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Autore: sihu    09/02/2009    7 recensioni
la ciurma di cappello di paglia trova il mitico tesoro ed entra nella storia dei pirati. che succede dopo? a raccontarcelo sarà Zoro mettendo in evidenza il rapporto con le persone a cui tiene di più, quindi i suoi compagni, la donna che ama e il suo migliore amico.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO 10
in 4 su un isola

Intorno a me era tutto incredibilmente buio, riuscivo a sentire solo dei rumori ma non capivo cosa fossero o da dove venissero. La cosa mi urtava parecchio, non era da me perdere il controllo della situazione. Era come se fossi in balia di qualcosa che non riuscivo a capire cosa fosse. Ero ancora vivo oppure ero morto e quelli erano strani scherzi di qualche entità superiore? All’improvviso una forte luce mi accecò. Il sole, allora ero ancora vivo. La tempesta era finita ed ora era tornata la calma. Il rumore che avevo sentito poco prima quando ero ancora privo di sensi doveva essere il rumore delle onde. Dei miei compagni non c’era traccia ed io ero in mezzo al mare, a qualche centinaio di metri davanti a me c‘era un‘isola che non avevo mai visto prima. La mia unica speranza di salvezza era raggiungerla. Poco lontano c’era un tronco che galleggiava sull‘acqua, forse veniva dal relitto di qualche nave distrutta dalla terribile tempesta. Mi aggrappai e cercai di raggiungere l’isola che vedevo di fronte a me con tutte le forze che mi erano rimaste. Quando la raggiunsi mi lasciai cadere sulla spiaggia e persi di nuovo i sensi, stravolto dalla fatica. Rimasi privo di sensi a lungo, quando rinvenni era pomeriggio inoltrato. Forse era addirittura passato un giorno dal naufragio, non lo sapevo. Avevo perso completamente la nozione del tempo. La ferite che mi ero provocato nello scontro con Pickles si erano riaperte ed erano peggiorate e dovevo averne anche di nuove. Ero sopravvissuto per miracolo. Immediatamente ricordai quello che era successo e pensai ai miei amici, Sanji e Rufy. Era stato per aiutare loro che mi ero lanciato sul ponte ed ero stato travolto dalle onde. Che ne era stato dei miei compagni? Non potevano essere morti, No. Quell’idea mi ripugnava a tal punto che non riuscivo nemmeno a pensarci. Avevamo passato così tanto tempo e così tante avventure insieme che il pensiero che non ci fossero più era inaccettabile. Cercai di ricordare che era successo dopo che l’onda aveva travolto anche me ma era tutto molto confuso. Ero finito in acqua ma non avevo visto i miei amici, quello riuscivo a ricordarlo. Avevo cercato con lo sguardo Rufy per impedire che annegasse ma non lo avevo trovato. Mi alzai e mi guardai intorno, ero finito su un’isola che sembrava deserta. Nelle vicinanze non c’era alcuna traccia di anima viva. Sarebbe stato un bel problema, per non parlare del fatto che non sapevo dove fossero gli altri che erano rimasti sulla nostra nave. Probabilmente la tempesta mi aveva trascinato lontano dalla nostra nave. Pensai a Nami. Mi chiese se stava bene. Guardai verso l’interno dell’isola e intravidi una figura tra gli alberi che veniva verso di me. Cercai le mie spade, grazie al cielo non si erano perse durante la tempesta, e mi preparai a difendermi. Dalla boscaglia emerse una figura familiare.

“Abbassa quelle spade, testa d’alga.”
Sussurrò Sanji prima di cadere al suolo perdendo i sensi. Corsi verso di lui e notai immediatamente che era conciato male. Cercai di scuoterlo per farlo rinvenire, dovevo chiedergli di Rufy. Il capitano non poteva nuotare, se non lo aveva aiutato lui allora per Rufy non c’era nessuna speranza.
“Dannato cuoco, sveglia! Rufy.. Mi senti? Dimmi di Rufy!”
Gli urlai nelle orecchie con tutte le poche forze che mi rimanevano. Quel dannato damerino non poteva lasciarmi solo, dopo tutto anche lui era un mio compagno. Nonostante le nostre continue discussioni lo consideravo un fratello, esattamente come tutti gli altri. Maledissi la sfortuna che ci aveva fatto naufragare e il destino per non avere Chopper con noi. Sicuramente lui sarebbe stato in grado di aiutare il cuoco mentre io non sapevo da che parte cominciare.
“Ehy, piano. Non sono mica sordo..”
Rispose Sanji aprendo gli occhi. Si mise a sedere ma era ancora molto debole. La sua espressione apparentemente fredda e sicura nascondeva un pizzico di paura. Anni prima era naufragato su un’isola deserta con Zeff, era stata un esperienza che lo aveva segnato. Non amava parlarle ma sapevo bene che ancora oggi gli incubi lo tormentavano. Quello che era successo, la tempesta, il naufragio e adesso l’isola lo avevano riportato con la mente a quei momenti terribili.
“Come stai?”
Chiesi io preoccupato. Non glielo avrei mai detto apertamente la tenevo a quella testa vuota. Ero io il solo con cui potesse litigare ed ero certo che per lui valesse la stessa cosa.
“Sono stato meglio. Dobbiamo andare..”
Rispose lui cercando di alzarsi. Lo bloccai con una mano e Sanji ricadde indietro come una bambola di pezza. Non era per niente in forma.
“Fermo, dove vuoi andare in quelle condizioni? Prima mi sei svenuto tra le braccia..”
Gli ricordai io, preoccupato che potesse svenire ancora una volta. Lui mi guardò infastidito, gli pesava parecchio non riuscire ad opporsi a me.
“Dobbiamo andare da Rufy!”
Disse lui con fermezza, fissandomi a mo’ di sfida.
“Rufy? È salvo?”
Esclamai io stupito. Sanji colse l’occasione per alzarsi in piedi, prendendomi alla sprovvista.
“L’ho preso per un braccio e non l’ho mollato. La corrente ci ha trascinati su quest’isola, a qualche miglio da qua. È conciato male, peggio di noi due. Deve avere anche la febbre.”
Spiegò lui a testa bassa, la sua voce era terribilmente debole e tradiva preoccupazione.
“Dannazione, e perché lo hai lasciato solo?”
Gli urlai io, dimenticandomi che anche Sanji era conciato male. Ero felice che il capitano non fosse annegato. Per un attimo quando avevo visto Sanji solo avevo temuto il peggio. Allo stesso tempo però ero preoccupato per Rufy. Foxy lo aveva ridotto piuttosto male e il naufragio doveva averlo indebolito, come aveva potuto lasciarlo solo se stava davvero così male?
“Per cercare aiuto. Ha bisogno di un medico ma sfortunatamente questa isola è deserta!”
Spiegò ancora Sanji battendo nervosamente un piede a terra.
“Come?”
Chiesi io stupito e sconvolto. Non poteva essere come diceva il cuoco, un’isola deserta era una condanna. Eravamo spacciati. Non avevamo con noi nulla che ci indicasse una rotta da seguire, non avevamo nulla che assomigliasse a una nave, non sapevamo dove fossero finiti i nostri compagni e per di più eravamo feriti.
“Ci siamo solo noi tre.”
Scandì lentamente Sanji. La sua considerazione suonava come una sentenza fatale che non lasciava nessuna speranza. Il suo volto era pallido e tirato, me ne ero reso conto solo ora.
“Dannazione!”
Esclamai io. La situazione non era per nulla buona. Dannazione, avevamo assoluto bisogno di un medico. Non poteva finire così.
“Dobbiamo andare da Rufy.”
Disse Sanji incamminandosi verso la boscaglia dalla quale lo avevo visto arrivare. Lo seguì senza parlare, entrambi eravamo immersi nei nostri pensieri. Maledissi il destino, la sfortuna, la marina, foxy e quel galeone misterioso. Camminammo così in fila indiana, procedendo lentamente a causa delle ferite di entrambi fino che il bosco terminò e Sanji si fermò improvvisamente. Davanti a noi c’era di nuovo il mare.
“Eccolo.”
Indicò Sanji. Davanti a me c’era Rufy. Era ancora peggio di quello che temevo. Le numerose ferite che aveva sul corpo sanguinavano copiose e non aveva ancora ripreso i sensi. Sanji lo aveva adagiato sulla sabbia all’ombra di una palma, mettendogli sotto la testa la sua giacca a mo’ di cuscino.
“È conciato male.”
Osservai io avvicinandomi a lui. Ripensai a tutte le volte che lo avevo visto ridotto in quello stato dopo una battaglia. Mai mi ero preoccupato come stato facendo ora, di solito c’era sempre Chopper pronto a prendersi cura di lui. Ora, ridotto in quello stato il mio migliore amico mi sembrava così indifeso, alla mercè di qualsiasi nemico. Incrociai lo sguardo di Sanji e capii che anche lui la pensava come me, non potevamo lasciarlo lì senza fare nulla. Lui aveva sempre fatto tantissimo per noi.
“Te lo avevo detto zucca vuota. Dobbiamo trovate un rifugio per la notte e qualcosa per tenerlo al caldo. Ha la febbre alta e i brividi.”
Disse Sanji, notando che il corpo del capitano era sudato e scosso da forti tremiti. Non potevamo fare altro per lui che cercare di tenerlo al riparo e aspettare che stesse meglio. Rufy era forte, ce l’avrebbe fatta. Magari dopo una bella dormita si sarebbe ripreso come al solito, pensai tra me e me.
“Laggiù, quella è una grotta.”
Indicai io. Non era troppo lontana e sarebbe stata il rifugio ideale per la notte. Il sole di lì a poco sarebbe calato. Sapevamo che l’isola era deserta ma non era una buona idea non trovarci un rifugio, potevamo in ogni modo esserci degli animali feroci e tutti e tre avevamo bisogno di riposo per riprendere le forze.
“Muoviamoci.”
Esclamò Sanji prendendo cautamente Rufy in braccio. Ci accampammo alla meglio nella grotta, non avevamo nulla con noi.
Passammo la notte vegliando Rufy in silenzio, nessuno dei due aveva voglia di parlare.  Prima che facesse buio ero riuscito a rimediare qualcosa da mangiare, nulla più di qualche radice e qualche piccolo animale ma Sanji era riuscito ugualmente a preparare qualcosa da mangiare. Provammo a fare mangiare qualcosa anche al capitano, ancora privo di sensi ma non ci fu verso. Intorno notte inoltrata Rufy sembrò migliorare, la febbre era sparita e lui stava dormendo tranquillo. Io e Sanji ci scambiammo un occhiata e optammo per andare a dormire anche noi, lasciando i problemi al giorno seguente. Una bella dormita ci avrebbe rimessi in sesto. Nonostante le molte domande e i tanti pensieri crollai addormentato in un attimo, la stanchezza ebbe in sopravvento su di me.
La mattina dopo fu Rufy il primo a svegliarsi. Lo trovammo seduto il riva al mare che guardava l’orizzonte con un’enorme montagna di noci di cocco al suo fianco. Doveva averle trovate nella vicina boscaglia.
“Buongiorno capitano, vedo che stai meglio.”
Salutai io sedendomi al suo fianco. Ero felice di vedere che stava meglio.
“Grazie a voi due. Immagino che se fossi stato solo non c’è l’avrei fatta.”
Rispose Rufy sorridendo. Sorrisi anche io in risposta, Rufy riusciva sempre a spiazzarmi ogni volta. Riusciva a far trasparire i suoi sentimenti e quello che pensava con una facilità estrema. Non avevo mai conosciuto un guerriero tanto forte e insieme tanto umile. Conosceva i suoi limiti ma allo stesso tempo li sfidava continuamente, sicuro di poter contare sull’appoggio di amici fidati. Mi ero chiesto per molti anni se il giorno che avevo incontrato Rufy fossi stato molto sfortunato o molto fortunato. Per molto tempo non avevo trovato risposta ma guardando il passato dovevo riconoscere che non sarei stato lo stesso senza di lui. Probabilmente sarei stato meno felice e forse non sarei riuscito a realizzare i miei sogni.
“Gli amici servono per questo, no?”
Disse Sanji abbozzando un sorriso. Per qualche attimo restammo in silenzio a guardare il mare. C’erano troppe cose da dire, da discutere. Era meglio restare lì a guardare quel meraviglioso spettacolo illudendosi ancora per qualche attimo che tutto andasse bene.
“E gli altri? Secondo voi si sono salvati?”
Chiese Rufy d’un tratto, rompendo il silenzio. Aveva dato voce alla domanda che ronzava insistentemente nella mia testa dal giorno prima.
“Non scherzare. Sono sicuro che stanno bene!”
Rispose Sanji. Anche lui si stava chiedendo la stessa cosa. Nessuno di noi due aveva avuto il coraggio di formularla la notte prima, mentre vegliavamo Rufy nella grotta.
“Ho i miei dubbi.”
Obiettai io ripensando alla terribile tempesta. Il volto spaventato di Nami era la mia ossessione. Cosa ne sarebbe stato della mia vita se lei fosse morta in mare? Non ci potevo nemmeno pensare, non avrei potuto sopportare una cosa del genere.
“Io No. C’è Nami con loro. E la barca che ha costruito Franky è solidissima.”
Disse Rufy ottimista, era l‘unico di noi che riusciva a trovare un lato positivo in qualsiasi situazione. Aveva piena fiducia nei nostri compagni. Forse aveva ragione lui. Nei suoi occhi riuscì a leggere sicurezza e determinazione ma anche un velo di malinconia. Sicuramente il capitano stava pensando a Robin. Era preoccupato per lei quanto io lo ero per Nami.
“Beh, Rufy ha ragione. Speriamo solo ci vengano a cercare. Non abbiamo il log pose. Non sapremmo trovarli.”
Osservò il cuoco pensieroso. Lo guardai mentre cercava freneticamente nelle tasche, alla ricerca di sigarette. Aveva ragione lui, era tutto nelle mani dei nostri compagni. L’isola in cui eravamo capitati sembrava fuori dal mondo, e anche dalle rotte delle altre navi. Da quando eravamo lì non ne avevo ancora vista una.
“Non ci lasceranno qui!”
Ribatte Rufy sicuro. Di nuovo cadde il silenzio. Nessuno osava aggiungere altro ma nella mente di ognuno di noi si faceva largo un terribile pensiero. Che ne sarebbe stato di noi se i nostri compagni non ci fossero venuti a cercare? Qualcosa improvvisamente attirò il mio sguardo. A qualche centinaio di metri, sulla riva c’era qualcosa di strano. Era una sorta di ammasso di legno, bagnato dal ritmico sbattere delle onde.
“Che guardi testa d’alga?”
Chiese il cuoco richiamando la mia attenzione. La sua voce era piena di irritazione, probabilmente non aveva trovato le sue sigarette e stava cercando di sfogare i nervi litigando con me.
“Brutto damerino non mi chiamare così.”
Risposi io decisamente arrabbiato, non avevo intenzione di essere paziente con lui solo perché era una delle uniche due persone che si trovavano sull’isola con me.
“E tu rispondi.”
Ringhiò lui preparandosi ad attaccarmi, presi le mie spade per difendermi. Quel cuoco da strapazzo non mi faceva nessuna paura.
“Sulla spiaggia.. C’è del legno. “
Dissi io indicando un punto poco lontano da noi, senza abbassare la guardia. Ero perfettamente sicuro che il giorno prima non ci fosse nulla. Il mare doveva averlo trascinato a riva di notte, forse erano relitti della tempesta.
“Già sembra una barca.”
Osservò Rufy grattandosi la testa, ignorando completamente il litigio tra me e Sanji. Io e Sanji ci guardammo pensierosi. Che ci faceva una barca su un’isola deserta?
“Sarà stata portata qui dalla corrente. Deve essere stata distrutta dalla tempesta.”
Disse Sanji, dimenticando la nostra discussione. Il suo sguardo era fisso su quel relitto.
“È un miracolo che non sia affondata.”
Commentai io riflettendo, la nave infatti sembrava messa male. Se c’era una nave allora forse c’era anche qualcuno o almeno forse avremmo trovato qualcosa per sopravvivere.
“Hey, ma c’è qualcuno!”
Disse Rufy notando una figura umana. Guardai anche io nel punto che stava indicando il capitano e notai una figura appoggiata a quello che rimaneva dell’albero maestro.
“Come?”
Si stupì il cuoco guardando meglio anche lui.
“Non è possibile. Come ha fatto a non annegare?”
Chiesi io stranito. La nave era in pessime condizioni, solo un miracolo poteva avere permesso a una persona di arrivare sull’isola con quella.
“Sembra sia legato alla barca!”
Disse Rufy avvicinandosi. L’uomo misterioso era legato all’albero maestro, per questo motivo la corrente non lo aveva trascinato via.
“Legato alla barca? Che strano. Mi sembra un viso familiare.”
Disse Sanji pensieroso. Effettivamente era strano, che senso aveva legarsi alla barca? Solo un pazzo o un incosciente avrebbe fatto una cosa del genere.
“Già anche a me. Rufy dove stai andando?”
Dissi io cercando di capire chi fosse quel tipo e che stesse facendo quell’incosciente del mio capitano.
“A vedere chi è!”
Rispose Rufy semplicemente precipitandosi verso quel che rimaneva di quella barca.
“Sta attento!”
Gli dissi io alzandomi per seguirlo. Era imprudente lasciarlo andare da solo. Si sarebbe messo di sicuro nei guai, come suo solito. Senza contare che solo il giorno prima aveva rischiato di lasciarci le penne.
“Potrebbe essere pericoloso!”
Gli raccomando Sanji scuotendo la testa rassegnato.
“ACE!”
Urlò all’improvviso il capitano. Io e il cuoco prima ci scambiammo uno sguardo confuso poi ci precipitammo vicino alla barca dove Rufy stava slegando suo fratello. Davanti a noi c’era il famoso Ace pugno di fuoco, doveva avere ripreso conoscenza da poco tempo. Non lo vedevamo da qualche anno ma non era cambiato molto, era Rufy ad essere cambiato parecchio. Ace lo guardava stupito, incredulo che quello fosse davvero il suo fratellino. Non mi ero mai accorto di quanto fosse cresciuto Rufy fino ad ora che lo vedevo di fianco al fratello, erano molto simili per non dire quasi uguali.
“Come? Che ci fa qui?”
Chiesi io stupito fissando confuso i presenti. Anche Sanji non sembrava credere a quello che stava vedendo.
“Ma si.. Quello è proprio Ace.”
Osservò Sanji dando una mano ad Ace ad alzarsi. L’unico che poteva darci qualche risposta era proprio il ragazzo, non appena fosse stato in condizioni di parlare.
“Ragazzi? Che ci fate voi qui? Allora sono salvo..”
Disse Ace, ancora leggermente sconvolto. Doveva essere stato sorpreso anche lui dalla tempesta. Si doveva essere legato alla barca per non annegare, anche lui aveva mangiato i frutti del mare e non poteva nuotare.
“Non direi proprio amico.”
Risposi io, disilludendo il ragazzo.
“Eh No..”
Concordò Sanji scuotendo la testa.
“Perché? Rufy.. Che succede?”
Chiese Ace, guardando confuso il fratello. A differenza di tutti noi Rufy era al settimo cielo per avere incontrato il fratello, aveva già dimenticato che la situazione era tragica. Il solito Rufy.
“Siamo tutti naufragati per la tempesta su un’ isola.”
Spiegò Rufy dando una pacca sulle spalle al fratello.
“Un’isola? Oh No. Il mio log pose è distrutto..”
Osservò Ace fissando sconsolato il log pose sul proprio polso, ormai inservibile.
“Si, un’isola.. Deserta!”
Precisai io, per sottolineare quando la situazione fosse tragica.
“Un’isola deserta? E come facciamo ad andarcene?”
Chiese Ace realizzando improvvisamente la gravità della situazione. Nessuno seppe dargli una risposta. Mi guardai intorno e realizzai veramente tutto quello che stava accadendo. Non sarebbe servito a nulla combattere, le mie spade erano inutili così come lo erano i calci del cuoco e i colpi del capitano. Eravamo solo in quattro, su un’isola deserta. Senza nessun log pose, nessuna possibilità di orientarci. Non avevamo nemmeno un imbarcazione e gli altri erano lontani in un punto imprecisato dell’oceano inseguiti dalla marina e poi c‘era quella strana ciurma. Si erano come dissolti nel nulla quando la marina si era avvicinata ma non si sarebbero arresi così facilmente, anche se non sapevamo ancora cosa volessero da noi. Mi guardai intorno, nient’altro che mare e sabbia. Solo io, lo stupido cuoco, quel rompiscatole di Rufy e suo fratello. Non so perché ma non riuscì trattenermi dal sorridere. Lo so, non c’è nulla sorridere in una situazione come questa, ma non riuscì a farne a meno. Il fatto è che ero sicuro che ne saremmo usciti, che avremmo trovato gli altri e ripreso la nostra avventura. Insieme siamo riusciti a fare grandi cose e ad affrontare molti nemici. Pensate un’isola possa darci del filo da torcere? Sospirai. Mi ritrovai a pensare agli altri, alla mia Nami, erano sicuramente tutti in pensiero per noi.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
rieccomi qui, in questo periodo riesco ad aggiornare più in fretta perchè ho del tempo libero ma purtroppo da domani tornerò ai soliti tempi. cercherò lo stesso di non farvi aspettare troppo! ringrazio chi commenta la mia storia, chi la aggiunge ai preferiti (ben 39) e chi la legge senza commentare. XD
in questo capitolo c'è una new entry, ACE. direte voi, era proprio necessario? potevi non metterlo almeno in una storia? beh, forse avrei potuto non metterlo però non sarei stata io! io adoro Ace e penso che sia troppo poco usato nelle fic!
ROLOCHAN105: grazie per il commento! diciamo che un pizzico di tragedie e di problemi ogni tanto ci stannp bene! XD spero che ti sia piaciuto l'arrivo sull'isola.
NEKO: eh si, Zoro non si poteva non salvare! beh, se morivano gli altri due non aveva più senso la mia storia e Robin sarebbe rimasta sola! diciamo che ne ho approffittato per aggiungere gente! grazie per il commento e spero che questo capitolo ti sia piaciuto!
MARIE_92: ma ciao bella, penso di conoscerti abbastanza per sapere che sei particolarmente felice per questo capitolo. diciamo che avevo in mente l'arrivo di Ace fin dall'inizio ma non ho voluto dirti nulla in msn per farti una sorpresa, piaciuta? XD
SMEMO92: grazie per il commento, alla fine non sono stata così cattiva e li ho spediti tutti sulla stessa isola deserta. tre uomini e una gamba? na, meglio quattro uomini anche se quei quattro su quell'isola potrebbero combinare di tutto XD
MAI VALENTINE: grazie mille per il commento e per i complimenti! sono contenta che ti piaccia la mia storia, un colpo di scena ci voleva, no? spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! XD
  
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