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Autore: Serpeverde_    13/09/2015    2 recensioni
Una semidea, figlia della dea della verginità. Ha infranto un' antico giuramento.
La luna scomparirà.
Un'antica vendetta si ripercuoterà su entrambe.
Un impresa per salvare la madre,
una profezia,
un sacrificio,
chi porterà a termine l'incarico?
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Artemide, Leo Valdez, Nuovo personaggio, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Apachtheís ~ Rapita

(17)



Le belle addormentate sul Monte

Vi chiedo gentilmente di fermarmi a leggere il mio spazio sotto, 
buona lettura 
 


 

Non potevo crederci. Le mie ginocchia erano illese, candide, come se tutto quel dolore che avevo provato strusciandole a terra fosse solo stato un brutto scherzo della mia mente.
Così anche la pancia. Niente taglio, niente cicatrice. Ero guarita miracolosamente.
Ciò nonostante non diedi molto peso all'accaduto, avevo già altri problemi di cui occuparmi e diventare un faro umano era l'ultima cosa nella mia lista.
La cosa di cui dovevo occuparmi, in quell'istante, era la mia spada. Mi sporsi più che potevo con la testa verso il burrone cosa che mi creava una paura assurda, per intercettare il coltello.
Non c'era l'ombra di lei, e non mi sorprese dato che la vidi sprofondare nella sua profondità, ma non volevo semplicemente credere di aver perso l'unico oggetto regalatomi da mia madre. Primo e ultimo.
Appena arrivata in cima al sentiero (dove mi ripromisi di non provare più a riscenderlo un'altra volta) notai che Shika si era svegliata. Sembrava piuttosto irritata, e questo lo si poteva notare essenzialmente dalla brutalità con cui si strofinava il naso colante di sangue.
Avanzai verso di lei cercando di non mostrare troppo il fatto che avevo il fiatone e che avevo una resistenza muscolare che faceva cilecca.
― Mi ha sbattuto a terra? Mi sono lasciata schiantare a terra a nemmeno un quarto del combattimento! ― disse quasi urlando. Non era una domanda, e non si stava rivolgendo a nessuno in particolare, probabilmente aveva solo dato sfogo ai suoi pensieri frustrata.
Evitai di assentire o intervenire, sapevo bene come ci si sentiva ad essere stati battuti e non aver potuto aiutare quando serviva. Lo sapevo, benissimo.
Era seduta con la testa su un masso aranciato quando si rese conto che ancora i ragazzi e le ragazze non erano tornati. E così lo notai anche io.
― Dobbiamo entrare, non ci avrebbero fatto aspettare così a lungo se non ci fossero stati problemi.
Acconsentii e mi chinai verso il mio stivale per prendere il manico di Katagida che poi ricordai di aver appena visto volare in un burrone. Shika notò il mio sbalzo di umore, seppure con sguardo confuso, e accennò un sorriso ―Ricorda, le spade non si perdono mai.
― Voglio crederci ― sussurrai impercettibilmente. Se dovevo essere sincera, la mia speranza era la prima a morire.
Le porsi la mano che lei accettò e così si ritrovò in piedi con ancora la chiazza di sangue sotto il naso e la polvere arancione sui jeans scuri. Non che io fossi meglio. Era già un bene se la mia maglietta fosse ancora intatta, della polvere e delle chiazze marroncine poco importava al momento.
― Dato che non hai la tua spada è meglio che stia io davanti, tu tieniti sempre dietro ― disse categorica la figlia di Ecate incamminandosi verso la caverna.
Ed ancora una volta Deborah rimane l'ultima. E poi dicono che non mi devo lamentare.

 

 

 

Brancolavamo nel buio, se non per una piccola lampadina che Shika aveva come portachiavi del suo scooter. Questa però non aiutava a rendere la caverna più visibile, tutto quello che riuscivamo a vedere erano ragnatele e massi sparsi per tutto il tunnel stretto e soporifero.
― Credi che ci sarà una fine? ― chiesi muovendo le mani nell'oscurità per impedirmi di andare a sbattere a potenziali muri o barricate. La giapponese, il cui volto era visibile solo per metà, scosse la testa assorta.
― Credo che se continua a restringersi io andrò di matto ― mormorò alterata la mia compare, tenendo ben alta la lama della sua spada. Ci rendemmo conto che la nostra fonte di luce fu davvero scarsa solo e soltanto quando andammo letteralmente addosso a una parete di fronte a noi.
― Ripetimi il motivo per cui noi non possiamo avere una torcia migliore? ― affermò retorica Shika che intanto si stava strusciando freneticamente le braccia probabilmente escoriate dopo l'impatto.
Sbuffai seccata guardando un rivolo di sangue scendere sulle mie dita a causa delle bruciature sulle nocche che conseguii nel tentativo vano di evitare il muro.
In realtà non era un vero muro, ma una frana. Dei grossi massi irregolari ci sbarravano la strada, impedendoci di proseguire nell'esplorazione.
Mi appoggiai alla parete vicina ispezionando il crollo della caverna, di cui né io né Shika avevamo sentito il rumore.
―Non capisco, i ragazzi sono entrati per primi e sicuramente questi massi non c'erano. Se non sono tornati vuol dire che la frana è avvenuta dopo il loro passaggio e gli ha impedito di tornare indietro. Ma la cosa che non mi quadra è il non-ritorno di Annabeth e Piper ― spiegai a voce alta cercando di avvicinare il più possibile la torcia a quella parete.
La giapponese, che sembrò annuire nell'oscurità, mi si avvicinò titubante ― Potrebbero essere avvenuti due cedimenti. Uno che ha intrappolato i ragazzi, l'altro che ha rinchiuso le ragazze.
Non risposi, probabilmente perchè non sapevo bene cosa pensare. Di certo, in una caverna, una franata può anche accadere. Ma due? Due sono piuttosto improbabili, specialmente a lunga distanza l'uno dall'altro.
― Secondo me c'è dell'altro. Ci deve essere dell'altro, anche perchè non vedo come possiamo oltrepassare questa barricata ―mormorai sovrappensiero tastando ogni centimetro quadrato della parete accanto a me ― Se solo ci fosse più luce.
Rabbrividii all'ultima frase che avevo pronunciato. Più luce, un bagliore, un brillio. Mi fermai a riflettere su quello che era successo poco tempo prima con Orio e Agrio. Ero mutata, diventata dall'aspetto raggiante, una specie di candela.
Se fossi stata in grado di riprodurlo io e Shika saremmo riuscite a vedere qualcosa all'interno di quella caverna buia. E proprio quando mi convinsi e mi girai verso la giapponese con l'intento di raccontarli cosa avevo fatto, mi tornò in mente la sparizione dei due mostri.
Si erano volatilizzati nel nulla, forse disintegrati a causa del mio bagliore. Se solo fossi riuscita a replicare cosa ero diventata venti minuti prima, la mia luce sarebbe stata talmente raggiante da far del male a Shika.
― Deborah, c'è qualcosa che non va? ― mi chiese la ragazza dagli occhi a mandorla sollevando lo sguardo dalla roccia che stava ispezionando con cautela. Mi sforzai di sorridere, e il tentativo crollò miseramente.
Presi un gran respiro ― Tutto apposto. E credo di aver trovato qualcosa.
Effettivamente avevo davvero scoperto qualcosa, ovvero un piccolo basso rilievo sul fondo della parete principale della caverna. Ci chinammo sincrone percorrendo con le dita le protuberanza che sembravano formare un serpente e il profilo di un leone.
Sembrò come se sfiorando l'immagine si fosse innescato una sorte di marchingegno all'interno del muro. Si sentiva il ticchettare di alcuni ingranaggi, gli scossoni di alcune catene.
Strinsi il polso di Shika e la tirai lontana dalla parete quando con un rumore si creò un varco. In sostanza il muro roccioso si era spostato aprendo una fessura che si faceva sempre più larga.
Non serve dire che lo spettacolo al di dietro era agghiacciante.


 


 

Sentii Shika sobbalzare dal terrore accanto a me, così non feci altro che stringerli il polso ancora più forte un po' perchè ero stata presa alla sprovvista, un po' perchè volevo tranquillizzarla. In un certo senso averla al mio fianco mi rendeva già per sé più calma.
L'incanalatura nascosta era piuttosto grande, e seppure il suo contenuto fosse nella penombra di alcune lampade biancastre ad olio, una nicchia risaltava sullo sfondo tetro.
Dalla parte opposta della grezza camera vi erano dei corpi. Delle figure indistinte giacevano immobili e incoscienti l'una vicina all'altra, ed erano tutte ragazzine giovani e belle.
Occhi chiusi, bocche serrate, pelli diafane così bianche che sembravano cadaveri. Shika a stento trattenne le lacrime guardandole da lontano, così mi strinsi a lei.
― Prima hai detto che le sentivi, non le avresti sentite se fossero state morte. Dico bene? ― mormorai impercettibilmente verso la rossa che tirò su il naso e con una smorfia si rese conto che avrei potuto aver ragione.
Quelle ragazzine dovevano per forza essere le Cacciatrici, coloro che avevano rinunciato ad innamorarsi per star a seguito di mia madre.
Ero così intenta a calmare Shika che non mi accorsi di alcuni urletti isterici ovattati che provenivano dall'interno della stanza. Mi voltai sconcertata verso l'angolo destro e tutto quello che vidi furono altri sei corpi l'uno vicino all'altro, ma sta volta si muovevano freneticamente.
Una ragazza dalla pelle più scura si dimenava nervosa cercando di biascicare qualche parola ma tutto quello che ottenne furono dei rumori striduli datosi che una benda che, a primo in patto, sembrò fatta di acqua le impediva di parlare.
Aveva i polsi legati, e così anche le caviglie dallo stesso materiale che le copriva la bocca. I restanti cinque erano a loro volta incatenati come la cherooke ma al contrario della giovane, loro erano piuttosto pacati.
Inutile precisare che quella che faceva più rumore nella stanza era, appunto, Piper.
― Per tutti i dei! ― sibilò Shika guardando i sei malcapitati. Senza volerlo, di primo impatto, il mio sguardo rassettò tutti i volti cercando di individuare gli occhi di Leo. E quando li focalizzai, mi ritrovai a sorridere come un'ebete. Letteralmente.
Senza il minimo ripensamento entrai all'interno della stanza spedita mentre Shika borbottava qualcosa dietro di me come ''Ti hanno mai detto che sei troppo impulsiva?''
Ed era vero, lo ero, ma l'unica cosa che volevo in quel momento era raggiungere gli altri.
Tutti quanti, quando mi videro venirgli in contro, cominciarono a scuotere la testa dimenandosi come per avvertirmi.
― Non siate troppo contenti di vederci, mi raccomando ― dissi ironica chinandomi all'altezza di Leo. Il ragazzo aveva i ricci tutti scompigliati, gli occhi sgranati come se cercasse di impedirmi di slegarlo, il viso coperto di fuliggine e la bocca coperta da una benda. Una benda fatta di bava.
Saliva appiccicosa, elastica e incredibilmente bagnata. Inumana.
Guardai gli altri, ed tutti avevano subito la stessa sorte. Ero talmente scioccata che non riuscivo nemmeno a chiedere spiegazioni, spiegazioni che nessuno mi avrebbe dato con quelle bende che serravano la bocca.
― Shika, vieni, dammi una mano ― urlai indaffarata mentre con le mani cercavo in qualche modo di rompere la fascia di Leo ― Chi vi ha fatto questo?
Ovviamente nessuno mi rispose, piuttosto cercavano di biascicare parola ma non ce la facevano. Chi ce l'avrebbe fatta con quella sostanza appiccicosa sulla propria faccia.
― Deborah credo che Sebastian stia cercando di dirci qualcosa ― finalmente Shika mi aveva raggiunto, anche se potevo vederle negli occhi una patina acquosa che poteva sfociare in un pianto isterico in pochi secondi. Effettivamente Sebastian aveva raccattato un sasso appuntito dal terreno, nonostante le mani legate, e stava incidendo con molta calma e pazienza una parola sulla roccia.
Rapidamente poggiai le ginocchia a terra cercando di capire il più possibile quale vocabolo, il figlio di Apollo, stesse scolpendo. E solo a lavoro finito ottenni la mia risposta: Chimera.
Fu agghiacciante come una volta letta a voce alta la parola, una presenza enorme si manifestò proprio dietro di noi.
Shika sfoderò nuovamente la sua spada dalla guaina pronta a reagire. Mi sollevai da terra traballante notando che non avevo, di nuovonulla per difendere né me né gli altri.
― Merda, merda, merda ― urlava in preda al panico la giapponese al sol vedere la Chimera.
Le incisioni sul muro che avevamo pressato per entrare avevano un senso. La Chimera aveva la testa di leone con una folta criniera che la circondava, sulla sua schiena spuntava una seconda testa ma questa volta di capra, e la sua coda era un serpente. Decisamente poco disgustosa.
Il mostro cominciò a ruggire minaccioso coprendo con fare egoista le Cacciatrici alle sue spalle, come a voler dire ''Non me le porterete via''. In sostanza erano come le sue barbie preferite. Un sassolino mi colpì sul polpaccio, ed avendo i muscoli tesi per la tensione, mi voltai allarmata verso la fonte. Era stato Percy che divincolandosi con un cenno del mento mi indicò la parte opposta della stanza, dove poi notai tutte le armi dei sei. Gli erano state requisite e buttate come cianfrusaglia in un angolino.
Se fossimo sopravvissuti alla Chimera mi avrebbero dovuto raccontare come quattro uomini e due donne fossero stati messi all'angolo da un solo mostro.
E proprio mentre stavo per lanciarmi verso le lame confiscate, notai che Percy stava tirando fuori dalla tasca, con solo l'aiuto delle dita, una penna. Era Anaklusmos che, come mi aveva appunto raccontato, ogni volta che la perdeva o la dimenticava essa riappariva magicamente nella sua tasca.
Subito mi gettai accanto al corpo del ragazzo per aiutarlo, e una volta tolto il tappo alla penna essa si allungò in una spada. Con delicatezza tagliai la bava-benda che gli circondava le mani e poi lui si tolse con fare schifato l'altra parte dalla sua bocca.
Con grande velocità Percy portò la spada all'altezza delle caviglie di Annabeth liberandola. E poco dopo tutti e sei erano di nuovo in piedi per combattere.
Subito Leo mi fu vicino, una presenza calda e confortante, prendendomi in giro per i capelli tutti scompigliati come se non ci fosse una Chimera pronta a saltarci addosso dall'altra parte della stanza. Anche Sebastian mi fu accanto, ma più che altro per esortarmi a darmi una mossa.
Quasi mi venne voglia di ritapparli la bocca con la bava-benda dall'irritazione.
― Io distraggo la bestia, voi prendete le armi ― urlò Percy parandosi in mezzo al campo visivo del mostro. Quest'ultimo gli ruggì conto facendo comparire sulla faccia del figlio di Poseidone una smorfia schifata. La lezione che avevo imparato, dal maiale che mi attaccò in camera mia fin a quell'ultimo mostro, era che tutti avevano un alito che ti faceva accapponare la pelle.
Annabeth aveva già raccattato il suo coltello dall'angolo dove era stato messo, così anche Jason che brandiva la sua spada imperiale romana.
Quasi risi quando Leo si riattaccò il marsupio al ventre con un respiro di tranquillità per poi guardarmi storto e urlare teatrale ― Questo è più forte di tutte le vostre stupide armi ― per poi indicare il suo fedele amico alla vita.
Lo assecondai divertita facendomi da parte. Non potevo fare nulla. Purtroppo, di nuovo, ero completamente inutile.
― Dobbiamo trovare un altro modo di farla tornare nel Tartaro ― sbraitò Jason che in quel momento era stato scaraventato sopra un masso dalla coda di serpente del mostro.
Il Tartaro, da quello che avevo capito, era un posto peggiore degli Inferi. Ancora più in basso, ancora più spaventoso. Non ci misi bocca, dopotutto non ero nemmeno stata giù nel territorio di Ade, e non ci tenevo.
Annabeth stava ferendo la bestia insieme a Percy ― É come se questa caverna le desse forza.
―Dobbiamo portarla fuori da qui ― acconsentì Piper. Dopotutto era un'idea sensata, ma non avrei mai dato ragione a quella piccola smorfiosa.
― Ma la porta è troppo piccola, non ci passerebbe ― ribatté Shika menando la spada violacea verso il muso di capra della Chimera, che continuava a belare con cattiveria.
Leo subito si propose di poter far esplodere il muro e aprire un varco più grande, mettendosi a lavoro in un angolo della caverna affondando le mani dentro il marsupio e tirando fuori oggetti a caso. Loro tenevano la bestia lontana da lui nel mentre costruiva il suo oggetto, io di tanto in tanto li passavo ciò di cui aveva bisogno.
Dopo cinque minuti, il figlio di Efesto aveva terminato la sua opera.
Era una specie di pistola dalla lunga canna, fatta di corda e qualche bullone.
― Sei sicuro che funzioni? ― chiese Shika una volta raggiunto il moro, ma pur sempre continuando a tenere a largo il mostro. Lui la guardò arricciando il naso ― Non dubitare mai del magnifico Leo Valdez.
Detto questo, e prima che qualcuno potesse chiedere se avrebbe fatto crollare l'intera cava, premette il grilletto. Il proiettile che sembrò fatto di pile scariche, colpì il
muro della caverna che crollò su sé stesso. Ci fu un boato, dei massi che caddero, e poi un'enorme varco a prova Chimera comparve sul lato destro della stanza.

Shika, piuttosto colpita, batté le mani cosa che fece riempire il petto di Leo di fierezza. Bastò una mia pacca sul retro della nuca per farlo tornare coi piedi per terra.
― Ben fatto ― urlò Percy ― Ora dobbiamo attirarla fuori.
Piper si fece avanti, posizionandosi davanti al muso da leone del mostro ― Seguimi.
Io stavo per mettermi a ridere, aspettandomi una fatidica non riuscita del suo piano. Insomma, era davvero così facile?
Ma quando si incamminò verso il varco appena aperto, la Chimera, la seguì obbediente.
Ero sconvolta, tanto che Leo dovette scrollarmi le spalle per farmi tornare coi piedi per terra.
― Le figlie di Afrodite possono usare la lingua ammaliatrice. È una forza! Possono obbligare persone, animali, mostri, anche macchine a fare quello che gli dicono!
― mi spiegò quest'ultimo con enfasi per poi avviarsi insieme agli altri al di fuori della caverna.

Percorremmo al contrario l'intera cava, passando per momenti dove la Chimera sembrava riprendere coscienza di sé stessa e attaccarci. Ma fortunatamente Piper
sapeva come fare. 
Nonostante mi costasse ammetterlo.
La luce del sole non era mai stata così confortante, ed era arrivata al suo apice essendo mezzogiorno. La Chimera era rimasta immobile alle spalle della figlia di Afrodite, come una statua.
― Distruggiti ― urlò Piper alla bestia, con così tanta forza che per poco non convinse anche me a fare lo stesso. La testa da leone del mostro cominciò a mordere quella di capra, e così anche la coda da serpente. In poco tempo, di lei, rimase solo una polvere d'oro. Probabilmente una volta uscita dalla caverna non aveva più niente che le desse la possibilità di attaccare, e così la lingua ammaliatrice aveva funzionato persino meglio del previsto.
― Ben fatto Piper ― affermò energico Jason ottenendo un'occhiataccia fulminante da quest'ultima. 
L'acidita di quella ragazza era inesaurbile. 

 

 

Anteprima prossimo capitolo
E un urlo. Forte, deciso, disperato.
L'urlo di guerra coronato da un nome,
il nome di colui che ha rapito mia madre e che ha portato alla scomparsa della luna.
 




 

Buonaseraaa
Già lo so, mi vorrete ammazzarmi con le vostre stesse mani! E oh, accidenti, quanto vi capisco. 
Non ho aggiornato un bel niente per tutta l'estate, insensato dato che in teoria avrei dovuto avere più tempo a disposizione. 
Il problema è che quest'estate sono stata sempre via, e non ho mai avuto il mio povero computer accanto. Sono stata a Londra, in Toscana dai miei parenti e sono appena tornata dalla Sardegna dove sono stata praticamente la maggior parte del tempo a trovare mia nipote e mia cognata.
Tutto questo con una grande astinenza del mio carissimo amico portatile.
Per cui scusate, davvero. 
Per quanto riguarda il capitolo, beh, non sono molto soddifatta per come l'ho troncato. Ma non c'era altro modo. Se avessi pubblicato l'intero scritto sarebbe stato troppo lungo, quindi ho deciso di tagliarlo (malamente) in questo punto. 

Attenzione signori e signore: nel prossimo capitolo si scoprirà tutto.
 

Sarà il capitolo delle rivelazioni, per cui mi raccomando vi lascio sulle spine. 
Vi mando un bacione, al prossimo aggiornamento! 
E buona scuola per tutti noi che la inizieranno domani. Buonafortuna. 
- Serpeverde

 


 

 
Personaggi

 

              Sebastian       Deborah          Percy            Annabeth           Leo               Piper              Shika                         

 

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