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Autore: Alexys_Tenshi    12/09/2015    1 recensioni
[5^ classificata al contest "TrailerdiCarta" indetto da Silvar Tales sul forum di Forumfree]
È notte fonda al villaggio di Rigultsim. La Luna illumina le case costruite sui possenti alberi, collegate da ponti, carrucole e funi. I vigilanti della prima divisione, marciano lungo il loro percorso prestabilito, facendo attenzione al minimo rumore o ombra. Sulle torrette, poste ai quattro lati del villaggio, le sentinelle osservano il bosco. Sembra che i nemici siano ancora lontani.
Nella piccola casa di Menel, l’elfo più giovane del villaggio, Leah sta trascrivendo capitoli interi dal libro che suo zio le ha lasciato come unica eredità. Il libro delle Tenebre. La trascrizione in elfico le riesce semplice, dopo anni di allenamento. Si scosta una ciocca di capelli castani dalla fronte, sospirando rumorosamente mentre gira la pagina. Intinge la piuma nel calamaio e lascia ricadere un po’ d’inchiostro prima di riprendere la trascrizione.
[...]
“Hai trovato qualcosa di nuovo?” domanda alla fine l’elfo, alzandosi dalla branda e poggiando le mani sul tavolo per osservare la pagina trascritta.
“Serve ancora qualche giorno, spero” risponde Leah mordendosi il labbro inferiore.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore/autrice: Killuale 94
Trailer scelto: Azmodan
Titolo: Faradome
Sottotitolo: (Solstizio di Estate)
Link: //
Tipologia: One Shot
Rating: Verde
Genere: Fantasy
Note: //
Avvertimenti: //
Note dell’autore/autrice: Vorrei precisare qualcosa. La OS prende solo una parte dell’idea presente nella mia mente. Non ho voluto raccontare le vicende pre/pro OS, anche se sembrerebbe che manchi qualche dettaglio (almeno a me sembra così).
-Leah e Noah sono cugini. Seon, lo zio, in realtà è un lontano parente.
-In questo OS gli elfi ce l’hanno a morte con gli umani per ragioni sconosciute anche a me.
-Il “Libro delle Tenebre” mi sembra un nome troppo banale, ma si sa, io lo sono.
-La “pietra nera delle anime” è presa da Diablo e non mi piaceva cambiarle il nome.
-“Terre Nove” è giusto. Non ho sbagliato a scrivere, tipo Nuove.
Notate bene: Killuale non sa descrivere i paesaggi!
I nomi li ho cercati su internet. Quasi tutti sono presi dal linguaggio elfico Sindarin.
  • Rigultsim: Nel Bosco. Da “Im”=Tra (non riuscivo a trovare dentro), e “Rigults”=Bosco. Ho notato che nei nomi composti il secondo nome andava per primo. Non so se sia corretto.
  • Menel: Cielo
  • Bereth: Regina
  • Garak: Umano
  • Hubutnaza: Rovina
  • Yxcanleom: Partiamo dal fatto che non è elfico come gli altri. In realtà non so come spiegare il suo nome. L’ho trovato su wikipedia nella sezione “Ragno (immaginario)” nella frase “si associa infatti al ragno che tesse la tela sotto il nome di Yxcanleom”.
  • “Allora, finalmente, il male regnerà”* : ho voluto cambiare questa frase per non dire “Azmodan regnerà”.
 

Faradome
(Solstizio di Estate)
 

È notte fonda al villaggio di Rigultsim. La Luna illumina le case costruite sui possenti alberi, collegate da ponti, carrucole e funi. I vigilanti della prima divisione, marciano lungo il loro percorso prestabilito, facendo attenzione al minimo rumore o ombra. Sulle torrette, poste ai quattro lati del villaggio, le sentinelle osservano il bosco. Sembra che i nemici siano ancora lontani.

Nella piccola casa di Menel, l’elfo più giovane del villaggio, Leah sta trascrivendo capitoli interi dal libro che suo zio le ha lasciato come unica eredità. Il libro delle Tenebre. La trascrizione in elfico le riesce semplice, dopo anni di allenamento. Si scosta una ciocca di capelli castani dalla fronte, sospirando rumorosamente mentre gira la pagina. Intinge la piuma nel calamaio e lascia ricadere un po’ d’inchiostro prima di riprendere la trascrizione.

Sono passati quasi quindici giorni da quando lei e Noah sono arrivati a Rigultsim, seguendo le indicazioni del vecchio Seon, che riposerà per sempre accanto a sua moglie.

Il tavolo di legno è pieno di libri, pergamene e disegni. L’unica luce proviene dalle candele sistemate attorno al tavolo. La cera si scioglie lentamente, il tempo trascorre e Leah continua a girare le pagine alla ricerca di qualcosa.

“Cosa mi sfugge?” mormora mentre osserva immagini di mostri antichi, rituali, armi demoniache, e poi… la pietra nera delle anime. Osserva prima l’immagine disegnata nei minimi particolari, poi il suo sguardo si sposta sulla pietra originale.

Gli elfi l’hanno conservata e protetta per millenni. Generazione dopo generazione hanno sopportato il peso della pietra nera delle anime, scura come le tenebre che sembrano risucchiarti nell’oblio. È uno degli oggetti magici più preziosi mai esistiti, e la sola idea che possa finire in mano ai nemici le fa accapponare la pelle.

Leah ricopia la descrizione e gli appunti che suo zio ha segnato agli angoli delle pagine ingiallite. Se fosse ancora vivo, avrebbe già scoperto tutto e adesso non sarebbe rinchiusa in un villaggio elfico a copiare e ricopiare interi libri per loro. Solo per scoprire che la fine delle Terre Nove potrebbe essere imminente. Magari proprio quella notte.

La piuma si spezza sotto la troppa pressione di Leah. Lei sussulta, chiude gli occhi chiari per un secondo e si porta la mano sinistra alla tempia. Sente uno strano senso di angoscia mischiarsi alla stanchezza. Porta la mano verso la collana che ha sempre portato. Uno dei primi regali di suo zio Seon. Sente il metallo freddo a contatto con la pelle calda. Il suo cuore torna a battere regolarmente.

“Disturbo?” una voce giovane interrompe la tranquillità appena ritrovata della ragazza.

Leah si volta verso l’uscio, incrociando gli occhi azzurri di Menel. I capelli biondi sono raccolti in una coda bassa, le due treccine strette, ai lati del viso, uno dei segni di riconoscimento del villaggio, sono una più lunga dell’altra. Tra le mani ha una ciotola e un pezzo di pane.

“Ti ho portato qualcosa da mangiare” dice avvicinandosi alla ragazza. “Alla mensa ho visto Noah, abbiamo parlato un po’”. Menel, a differenza degli altri elfi, è sempre gentile e cordiale nei confronti di Leah e Noah.

È stato lui a scortarli nella Grande Casa, da Bereth, la loro regina. Erano alle prese con il Consiglio, e tutti gli sguardi erano puntati sui due umani. Leah, vestita con la sua casacca rossa, i pantaloni rotti e gli stivali, e Noah, con la sua armatura, il mantello e la spada che pendeva dal fianco destro. Gli elfi li guardavano con un misto di ribrezzo e superiorità. Dalle loro bocche uscivano mormorii, e i due umani riuscirono solo a comprendere “Garak” e “Hubutnaza”.

Menel poggia la ciotola sul tavolo, cercando di non far cadere la zuppa calda sui libri e sui fogli. Si allontana dal tavolo per sedersi sulla branda, poiché il suo letto l’ha lasciato ai suoi ospiti. Si gratta una guancia e aspetta che Leah cominci a mangiare. La ragazza, ormai abituata a questa routine, prende un sorso di zuppa di verdura e morde il pezzo di pane. C’è silenzio nella stanza, e da fuori si sentono solo i passi dei vigilanti.
“Hai trovato qualcosa di nuovo?” domanda alla fine l’elfo, alzandosi dalla branda e poggiando le mani sul tavolo per osservare la pagina trascritta.

“Serve ancora qualche giorno, spero” risponde Leah mordendosi il labbro inferiore.

Si guardano. Gli occhi azzurri di Menel, quelli che ricordano il cielo, cercano di cogliere ogni dettaglio della ragazza. Leah si alza dallo sgabello di legno, continuando a guardare l’elfo. Menel le scosta una ciocca di capelli e la abbraccia forte. Leah si trova il viso proprio sulla sua spalla, così affonda di più nell’incavo del collo ed inspira il leggero odore di muschio. Si staccano dopo qualche secondo, leggermente imbarazzati. L’elfo si gratta la testa e annuncia che andrà a cercare Noah. Leah annuisce semplicemente prima di sedersi di nuovo.

Si butta di nuovo nella trascrizione fino a quando la pietra nera non attira di nuovo la sua attenzione. Leah si avvicina leggermente all’oggetto magico e la nota. La pietra comincia a sprigionare una luce, prima tenue, poi sempre più forte. Alla base, un fumo scuro fuoriesce dalle crepe della pietra. Gli occhi di Leah sembrano farsi pesanti, vorrebbe davvero chiuderli. Cerca di resistere, cerca di tenere aperti gli occhi anche quando sente distintamente le palpebre calare.

Basta un solo secondo. Un secondo e si trova in un posto totalmente diverso dalla stanza accogliente, dove ha passato la maggior parte del tempo nell’ultima settimana. È tutto buio attorno, l’aria è pesante e fredda. Una leggera nebbia si alza dal terreno scuro. Se alza gli occhi al soffitto, sembra così lontano, come se sparisse nel buio.

I fasci di luce cominciano a scendere da quel soffitto lontano anni luce. Illuminano uno ad uno gli immensi troni di pietra neri che formano un semicerchio attorno a Leah, facendola sembrare minuscola come una formica. Al centro, il trono rosso sangue, il più grande di tutti, è vuoto. Solo quando quest’ultimo s’illumina, Leah riesce a focalizzare che oltre i troni vi sono macerie e resti di un’antica città. Palazzi, ponti, monumenti, chiese. Lo spazio tra i sette troni è riempito solo da grandi ragnatele. Solo dopo che la luce si affievolisce, nota gli scheletri ombra seduti sui troni. Tre su entrambi i lati. I loro occhi pieni di luce li risvegliano, facendoli svegliare dal loro sonno lungo millenni, si muovono lentamente e tutti si girano a guardare l’umana. Riesce a distinguere i copricapi di ogni scheletro, uno diverso dall’altro.

A Leah sembra mancare l’aria, boccheggia e si porta le mani alla bocca. Perché ha capito solo adesso, solo dopo aver visto gli scheletri, dopo aver collegato tutti i tasselli mancanti. Il libro del Terrore, la pietra, i vecchi Re-Demoni, e infine…

“Yxcanleom” sussurra quando la voce sembra essere tornata.

Una nuova luce avvolge tutto, seguita subito da sbuffi di fumo così forti e bianchi da sembrare nuvole. Leah si porta una mano avanti al viso, a coprire gli occhi. Una voce cupa e oscura arriva alle sue orecchie.

“Pensavi di essere cosi ingamba? Da superarci in astuzia?”

Quattro occhi ed una lunga fila di denti sono illuminati da un fuoco ardente. Sì, il fuoco proviene dall’interno del mostro. Il suo corpo è interamente grigio come la roccia. Il viso piena di rughette che segnano i quattro occhi, la bocca piena di zanne che si estende fino al setto nasale, ormai inesistente, e sotto il mento. Sulla testa una corona che ricorda spuntoni. Il corpo di Yxcanleom è grande. La pancia enorme e segnata da una cucitura mal riuscita di una vecchia cicatrice che parte dall’inguine fino a salire diagonalmente sotto il petto. Le braccia forti sono venose. Ai polsi, sono rimasti ancora i bracciali che lo tenevano legato al suo trono rosso. La parte inferiore del corpo è coperta da un’armatura. Al posto delle gambe ha delle zampe che ricordano un ragno.

“Uno ad uno, i miei fratelli sono caduti nella tua trappola… ma non io”. Yxcanleom si sbaglia. I suoi fratelli, i Re-Demoni, sono caduti sotto la magia di suo zio Seon. Verrebbe da pensare che “zio o nipote, la vendetta debba esserci sempre”.

“Io ti sfido” continua il mostro prima di abbassare il braccio sinistro fino a terra. Il suo pugno batte contro il terreno che si spacca, facendo arretrare Leah prima di cadere giù, dove una luce bianca si mostra. Leah respira con affanno, ma pensa che non deve avere una crisi di panico in quel momento oppure perderebbe la sua già poca lucidità.

“So che la pietra nera delle anime è la chiave…”. Il muro si sgretola, lasciando intravedere una parte del paesaggio. “… e sarà mia!”

Il cielo coperto da nuvole, polvere e gas e la luce del Sole è molto debole. La terra è arida e grigia, i terremoti hanno scavato dirupi o fatto fuoriuscire rocce. Il vulcano in eruzione è bellissimo e spaventoso allo stesso tempo.

“Presto le mie armate caleranno dalle montagne annientando questo mondo ed ogni speranza di resistenza”.

Mostri di tutti i tipi stanno marciando. Goblin, troll, creature che ricordano i dinosauri antichi, persino draghi, ormai creduti estinti da anni! Tutti armati e tutti in cerca di guerra e sangue da spargere.

“I miei servi troveranno la pietra, ovunque tu l’abbia nascosta.”

La terra comincia a tremare ancora una volta e ne fuoriescono ibridi giganti quanto i titani. Sono bipedi, con avambracci sproporzionati e la testa che ricorda quella di un verme con quattro occhi e zanne affilate.

“Allora, finalmente, il male regnerà”* termina Yxcanleom stringendo il pugno sinistro ed alzandolo in segno di vittoria.

Leah sente il proprio corpo cedere. Si accascia a terra, con le mani sugli occhi per fermare le lacrime che escono copiose e per impedirsi di vedere ancora quelle scene orribili che potranno diventare realtà. Deve fermare tutto, deve fermare Yxcanleom, deve salvare le Terre Nove.

Se solo sapesse quando tutto comincerà. Solo un indizio, solo un dettaglio.

“Faradome” le sussurra nella mente una voce. Una voce calda e rassicurante. La stessa voce che la faceva addormentare cantandole una canzone o una ninna nanna. Quella voce che le raccontava storie, che le insegnava come diventare brava nelle arti magiche, che era sempre pronta a dare parole gentili e di conforto. La voce di suo zio Seon.

Prima di capire come fosse possibile che suo zio – ormai morto – le stesse parlando, un varco si aprì dietro la figura esile di Leah e due mani forti e scure la portarono via da quell’incubo.

“Leah, ti senti bene?” chiede preoccupato Noah guardandola negli occhi. Sua cugina si perde negli occhi scuri del ragazzo, trovando finalmente un briciolo di forza.

“Faradome…” sussurra. “Attaccheranno al solstizio di estate, dal vulcano a Sud di Rigultsim”. Riesce a terminare la frase prima di cadere in un sonno profondo tra le braccia di Noah.

“Vado ad avvisare Bereth” annuncia Menel che ha assistito a tutta la scena. Noah gli risponde di sì con un cenno del capo e mette a letto Leah. Menel corre fuori dalla casa.

I preparativi per la guerra cominceranno a breve.
   
 
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