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Autore: starsfallinglikerain    12/09/2015    3 recensioni
Paradiso.
Non credo esistano altre parole per descrivere una simile sensazione. Ho letteralmente sepolto il mio viso sulla tua spalla destra, lasciandomi stringere da te, avvertendo il calore della tua mano sulla mia schiena che si espandeva attraverso la stoffa blu leggera della mia maglietta.
Non so esattamente per quanto sia durato quell'abbraccio, potrebbero essere stati secondi come anni.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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The unspoken happiness of some happy things
 
 
Eccoti,sai ti stavo proprio aspettando
Ero qui, ti aspettavo da tanto tempo
Tanto che stavo per andarmene
E invece ho fatto bene

 
«Ma tuo fratello e gli altri arrivano, o cosa?» «Sì certo, tranquilla, se aspetti un attimo arrivano».
Uno scambio veloce di parole con tuo fratello, dopo le varie chiacchiere e gli scherzi come se fossimo due vecchi amici. Mi è sempre piaciuto questo lato di lui, l'innata capacità di mettere a proprio agio anche la più timida delle persone con solo uno sguardo e una parola o il rendere felice qualcuno solo standogli accanto, perché lui è così, è un uomo ma sotto, sotto è lo stesso ragazzo scanzonato di sempre con la risata contagiosa che non ha mai negato un sorriso a nessuno.
«Luca, ti posso chiedere un favore?» gli ho chiesto poi, cercando di ignorare lo sguardo di mia mamma, dietro di me, che tacitamente mi implorava di sbrigarmi per tornare poi a casa, perché era tardi e ci aspettavano qualcosa come una settantina di chilometri da percorrere prima di poter arrivare al mio piccolo paese sperduto nella campagna veneziana, «Certo» ha risposto lui, disponibile come sempre. «Posso un abbraccio?».
Con tuo fratello è tutto così spontaneo che mi è sembrato quasi normale quello che gli avevo appena chiesto, forse perché dopo tutti questi anni ci sono entrata in confidenza, forse perché l'ho sempre visto come il fratello maggiore che avrei sempre voluto avere, o forse per qualche altra ragione a me non nota. «No» ha risposto lui serio, facendo sì che gli lanciassi un'occhiataccia e con tono sostenuto gli rispondessi che è un antipatico, al che lui è scoppiato a ridere e mi ha stretto in vita esclamando un "Dai, vien qua!" e lasciandomi una carezza sui capelli. Poi l'ho ringraziato, come sempre. Perché questi piccoli gesti a me sembrano enormi, magici ed eccezionali, perché non sono abituata a tutto questo e perché so che un semplice e banale "grazie" con voi non sarà mai abbastanza. Né con lui, né con te.
 
Eccoti, come un uragano di vita
E sei qui, non so come tu sia riuscito
A prendermi dal mio sonno, scuotermi
E riattivarmi il cuore
 
E poi, beh, eccoti lì. Ogni volta è come la prima e per un secondo non capisco più un accidente: mi perdo ad osservare anche il più piccolo particolare di te, anche quelli insignificanti - come se ci potessero essere, del resto -e lascio che i miei occhi si beino dei tuoi capelli spettinati, dei tuoi occhi profondi, delle tue mani callose e delle tue labbra perfette.
Volevo abbracciarti, lo volevo con tutta me stessa. Ogni atomo del mio corpo, ogni cellula mi spingeva verso di te, come se io fossi l'ago di una bussola e tu il Nord. Volevo farlo, davvero, ma allo stesso tempo avevo paura. Paura della mia timidezza, paura di non farcela, paura di... Non so nemmeno io cosa.
Sai, una volta da qualche parte ho letto che se un sogno non fa paura, allora non è quello giusto. Tu sei sempre stato un sogno per me e sì, in quel momento ho avuto paura. Significa che sei tu il sogno giusto per me?
Dovevo prendere coraggio, ne ero perfettamente consapevole, ma come? Non sono mai stata una persona coraggiosa, o meglio: istintiva, impulsiva, che si "butta". Sono estremamente razionale, a volte anche troppo, e me ne rendo conto. Per un attimo ho creduto di non farcela, di dover lasciar perdere. Poi mi sono ricordata una cosa: qualche giorno fa ero su Tumblr e ho letto una frase che mi è rimasta impressa, tant'è che l'ho postata nel mio blog. Mi è tornata in mente davanti a te, come un flash, e dice qualcosa tipo: "Alle volte tutto ciò di cui hai bisogno sono venti secondi di insano coraggio. Letteralmente solo venti secondi di imbarazzante audacia. E, te lo prometto, ne uscirà qualcosa di grande".
D'un tratto ho capito che non dovevo sprecare quell'occasione, che dovevo cogliere l'attimo e per una volta mettere a tacere la mia parte ragionevole, affidandomi solo al mio cuore che mi urlava disperatamente di stringerti e non lasciarti più andare. Mi sono avvicinata e, come con tuo fratello, assieme ad una dose di timidezza imbarazzante ti ho chiesto: «Ciao Diego, scusa... Potresti farmi un favore?» «Dimmi» mi hai risposto, guardandomi negli occhi, al che ho sentito le guance colorarsi di un bel rosso acceso, ma ormai non potevo più tirarmi indietro. «Non è che... Ehm... Potresti abbracciarmi?».
Giuro che ripensandoci avrei voluto probabilmente scomparire, ma il sorriso apparso sulle tue labbra è valso la pena dell'imbarazzo per quella richiesta. «Certo!» hai detto, aprendo le braccia.

 
Eccoti, finalmente sei arrivato
E sei qui, non sai quanto mi sei mancato
Speravo tu esistessi
Però non immaginavo tanto

Mi sono avvicinata a te, catapultandomi tra le tue braccia aperte:ho messo le mie braccia attorno al tuo corpo, tu mi hai stretta mentre ti abbassavi leggermente ed io mi alzavo sulle punte delle mie Converse consunte per superare quei dieci centimetri di dislivello.
Paradiso.
Non credo esistano altre parole per descrivere una simile sensazione. Ho letteralmente sepolto il mio viso sulla tua spalla destra, lasciandomi stringere da te, avvertendo il calore della tua mano sulla mia schiena che si espandeva attraverso la stoffa blu leggera della mia maglietta.
Non so esattamente per quanto sia durato quell'abbraccio, potrebbero essere stati secondi come anni. Il tempo si è fermato e ogni problema, preoccupazione, pensiero era sparito. C'eravamo solo tu ed io e non sapevo chiedere di meglio, avrei potuto stare lì per sempre.
Quando ci siamo staccati, la mia amica ha scattato una fotografia, volendo immortalare un abbraccio che ormai era già giunto a termine. Mi sono lamentata del fatto che il flash mi aveva accecata e tu hai riso, portando la tua mano dalla mia schiena alla mia spalla, avvicinandomi a te, evidentemente credendo che volessi un'altra foto. Mi sono lasciata stringere di nuovo, riappoggiando la mia mano sulla tua schiena.
Un attimo, un altro istante in cui il flash ci ha accecati e poi ci siamo staccati ancora, ringraziandoci a vicenda: «Grazie, Diego» «No, grazie a te».
Tornando a casa e riguardando le foto, per un secondo il cuore ha smesso di battere notando che nella foto in cui stavamo sciogliendo l'abbraccio tu sorridevi. Sorridevi a me. Ed io non posso che essertene grata.
Grazie per l'abbraccio, per il sorriso, per la disponibilità e per quello che mi fai provare. Grazie per essere uno dei miei cantanti preferiti, la mia ancora, il mio punto fermo. Grazie di essere il sogno che tanto mi fa paura. Ma soprattutto grazie di essere i miei venti secondi di insano coraggio.

Sei il primo mio pensiero che al mattino mi sveglia
L'ultimo desiderio che la notte mi culla
Sei la ragione più profonda di ogni mio gesto
La storia più incredibile che conosco

 
Note d'Autrice: 
Non so esattamente cosa mi abbia spinto a scrivere tutto ciò, probabilmente il fatto che dopo l'ultimo concerto, ormai più di un mese fa, della mia band preferita ero talmente piena di emozioni che in un qualche modo dovevo sfogarmi... E questa storia mi è venuta in mente così di punto in bianco e scalpitava per essere scritta, nero su bianco. 
Non scrivo molte one shot di solito ed ero un po' reticente a postarla... Però eccomi qua. Mi farebbe davvero molto piacere sapere cosa ne pensate! Perciò vi chiedo, se possibile, di lasciarmi un commento, positivo o negativo che sia. 
Bacioni, 
starsfallinglikerain.  
   
 
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