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Autore: mudblood88    12/09/2015    4 recensioni
Seguito di "I cattivi non hanno mai un lieto fine, ma Regina ha Emma."
TRATTO DAL TESTO:
«Vuole il tuo cuore, Emma».
«Non mi importa» rispose la bionda, con fermezza. «Non ti lascerò andare da sola».
Regina fece un passo verso di lei, trovandosi a pochi centimetri dal suo viso.
«Emma, ascolta...»
«No» la interruppe, alzando le mani in un gesto deciso. «Non mi importa, qualsiasi cosa dirai ho preso la mia decisione. Avevo promesso a Henry che mi sarei presa cura di te. Che ti avrei protetta. Ed è quello che ho intenzione di fare. Io sono la Salvatrice!»
«Emma» disse Regina, in tono grave. «A volte... anche la Salvatrice deve essere salvata».
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 18

La notte del solstizio d'estate
-Parte 1-  

 




La tranquillità di Emma cominciò a calare nel momento in cui cominciarono a intravedere in mezzo agli alberi il Pozzo di Storybrooke. Era il tramonto, e il cielo era lievemente tinto di rosso, ma nessuna delle due riusciva a fare caso al panorama.

Regina aveva una borsa a tracolla contenente il libro e il Vaso di Pandora. La stringeva a sé, sfiorando con le dita la superficie liscia del Vaso e la copertina del libro, per assicurarsi che fossero ancora lì. Aveva come la sensazione che l'ombra avrebbe trovato un modo per portarglieli via.

Una volta raggiunto il Pozzo, l'ombra non si fece attendere a lungo. Il sole si spense all'improvviso, anche se non era ancora tramontato, e l'aria intorno a loro si fece gelida almeno quanto il suono della voce dell'ombra, che ormai conoscevano fin troppo bene. Sentirono intorno quell'inquietante presenza, anche se non la vedevano, sapevano che era lì.

Regina lanciò uno sguardo preoccupato ad Emma, che cercò di mostrarsi tranquilla, e le rispose con un sorriso incoraggiante. Poi, all'improvviso, quel sorriso svanì. I suoi occhi diventarono gelidi e vuoti, e il suo corpo cominciò ad essere scosso dai tremiti.

Regina trasalì, guardandosi intorno alla ricerca dell'ombra.

«Dove sei?» gridò, con tutta la voce che aveva.

Regina ebbe la tentazione di prendere il Vaso di Pandora e intrappolare l'ombra, ma doveva attenersi al piano. Doveva prima recuperare lo scrigno, ma vedere Emma in quelle condizioni le faceva perdere la lucidità.

«Dammi lo scrigno!» gridò, cercando di ricacciare indietro la lacrime. Non doveva cedere. «Avevamo un accordo!»

«Dovresti saperlo, Regina Mills».

Fu la prima volta che l'ombra parlò, e Regina capì che non si sarebbe mai abituata a sentire quella voce gelida parlare attraverso Emma. La donna deglutì a vuoto, cercando di nascondere la paura che si stava impadronendo di lei.

«Dovresti saperlo, che gli accordi non si infrangono».

Regina ringhiò. «Dammi lo scrigno!»

«E tu dammi il cuore della Salvatrice».

Regina sapeva che, non appena l'ombra si fosse impossessata di Emma, si sarebbe resa conto che il cuore non era al suo posto. Sperava solo di avere più tempo per recuperare lo scrigno.

«Ti darò il cuore di Emma, soltanto quando mi avrai dato lo scrigno» disse, ferma, una mano già infilata nella borsa. Estrasse un piccolo sacchettino di stoffa. «Il cuore è qui dentro. Lo scrigno dov'è?»

Emma, improvvisamente, si immobilizzò. La ragazza cadde in ginocchio, per poi accasciarsi a terra, e Regina si mosse in avanti per afferrarla, ma si immobilizzò. Ora doveva mantenere la concentrazione, doveva restare attenta.

Si voltò, e si ritrovò faccia a faccia con quella macchia nera e indefinita che era l'ombra. Da quest'ultima scaturì qualcosa di ancora più nero, e cominciò a fluttuare nell'aria sopra di loro; lo scrigno.

«Dammi il suo cuore, Regina Mills» le intimò l'ombra.

Regina esitò. Guardò lo scrigno come se potesse attirarlo a sé con la sola forza del suo sguardo e nel frattempo strinse ancora di più il sacchetto con il cuore.

Poi sentì qualcosa passarle accanto e un secondo dopo vide Emma scaraventarsi contro l'ombra. Emma colpì lo scrigno, che sfuggì dalla presa dell'ombra e iniziò a rotolare nell'erba. Regina approfittò di quel momento per estrarre il Vaso di Pandora.

L'ombra ringhiò. «Ti pentirai di questo, Salvatrice!»

Emma ghignò, prima di rialzarsi e correre verso lo scrigno. Regina fece per scoperchiare il Vaso di Pandora, ma si bloccò.

Tutt'attorno cominciarono a fluttuare delle ombre, che danzavano intorno a loro, avvolgendole e togliendo loro la vista. Diventò tutto buio; Emma si fermò a mezzavia dal raggiungere lo scrigno, Regina allentò la presa sul coperchio, usando il braccio con cui ancora teneva il cuore per cercare di scacciare quel fumo che la stava avvolgendo.

Poi accadde qualcosa di sinistro, qualcosa di inaspettato. Regina sentì la terra sotto ai propri piedi diventare sempre più morbida, finché non sprofondò in quella che sembrava... acqua. Improvvisamente si ritrovò a dover restare a galla, scalciando i piedi e cercando di non affogare. Il Vaso di Pandora le scivolò di mano, mentre d'istinto si strinse il sacchetto con il cuore al petto. Si guardò intorno, spaesata.

«Emma?» gridò, ma la sua voce le si spezzò quando l'acqua le arrivò alla gola.

Si rese conto che la magia dell'ombra era estremamente potente. Razionalmente sapeva che era tutta un'illusione, ma le sembrava di star per annegare da un momento all'altro.

Trattenne il respiro, quando un'altra ondata la invase e la coprì fin sopra la testa. Nuotò verso l'alto, cercando di risalire in superficie, il cuore ancora stretto a sé. Quando riuscì a tornare a galla, respirò a pieni polmoni, guardandosi ancora intorno.

«Emma?» gridò di nuovo, nuotando in avanti. Non vedeva Emma da nessuna parte. Intorno a lei c'era soltanto acqua e buio. E disperazione.

Emma comparì pochi istanti dopo, afferrando Regina per un braccio, trascinandola verso di sé appena prima che un'altra ondata le facesse sprofondare.

«Regina! Stai bene?»

Regina fu come riportata alla realtà. «Emma!» esclamò, poi si protese verso di lei per abbracciarla.

Emma la strinse, continuando a scalciare per mantenere entrambe a galla. «Che sta succedendo, Regina?» domandò. «Dove siamo finite? Da dove arriva tutta quest'acqua?»

Regina si allontanò quanto bastava per guardare Emma negli occhi. «Non lo so, Emma» ammise. «Credo che questa-»

Ma dovette interrompersi, perchè un'altra ondata le ricoprì interamente, e furono costrette a trattenere ancora il respiro.

«Tutto questo non è reale, Emma» gridò Regina, una volta riemerse.

La bionda la guardò, sconvolta. «Ma come... come è possibile?»

«Non lo so» rispose Regina. «Dobbiamo trovare il modo per-»

Finirono di nuovo sott'acqua, e rimersero pochi istanti dopo; entrambe poterono vedere distintamente sul volto dell'altra il terrore e la consapevolezza che non sarebbero riuscite ad uscire vive da quella situazione.

«Regina» bisbigliò Emma, avvicinandosi a lei. «Cosa... cosa possiamo fare?»

Regina non rispose, e il suo silenzio fu sufficiente. Si guardò intorno, disperata, rassegnata. Quando si voltò a guardare Emma, la bionda le sorrise.

«Regina» iniziò, in tono grave. «Se non dovessimo farcela, vorrei che sapessi...»

«No, Emma» Regina la interruppe, spalancando gli occhi, tenendo la presa salda sulle spalle della bionda. «Ce la faremo. Non puoi arrenderti, devi spezzare il sortilegio. Henry e i tuoi genitori contano su di te. E anche io».

Emma la guardò per un secondo, rivolgendole un'occhiata stanca, atterrita.

Regina proseguì. «Tutto questo non è reale. Ci deve essere un modo per-»

Improvvisamente furono avvolte da un vortice che le trascinò in basso. Emma afferrò il braccio di Regina prima che venissero risucchiate, e la attirò a sé, anche se non fu un'impresa facile perchè le acque cercavano in tutti i modi di dividerle. Regina strinse il cuore a sé, non lo avrebbe mai lasciato andare per nessun motivo. Vennero trascinate ancora più in profondità, Regina che cercava disperatamente un appiglio, Emma che continuava a calciare per poter riemergere. Ad un certo punto, smise di nuotare, smise di provare a salvarsi, e si lasciò trascinare dalle acque. Regina, con la mano stretta in quella di Emma, si rese conto che il respiro le stava venendo meno sempre di più, e lo stesso doveva star succedendo anche ad Emma che improvvisamente perse i sensi.

Se non si fossero trovate sott'acqua, delle calde lacrime sarebbero scese sul viso di Regina, che non poté fare altro che avvinghiarsi ad Emma e stringerla a sé.

Poi, ancora una volta, accadde qualcosa di strano e inaspettato. Le acque intorno a loro iniziarono a vorticare più velocemente e si aprirono, lasciando intravedere una striscia di terra.

Regina ed Emma furono sbalzate da due parti opposte, separandosi violentemente, finché non caddero a terra. Sputarono acqua per parecchi minuti, inalando l'aria nei polmoni finché non riuscirono ad avere di nuovo il respiro regolare.

Quando tutto il buio si dissolse, le due donne si ritrovarono faccia a faccia con qualcuno che non avrebbero mai voluto vedere in quella situazione.

«Henry!» gridò Regina, sgranando gli occhi.

Emma trasalì. «Ragazzino...»

Il ragazzo era immobile davanti a loro, esattamente in mezzo tra le due donne che da una parte e dall'altra lo osservarono esterrefatte. Finché, in un attimo, non cominciò a tremare.

«No!» gridò Emma, alzandosi e correndogli incontro.

Regina, dall'altra parte, gridò a sua volta. «Emma, fermati! Non è reale!»

Emma si bloccò a pochi metri dal ragazzo. Regina si guardò intorno, individuando il Vaso di Pandora in mezzo all'erba.

Henry fu avvolto completamente da un'ombra scura, che lo sollevò da terra, stringendolo per la gola. Si dimenò, portandosi le mani alla gola, nel tentativo di liberarsi, tossendo e rischiando di soffocare.

Emma cercò lo sguardo di Regina.

«Non è reale» disse Regina, raccogliendo il Vaso di Pandora.

«Guardate il ragazzo soffocare» gridò l'ombra, ghignando. «Vostro figlio sta morendo».

Regina fu invasa dal panico, e stavolta fu lei a cercare coraggio nello sguardo di Emma. Quando lo incrociò, capì che la ragazza stava provando le stesse sue sensazioni. Aveva uno sguardo terrorizzato negli occhi, si agitava sul posto, tentata dal buttarsi verso Henry e salvarlo. Ma entrambe sapevano che quella era solo un'illusione.

«La pagherai!» gridò Regina, decisa. Poi scoperchiò il Vaso di Pandora e lo tese verso l'ombra.

Emma e Regina restarono con il fiato sospeso, ma non accadde niente di ciò che si aspettavano.

L'ombra scomparì, mentre Henry cadde a terra, svenuto, davanti ai loro occhi. Regina non sapeva come funzionasse il Vaso di Pandora, ma era certa che non stava risucchiando l'ombra dentro di sé.

«Ma cosa...» Regina guardò il Vaso confusa.

Henry si rialzò, con un ghigno malvagio. «Ti facevo più furba, Regina Mills» disse, con la voce metallica dell'ombra. «Quell'oggetto non funziona finché sarò in forma illusoria. Funziona solo con la mia vera essenza. Finché avrò questo aspetto non potete fare niente contro di me».

Regina contrasse le labbra in una smorfia. Incrociò lo sguardo teso di Emma, alle spalle di Henry.

La bionda si voltò, cauta, a cercare lo scrigno. Giaceva ancora a terra, e provando a non farsi notare, corse verso di esso per prenderlo. Ma prima che potesse arrivarci, l'ombra lo attirò a sé, e subito fu nelle mani di Henry.

Una risata gelida sferzò l'aria.

«Non siete niente senza la vostra magia».

Emma si lasciò scappare un grido frustrato. Regina richiuse il Vaso di Pandora e lo posò a terra.

«Datemi il cuore della Salvatrice!» gridò il finto Henry.

Regina lo stringeva ancora tra le mani. Lo sapeva che sarebbero arrivati a tanto, lo sapeva che avrebbe dovuto dargli quel cuore.

Poi Emma la raggiunse. «Regina, dagli il mio cuore» le disse, afferrandole le spalle.

«Emma...» iniziò Regina, ma la bionda la interruppe.

«Tu prendi lo scrigno, spezza il sortilegio e torna a casa. Non importa cosa accadrà a me».

Regina avrebbe voluto dirle tante cose, ma si limitò ad allontanarsi da lei, stringendo il sacchetto con il cuore.

Raggiunse Henry, che ghignava, un sorriso maligno che stonava con il suo viso dolce. Regina chiuse gli occhi; non poteva vederlo così.

Allungò la mano con il cuore verso il ragazzo. «Eccolo».

L'ombra lo afferrò, lasciando cadere lo scrigno a terra.

«Si» gridò l'ombra, soddisfatta.

Poi il corpo di Henry scomparì, lasciando spazio alla macchia nera che era l'ombra, il pendente con la magia di Emma e Regina che fluttuava sopra di essa.

«Ora ho tutti gli ingredienti e potrò avere una forma umana» gridò.

Estrasse il cuore dal sacchetto, che cominciò a fluttuare accanto al pendente. Lo espose alla luce della luna, e una scia luminosa colpì i due oggetti e poi l'ombra.

Emma guardava la scena, sentendo un enorme vuoto nel petto, mentre Regina aveva raccolto lo scrigno e l'aveva raggiunta di nuovo.

«Emma, ascoltami» iniziò Regina, agitata. «Prendi il Vaso di Pandora e intrappolala. Soltanto così riusciremo ad avere il pendente, e riavremo la nostra magia».

Emma la guardò confusa. «Regina, non possiamo più intrappolarla, sta tornando in forma umana».

Regina fece un sorriso malinconico. «Non tornerà in forma umana» disse.

«Regina, cosa...» non ci fu bisogno di finire la frase, Emma capì subito cosa aveva fatto Regina. «Non avrai...»

Regina non fece in tempo a rispondere che si accasciò a terra, tremante, gridando dal dolore. 


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Buonasera team SwanQueen!
Eccomi qui con il terzultimo capitolo di questa ff. Ormai stiamo raggiungendo la fine, e so che voi tutti aspettavate questo momento che è lo stesso che avete letto nel prologo. Spero che ora abbiate un po' più chiaro ciò che è successo, però comunque vi chiedo: cosa pensate abbia fatto Regina? La risposta penso sia chiara a tutti quanti, ma non si sa mai. :P
Quindi, come sempre, vi ringrazio per le recensioni, le visite, i commenti, tutto. Siete nel mio cuore, tutti quanti, ad uno ad uno, e sono molto contenta che tra una recensione e un'altra sono riuscita a conoscere delle belle persone come voi. 
Alla prossima settimana con il penultimo capitolo! <3

  
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