Midnight and Misfortune
PROLOGO – IL GATTO
La città a quell’ora incuteva paura. Mezzanotte, l’ora delle streghe e della magia. Sam si ricordò di quando suo nonno si divertiva a raccontarle di mondi magici, streghe e fate buone che collaboravano per riportare ordine nel loro mondo, caduto sotto il controllo di persone malvagie. A causa sua Sam vedeva pericoli ovunque andasse, in ogni ombra ed anfratto. Anche in quel momento, come tutte le sere, tremava dalla testa ai piedi senza riuscire a smettere e continuava a guardarsi attorno con sguardo febbricitante.
“Dimentica le storie di tuo nonno Sam, dimenticale”, continuava a ripetersi mentalmente.
Ma per quanti sforzi facesse non ci riusciva, continuava a voltarsi indietro sempre troppo spesso ed a spaventarsi per un nonnulla, che fosse un gatto randagio che sbucava da un vicolo buio o per i passi di un qualsiasi essere umano che passava sul lato opposto della strada.
“Ma perché mi è venuto in mente di uscire a comprare il latte per mamma?”, si chiese angosciata.
Sua madre aveva le voglie a causa della gravidanza. Quella sera suo padre non era in casa e lei, Sam, era l’unica che poteva muoversi e andare al supermercato più vicino, aperto ventiquattrore su ventiquattro, per comprare quello stupido latte. La ragazza – sì, nonostante il nome era una Lei - cominciava a pentirsi di aver voluto accontentare sua madre. Era troppo buona, troppo santa, troppo altruista. “Troppo tutto”, pensò.
Quando vide il portone di casa sua profilarsi all’orizzonte fece i salti di gioia. Temendo però di essere stata troppo rumorosa e di aver attirato su di sé l’attenzione di qualcosa o qualcuno agitandosi in quel modo, si guardò attorno guardinga fermandosi per un momento. Sinistra, destra. Ancora sinistra e ancora destra. “Ok, nessuno in vista” sospirò sollevata.
Ricominciò a camminare, tenendo stretta la borsa della spesa. La porta di casa sua si faceva sempre più vicina, ma non quanto voleva lei: le sembrava ancora troppo lontana.
Ad un tratto dal vicolo di fianco a lei, che si stava accingendo a passare, sentii provenire un basso miagolio. Facendo due salti in aria per la paura e girandosi di scatto, vide emergere dall’oscurità un gatto nero. Il micio attraversò il marciapiede, andando verso la strada asfaltata. Sam spalancò gli occhi.
“Un gatto nero mi ha
attraversato la strada,” si disse terrorizzata. “La sfortuna mi colpirà!”
Anche questo era colpa di suo nonno: l’aveva talmente spaventata con le sue storie su streghe e fate e chicchessia, che la povera Sam si era all’improvviso ritrovata questa strana fobia. La paura della sfortuna.
Cercando di calmarsi prese un profondo respiro. Fissò il gatto, ormai dall’altra parte della strada, e lo trovò accovacciato sul ciglio del marciapiede a fissarla. Per un attimo non pensò a nulla, osservò gli occhi cangianti del felino che si vedevano anche a quella grande distanza. Poi si riebbe ed il tempo di portarsi una mano all’occhio destro e strofinarselo che subito il gatto sparì.
“Allucinazione?” si chiese.
Per un attimo rimase ferma sul posto, fissando in trance il punto in cui il gatto doveva essere rimasto a fissarla.
“Sono una stupida!,” pensò. “Aspetto
forse che il gatto riappaia per magia?”
Credendo alla sfortuna, probabilmente lo strano fenomeno che avvenne dopo lo avrebbe potuto classificare come paranormale, una conseguenza dell’incontro con il gatto nero. Ma non ne ebbe il tempo: dal ciglio del marciapiede opposto Sam si vide venire incontro un’ombra nera, che si espandeva a macchia d’olio verso di lei. Le case venivano risucchiate, così come l’asfalto della strada, i lampioni, i tronchi e i rami senza foglie degli alberi piantati sui marciapiedi. Senza che potesse muoversi, impietrita dalla paura, Sam pensò che tutto questo doveva essere un sogno, anzi un incubo causato dall’abbuffata che aveva compiuto quella sera assieme a tutta la sua famiglia. Certamente questa non poteva essere la realtà: la macchia nera non esisteva, quell’ombra non si stava avvicinando a lei, ed ora non si stava arrampicando su per le sue gambe cercando di inghiottirla o cancellarla.
Nel momento in cui però vide tutto nero si arrischiò a fare una sola cosa: urlare.
NOTE
Sto ancora piangendo, commossa. Non posso credere di essere arrivata TERZA ad un concorso (“L’Ombra e… l’Angelo”, di Eylis). Il primo su EFP, che emozione! (il secondo in tutto XD). Insomma, vi posterò tutti stasera i capitoli di questa long-fiction. Un po’ perché non credo riceverò recensioni (come per l’altra originale in questa stessa sezione), un po’ perché… voglio postarla, SUBITO. XD
Baci a tutti!
Frozen
Ps. Una dedica? Uhm: a tutti
coloro che mi conoscono, ma soprattutto alla mia mamma
*^* (che amo ed odio contemporaneamente e che mi infonde coraggio a suon di
urli!)
[edit del 9/02/09: aggiunto
link al concorso indetto da Eylis, a cui la storia è
arrivata terza]