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Autore: B_Regal    12/09/2015    2 recensioni
[Raccolta di One Shot indipendenti]
Dall'ultimo capitolo:
Ormai è quasi certa che sia un effetto di quel posto, non poter essere sereni.
Non che la sensazione le sia nuova, ma gli eventi di quella giornata sono stati duri persino per una come lei e ora ne sente il peso tutto insieme, come un grosso macigno sul petto che le mozza il respiro.
E’ lì fuori già da un po’ quando avverte una presenza dietro di lei e per un momento si irrigidisce, ma poi una mano calda le sfiora la guancia e quel tocco lo riconoscerebbe ovunque.
E non sa bene come succede, ma un istante dopo sta singhiozzando contro il suo petto.

SPOILER 5x12!
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Henry Mills, Regina Mills, Robin Hood, Roland
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Questa OneShot è un pò diversa da quelle che ho scritto fin'ora, è un pò meno fluff e verte più sul tono della commedia. E' un esperimento che ho voluto fare prendendo spunto da una fantastica serie tv che seguo e che consiglio a tutti, Modern Family. La situazione e alcune battute sono completamente riprese da un episodio della terza serie (3x22, per chi volesse vederla), io ho cambiato i personaggi e apportato un pò di modifiche qua e là, oltre ad aver aggiunto dei dialoghi e delle scene nuove.
E' che quando ho visto l'episodio non ho potuto fare a meno di pensare a Robin e a Regina sopratutto, mi piacerebbe tanto assistere a qualche momento leggero e simpatico tra loro (sopratutto visti gli ultimi eventi) e questo l'ho subito trovato perfetto per loro.

La dedico a Valentina, un pò perchè il "comedy" è il suo genere, un pò perchè ieri è stato il suo compleanno e questo è un piccolissimo pensierino. <3 






Regina guardò soddisfatta il tavolo del salone, finalmente certa – dopo l’ennesimo controllo -  di aver preparato tutto il necessario: La sua borsa, quella di Hope, bibite,  qualche merendina, lo spray anti zanzare, un ricambio di vestiti per i bambini, la macchina fotografica.
Mancava solo la sua famiglia.
 
Si mosse verso l’atrio, fino alle scale e guardò verso l’alto, cercando di scorgere almeno uno di loro. Come al solito era lei, dopo aver pensato alla casa, ai bagagli e ai bambini, a dover aspettare tutti gli altri.
 “Siete pronti???”
 
“Eccoci!” Il rumore di passi veloci anticipò l’apparizione di Robin, che stava scendendo le scale di corsa, stringendo saldamente sua figlia di tre anni sul fianco destro  “Roland, Henry, sbrigatevi!!” Gridò guardandosi indietro, mentre Hope sventolava divertita la sua bambola di pezza nell’aria.
 
“Che stanno facendo?” Domandò impaziente Regina, avvicinandosi per sistemare i capelli di Hope, che come ogni volta che passava più di qualche minuto nella braccia del padre, tra coccole, areoplanini nell’aria e saltelli, erano spettinati e le cadevano sul viso.  Le rifece le codine e le lisciò le pieghe del vestitino, mentre la bambina protestava avvinghiandosi sempre di più attorno al collo del padre.
 
“Henry stava spegnendo il computer, Roland sta cercando Buzz Lightyear!” Le spiegò Robin, gettando un'altra occhiata verso il piano di sopra.
 
“Prima o poi glielo sequestro quel computer!” Sbuffò lei, guardando impaziente l’orologio che portava al polso “E riguardo Roland, gli avevamo detto che non doveva portarsi giocattoli!”  
 
“Lo so, ma abbiamo fatto un patto, solo Buzz..” Poi Robin guardò in basso, soffermandosi sulle scarpe di Regina:  un paio di decolletè di vernice nera con un tacco di almeno 12 centimetri “E tu? Quelle scarpe?”
 
“Perché?” Osservò Regina guardandosi anche lei i piedi. Indossava un pantalone nero stretto sulle caviglie e quelle scarpe gli si abbinavano alla perfezione, non vedeva motivo per cui non avrebbe dovuto metterle.
 
“Sai quanto si cammina durante una giornata a Disneyland?” Robin sapeva bene quanto Regina amasse portare scarpe alte e ormai non ci faceva neanche più troppo caso, ma indossarle a lavoro o nelle loro normali giornate a Storybrooke era diverso dal farlo quando avevano in programma una gita come quella.
 
Lei comunque non sembrava dello stesso avviso, e si limitò ad alzare le spalle “Mi piace indossare i tacchi alti, sto bene!”
 
“E’ come quando non vuoi portare una giacca quando io ti consiglio di farlo.. ‘Non dirmi cosa devo fare, sto bene!’,  e non stai bene, tremi dal freddo,  e io sembro l’idiota che non vuole dare alla moglie la sua giacca, quindi lo faccio, e poi tremo io dal freddo.. e la giacca l’avevo portata!” Concluse lui, il tipico sorrisetto di chi la sapeva lunga.
 
Regina si appoggiò al tavolino, l’aria scocciata per quella predica che infondo sapeva di meritare “E’ finita questa brutta e noiosa storia della giacca? Perché ci sarà molto traffico!” E mettendo fine alla questione, afferrò le borse sul tavolo e si avviò verso l’esterno.
 
“Fa come vuoi!” Si arrese Robin, guardandola andare via “Ma non ti presto le mie scarpe!” Gli urlò dietro. Scosse la testa rassegnato, girandosi a guardare Hope che per tutto il tempo era stata intenta a giocare con il bottone della camicia del padre “Tua madre è impossibile!” Le disse, poi guardò di nuovo verso il piano di sopra, sbuffando  “Roland!  Henry! Se non siete giù entro tre secondi vi lascio qui!”
                                                                ……………………………………………………
 
L’ingresso di Disneyland era affollato e pieno di bambini che correvano da tutte le parti, inseguendo i pupazzi viventi che vagavano per il parco.  Erano arrivati da pochi minuti e Regina iniziava già a pentirsi di essersi lasciata convincere dal marito a partecipare a quella gita di famiglia. Stavano già iniziando tutti a innervosirla: Mary Margaret e David, tanto per cambiare, erano totalmente presi dal loro principino, gli parlavano con vocine stridule e gli indicavano qualsiasi cosa gli capitasse sotto gli occhi per poi esultare entusiasti a ogni cenno del bambino. 
Emma, al contrario, era già sull’orlo di una crisi di nervi, mentre con il carrozzino faceva avanti e indietro sperando di calmare il pianto disperato del piccolo Liam, due anni appena compiuti; Invece di aiutarla, Killian, probabilmente convinto di essere ancora a bordo della sua nave,  studiava attentamente la mappa del parco neanche fossero finiti sull’isola che non c’è, e Robin, che in quelle occasioni sembrava lasciarsi irrimediabilmente contagiare dallo spirito Charming, giocava con Hope sollevandola in aria e facendola volteggiare, completamente disattento a ciò che gli accadeva attorno. Solo Henry  - Regina era sempre più fiera di come l’aveva cresciuto, uguale a lei – sembrava desideroso di smuovere quella situazione di torpore in cui erano caduti tutti, e annuiva pazientemente alla parlantina inarrestabile Roland lanciandole ogni tanto delle occhiate impazienti.
 
Esasperata, Regina battè un paio di volte le mani sperando di riportare tutti all’attenzione “Allora, da dove iniziamo?” Esclamò, non preoccupandosi di celare più di tanto la sua insofferenza.
 
Ognuno cominciò a dire la sua e ben presto fu evidente che sarebbe stato impossibile giungere a una decisione comune. Emma propose di dividersi, almeno in due gruppi: Lei, Mary Margaret e Regina avrebbero portato Neal, Hope e Liam nella zona dedicata ai più piccoli, gli uomini sarebbero andati con Roland ed Henry a cercare qualcosa di più adatto alla loro età.
 
Il piano sembrava mettere d’accordo tutti, così Robin mise a terra Hope per lasciarla a Regina, la quale però non fece in tempo a prenderla che la bambina iniziò a correre verso uno stand di palloncini.
“Scarlett!”
 
“Oddio..” Regina alzò gli occhi al cielo mentre Robin si precipitava a rincorrerla “Ci risiamo!”

Emma guardò confusa la scena “Cosa?”
 
Regina allargò le braccia e alzò le spalle “Ultimamente sta attraversando questa fase, non fa che scappare, scappa via appena ne ha l’occasione!”

“Sarà l’età..” Ipotizzò Mary Margaret “Anche Neal l’ha fatto qualche volta, vedrai che le passerà!”
 
“Lo spero!” Allungò le braccia per prendere la figlia dalle braccia di Robin, che era tornato vicino al gruppo tenendo saldamente la figlia su una spalla, come se stesse trasportando un sacco di patate, mentre quella rideva e urlava divertita “Per il momento, ci mettiamo qui dentro, eh tesoro? Così stiamo tutti tranquilli!” Esclamò, mentre la infilava nel carrozzino e le allacciava le cinture.
 
“Mamma, andiamo lì!” Urlò Hope, indicando la grossa ruota panoramica con la faccia di topolino.
 
“Si amore, adesso mamma ti porta!” Si scambiò uno sguardo d’intesa con Emma e insieme iniziarono a spingere i passeggini nella direzione della ruota.
 
 
                                                                                  ……………………………….
 

Era ora di pranzo e il gruppo si era riunito con l’intenzione di raggiungere il ristorante più vicino per mangiare qualcosa.
“E’ a circa 100 metri da qui!” Osservò Killian, consultando la sua ormai inseparabile cartina.
Il gruppo si mosse, Robin prese il controllo del passeggino di Hope e rise guardando Regina camminare davanti a lui, stringendo la mano di Roland: Il suo passo non era più deciso come prima, era evidente che stesse iniziando a dare i primi cenni di stanchezza.  
Si portò accanto a lei, avvicinandosi per poterle sussurrare in un orecchio “Sei stanca di camminare con i tacchi?”
 
Regina sussultò “No. Tu sei stanco di stare con una moglie sexy?” Gli lanciò un occhiata arrabbiata – chiaro segno del suo disappunto per essere stata colta in flagrante - prima di accelerare il passo, tirandosi Roland dietro di lei.
 

                                                                                  ……………………….…..
 

Dopo pranzo si erano divisi di nuovo, i bambini avevano esigenze diverse così avevano stabilito di separarsi per poter accontentare tutti. Regina stavolta aveva lasciato Hope a Robin, la bambina continuava a scappare in ogni direzione ed era il turno di suo padre di correrle dietro, così lei aveva preso Roland ed Henry e li aveva portati alle cascate d’acqua.
Robin invece era stato con sua figlia alla giostra dei cavalli, ci avevano fatto almeno quattro giri e poi, quando la bambina si era finalmente scocciata, l’aveva convinta ad andare a cercare la mamma e i fratelli, rigorosamente bloccata nel suo passeggino.
 
Quando varcò la soglia dell’uscita dall’attrazione – i ragazzi dietro di lei - Regina lo vide appoggiato a una ringhiera, un espressione soddisfatta sul viso che fu chiarita dalla prima cosa che gli disse, quando si trovarono a faccia a faccia “Non vedevi l’ora di toglierti quelle scarpe, vero?”
 
“Non so di cosa stai parlando!” Rispose Regina, fingendo di non capire.
 
“Nulla, faccio solo conversazione..” Poi inaspettatamente tirò fuori qualcosa dalla giacca, un foglio rettangolare, e lo sventolò trionfante dell’aria  “Guarda qua, ho comprato una di quelle foto ricordo di te e i ragazzi alla cascata!” L’immagine ritraeva Regina seduta in un finto tronco, Roland ed Henry davanti a lei con le braccia in alto, e un paio di scarpe appena visibili nelle sue mani “Sembra proprio che vi siate divertendo un mondo.. ma, aspetta un momento, che cos’hai in mano? Sono le tue scarpe?” Domandò, fingendosi sorpreso.

“Non sono sicura che quelli siamo noi!” Rispose, un attimo prima di accorgersi che stava iniziando a rendersi ridicola, cercando di negare l’evidenza. Ma non voleva cedere, lei non cedeva mai e non avrebbe iniziato quel giorno.
 
Robin alzò gli occhi al cielo, rassegnato “Ma perché vuoi soffrire tanto? Ammetti che quelle scarpe sono una pessima idea!”
 
“Non sto soffrendo per niente, solo che non volevo che le mie scarpe preferite si rovinassero con l’acqua!”
 
Era più testarda di un mulo, ma questa volta Robin non aveva intenzione di dargliela vinta “Ok,  errore mio. Dobbiamo raggiungere gli altri a Tomorrowland, sarà meglio muoverci, perché è lontano, dall’altra parte del parco!”
 
La sola idea le metteva la nausea, ma non l’avrebbe mai fatto notare a Robin quindi annuì, cercando di sembrare indifferente “Io sto bene, tu cerca solo di non restare indietro!”
 
Robin la guardò allontanarsi, quasi zoppicando su quelle scarpe infernali “Non la posso guardare!” Sussurrò tra sé e sé. La verità era che gli dispiaceva vederla stare male, soprattutto per un motivo talmente banale. Doveva fare qualcosa, perché così nessuno dei due si stava godendo la giornata, nemmeno lui che non faceva che pensare a lei che soffriva  su quegli strumenti di tortura.
 
Si girò verso Henry che era rimasto fermo assieme a Roland e gli fece cenno di prendere il suo posto con il passeggino “Ho un’ idea, avviatevi con vostra madre, ci vediamo lì!”
 

                                                                                    …………………………..…
 

Robin camminava per la grande via principale cercando di individuare sua moglie. Aveva raggiunto gli altri al bar dove si erano dati appuntamento ma non l’aveva trovata, Henry gli aveva spiegato che si era allontanata con Hope per portarla a fare qualche altro giro sulle giostre, visto che la bambina proprio non ne voleva sapere di starsene ferma nel passeggino. Così era andato a cercarla e dopo aver girato per un buon quarto d’ora, la vide proprio quando aveva perso la speranza e iniziava a considerare l’idea di telefonarle.
 
“Regina!” Urlò il suo nome. Lei si voltò, prima di riprendere a camminare come se non avesse sentito. Di certo Robin voleva lanciarle l’ennesima frecciatina e lei non aveva voglia di discutere ancora, non dopo che Hope l’aveva fatta correre da una giostra all’altra e giusto in quel momento si stava finalmente addormentando. Era esausta e voleva solo mettere fine a quella giornata.
 
Intanto Robin  l’aveva raggiunta e aveva preso a camminare accanto a lei “Regina, siediti un secondo!” La invitò, indicando una panchina a pochi passi da loro.
 
“Sto bene Robin!”

“Ti prego!” La prese gentilmente per un braccio facendole lasciare la presa sul passeggino, lei obbedì rassegnata, si sedette e alzò gli occhi su di lui, aveva una busta in mano ma non ci prestò attenzione più di tanto, era distrutta, le facevano male i piedi, e la schiena e non era certa di poterlo nascondere a Robin ancora per molto, ma nemmeno voleva dargli la soddisfazione di ammettere di aver commesso un errore.
 
 “Senti, magari non stai soffrendo, ma soffro io a pensare che stai soffrendo, quindi fammi contento un minuto..” Esclamò intanto lui, e solo allora Regina si rese conto che si era inginocchiato accanto a lei e aveva tirato fuori dalla busta delle strane pantofole gialle a forma di scarpe di Minnie.
 
“E quelle cosa sono?” Domandò, confusa.
 
“Non c’era una grande scelta, alla bibidi bodidi boutique!” Si giustificò, mentre le toglieva le scarpe e le infilava quella strane pantofole.
 
“Sei pazzo?” Regina si guardò entrambi i piedi, inorridita “Io non posso andare in giro con queste cose così gialle, e così brutte e…” All’improvviso si rese conto che non facevano più male, si era così abituata a quel dolore ai piedi da non farci più nemmeno caso ma ora non poteva non notare la differenza, era un vero e proprio sollievo “e.. e così morbide e così comode.. oddio, che sensazione meravigliosa!” Esclamò alla fine, chiudendo gli occhi e godendosi la possibilità di poter finalmente muovere le dita, per ore costrette nelle sue scomode scarpe con il tacco.
 
Robin si era rimesso in piedi e la guardava con aria soddisfatta, le braccia incrociate ma un sorriso sul volto.
Vide il viso della moglie ammorbidirsi, le sue labbra piegarsi in un sorriso commosso  “Grazie per aver fatto spese per me ed esserti preoccupato dei miei piedi, grazie per avermi dato la tua giacca quando avevo freddo, sei un uomo meraviglioso!” Esclamò, appoggiando la testa sulla sua spalla e circondandogli il torace con le braccia.
 
Robin la strinse di rimando, si aspettava del risentimento da parte della moglie per essere stata portata ad ammettere di aver avuto torto, e invece non gliene importava, ne sembrava addirittura felice  “Accidenti, non pensavo che reagissi in un modo.. così gentile!”

“Perché sei così sorpreso?” Rispose lei, un po’ offesa ma senza staccarsi dal suo abbraccio.
 
“Ti prego, non fare una scenata ora che ti dico questo.. E’ possibile.. che tu ti arrabbi – di tanto in tanto – perché indossi sempre delle scarpe scomode?”
 
Lei si guardò di nuovo i piedi, comodamente avvolti in quelle morbide pantofole “Può darsi..” Si guardarono, sorridendosi a vicenda “Ne possiamo andare a prendere un altro paio? Magari le hanno anche nere!”
 
Robin rise, circondandole le spalle con un braccio mentre con l’altro afferrava le maniglie del passeggino “Tutto quello che vuoi, amore mio!”
 

                                                                              …………………………………
 

Quando raggiunsero il resto del gruppo, fu impossibile per loro non notare le strane calzature che indossava Regina, ma bastò un suo sguardo perché tutti capissero che non era il caso di fare commenti.
Tutti tranne Roland.
 
“Mamma, perché hai quelle strane scarpe?” Domandò il bambino, ridendo.
 
Regina stava pensando a cosa rispondere, quando Robin lo fece per lei “Una delle scarpe della mamma si è rotta, piccolo. Non ne avevamo altre e così abbiamo dovuto comprare queste.. le stanno bene, non trovi?”
 
“Si, sei bella mamma!” Annuì Roland.
 
L’espressione tesa di lei si ammorbidì all’istante, mentre si abbassava per baciare la testa riccioluta di Roland “Grazie, tesoro!”
 
“E’ bello vederti senza tacchi, lo sai?” Aggiunse Henry, facendo qualche passo verso di lei “Sono più alto di te!”
 
“Si, ma evita di farmelo notare, almeno..” Obiettò Regina contrariata, spingendo bonariamente il figlio un po’ più lontano.
 
“In effetti Regina sei più bassa di quanto credessi!” Osservò David “Che diavolo mettevi ai piedi nella foresta incantata?”
 
Regina alzò gli occhi al cielo, adesso iniziava ad irritarsi “Ok, smettetela tutti adesso!”
 
“E poi come vi permettete? Mia moglie non è bassa!” Esclamò Robin, fintamente indignato, circondando con un braccio le spalle di Regina, per evidenziare ancora di più la loro differenza di statura.
 
“Ti diverti, eh?” Gli rispose la donna, piantandogli una gomitata nel fianco “Poi a casa ti faccio ridere io!”
 
A salvare Regina da quella situazione imbarazzante – E Robin dalla sete di vendetta della moglie – fu Hope che probabilmente disturbata da quel vociare aprì gli occhi e si mise seduta, guardandosi attorno.
 
Robin le si avvicinò e si inginocchiò alla sua altezza “Ben svegliata, principessa!”
 
La bimba alzò le braccia per essere presa in braccio ma Regina scosse la testa, fermando Robin prima che le slacciasse la cintura di sicurezza “No amore, devi restare seduta lì!”
 
“Non mi piace questo!” Esclamò contrariata la bambina, indicando il passeggino.
 
“Ah si?” Esclamò la madre, stavolta decisa a non dargliela vinta “E a me non piace correre per tutta Disneyland per rincorrerti!”
 
“Il passeggino non è la soluzione, forse posso sistemare le cose..”  Robin slacciò la cintura, e allungò le braccia verso la figlia “Forza principessa vieni con me!”
 

                                                                      …………………………………………………

 
Quando li vide tornare, insieme, mezz’ora dopo, Regina non potè fare a meno di scoppiare in una fragorosa risata.
Robin camminava lentamente, girandosi ogni tanto per assicurarsi che Hope fosse dietro di lui: la bambina gli stava dietro con difficoltà, muovendo passi piccoli e incerti su delle finte scarpette di cristallo luccicanti, che però ostentava con grande orgoglio.
 
“Le scarpe con i tacchi?” Inarcò un sopracciglio, portandosi le mani sui fianchi.
 
“Mi piacciono!” Esclamò Hope entusiasta, sgambettando senza staccare gli occhi dalle sue scarpe nuove.

“Sei bellissima tesoro!” Le disse, inginocchiandosi alla sua altezza quando la bimba la raggiunse.
 
“Guardala!” Esclamò Robin, fiero del suo operato “Riesce a stento a muoversi!”
 
“Già, ma non starà scomoda?” Si preoccupò, osservando la sua bambina avanzare con difficoltà verso lo zio David che le aveva appena fatto cenno di raggiungerlo.
 
Robin aggrottò le sopracciglia “Tua figlia? C’ è stata nove mesi sui tacchi, fanno parte di lei praticamente dalla nascita!”
 
Regina rise, finalmente convinta a lasciare sua figlia con quelle scarpette da principessa ai piedi:  la bambina sembrava adorarle e lei era felice di non dover più correrle dietro con il continuo terrore di perderla.
“Sei un uomo dalle mille risorse, te l’hanno mai detto Locklesy?”
 
“Mhh, si, molte volte a dire la verità!” Rispose lui, circondandole le spalle con un braccio “Ma puoi dirmelo ancora, se vuoi, al mio ego piace sentirlo, soprattutto da te!”
 
“Solo per questa volta, perché hai salvato i miei piedi, la mia schiena, il mio umore e soprattutto hai scongiurato il rischio di dover andare a recuperare nostra figlia all’ufficio oggetti smarriti!”
 
“Mi merito un premio, non trovi?” Escalmò, facendo sfiorare le loro fronti.
 
Lei si sporse per schioccargli un bacio sulle labbra “Va bene?”
 
“Così poco?”
 
Regina sorrise, avvicinandosi di nuovo per parlargli in un orecchio “Prendilo come un anticipo, a casa posso fare di meglio!”
 
“Non ho dubbi, però ho una condizione..”
 
“Sentiamo!”
 
Lui la portò un po’ più vicino s sè, circondandole la vita “Devi indossare un vestito rosso a pois e un grosso fiocco in testa, le orecchie da topo e queste scarpe. E se magari ti disegnassi anche un paio di baffi con un pennarello..”
 
Regina scosse la testa con decisione, prima che lui potesse terminare “Te lo puoi sognare!” Rise, mentre gli pestava scherzosamente un piede con la sua comoda e morbida scarpa di Minnie.





Adesso, provate a immaginare Regina con queste al piede..
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