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Autore: LittleHarmony13    12/09/2015    1 recensioni
"L'aria di Londra, quel tipico misto di smog, storia e grandezza mi entrava nelle narici, facendomi sentire viva, per una volta.
Non ho un bel rapporto con la vita. Nonostante i miei giovani diciassette anni sono piuttosto asociale. Non per scelta, ma per incapacità nei rapporti interpersonali.
Avevo ovviamente molti amici e molte amiche, ma il senso di solitudine e di incomprensione aleggiava sempre su di me. Potevo starmene chiusa in casa per ore, con la musica accesa, il computer sulle gambe, un libro sul comodino, e potete giurare che stavo da Dio, ma se tutto a un tratto mi veniva in mente di essere sola, era la fine. Mi piace stare da sola, ma essere sola, quella è tutta un'altra storia.
E' una cosa che mi fa sempre venire i brividi a pensarci.
Uno squillo di telefono interruppe il mio scorrere inesorabile di pensieri. Cavolo, ma quanto penso? "
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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16. Risolvere un mistero.

 

"I still remember the look on your face.
Lit through the darkness at 1:58.
The words that you whispered, for just us to know.
You told me you loved me,
so why did you go away?"
Last Kiss by Taylor Swift

 
 


Il mattino dopo mi sveglio con un gran mal di testa, e il bisogno disperato di prendere un'aspirina. Sono piacevolmente sorpresa di scoprire che Chris è sempre qui vicino a me. Non che pensassi che sgattaiolasse via senza salutarmi proprio mentre sono malata, ma la sensazione di svegliarsi accanto a qualcuno è comunque piacevole. La sua mano è sempre intrecciata alla mia, così come ci siamo addormentati la notte prima. Mi dispiace per il fatto che ho fatto dormire Chris davvero poco, ma la febbre mi è aumentata di nuovo verso le quattro e sono stata davvero malissimo. Chris è rimasto sveglio con me, e oltre a sussurrarmi parole dolci e tenermi stretta ha potuto fare ben poco. Alla fine, verso le sei, mi sono sentita meglio, e sono riuscita ad addormentarmi.
Chris sta continuando a dormire beato, e non voglio certo svegliarlo.
La confezione delle aspirine è sul tavolo del salotto e conto che non devo fare tanta strada per arrivarci. Mi alzo e in punta di piedi arrivo a prendere la scatola. Sono felice, perché sono riuscita ad alzarmi da sola per la prima volta dopo otto ore ed è comunque una conquista. Quello che non avevo considerato però, è il freddo che mi assale le ossa appena fuori dalle coperte, ora che sono senza il conforto del corpo caldo di Chris.
Sarà anche luglio, ma io ho la febbre alta e l'aria mattutina sulle mie gambe nude lasciate scoperte dal pigiama corto non è proprio il massimo.
Prendo velocemente l'aspirina e ritorno al caldo sotto le coperte. Chris non si è svegliato, e cercando di fare meno rumore possibile mi accoccolo di nuovo sul suo petto. Chiudo gli occhi, cercando di addormentarmi di nuovo, quando sento una voce che mi rimprovera.
“E' inutile che tu faccia finta di non esserti alzata Vivi. Sento se una bella ragazza si stacca da me. Anche se sto dormendo.”
Sorrido, continuando a tenere gli occhi chiusi. Non voglio guardarlo in faccia, potrebbe confondermi più del necessario.
“Avevo bisogno di un'aspirina.”
“Potevi svegliarmi. Sai che vivo per servirti.”
Rido, costringendomi sempre di più a tenere gli occhi chiusi, perché se li apro tutto questo potrebbe non essere più reale. Io e Chris saremo costretti ad affrontare i problemi che ovviamente abbiamo, e probabilmente litigheremo di nuovo. Molto meglio starsene a occhi chiusi.
“Mi dispiace, hai dormito pochissimo per colpa mia.”
“Non dirlo neanche per scherzo, sono stato felice di essere rimasto e di averti potuto aiutare.”
“Per quello che conta sono felice anche io.”
Tanto. Per me conta tanto renderti felice Vivi.”
Non rispondo, perché se tirassi fuori quello che penso veramente sarebbe un problema. Questo ragazzo ha dei seri problemi di personalità multipla. Prima mi lascia, e poi sta con me tutta la notte come se non fosse cambiato nulla. O forse anche io sono pazza, dal momento che nel profondo so benissimo di amarlo, ma che per qualche strano motivo non riesco a tirarlo fuori e a dirglielo in faccia.
“Hai intenzione di ignorarmi e startene con gli occhi chiusi anche se non dormi ancora per molto?” Le dita abili di Chris mi stanno accarezzando la guancia e davvero vorrei spostarle, ma non ho così tanto autocontrollo.
“Sì, in realtà sì, è più facile così.”
Il suo dito è pericolosamente vicino alle mie labbra. “Sono così brutto che non vuoi nemmeno guardarmi?”
E' proprio il contrario. “Beh, tanto carino non sei.”
“Oh ti pentirai di averlo detto, e credimi ti farò aprire gli occhi.”
“E come avresti intenzione di farlo, di grazia?”
“Oh è molto facile in realtà tesoro.” La sua mano si sposta dal mio viso e si posiziona sul mio collo. Salto almeno cinque battiti. “Si chiama solletico.
Infame che non è altro! Non faccio nemmeno in tempo a spostarmi che lui è sopra di me. Il problema di quando una persona che conosci benissimo ti fa il solletico, è che conosce alla perfezione i punti in cui lo soffri di più.
Le mani di Chris sono sui miei fianchi in un attimo, e allora sono costretta ad aprire gli occhi, un po' per il contatto improvviso, un po' per l'odiato solletico. Non riesco a smettere di ridere e scalcio per mandarlo via, ma lui sembra evitarmi benissimo.
“Te l'avevo detto che ti avrei fatto aprire gli occhi.”
“Sì, però tu adesso giochi sporco.” Non riesco quasi a parlare dal troppo ridere e lo imploro di smetterla.
“Ma se stavo appena cominciando a divertirmi!”
“Stai dando fastidio ad una ragazza malata, ricordatelo!”
Ringrazio di aver pronunciato queste parole perché lo fanno calmare. Anzi, ora mi sembra quasi preoccupato.
“Hai ragione, scusami, devo prendere il termometro, non ci siamo ancora misurati la febbre stamattina!”
Si sta alzando per perlustrare la stanza e sembra quasi spiritato. Mi scappa una risata e lo fermo posandogli una mano sul braccio.
“Intanto stai calmo. Uno: mi sento meglio. Due: non parlarmi mai più al plurale. Non ci siamo ancora misurati la febbre lo dici a tua figlia, quando ne avrai una. Ti sembro per caso tua figlia?”
“Oh, non sono ancora pronto a fare il padre Vivi, ma mi piacerebbe provare a diventarlo.” Ne segue un fastidioso occhiolino indesiderato.
Chris mi posiziona il termometro sotto un braccio, ma ci faccio poco caso, visto che la mia mente sta vagando ad immaginare i modi in cui io e Chris potremmo procreare un figlio. Arrossisco talmente tanto che ho paura che Chris possa pensare che mi sia risalita la febbre.
“Non hai ascoltato una parola di quello che ho detto, vero Vivi?” Eh? No, mi sa che me lo sono proprio perso.“Scusa, no. Mi è preso tutto d'un colpo un gran mal di testa. Di nuovo.”
Chris scuote la testa e i riccioli gli cascano sugli occhi. Con un sorriso malizioso mi dice: “Sì, certo, come no!”
Assumo la faccia più innocente che posso. “Scusa, cosa vorresti insinuare?”
“Oh niente, ma quando ti perdi così di solito o stai pensando al cibo o stai pensando a me. Visto che non penso che con la febbre tu abbia molto appetito, anche se con te non si può mai dire, propendo per la seconda opzione.”
“Tu sei veramente un presuntuoso Chris. Smettila immediatamente. Non stavo certo pensando a te.”
Chris si abbassa su di me e posa la testa fra la mia spalla e il mio collo, sfiorandomelo con il naso. “Scusa Vivi, perdonami, ho delle manie di protagonismo non indifferenti. Dovrei provare a contenermi in effetti.”
“Sì, dovresti proprio ad essere sinceri! Staccati da me. Velocemente.”
Alzo una mano per spostargli il viso, ma la sua mano è più veloce ed è già sul mio polso.
“Non puoi muoverti, perché ti stai misurando la febbre. Devi stare ferma con il termometro, non te lo ha mai insegnato nessuno?”
“Fanculo il termometro!”
Chris assume una faccia sconvolta, ma gli scappa da ridere. E in tutto questo non si muove di un centimetro, ma anzi, mi circonda la vita con un braccio. “Le brave ragazze non dicono parolacce, Ivy.”
“Chi ti ha detto che sono una brava ragazza?”
“Vuoi per caso dimostrarmi il contrario? Perché sono sicuro che conoscerei vari modi in cui potresti farlo...”
Chris mi fa un sorriso larghissimo e non ce la faccio proprio a tenergli il muso. Rido con lui e gli passo una mano fra i capelli.
“Stupido!” Chris mi ridacchia sul collo e sento dei brividi che non hanno niente a che fare con la febbre.



 

“Quanto tempo è passato, posso togliermi questo termometro?”
“Se te lo tolgo, prometti di non muoverti?”
“Ovviamente no. Appena me lo tolgo ti tiro un calcio.”
“Allora non è passato ancora un minuto. Se invece posso rimanere qui anche dopo, sono passati cinque minuti.”
Sbuffo, ormai esasperata e guardandolo davvero male, mi tolgo il termometro da sotto il braccio.
37,5. Le medicine hanno aiutato, ed in effetti mi sento molto meglio.
“Okay, la febbre è scesa Chris. Sto bene. Adesso parliamo di cose importanti. Me lo devi.”
Senza alzare le labbra dal mio collo Chris sussurra: “E quali sarebbero?”
“Beh, questo tanto per cominciare. Sono un tantino confusa Chris.”
Chris si alza su un gomito e mi guarda dritto negli occhi.
“Hai ragione, perdonami. A quanto hai detto che ti è scesa la febbre?”
“Trentasette e mezzo. Ma questo cosa c'entra?”
Chris si china a darmi un frettoloso bacio fra i capelli e si alza dal letto.
“Ho mandato un messaggio ad Henry prima. Viene lui fra un'ora. Devo tornare a casa.”
Sono sconvolta da questo repentino cambio di rotta e mi alzo per seguire Chris. Appena mi vede in piedi si gira e mi prende per un polso.
“Torna a sdraiarti, Vivi. Non devi stare in piedi.”
“Quello che non devo fare è impazzire. E guarda caso, è esattamente quello che sto facendo. Per colpa tua. Chris siamo stati insieme stanotte. Tutta la notte. E non mi è sembrato che non ti importasse di me. Quindi perché scappi adesso?”
“Mi importa sempre di te e lo sai.”
“Non stai rispondendo. Chris, perché te ne stai andando?” E chi se ne frega se i vicini dormono, non posso fare a meno di alzare la voce.
“Ci ho ragionato. Credo che il fatto che tu mi abbia spezzato il cuore sia stata la cosa migliore che potesse succederti, Vivi.”
Non capisco cosa sta dicendo, e sono leggermente sorpresa da questo cambio di direzione.
“Ma di cosa stai parlando?”
“Non ti merito Ivy.”
“Tu sei pazzo, ecco cosa sei. Chris, tu sei perfetto per me, e stanotte me lo hai dimostrato. Se proprio vogliamo essere sinceri sono io che non merito te. Non troverò mai nessuno dolce, intelligente e che riesce ad abbracciare ogni mio difetto come fai tu.”
“Vivi, mi stai idealizzando. Non sono un santo, non lo sono mai stato. Chiedilo alle varie ragazze con cui ho avuto una relazione in passato.”
“Sei sempre stato diverso con me. So che non sei così. Ti conosco meglio di tutte loro messe insieme.”
Un sorriso triste si dipinge sul suo viso. “Perché tu sei la mia debolezza, Vivi.”
“E vorrei rimanerlo se non ti dispiace.” Cerco di sorridere e mi avvicino ulteriormente a lui.
“E' proprio questo il problema Vivi. Non voglio farti soffrire. E so che potrei farlo.”
“Continuo a non capire Chris. Fino a pochi giorni fa ero io ad aver fatto soffrire te.”
Chris mi accarezza i capelli, sempre stando a debita distanza. “Posso passare sopra a queste cose, tesoro. Far soffrire te, invece è un'altra storia. A questo sì che non posso passare sopra. Ho paura di come, tornati a scuola, a Settembre, se le ragazze della nostra scuola vedessero che stiamo insieme, ti prenderebbero di mira con commenti o battutine. Non voglio vederti soffrire per me, nemmeno un po'.”
“Le ragazze a scuola?!? Chris, hai per caso preso alcune delle mie medicine e hanno avuto degli effetti collaterali? Posso sopportare le tue ex conquiste Chris, davvero.”
Non riesco a credere che Chris abbia così poca autostima da non riuscire a vedere che lui è la persona che preferisco al mondo, e l'unica che può farmi sentire viva.
“Non credo che sia una buona idea, tesoro.”
“Preferirei scegliere da me quali sono le decisioni giuste da prendere per la mia vita, se non ti dispiace.” Incrocio le braccia e lo guardo dritto negli occhi, sfidandolo a rispondermi.
“Ma certo. Ma le decisioni che mi coinvolgono sono tutta un'altra storia.”
Chris non mi guarda negli occhi mentre mi dice queste cose e allora capisco. Capisco che c'è qualcosa che non mi sta dicendo, e allora sento come un nodo nello stomaco e all'improvviso nella stanza fa più freddo.
“Chris, guardami.” I suoi occhi vagano ancora per la stanza, colpevoli. “Cosa non mi stai dicendo?”
“Niente. Solo che ho un brutto carattere. E che sarebbe meglio se tu non mi avessi intorno.”
“Sappiamo entrambi che quelle che stai dicendo sono bugie! Una dopo l'altra. E vorrei sapere il vero motivo di questo tuo improvviso cambiamento di umore. E perché da un momento all'altro non mi vuoi più.”
Chris sospira come se dovesse togliersi un peso dallo stomaco, e in quel momento mi è chiaro che tutto quello che avevamo non c'è più, anche se non so ancora il motivo. Le lacrime mi salgono agli occhi ancora prima di sapere cosa ha da dirmi.
“Ivy, io... io ho baciato una ragazza ieri. Una ragazza che chiaramente non sei tu.”
Chiunque altro al posto mio avrebbe urlato, imprecato, probabilmente lo avrebbe anche picchiato, ma io non ne ho le forze. Mi sento come prosciugata, e sento che niente al momento ha senso.
Fissando un punto indefinito sulla parete di camera mia sussurro: “Ti prego, vattene.”
Chris fa per avvicinarsi, ma mi sposto per formare ancora più distanza fra noi. “Ivy, senti, mi dispiace. Davvero.”
Non sembra nemmeno convinto dal tono che usa. Come se gli facesse male, ma non per i motivi che potrei pensare, e non capisco. E sono arrivata ad un punto in cui sinceramente non mi interessa.
“Chris, non ho così tanto autocontrollo. Esci immediatamente da qui.”
Sembra che non se lo faccia ripetere due volte, e dopo avermi guardato un'ultima volta con uno sguardo pieno di tristezza, esce da casa mia senza voltarsi indietro nemmeno una volta.

 

 

Quando Henry bussa alla porta capisco solo vagamente che dovrei andare ad aprire. Da quando Chris se ne è andato credo di non aver versato nemmeno una lacrima, semplicemente perché non riesco a metabolizzare davvero quello che è appena successo. Mi sono seduta sul letto ed ho provato perfino ad accendere la tv per cercare di staccare la mente da quello che Chris mi ha detto, ma non riesco a sentire niente, sono come in uno stato di incoscienza.
Quando vado ad aprire ad Henry, il mio amico deve vedere subito che c'è qualcosa che non va perché mi guarda con preoccupazione e mi chiede: “Ehi, Ivy, è tutto okay? Sempre la febbre?”
Potrei provare a mentire, ma non mi sforzo nemmeno e per qualche strano motivo le parole mi escono da sole.
“Niente è okay, Henry, sono distrutta.”
Credo che Henry pensi davvero che mi riferisca alla febbre perché mi guarda con uno sguardo curioso e comincia a ridere.
“Sono quasi sicura che quelle siano parole di una canzone, Ivy.”
Gl rispondo sovrappensiero: “Boh, sì, probabile, l'ottanta per cento del mio cervello contiene testi di canzoni.”
“Benvenuta nel mio mondo.” Henry ride, ma appena vede che non mi unisco alla risata, mi guarda di nuovo serio e senza preavviso mi prende fra le braccia. Mi aggrappo a lui come se fosse l'unica cosa importante in quel momento, e forse lo è, non saprei dire, ma anche quando, sempre stringendomi, mi fa sedere sul divano, tutto quello a cui riesco a pensare è comunque Chris.
“Cosa ti ha fatto?” Non occorre che specifichi di chi stiamo parlando, tanto lo sappiamo benissimo entrambi.
“E' una lunga storia.” Henry mi sposta una ciocca di capelli dal viso e mi guarda dritto negli occhi.
“Ho tempo. Veramente.”
E per qualche strano motivo decido di dirgli tutto, senza tralasciare niente.

 

 

Un'ora dopo io ed Henry siamo sempre seduti sul mio divano, e lui mi scruta con fare indagatore per capire cosa può dirmi e cosa no, ma lo invito ad esprimere un'opinione in merito, tanto ormai è tutto finito. Non mi posso più offendere.
“Ivy, io penso che voi due vi amiate. Non so cos'altro dire onestamente. Sono sconvolto quanto te da questa situazione.”
“Henry, a quanto pare quello che pensi è sbagliato, altrimenti non si spiegherebbe quello che è successo.”
“Io capisco che tu sia stata delusa dal suo atteggiamento, Ivy, ma ti posso assicurare che, seppur non conoscendovi, non ho mai conosciuto nessuno che tiene così tanto ad una persona come voi due. Quando c'è lui tu ti illumini, e quando lui è con te sembra il ragazzo più felice del mondo. So che può non sembrare molto, ma una persona che porta gioia nella tua vita conta moltissimo. E sono davvero stupito da quello che ti ha detto, ma devi anche contare che ti ha praticamente urlato in faccia che ti ama e tu non hai risposto.” Lo guardo con fare assassino e Henry cambia un po' quello che stava per dire. “Con questo non lo giustifico, anzi, per niente. Proprio perché ti ama tantissimo, e di questo sono sicuro, avrebbe dovuto regolarsi in modo diverso. Ma devi sapere, Ivy cara, che noi maschietti siamo persone estremamente orgogliose. E il tuo Chris non mi sembra da meno, anzi. Probabilmente si è sentito ferito nell'orgoglio e ha voluto rimediare. Dio, io ho imparato ad apprezzarlo, ma vorrei picchiarlo per quello che ti ha fatto.”
Ringrazio Henry con un mezzo sorriso e gli stringo la mano. “Quello che non capisco è perché mi abbia voluto far soffrire così. Mi sembra solo una cattiveria bella e buona.”
Henry mi stringe più forte la mano. “Mi dispiace tanto, Ivy.”
Lo guardo dritto negli occhi e gli dico una cosa che ho sempre voluto dirgli, e che penso sia assolutamente vera. “Henry, se non ci fosse stato lui io...”
Henry mi interrompe prima che possa finire di parlare. “No. Sono cosa stai per dire Ivy, e la risposta è no. Fra noi non avrebbe funzionato comunque.”
“Questo non puoi saperlo.”
“No, lo so e sai perché?”
“No, perché?”
“Perché tu sei una forza della natura, ed io non sarei riuscito a starti dietro. E soprattutto perché il nostro non sarebbe stato un amore tormentato. Io avrei esaudito ogni tuo desiderio, tu mi avresti presentato ai tuoi genitori e loro mi avrebbero considerato il ragazzo perfetto. Pranzi di Natale, ultimo dell'anno, Pasqua e chi più ne ha più né metta, e dopo un anno tu mi avresti mollato.”
“Sembro un mostro per come mi descrivi.” Sto male all'idea che Henry pensa che io possa stancarmi di lui, perché gli voglio davvero molto bene.
“Ivy, diciamoci la verità, tu hai bisogno di qualcuno che ti sconvolga la vita. Mentre a cose normali sei tu che la sconvolgi a me.”
So che ha ragione, che non saremmo mai stati un'accoppiata perfetta, che tutto questo non ha senso, ma ho appena saputo che il ragazzo che voglio davvero non ha nessun interesse verso di me, e mi sento sola, ferita, e soprattutto vulnerabile. E voglio credere di poter essere felice di nuovo. Anche se al momento mi sembra improbabile. E quello che sto per fare è infantile e stupido, ma devo provare. Tutto per alleviare il dolore. Tutto per sentirmi meglio.
“Henry, posso chiederti un favore? Oggi puoi realizzare tu un mio desiderio?”
“Tutto quello che vuoi, Ivy cara.”
Prendo un grosso respiro e guardandolo negli occhi gli faccio una sola richiesta. “Baciami.
Henry spalanca gli occhi e mi guarda come se gli avessi appena chiesto di andare sulla luna.
“Tutto ma non questo. Questo non lo faccio. Non voglio essere la seconda scelta. E pensavo che fossimo stati chiari che non provo questo nei tuoi confronti.”
“Ma lo provavi.”
“E' durato poco Ivy. E' stata quasi un'illusione dovuta al fatto che tu fossi una bella novità nella mia vita.”
“Senti, non voglio usarti come seconda scelta. Voglio credere che sia possibile un futuro alternativo per me. E questo non deve includerti. Voglio soltanto avere la possibilità di essere felice di nuovo.”
“Ivy, io fra tre giorni mi trasferisco. E non so nemmeno quando torno.”
“Facciamo finta che non sia vero. Oggi siamo io e te. Io e te in un presente alternativo. Facciamo finta che tu non te ne vada. Io sono in uno Starbucks, e sto scrivendo al computer portatile. E tu entri ed ordini un Frappuccino. Ti siedi accanto a me e mi chiedi a cosa sto lavorando. Io ti rispondo che sono soltanto pensieri sparsi. La conversazione continua. E tu mi chiedi il numero. Ci vediamo, usciamo, e in una serata d'inverno, fuori dal cinema in cui siamo andati per vedere un film di cui nessuno dei due ha capito niente, mi baci. Facciamo finta che sia quella sera.”
“Tu sei pazza Ivy.” Sembra sconvolto, ma un secondo dopo si avvicina a me e posa le labbra sulle mie.
Il contatto mi spaventa, perché soltanto un paio di labbra hanno sfiorato le mie, ma cerco di non pensarci. Quando Henry aumenta il ritmo provo a ricambiare e a pensare a quei due ragazzi che si sono conosciuti per caso in uno Starbucks, ma non lo sento reale, e capisco quanto mi sono sbagliata. Per me chiodo non scaccia chiodo, e se Chris la pensa così tanto peggio per lui, perché io, anche quando ho le labbra di un ragazzo fantastico sulle mie, non riesco a pensare ad altro che a lui.
Henry si stacca da me e, dopo aver posato le sue mani sui miei fianchi, mi bacia sulla guancia.
“Ivy, scusami ma per me tutto questo non è...”
Finisco la frase per lui: “reale.
“Esattamente Ivy, scusami.”
Gli poso una mano sulla guancia e lo guardo dritto negli occhi: “Grazie per avermi assecondato in questa sciocchezza.”
Henry mi prende la mano che ho sul suo viso e me la bacia dolcemente, senza malizia, ma come una persona che a me ci tiene davvero.
“Ehi, Ivy, mi sarebbe tanto piaciuto che quei due ragazzi da Starbucks fossero davvero esistiti.”
Gli poso la testa su una spalla e gli sussurro: “Anche a me.”

 

 

Per un po' stiamo in silenzio, ma non è quel tipo di silenzio imbarazzante, anzi, è un silenzio che non mi fa sentire sola, ed è proprio quello di cui ho bisogno. Henry mi accarezza distrattamente i capelli, e il movimento ripetuto mi fa quasi addormentare (e Dio solo sa quanto avrei bisogno di un po' di riposo), quando mi viene in mente una cosa.
“Henry! La Bucket List! Quale era il punto di oggi?”
“Oh, lascia perdere, niente di serio in realtà.”
“Non lascio perdere. Sono gli ultimi giorni insieme, e voglio fare il possibile perché tu te li ricordi.”
“Oh me li ricorderò tranquilla.” Fa un mezzo sorriso e riprende ad accarezzarmi i capelli. “In realtà era una cosa che ho in mente da quando ero piccolo, ma è impossibile. Io, ecco... vorrei risolvere un mistero.”
Scoppio a ridere nel momento stesso in cui il telefono di Henry suona.
“Rispondi, intanto penso a come risolvere questo punto.”
Henry prende il telefono e da dove sono riesco a vedere che è Miles. Probabilmente dovranno mettersi d'accordo per vedersi prima che Henry se ne vada. Il pensiero mi intristisce oltre misura.
“Pronto, amico, dimmi tutto.”
Non riesco a sentire cosa dice Miles dall'altra parte, ma c'è un nome che Henry pronuncia che cattura appieno la mia attenzione.
“Chris? No, non l'ho sentito, perché?”
Fortunatamente Henry mette in vivavoce prima che io possa chiederglielo, così riesco a sentire anche Miles.
“Henry, penso che non stia molto bene. Non mi risponde né ai messaggi, né alle chiamate, e non capisco cosa sia successo. Ieri siamo stati tutto il giorno insieme, e mi sembrava tranquillo.”
Sobbalzo e sebbene all'improvviso Henry ne sembri sorpreso, vedo subito dopo uno sguardo di consapevolezza sul suo volto.
“Miles, stai dicendo che ieri siete stati tutto il giorno insieme? Non lo ho hai mai mollato di vista un attimo?”
Miles sembra confuso. “No, mai, sono passato a prenderlo a casa alle nove e mezzo del mattino e siamo stati in giro tutto il giorno, fino a che non siamo venuti insieme al cinese. Io l'ho mollato con voi, mentre sono andato a comprare le sigarette. Perché?”
“Nessun segno di una ragazza quindi?”
“Ragazza? Di cosa stai parlando?”
“Sono qui con Ivy, Miles. Chris le ha detto che ieri è stato con una ragazza.”
Sento solo vagamente Miles che impreca dall'altra parte del telefono.
“Stupido, stupido Chris. Per quella ragazza si farà uccidere un giorno. Mi ha parlato, dicendomi che non si sentiva molto adatto a lei, e so più o meno tutta la storia, ma mai avrei pensato che avrebbe raccontato ad Ivy una storia del genere per tenerla lontana e per fare quello che lui considera il suo bene. Ora è tutto chiaro.”
Henry ha messo su un tono pratico. “Quindi sei sicuro che ieri non ci sia stata nessuna ragazza?”
“Nemmeno l'ombra. Né ieri, né l'altro ieri, né nell'ultimo mese. Le vuole davvero bene. Ad Ivy intendo.”
“Okay, grazie mille Miles. Ci sentiamo amico.”
“Grazie a te. Ciao Henry.”
Henry si gira di verso di me e mi dice: “Ehi, Ivy, sembra che abbia appena risolto un mistero.”
Mi guarda come se dovessi essere felice, ma si stupisce quando mi alzo dal divano e in fretta e furia prendo i primi vestiti che trovo e me li metto.
“Dovevo saperlo. Non mi ha guardato negli occhi. Chris non mi guarda mai negli occhi quando mente.”
“Ho capito, ma ora calmati! Ehm.. Ivy, cosa stai facendo?”
Vorrei tanto rispondergli, ma la rabbia si sta impadronendo di me come mai prima d'ora. Se Chris pensa che io sia una persona che può prendere per i fondelli si sbaglia di grosso. Al momento sono talmente arrabbiata che penso di odiarlo.
“Ivy, devo ripeterlo... Dove stiamo andando?”
Ho già aperto la porta quando dico: “Non hai mai visto una Ivy infuriata, Henry.”
Il poveretto sembra spaventato e cerca un modo per fermarmi. “Credo di starla vedendo adesso. Ivy, avevi la febbre alta stanotte. Non mi sembra il caso di uscire.”
“Adesso io vado da Chris, Henry. E tu non mi fermerai.”
“Non ne avevo intenzione, ma non mi sembra una buona idea.”
Non mi interessa quello che pensa e fremo per chiudere la porta e andare a prendere a calci nel sedere un po' di persone. Anzi, una persona.
“Allora, Henry, vieni o no?”
Henry sembra essersi rassegnato. “Certo che ti accompagno, andiamo.”
“Perfetto, ci sarà da divertirsi.”




Angolo Autrice: Buona giornata a tutti! Allora, eccomi di nuovo qui con un capitolo nuovo di zecca! Come al solito ringrazio chiunque sia arrivato fino a qui e tutte quelle persone che mi supportano con recensioni, messaggi privati, o che semplicemente mi fanno capire che tengono alla mia storia! Non è ancora momento per i sentimentalismi, ma la storia sta giungendo al termine, e comincio a sentirmi molto triste. Ma non è ancora il momento di pensarci, perché ne deve ancora passare di acqua sotto ai ponti, tranquilli :).
Come sempre vorrei sapere cosa ne pensate, se la storia vi piace, se cambiereste qualcosa, e se sì cosa, se vorreste uccidermi per questi spazi autrice interminabili, o semplicemente per mandarmi a quel paese. Davvero accetto tutto.
Vi ringrazio di nuovo, e vi do appuntamento alla prossima settimana.
Un bacione, e alla prossima.
S. <3

 
  
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