione prima di procedere. -ma ho paura che possa allontanarti per sempre da me.-
-Continuare a mentirmi su dove passi le notti mi porterà via da te.- Sbottò, abbandonando il gelato.
-Si tratta proprio di questo.-
Aspettò che proseguissi, in silenzio. -Ecco io..-presi un lungo respiro. -Io..-
Laurel iniziò a picchiettare nervosamente le dita sul cuscino. -Tu..- fece, sprezzante. -Non sei altro che un ragazzino viziato.- Si alzò, venendomi incontro. Mi annusò, disgustata. -Puzzi di alcool. Di nuovo!-
Sbattè per aria il telecomando. -Non riesci a crescere in nessun modo!- Si portò le mani ai capelli.
-No!- esclamai, innervosito. -Tu non capisci, non c'entra nulla l'alcool.-
-Allora dimmelo, Oliver. Dimmi perchè mio marito, sgattaiola via ogni notte ,dal mio letto ,per tornare il giorno dopo con la puzza di alcool addosso!-
-Perchè io sono il Vigilante.- Lo dissi in fretta, tutto d'un fiato. -Io sono Arrow.-
La vidi sbattere le palbebre velocemente. Rimase in silenzio per un paio di secondi, poi iniziò a ridere.
-Tu sei il vigilante?- ripetè, incredula. -E immagino che domani potresti anche essere Spider man..-
La guardai, intimidito. -Cos..cosa vuoi dire?-
-Esci da casa mia.-
-Ma, Laurel. Ti prego!-
Gli occhi mi si fanno lucidi.
-Non hai nemmeno il coraggio di dirmi la verità! Quante bottiglie di vodka ti ci vogliono per farti essere il Vigilante? - rise ancora, scossa da spasmi di rabbia.
-Laurel, ti sto dicendo la verità!- continuo a supplicare. -Ti prego, devi credermi!-
-Ti ho detto..- mi spinge, mentre apre la porta. -fuori.da.casa.mia.-
Sento il rumore della serratura che si chiude e un bicchiere di vetro che si rompe.
Mi squilla il cellulare. Rispondo.
-L'ho trovata Oliver.-
Sospiro. -Non è proprio il momento adatto.-
Sospira anche lui. -C'è un piccolo dettaglio che devi sapere.-
Rimango in attesa. -Lavorerà per tua madre. Come tecnico informatico.-
-Dimmi dov'è ora.-
-Santa Monica Hotel, è sulla quarta poco lontano dal tuo ufficio.-
Stacco la chiamata e mi avvio. Ancora indeciso sul da farsi.

Felicity
Stanno bussando incessantemente alla porta della mia camera. Catlin è in bagno e io ho appena indossato il pigiama.
-Chi diavolo è?- esclama, impaurita.
-Non ne ho idea..-
Mi avvio sospettosa alla porta e apro, giusto quel poco per mettere la testa fuori.
-Chi è?-
-Felicity.-
Chiudo la porta, presa dal panico.
-Dai Felicity, sono io!-
Catlin esce di corsa dal bagno. Ha ancora lo spazzolino in bocca.
-è lui?-chiede, in muto.
Annuisco.
-Quello sposato?-
Annuisco di nuovo.
Mi fa l'occhiolino e sparisce nel bagno.
Apro la porta.
-Ehi..-
Lui mi sorride. -Alla fine ti ho trovata.-
-Direi che ci hai messo poco.-
Scrolla le spalle.
-Perchè sei qui?-
Sospira. -Posso entrare?-
Getto un'occhiata a Catlin. È chiusa in bagno, presa a fare i gargarismi.
-Direi che è meglio se andiamo a fare una passeggiata.-
Gli sorrido e lo seguo fuori. Indossa un maglioncino di chasmire bianco e un jeans. Ha un aspetto orribile.
-Come è andata con tua moglie?-
Esce dalla hall dell'albergo e si siede sul ciglio della strada. Lo imito.
-Malissimo.-
Ha un groppo in gola e mi sento immediatamente di troppo. -Forse non saresti dovuto venire da me.-
-Devo avvertirti..-
-Di cosa?-
Sospira. -Io lavoro alla Queen Consolidated..-
-Tu..cosa?!- scatto in piedi. -Mi avevi detto di gestire un night club.-
-Già,oltre a quello.- sorride. Sono contenta che stia sorridendo. -Sono l'amministratore delegato..-
-Un attimo...tu sei..o mio dio.- lo guardo, incredula. -Tu sei Oliver Queen!Quell'Oliver Queen,giusto?-
-Unico e solo.- Scherza, sostenendo il mio stupore. -E quindi sono il tuo capo.-
Annuisco. -Che situazione imbarazzante.-
-Ho bisogno che tu faccia una cosa per me.-
-Non credo che sia propriamente legale.-
Sorride di nuovo. -Dovrai riferirmi ogni richiesta che ti farà mia madre.-
-Che cosa?perchè mai dovrei farlo?-
Mi intima di aspettare mentre risponde al telefono. Cambia espressione immediatamente.
-Devo andare.-
-Cosa?- mi sbatte per aria e inizia a correre. -Ehi!- lo chiamo. -Non puoi andare via così.-
Sbuffo e mi porto le mani ai fianchi. Lui è già lontano.

 
  
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