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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    09/02/2009    4 recensioni
"La Thousands Sunny veleggiava placida nell’oceano sconfinato. Era notte, e la nave era tranquilla e silenziosa. Nessuno era di guardia quella notte, ognuno era profondamente addormentato, immerso nei propri sogni; era un tratto di mare molto tranquillo, non c’era pericolo alcuno. Solo una persona sembrava non essere ancora sprofondata tra le braccia di Morfeo: infatti, una figura snella e atletica passeggiava nervosamente per il grande ponte della nave, la sua sagoma illuminata dalla luce lunare che inargentava il mare. Una leggera brezza gli scompigliava i capelli corti, ma sembrava non badarci. Teneva le braccia lungo il corpo, guardandosi nervosamente attorno, un cappello tenuto legato con una cordicella al sottile collo. Non era ancora giunto il dolce sonno per il giovanissimo capitano. Rufy dal Cappello di Paglia non avrebbe dormito quella notte." EHILÀ!! SONO TORNATA!!! Questa è una fic molto particolare, che parla solo di una grande amicizia che, speriamo, duri ancora in eterno, superando le litigate. Ci pensavo oggi, mentre ero sulle piste da sci. Rufy coi sensi di colpa è ben strano, eh? LA DEDICO AD ALE!!! E POI A NARUTO4EVER, CROW, CHICCHA-CHAN E FENICEX8!!! GRAZIE DI CUOREEE!!! UN BACIONE SHUN
Genere: Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy, Usop
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“GRAZIE…”

La Thousands Sunny veleggiava placida nell’oceano sconfinato.

Era notte, e la nave era tranquilla e silenziosa.

Nessuno era di guardia quella notte, ognuno era profondamente addormentato, immerso nei propri sogni; era un tratto di mare molto tranquillo, non c’era pericolo alcuno.

Solo una persona sembrava non essere ancora sprofondata tra le braccia di Morfeo: infatti, una figura snella e atletica passeggiava nervosamente per il grande ponte della nave, la sua sagoma illuminata dalla luce lunare che inargentava il mare.

Una leggera brezza gli scompigliava i capelli corti, ma sembrava non badarci.

Teneva le braccia lungo il corpo, guardandosi nervosamente attorno, un cappello tenuto legato con una cordicella al sottile collo.

Non era ancora giunto il dolce sonno per il giovanissimo capitano.

Rufy dal Cappello di Paglia non avrebbe dormito quella notte.

Troppi pensieri, troppi ricordi lo tormentavano.

Con un gesto lento, afferrò il suo fido cappello, pegno di una promessa fatta a un amico, pegno di una promessa che mai avrebbe infranto.

Un doloroso e indimenticabile ricordo.

E come se fosse passato solo un giorno, sentiva ancora forte bruciare il senso di colpa per quello che era successo.

Il moro si sedette sulla polena, a gambe incrociate, scrutando l’orizzonte; la notte era calma, il mare era piatto e tranquillo, il lento rollio delle onde cullava il sonno dei suoi compagni.

Al ragazzo scappò un amaro sorriso.

I suoi adorati nakama.

Senza di loro, non era nulla.

Poteva anche essere il pirata più forte e temibile della Grand Line, ma da solo non sarebbe mai arrivato sin lì; a loro doveva tutto, doveva l’affetto e il calore della famiglia che non aveva mai veramente avuto.

Doveva l’appoggio e la fiducia.

Doveva la profonda amicizia.

Doveva veramente tutto.

Immaginò Chopper e Usop addormentati, probabilmente la piccola renna in braccio al cecchino, Zoro appisolato nel letto accanto al suo e Sanji nel letto superiore.

Franky, probabilmente, era nuovamente caduto dal suo, continuando però a dormire.

E poi, nell’altra stanza, le ragazze.

Nami e Robin, le uniche donne abbastanza pazze da seguirlo attraverso gli oceani.

Chi per scelta, chi per necessità.

Ognuno lo aveva seguito, spesso dopo lunghi e difficili scontri.

Ma, anche se a fatica, quella piccola famiglia si era formata, col suo carico di stranezze e caratteri, così diversi tra loro ma così complementari.

E pensare, che tutto quello era nato da un piccolo gesto.

Da un cappello di paglia, un comune e insignificante cappello posto sul capo di un moccioso arrogante più di dieci anni prima da un giovane pirata mutilato.

Mutilato da un mostro marino.

Mutilato per colpa sua.

A quel pensiero, Rufy chinò il capo e una lacrimuccia scivolò dai suoi occhioni, andando a morire sulla testa della polena.

Quei ricordi gli facevano veramente male.

Anche se…

In quel lontano giorno…

Aveva capito una cosa, una cosa che negli anni seguenti avrebbe compreso meglio.

A volte, il destino era proprio strano.

 

“Ehi, Rufy… Riesci a stare a galla?”

Shanks parlò al suo giovanissimo amico con voce affaticata.

Non avrebbe mai saputo quantificare da quant’era che stavano ammollo nell’acqua fredda dell’Oceano ma al piccolo parvero passate come delle ore: “N..No… Non riesco a nuotare… Mi sento debole…” pigolò il bambino, cercando disperatamente di tenere la testa fuori dall’acqua, tenendosi saldo alla camicia del capitano, “Ti fa tanto male…?” chiese poi il bimbo, guardando con aria colpevole il moncherino sanguinante che ora stava dove v’era un tempo il braccio del rosso.

Lui sorrise incoraggiante, stringendolo: “Non preoccuparti, pensiamo a uscire da questo pasticcio piuttosto, cerca di stare il più possibile attaccato a me, l’acqua marina ti indebolisce… Dobbiamo tornare a riva, ma come? Non riesco a nuotare e a trasportarti e…” ma le parole del pirata furono interrotte da grida e voci concitate conosciute: “FINALMENTE VI ABBIAMO TROVATO!”, “EHI!! SONO QUI!”.

I due si voltarono, e videro con stupore due figure avvicinarsi a nuoto a loro.

Il bimbo li riconobbe e anche Shanks, il cui viso sofferente si distese un poco: “Benn… Yasopp… Vi ho mai detto quanto vi voglio bene?” interloquì il Rosso, aggrappandosi alla spalla del suo secondo, che gli cinse la vita con un braccio, “Si, adesso cerca di stare dritto, d’accordo? Vi riportiamo a riva. Guarda come sei conciato… Yasop, tu occupati di Rufy-kun, tienigli la testa il più possibile fuori dall’acqua, ok?” diede ordini Benn, tenendo per la vita il suo capitano, era visibilmente debole.

Il cecchino annuì e afferrò il mocciosetto caricandoselo in spalla: “Ora tieniti bene aggrappato al mio collo, non preoccuparti, non puoi farmi male, hai le manine troppo piccine.” lo istruì, “Non preoccuparti, il nostro capitano è un duro, se la caverà!” gli sorrise, sistemandoselo bene.

Il bimbo annuì, asciugandosi le lacrime e strinse coi pugnetti la camicia del cecchino.

I quattro ritornarono verso riva.

 

Se non fosse stato per Shanks, quel giorno sarebbe morto.

Ma un’altra persona aveva davvero significato tanto per lui, una persona che lo aveva condotto in salvo, traghettandoselo sulla schiena.

E, dieci anni dopo, una persona simile nell’aspetto e nel carattere aveva nuovamente incrociato la sua strada.

Usop aveva molto del padre, non c’erano dubbi.

Erano molto simili, pronti a sacrificarsi quando necessario, amici preziosi e fondamentali.

Il figlio aveva il piccolo difetto dell’essere bugiardo ma si sa, nessuno è perfetto.

Il moro, pensando, si distese sulla polena, guardando il cielo stellato.

Chiudendo gli occhi, rivide il sorrisetto sghembo sul volto del secondo ufficiale del suo amico pirata, quel sorriso che contraddistingueva anche il suo giovane compagno.

“Grazie…” sussurrò, prima di cadere finalmente addormentato.

Uno stridio di gabbiani annunciò l’arrivo dell’alba.

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Uno sbadiglio sonoro risuonò nella camera comune dei Mugiwara, annunciandone il risveglio.

Due o tre mugolii indistinti ruppero la pace e la tranquillità della stanza, mentre gli occupanti, più o meno svegli, cercavano di liberarsi della coltre di coperte che li sommergeva.

Il vicecapitano fu il primo a mettersi in piedi, sbadigliando sonoramente; si guardò attorno, come a volersi sincerare che fosse tutto a posto.

La stanza gli sembrava troppo silenziosa.

Perché nessuno aveva ancora urlato: “HO FAMEEE!!!”?

La risposta era lampante.

Il letto del capitano era vuoto e intatto.

A quella vista, si inquietò.

Dove mai poteva essere a quell’ora del mattino?

“Ehi, tutti giù dal letto, Rufy è sparito.” Disse, afferrando le katane; Chopper e Usop si rizzarono seduti, “Come sparito?” chiesero, “Guardate il letto, è intatto, non ha dormito, o almeno non qui. Andiamo a cercarlo, forza.” disse severo, scrollando Sanji senza troppi complimenti: “Ehi cuocastro, ci siamo persi il capitano, alzati!” disse e, senza aspettare la replica del cuoco di bordo, uscì fuori.

L’aria del mattino era fresca e frizzante ed ebbe il potere di risvegliarli completamente; i ragazzi si guardarono attorno preoccuparti.

“Ehi, non è laggiù?” interloquì il cecchino, indicando un punto dinanzi a sé.

Tutti alzarono la testa e videro una sagoma raggomitolata sulla polena: “Andiamo.” aggiunse solo, incamminandosi; il moro era lì, raggomitolato come un gattino sulla testa del sole-leone, con un espressione serena dipinta sul volto; Sanji si accese una sigaretta, “Guardatelo, noi eravamo preoccupati per lui e poi era qui a ronfare allegramente.” sbuffò il biondo.

Franky afferrò una cerata abbandonata sul ponte e lo coprì con quella: “Quando si sveglierà, ci raggiungerà in cucina. Andiamo, voglio una cola!” esclamò il carpentiere, seguendo Sanji, diretto verso il castello di prora; tutti seguirono i compagni, sbadigliando.

Solo Usop restò indietro, fissando con occhio dubbioso l’amico per qualche istante.

Poi, scrollò il capo e balzò sul ponte, diretto dietro ai compagni.

Improvvisamente, come un sussurro giunse alle sue orecchie, un sussurro conosciuto: “Grazie… Usop.”.

Il cecchino non si voltò, si limitò a sorridere sommessamente: “Di nulla, amico mio.”.

 

EHILÀ!!

SONO TORNATA!!!

Beh, questa fic si commenta da sola, no?

Ci pensavo oggi, mentre ero sulle piste da sci.

Mi piace molto il momento del salvataggio, prima dal bandito e poi dal mostro, di Rufy ad opera del nostro Rosso preferito.

Spero che vi piaccia.

LA DEDICO AD ALE!!! E POI A NARUTO4EVER, CROW, CHICCHA-CHAN E FENICEX8!!!

GRAZIE DI CUOREEE!!!

UN BACIONE

SHUN

   
 
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