1.
Sbarco
Da mesi ormai la nave
solcava il vasto mare alla ricerca di un porto sicuro dove approdare.
Era la più maestosa che la sua
terra avesse mai costruito, possente e indistruttibile, realizzata in tempi
remoti dai Saggi Sapienti con il solo scopo di salvare le ultime sacerdotesse
del Grande Tempio in caso di bisogno.
Aveva un'unica gemella in tutta la
vastità delle terre emerse, anche questa con il compito di portare in salvo le
poche persone, scelte tra i parenti più prossimi delle Figlie della Dea, che
avevano avuto la fortuna di poter salire a bordo.
Nessuna delle sacerdotesse sapeva
se quella nave fosse riuscita a prendere il largo o meno, né tanto meno che
rotta avesse seguito. La Somma Sacerdotessa aveva detto a tutte di ritenere
fallita quella partenza e dispersi gli occupanti della nave.
Nessuna di loro aveva
protestato e poche avevano trovato la forza di piangere per quella notizia.
Ormai la loro vita andava avanti come la nave,
trascinata dalle onde e dalle correnti.
Avevano visto la loro terra scomparire poco a poco dietro la linea
dell’orizzonte, e, quando i gabbiani cominciarono a sparire e la distesa
azzurra ad occupare ogni angolo della loro visuale, anche loro avevano
cominciato ad abbandonare il ponte.
Una ad una, si erano ritirate nelle anguste camere sotto coperta ed
erano rimaste lì.
Soltanto una si ostinava a non lasciare il parapetto e distogliere gli
occhi dalle onde e dai luccicanti riflessi dell’acqua. Forse senza neanche
vederli realmente.
Passava le giornate così, pensando a quello che era accaduto alle loro
case, a quello che avevano perso e a quello che non avrebbero mai più
ritrovato.
Quella nave poteva portarle dall’altra parte del
mondo conosciuto e poi ancora più in là, ma non le avrebbe mai allontanate
abbastanza da quello che era successo. Né da quello che, probabilmente, doveva
ancora accadere.
<< Selyan! >> gridò una voce improvvisa
facendola sobbalzare per lo spavento << Non serve a niente stare lì a
pensare fissando quei dannati riflessi che mi abbagliano ogni volta che guardo
il mare. Scommetto che, se provi a guardarmi in faccia, non mi vedi neanche perché
abbagliano anche te >>
Quelle proteste riuscirono a riportarle un vago
sorriso e una poderosa imprecazione mentale: vedeva realmente solo chiazze nere
davanti ai suoi occhi.
<< Irmelin, sei la solita. Con te non si può
mai avere un attimo di pace >>
<< Attimo!? >> le chiese lei sbalordita << È da quando siamo partite che
te ne stai lì a fissare il nulla. Non si può cambiare quello che è successo,
neanche se ci pensi così tanto. E poi dicono che quella dove stiamo andando sia
una bella terra… >>
Si avvicinò all’orecchio di Selyan e sussurrò << E cos’è che non può non avere una
bellissima terra? >>
<< Non lo so >> ammise << Dove
vuoi arrivare? >>
<< Bellissimi uomini, Selyan! Ma dove vivi?
Bella terra … bei ragazzi! È la
regola più ovvia del mondo >>
Selyan, malgrado tutto, cominciò a ridere <<
Quando ti ricorderai che servi la Dea? Se ti sentisse la Somma Sacerdotessa,
butterebbe in mare sia te che me >>
La ragazza sbuffò << Tsk! Sai quanto mi
importa. E non nominarla, per favore. Meno la vedo e meglio sto. Devo già
sopportare la sua brutta faccia mentre mangio rischiando di soffocare a ogni
sua parola, ti sarei lieta se per il resto del giorno evitassi di farmi anche
solo pensare a lei >>
Era assurdo come Irmelin riuscisse a farle dimenticare la tristezza in poco
tempo.
Mise da parte l’angoscia con un altro sospiro e si
lasciò andare alle chiacchiere
<< Irmy, siamo più di venti su una sola nave.
Devi ringraziare che abbia una stanza per sé per la notte e che ci ritenga
troppo inferiori a lei per non uscirne neanche di giorno, altrimenti non
dovresti sopportarla solo nei pasti. E poi, secondo me, dovresti portarle un
po’ più di rispetto. Insomma, non la sopporto neanche io, però… >>
Lei assunse un' aria a metà tra l’arrabbiata e l’imbronciata e la
interruppe senza pensarci due volte
<< Neanche morta! Preferirei di gran lunga
essere il pasto del più grosso pesce che passa sotto la nave piuttosto che
cenare accanto a lei >>
<< Ora esageri >> Ma Selyan stava
ridendo, dopo tutto neanche lei la sopportava e la sua amica non aveva mai
avuto una grande pazienza << Posso sapere perché sei venuta a cercarmi?
>>
L’amica si stampò in faccia un’aria supplichevole e
le porse un pettine << Mi aiuti? >>
<< Sei impossibile! Ogni mattina è la stessa
storia. Com’è possibile che tu non riesca ancora a pettinarti? Le tue mani
ormai stanno benissimo >>
Irmelin, come sempre, aveva solo deciso di
approfittare della situazione, lo sapeva benissimo. << Certo che stanno
bene, ma si sono atrofizzate per via del non fare niente. Questa nave mi farà
invecchiare prima del tempo, sono sicura. Quando scenderemo da qui la mia pelle
sarà raggrinzita come quella della Vecchia
Scema che ci comanda >>
<< Irmy, smettila >> la avvertì di
nuovo mentre sbrogliava i nodi dei suoi capelli << Dovresti prendere in
considerazione l’idea di tagliarli, lo sai? >>
<< Vuoi scherzare?! >> urlò la riccia
arrabbiata << Ti sei bruciata il cervello al sole?! La Dea mi ha fatto un
unico regalo in tutta la mia vita, uno solo, e tu vuoi farmelo buttare via? Sai
che la racchia di Keira li guarda di
continuo quando sono sciolti? Perché credi che io li intrecci tutti i giorni?
Non voglio che me li rovini per dispetto! Credi che gli uomini si fermino a
guardare le ragazze con i capelli corti o brutti? Keira ha un cesto di paglia,
taglia i suoi se proprio vuoi usare le forbici per qualcosa di utile. Poi,
però, comincia a nuotare velocemente o la Somma-testa-vuota
di sua zia strapperà i tuoi per farle una parrucca >>
Era una cosa insensata, lo sapeva, ma scoppiare a ridere le fece
dimenticare per un attimo tutte le sue preoccupazioni.
Quelle sarebbero tornate anche dopo.
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-Selyan-
<< Ely, svegliati! >> gridò Selyan
scuotendo sua sorella nel tentativo di farla alzare dal letto e ottenendo come
unica risposta un poderoso sbadiglio
<< Ely! >> insistette scuotendola per
una spalla.
<< Uffa. Cosa vuoi? Fammi dormire. Non ho
voglia di vedere le altre >>
<< Alzati >>
Elydet si strofinò gli occhi e la guardò assonnata << Si può sapere perché sei
felice e sorridente alle prime luci dell’alba? >> chiese ancora
imbronciata.
<< Siamo arrivate! >>
<< Sì, certo >> commentò Elydet
affondando di nuovo la testa nel cuscino e tirando il lenzuolo fin sopra la testa
per ripararsi dalla luce << Ieri ci hanno ripetuto per tutta la sera che
eravamo nelle vicinanze della foce del fiume, dovevamo per forza esserci
arrivate. Sai quanto manca dalla foce al palazzo del sovrano? Tornatene sul
ponte a fare quello che fai tutti i giorni e lasciami dormire >>
Selyan sapeva che si sarebbe dovuta arrabbiare per le parole annoiate
della sorella, ma sapeva anche che l’antipatia al risveglio era una dote di
famiglia, perciò ignorò le sue proteste
<< Non hai capito, Ely. Siamo arrivate
>> ripetè << Tra poco sbarchiamo >>
Elydet impiegò un paio di secondi
a capire e poi balzò in piedi di scatto << Perché diamine non
l’hai detto subito?!? >>
Cominciò ad annaspare con una mano tra i suoi
capelli per riportarli in ordine e con l’altra tra le sue cose per cercare una
tunica da indossare prima che Selyan le passasse una veste bianca perfettamente
piegata e stirata
<< La Somma Sacerdotessa ha detto che, per
presentarci al sovrano, è molto più adatta una veste bianca di qualsiasi altro
capo. Tu dormivi e te l’ ho preparata io. Vestiti alla svelta mentre io ti
rifaccio il letto e poi andiamo a fare colazione sulla terra ferma >>
Ma la sorella non aveva ascoltato quasi niente
presa com’era dalla furia e si avvicinò alzandosi i capelli << Dimmi che
non sono l’ultima ad essermi alzata e allacciami dietro per favore >>
Lei sospirò e le chiuse la tunica <<
Tranquilla. Mancavano ancora in sei, compresa la somma Keira >>
Dopo una vigorosa pettinata ai suoi lunghi capelli biondi e un’occhiata
veloce allo specchio, sua sorella si dichiarò pronta e uscì dalla stanza
correndo e lasciandola indietro.
Selyan non potè fare a meno di sospirare di
nuovo e seguirla sul ponte.
Ormai le sacerdotesse erano quasi tutte schierate in attesa della Somma
Dalia. Anche sulla nave mantenevano la
disposizione dei ricevimenti importanti. A lei sembrava stupido, ma non aveva
senso lamentarsi per il posto che doveva occupare al cospetto di una donna che
non voleva neanche vedere. Passò nella seconda fila, in mezzo alle sacerdotesse
provenienti da famiglie meno facoltose, dietro sua sorella e accanto a…
<< Dov’è Irmelin? >> chiese Elydet
nell’istante esatto in cui lei si rese conto di avere accanto solo un posto
vuoto << Se fa tardi di nuovo, Dalia la sbrana viva questa volta >>
Selyan guardò preoccupata la scala che conduceva
alle stanze del piano sottostante. Aveva paura che arrivasse davvero prima
Dalia di Irmelin e la punisse di nuovo, ma con suo grande sollievo, Irmelin
spuntò dalla botola in fretta e furia. Stava correndo lungo il ponte quando
inciampò finendo lunga distesa sul pavimento. Selyan si avvicinò per aiutarla
ad alzarsi prima che arrivasse la Somma
testona e la sgridasse, ma non riuscì ad arrivare prima che la ragazza
decidesse di farsi giustizia da sola come sempre
<< Keira! Cosa diamine volevi fare?! >>
chiese minacciosa alla nipote della Somma Sacerdotessa.
<< Così impari a fare tardi >> rispose
lei stizzita arricciando il naso con la sua solita aria arrogante e altezzosa
<< Mi chiedo come faccia mia zia a sopportare una ragazza così maldestra
>>
L’odio tra Irmelin e Keira durava da sempre, forse anche da prima che
nascessero. Selyan si limitò a tirare la sua amica per un braccio sperando che
la seguisse.
Una speranza che finì in frantumi quando la riccia si tolse di dosso la
sua mano urlando
<< Maldestra a chi? Se non la smetti di fare
sempre da padrona io… >>
<< Tu cosa? Sappiamo tutte che non avresti il
coraggio di colpirmi, le tue minacce non spaventano proprio nessuno
>> tutto il gruppo di oche che
attorniava Keira cominciò a ridacchiare e prendere in giro Irmelin che ormai
aveva i pugni serrati e stava perdendo la pazienza
<< Che sfacciata! Non pensare che, se non ti
do quello che meriti, è perché sei nipote della Somma Sacerdotessa! Non ti
tocco perché mi fai pena! Sei convinta di essere brava e bella ma la realtà è
che sei un cataclisma e neanche il più orribile sfregio che si sia mai visto
potrebbe peggiorare la situazione del tuo viso! Verrà il girono in cui sarai
costretta ad ammettere la tua nullità e ti giuro che quel giorno riderò fino a
stare male per la soddisfazione! >>
Elydet accorse in suo soccorso prendendo Irmelin
per l’altro braccio e sussurrandole un << Datti una calmata, stai
esagerando >>
Un finto colpo di tosse riportò tutte al loro posto
in meno di un attimo. Dalia era arrivata, la recita aveva inizio.
<< Mie care figlie, quest’oggi la Dea è stata
così gentile da farci arrivare nella terra del re che ci ospiterà >>
La sua voce era così mielosa che Elydet davanti a
loro inclinò la testa da un lato come faceva sempre quando guardava qualcosa
che non le piaceva, Irmelin mugolò disgustata e Selyan sussurrò un << Non
ditemi che non si ricorda il nome del re, vi prego >>
Irmelin non perse occasione di commentare <<
Io scommetto che non si ricorda nemmeno quale Dea serve >>
Selyan avrebbe voluto ridere, ma sapeva che avrebbe
solo invogliato la sua amica a peggiorare le offese mettendola nei guai. E
doveva anche farla smettere di guardare la somma Dalia come si guarda qualcosa
di estremamente divertente. Sapeva che c’era una sola soluzione per quei casi:
piantò il suo gomito destro esattamente in mezzo alle costole della sua amica
cogliendola alla sprovvista e togliendole il fiato.
<< Avete il permesso di andare in giro per il
mercato di fronte al porto, ma non voglio che vi stanchiate troppo. Dopo pranzo
andremo al cospetto del Potente Sovrano di questa terra, ricordate che dobbiamo
pregare la Dea che lui ci ospiti o saremo obbligate a tornare indietro senza
aver appreso le nobili arti magiche di questo popolo antico e potente.
Sinceramente, dubito che dopo aver visto i vostri poteri ci farà andare via.
Per questo motivo non dovete stancarvi. Voglio che siate al massimo della forma
quando saremo davanti a lui. L’avvertimento, ovviamente, non vale per le più
maldestre >>
Nel dire questo aveva fatto una pausa ad effetto
fissando Irmelin che in breve tempo si ritrovò tutti gli occhi addosso. Per
fortuna era una che non si faceva intimidire da certe cose e resse senza
problemi lo sguardo della Vecchia
bisbetica.
<< Keira, tesoro, ho sentito dire che il
sovrano di questa terra è molto giovane e non è sposato. Se sei d’accordo,
potrei offrirgli la tua mano. Dopotutto, noi tutte sappiamo che sei di nobile
famiglia e che il tuo potere sta crescendo a vista d’occhio. Se accettasse, per
noi sarebbe come essere di nuovo a casa. Ovviamente se il re scegliesse
un'altra di voi sarebbe la stessa cosa, ma non vedo nessuna più adatta di te,
cara, per governare un regno. Tu cosa ne pensi? >>
Il sorriso soddisfatto sul viso di Keira era la
prova evidente che quel discorso era stato provato e riprovato chissà quante
volte da zia e nipote << Come preferite, Potente Madre. Sarò lieta di
esservi utile >>
<< Bene, ragazze! Potete andare, ma ricordate
tutto quello che vi ho detto >>
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-Elydet-
Appena scese dalla nave, si radunarono tutte
intorno a Keira facendole i migliori auguri per la proposta e chiedendole se
non avesse paura di farsi offrire a un sovrano sconosciuto e la Dea sapeva
quali altre stupidaggini. Lei e sua sorella passarono oltre per immergersi in
quel turbinio di colori che era il mercato di fronte a loro trascinando una
Irmelin ancora furiosa e urlante.
<< Accidenti alla Somma Testona e alla Somma
Nipote! La offre al Re! Che se la prenda e ce la tolga di torno una volta
per tutte! >>
Elydet rise e cominciò a punzecchiarla << Sei gelosa? Volevi essere offerta
tu? Dai, a noi puoi dirlo, vero Selyan? >> ma non udì risposta e si fermò
<< Sel? >>
Irmelin non si era accorta di niente perché era
ancora impegnata a urlare contro Keira << Ma cosa dici? Il sole ha dato
alla testa anche a te! È chiaro
che il re non è così giovane come dice. Vuoi che ti dica com’è fatto prima di
vederlo? Bene: è un vecchio, non ancora decrepito -così passa da giovane- ,
bisbetico e incapace, circondato da una corte di grassoni che stanno lì ad
adularlo dalla mattina alla sera! Mi da fastidio che reputi Keira così brava e
potente quando è chiaro come il sole che non sa fare niente e tua sorella, che
invece se la cava anche troppo bene … Dove accidenti è finita quella testa
vuota di tua sorella?!? >>
Elydet conosceva lo scarsissimo senso
dell’orientamento di Selyan e stava già implorando la Dea di non doverla
cercare per tutto il mercato. Per sua fortuna la Dea fu clemente e le fece
ritrovare sua sorella poco più indietro. Era ferma a un banco di bracciali,
collane, orecchini e i gioielli più strani, assolutamente incantata da qualcosa.
Non smise di fissarlo neanche quando Irmelin urlò con tutto il fiato che aveva
in gola << Vuoi avvertire quando ti fermi?! Ci hai fatto girare come due-
>>
<< Guarda che bello! >> la interruppe
con una voce sognante puntando il dito verso un bracciale argentato con una
miriade di pietre azzurre sopra. Irmelin sbuffò ed Elydet non potè fare altro che portarsi una mano alla fronte annoiata.
Quando Selyan guardava così una cosa, c’erano ben poche speranze di farla
ragionare << Compralo, se ti piace tanto, e facciamola finita! >>
Selyan decise di seguire il suo consiglio. Indicò il bracciale all’uomo
dietro il banco, lui parlò in una lingua a loro incomprensibile, ma lei non
batté ciglio. Tirò fuori dalla tasca un preciso numero di monete per pagarlo e
mise al polso il suo nuovo, scintillante, acquisto.
Elydet scosse la testa credendo di averlo sognato.
Guardò Irmelin per avere una conferma e la trovò ancora a bocca aperta a
fissare sua sorella. Dove diamine aveva imparato quella lingua sua sorella?!
<< S-Selyan? Posso sapere cosa… come hai
fatto a capire cosa diceva quell’uomo? Abbiamo imparato la lingua che parlano
qui mentre eravamo sulla nave perché ce l’ha insegnata la Somma Sacerdotessa,
ma… io non ho capito una parola prima >>
La sorella alzò le spalle con un sorriso
soddisfatto << Credo parlasse uno strano dialetto. Ho notato che la Vecchiaccia spesso riesce a capire
quello che dice la gente in qualunque lingua parli. All’inizio credevo che le
sapesse tutte, poi mi sono ricordata che non è così intelligente e ho cercato
di capire come faceva >>
Irmelin era scoppiata a ridere << Hai
ragione! Ve la immaginate immersa nei libri a studiarsi tutte le lingue e i
dialetti di tutte le terre? Dopo pochi minuti cercherebbe di convincere tutti a
parlare la sua e a sposare sua nipote! >>
Elydet la zittì e le sussurrò << Shhh!
Conosci mia sorella, se cambi discorso, si scorda come ha fatto e, prima che le
torni in mente, ce lo avrà già spiegato la Somma
testa-vuota! >>
<< Guarda che ti ho sentita! Ora potrei anche
non dirvelo perché mi sono offesa ma, se lo facessi, tu diresti che me lo sono
dimenticato, perciò ve lo dico, ma piantatela di prendermi in giro! >>
Irmelin le tastò la fronte per controllare che il
sole non le avesse davvero fatto salire la febbre. Effettivamente sua sorella
in certi casi faceva aveva delle idee davvero incomprensibili e stupide, ma
quella che aveva appena tirato fuori le batteva tutte
Selyan si spostò sbuffando << È facilissimo. Keira, mentre
si vantava, mi ha detto che sua zia riesce a capire le intenzioni delle persone
che non hanno una pietra a proteggere le loro menti e ci ho provato anche io.
Il tizio dietro il banco voleva ardentemente un paio di monete perché non
vendeva niente da giorni e gliene ho date tre per farlo contento >>
A quanto pareva, Selyan non si rendeva conto di
quello che aveva appena fatto. Come sempre. Elydet si impose di smetterla di
torturare la propria fronte a causa delle stranezze di sua sorella e costrinse
le sue mani a spostarsi su una ciocca di capelli. Almeno su quelli non
sarebbero rimasti i segni rossi.
<< Sorellina, questa cosa… beh, insomma…. la
fa la Somma Sacerdotessa. Non so se mi spiego… tu non dovresti affatto
riuscirci. Non dovresti proprio >>
Quando Irmelin annuì alle sue parole, Selyan
sospirò << Per questo l’ho detto solo a voi. Non ditelo in giro, non
voglio che Lei e sua nipote vengano a darmi fastidio
>> disse guardando il suo nuovo acquisto.
<<
Guardate come luccica! >>
Non
ottenne risposta, mno di ritrova non era una risposta
che voleva.
La conosceva bene ormai. Quello stupido bracciale era solo il suo modo
di pensare a qualcosa che non fosse il nuovo re.
Aveva notato anche Irmelin guardare preoccupata verso il punto in cui
Dalia aveva indicato quando parlava del palazzo reale. Nessuna di loro era
tranquilla. Lei per prima.
Più viaggiavano, meno speranze avevano di essere ritrovate dalla nave
che avrebbe dovuto seguirle.
Poco le importava di quello che aveva detto Dalia.
Lei non si sarebbe arresa alla morte di sua madre. Non voleva neanche pensarci!
<< Qui staremo bene >> sussurrò Irmelin
alle sue spalle
Elydet si voltò a guardarla. Non parlava con Selyan. Sua sorella era
ferma a guardare le stoffe di un altro banco e sembrava particolarmente intenta
a rigirarle tutte. Evidentemente aveva sentito e si stava tenendo impegnata per
non scoppiare a piangere di nuovo o per non assalire Irmelin dicendole che si
sbagliava e che non avrebbero mai più avuto niente di buono dalla vita.
Ormai Selyan era così…
Eppure, forse la sua amica non aveva tutti i torti.
Quel giorno, a differenza degli ultimi tre mesi, erano a terra con la
vera possibilità di ricominciare a vivere e smettere di viaggiare a vuoto. Quel
re doveva solo essere gentile con loro.
Forse non era una cosa impossibile.
<< Forse sì, Irmy >>
* Spero di sì*