Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: fioredaparete    13/09/2015    0 recensioni
Beth, Tate e Theo si conoscono fin da quand'erano bambini, sono come fratelli, conoscono i segreti l'uno dell'altro, ma cosa succede quando nuove persone e nuovi segreti si intromettono nel loro rapporto?
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
TATE
 
- Io Adam lo ammazzo, avrebbe dovuto tenerti d’occhio. – sbottò Theo, tenendo gli occhi fissi sulla strada e le mani serrate sul volante.
- Mmmh. – mugolai. Mi scoppiava la testa ed ero probabilmente sul punto di vomitare sul sedile della mia auto nuova.
- Sei tu quello responsabile tra i due, se mi crolla anche questa certezza che vivo a fare? L’umanità mi aveva già deluso quando ho scoperto che Babbo Natale non esisteva e che mamma era la Fatina dei denti, ma tu non puoi buttarmi giù in questo modo.
- Ma che cazzo stai dicendo?
- Non lo so, sono un po’ fatto.
- E guidi?! – alzai il tono.
- Rilassati, sono lucidissimo.
- Hai diciassette anni!
- E tu diciotto. Chi è dei due quello che non riesce a fare lo spelling di “cane”, fratellone?
- C… O… - tentai inutilmente a fare lo spelling di “cane” mentre Theo scoppiava in una fragorosa risata.
- Farai meglio a non farti sentire da mamma quando torniamo, si incazzerebbe parecchio se sapesse che ti sei “lasciato andare”.
- Senti chi parla, tu non saresti neanche dovuto essere a quella festa. – dissi.
- Ma io sono un professionista.
Theo parcheggiò nel vialetto di casa con la massima precisione, scese dall’auto, assicurandosi di non sbattere la portiera in modo da non far rumore, poi aiutò me, ripetendo la stessa procedura. Mi sentivo una femminuccia, ubriaco fradicio e per di più incapace di sgattaiolare dentro e fuori casa senza l’aiuto del mio fratellino, patetico.
Facemmo il giro dell’abitazione, fino a raggiungere la finestra bassa della cucina, che dava sul giardino sul retro, Theo l’aveva lasciata semiaperta, così da poterla aprire facilmente anche dall’esterno. Entrò prima lui, poi mi porse una mano per aiutarmi a scavalcarla, data la mia attuale instabilità.
Si accertò che i nostri genitori dormissero, il russare di papà si sarebbe sentito fino in Missouri, mentre mamma giaceva a pancia in su, gli occhi chiusi e il respiro regolare, ma chiunque la conoscesse avrebbe saputo che sarebbe bastato uno schiocco di dita perché balzasse sull’attenti.
- Si sveglierà da un momento all’altro. –bisbigliai.
Theo scosse tranquillamente la testa.
- Nah, le ho diluito un sonnifero nel te’ poco prima di uscire.
- Che hai fatto?! – scattai.
- Ssshh! Vuoi svegliare papà? Rilassati, non è niente di pericoloso, ma non dovrebbe svegliarsi almeno fino a domattina, sempre che qualcuno non la svegli con le sue urla.
- Sei un demonio. – dissi a denti stretti, lui sogghignò soddisfatto.
Ad un tratto sentii una fitta acuta all’altezza della nuca.
- Non sei proprio abituato a bere, eh? – disse mio fratello notando la mia smorfia di dolore. – Vieni, ti faccio un caffè.
Tornammo in cucina, dove mi sedetti comodo di fronte ad una tazza fumante di caffè nero. Tutto girava attorno a me e, all’improvviso, mi trovai davanti quegli occhi.
- Chi era la ragazza con cui stavo parlando? – chiesi a Theo. Lui scosse il capo, evidentemente la domanda non gli diceva nulla. – Abby. – aggiunsi ricordandomi il nome che aveva pronunciato.
Sorrise.
- Ooh certo, Abby. – annuì comprensivo. – E’ nella mia classe di Letteratura Straniera. Carina, eh?
Non dissi nulla. Non mi sarei tradito, non con quella lingua biforcuta di Theo.
- Un po’ troppo incasinata per i miei gusti. – aggiunse.
- Che intendi?
Lui ci pensò su un attimo, poi assunse un’espressione che non riuscii a decifrare, qualcosa di vagamente simile al dispiacere.
- Beve troppo, fuma troppo, e Dio solo sa che altro. All’inizio faceva tutto per attirare l’attenzione dei genitori, poi è diventato abituale.
- Sembrava… triste. – bofonchiai.
- Ti ha detto qualcosa? – ora Theo era all’erta, come un segugio pronto ad ululare in vista di un pericolo imminente.
- Mi ha solo chiesto un accendino. – risposi indifferente. – E mi ha fatto intendere che mi conosceva. – aggiunsi dopo una breve pausa.
- Conosce me, e di conseguenza conosce te. Vederti al capanno le avrà fatto strano… approposito, che diavolo ci facevi là?
- Cercavo Beth.
- Ah.
- Cosa?
- No, niente… niente. – scosse la testa, ma non mi convinse del tutto.
Nel frattempo avevo finito il caffè e la nausea si era accentuata, decisi di darmi una ripulita in fretta e furia e cercare di dormire il più possibile.
 
L’immagine riflessa nello specchio non era la mia.
Un tipo mingherlino, sudaticcio e dal colorito verdastro ricambiava il mio sguardo, il suo aspetto mi era familiare, ma i suoi occhi, verdi, opachi, quelli appartenevano a qualcun altro.
Mi schizzai un po’  d’acqua gelata sulla faccia e  scossi il capo violentemente, in modo da togliermi dalla testa quell’immagine. Non funzionò.
Mi gettai sotto la doccia. L’acqua fredda mi aiutò a mettere a fuoco i mille pensieri che mi affollavano la mente. Chi era quella ragazza? E perchè mi importava così tanto? Mi vedeva davvero come un perfettino qualsiasi? Ero un perfettino qualsiasi? Da quando il mio fratellino era diventato più in gamba di me? Perché diavolo avevo bevuto in quel modo? Dove si era cacciata Beth?
Quella notte feci fatica a prendere sonno, continuavo a pormi le stesse domande, a voltarmi e rivoltarmi e… niente, il tempo pareva essersi congelato.
Guardai l’orologio, curioso di sapere quanto tempo avevo passato a tormentarmi, e rimasi incredibilmente sorpreso nello scoprire che era passata appena un’ora e mezza da quando eravamo tornati a casa.
Mi buttai giù dal letto, ancora un po’ instabile, e mi diressi verso la stanza di Theo, la porta di fronte alla mia.
Se ne stava sdraiato a pancia in su sul letto sfatto, del lenzuolo non c’era traccia nonostante facessero più o meno 10°, dormiva sul materasso, senza coperte. Teneva le mani incrociate dietro la testa, le cuffie gli foderavano le orecchie e il volume era talmente alto che potevo sentirlo anche dalla distanza a cui mi trovavo. Un vecchio poster dei Green Day aveva cominciato a staccarsi dal muro e si stava arrotolando verso il basso, non penso che Theo se ne fosse mai preoccupato.
In quel momento, invidiai mio fratello come non avevo mai invidiato nessuno prima di allora. Sembrava che non gli importasse nulla di nulla, che le difficoltà gli scivolassero di dosso come gocce di pioggia su un impermeabile, era sempre rilassato, sempre disinvolto, non mostrava mai il minimo segno di turbamento. Era di ghiaccio, il riflesso dei suoi occhi.
Quando mi rimisi a letto erano le 04:36. Tenni gli occhi fissi sulle crepe del soffitto per quella che mi parve un’eternità, finchè le palpebre non cominciarono a pesarmi, poi venni inghiottito dall’oscurità.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: fioredaparete