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Autore: SilviAngel    13/09/2015    5 recensioni
Contesto: quarta stagione episodi 1 e 2.
Dal primo capitolo: "Seduto nella sua Jeep c’era infatti un adolescente, forse addirittura più giovane di lui, che si guardava attorno con sospetto, studiando i visi, le posture e chissà cos’altro di ogni singolo compagno di viaggio.
“Allora, Derek” iniziò Malia voltandosi all’indietro “Così, tanto per sapere quanti anni hai?”
“Sedici” rispose guardingo il moro."
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E anche questa piccola storia è giunta alla fine, grazie a tutti e buona lettura.

Cap. 6
 
Ancora in completo silenzio, come a voler elaborare quanto accaduto, Scott aiutò Stiles a rimettersi in piedi e, scortando Lydia e Kira fuori dalla scuola, si ritrovarono in cerchio accanto alla Jeep.
“Ok, qualcuno per favore faccia un recap, devo mettere a fuoco quanto successo” supplicò Stiles sfregandosi le mani sul capo e sul viso.
“Allora” iniziò Scott prendendo un lungo sospiro “abbiamo combattuto di nuovo contro quei mostri e abbiamo appurato ancora una volta che sono al servizio di Kate. Derek è tornato adulto e, a quanto pare, qualcuno ha rubato un sacco di soldi dalla cripta. Sono solo io o non trovo collegamento alcuno tra queste cose?”
Gli amici, dopo aver ascoltato queste parole, rimasero ancora muti, dandogli quindi completamente ragione.
Non vi era alcun filo – che Stiles tanto amava e che spesso lo aiutava a metteva ordine tra i pensieri – a unire tutti quei tasselli, tutte quelle persone o creature all’apparenza distanti e isolate.
“Penso sia utile andare a casa” si fece sentire d’improvviso Lydia, spaventando inizialmente i presenti, ciascuno assorto nei propri pensieri “Non c’è nulla che possiamo fare stando qui a rimuginare”
Non potendo darle torto, i liceali si separarono, tornando ciascuno alla propria abitazione.
 
Ancora con il cuore che batteva più veloce del normale e i pensieri che si accavallavano nella propria mente, Stiles scrutava silenzioso il soffitto della sua camera, maledicendosi perché ciò che lo stava tenendo sveglio non era di certo la paura della battaglia o l’ansia di essere stato – ancora – a un passo da una morte improvvisa e dolorosa.
Ciò che vorticava nella sua testolina erano due labbra morbide e dolcemente insicure.
Nulla poteva reggere il confronto, non i berserkers, non Kate Argent e il suo somigliare a un abitante di Pandora e neppure i soldi scomparsi.
Stiles solo poche ore prima aveva baciato Derek Hale.
Solo quello pareva contare e meritare un posto nella sua mente.
Girandosi su un fianco, il giovane sospirò triste perché, pensando e ripensando a quanto accaduto, una sola fredda consapevolezza era assolutamente certa: Derek non si ricordava della sua pausa da adolescente e quindi di quanto accaduto in quel lasso di tempo, il ché includeva anche il famoso – o meglio i famosi – baci che si erano scambiati.
“Perché ho il tuo odore addosso?” una voce ruppe quel mesto rimuginare, spaventando il ragazzo e facendolo gridare mentre si voltava a fronteggiare il mannaro che affollava i suoi pensieri.
“Che ci fai qui?”
“Voglio una risposta. Perché ho il tuo odore addosso?” ripeté con tono maggiormente impaziente.
“Non lo so” tentò di tirarsi fuori dai guai Stiles mettendosi seduto.
“Stai mentendo”
“Sì, sto mentendo e no, non ti dirò nulla. Sono affari miei” si irrigidì il figlio dello sceriffo ostentando un coraggio mai visto.
“Non sono solo affari tuoi a quanto pare” sbottò il moro avvicinandosi e, dopo avergli stretto una mano alla gola dell’altro, lo tirò a sedere sul letto.
“A causa del tuo ritorno alla pubertà e del fatto che con tutta probabilità Kate ti avrebbe dato la caccia, abbiamo dovuto trovarti dove stare e” iniziò a raccontare, tentando di deglutire ogni due parole, ringraziando il cielo quando Derek allentò la presa sul suo collo.
“E l’idea migliore che avete avuto è stata quella farmi stare a casa dell’umano inutile?”
“Senti, risparmiami insulti gratuiti, perché comunque, se non vado errato, sei vivo. Punto” si arrabbiò Stiles prendendo ad agitarsi, convincendo il mannaro a mollare la presa lasciandolo ricadere scomposto sulle coltri.
“Questo non spiega perché io abbia il tuo odore addosso” e fermandosi a riflettere un attimo e occhieggiando l’unico e solo letto presente nella stanza giunse a una sconvolgente epifania “Ho dormito nel tuo letto”
“Abbiamo” lo corresse Stiles arretrando verso la testiera.
“Cosa?”
Abbiamo dormito nel mio letto”
“Cosa?” ripeté incredulo Derek.
“Ti serve un disegnino?” si arrischiò a scherzare Stiles.
“Che cosa mi hai fatto?” ringhiò il lupo tornando a incombere sul padrone di casa artigliandogli questa volta la maglietta, lacerandola vistosamente in più punti.
“Io? Guarda che sei stato tu, Mister Mi Piacciono Anche I Ragazzi, ad essermi saltato addosso” si difese con foga Stiles, cercando di liberarsi dalle grinfie dell’altro.
“NO” urlò Derek iniziando poi a balbettare “Io, tu, no, non… io?”
“Riesci ad andare oltre il secondo pronome o devi comprare una vocale?” lo prese in giro il minore, consapevole di rischiare grosso.
“Ti stai prendendo gioco di me”
“E come potrei sapere una certa cosa di te così personale? Avessi voluto prenderti in giro avrei, che ne so, potuto inventarmi che canticchiavi le canzoni di Britney Spears sotto la doccia, non di certo che sei bisessuale” si giustificò egregiamente il figlio dello sceriffo.
Lasciandosi cadere mollemente a sedere sul letto, Derek sospirò prima di domandare “Allora cosa è successo?”
“Beh” iniziò Stiles dopo essersi sistemato la T-shirt e incrociate le gambe “ti abbiamo trovato in Messico sepolto in una cripta. Eri completamente avvolto da strane radici e, per farla breve, eri un ragazzo della mia età. Arrivati a Beacon Hills, Scott ha pensato di farti stare da me, cosicché lui fosse libero di muoversi e cercare di comprendere il da farsi”
“Hai lasciato Scott a cercare di capire le cose?” chiese stupito il mannaro.
“Soprassiedi su questo elemento e fammi andare avanti. Siamo arrivati qui e hai voluto sapere di te e del motivo per cui non potessi semplicemente andare a casa tua e ho cercato di fare meno danni possibili, ma alla fine te ne sei andato dalla finestra. Ti ho cercato, trovato e riportato indietro. Intanto non c’erano novità anche se continuavamo a cercare”
Stiles si fermò e sollevò lo sguardo, per vedere se e come l’altro stesse reagendo a tutte quelle informazioni. Derek era in silenzio, con il capo piegato e i gomiti poggiati sulle ginocchia, impegnato ad osservarsi le mani strette a pugno una con l’altra.
“La seconda sera avevi voglia di chiacchierare e hai voluto ti parlassi un poco di come saresti stato da adulto e, beh, a un certo punto, tra una confidenza e un’altra ti sei sporto in avanti e”
“Ho intuito il seguito, grazie, e poi?” lo salvò dall’imbarazzo il licantropo.
“E poi sei di nuovo scappato, ma questa volta non ho avuto fortuna, non ti ho trovato. Sei tornato per conto tuo il giorno successivo e poco dopo è arrivato Scott a dirci che stava scoppiando il putiferio e siamo andati alla scuola. Combattimento, trasformazione, situazione attuale”
Stiles liquidò con meno parole possibili gli eventi delle ultime ore, portando nuovamente gli occhi sul profilo del moro “C’è un’ultima cosa, me l’ha confidata Scott tornando a casa. Ora – e non conosciamo la ragione – quando ti trasformi i tuoi occhi sono gialli”
“Ma come è possibile? Gialli?” si riscosse Derek volgendo il capo verso il liceale.
“Solo questo ti ha colpito?” gemette quasi offeso il minore, mordendosi le labbra nella speranza che non si fosse notata la sua stizza.
“Penso che sia un aspetto importante” ci tenne a precisare Derek, senza neppure alzare la testa.
“E no! Non è quella la cosa importante. Il fatto che tu mi abbia baciato è importante. Tu.Hai.Baciato.Me”
“Irrilevante”
“Cosa?” strillò Stiles mettendosi ritto sulle ginocchia e portandosi più vicino a Derek che, finalmente, avvertendo il movimento dell’altro voltò il capo “Queste labbra non sono irrilevanti. Non lo sono per niente, chiaro?”
“Smettila di agitarti. E che sarà mai stato! Un bacio e allora? È successo, non facciamone una tragedia e pensiamo a cose più urgenti” diede segno di non essere minimamente scosso.
“Vattene via” mormorò con voce tremante ma al tempo stesso irremovibile Stiles.
“Cosa? Come ho detto, ora non farne un dramma, dobbiamo capire”
“Vattene via e fallo ora se non vuoi che mi metta a tirare fuori le mie scorte di strozzalupo” e, osservandolo con attenzione, Derek vide fermezza sul viso del ragazzo e in silenzio senza null’altro aggiungere, così come era giunto, sparì al di là della finestra.
 
Passarono indolenti alcuni giorni che lentamente si trasformarono in un paio di settimane e nulla, a prima vista, sembrò sbrogliare la matassa in cui tutti erano imbrigliati.
Il branco si muoveva nel buio più totale, mentre strane morti di mutaforma di vario genere costellavano il territorio di Beacon Hills e un certo malessere e inquietudine di sottofondo legava tutti.
Derek si vedeva di rado e il ritorno di Braeden fu per molti la ragione più diretta e semplice di questo fatto, cosa che fece innervosire non poco Stiles.
“In fin dei conti cosa sappiamo di lei? Niente!” esordì un giorno il figlio dello sceriffo mentre erano in coda in mensa.
“Ci ha aiutato in più occasioni”
“Oh sì, perché il doppiogioco è caduto così in disuso!” ironizzò il ragazzo afferrando con forza una bottiglietta d’acqua e avvicinandosi alla cassa.
“Senti, abbiamo problemi enormi, sembra di essere costantemente osservati e, di tanto in tanto, ci scappa il morto, quindi non mi importa se Derek amoreggia con lei”
“Dovrebbe invece!” commentò Stiles sedendosi e ammutolendosi, dato che il tavolo dove si erano appena accomodati non era del tutto libero e orecchie indiscrete avrebbero potuto sentire troppo.
 
Fu quella sera, ancora teso per le parole scambiate con l’amico, che Stiles ricevette – nella quiete silenziosa della sua stanza – la visita che mai avrebbe ammesso, neppure a se stesso, di aver atteso da tanto.
Era seduto alla scrivania, concentrato su un esercizio di algebra e saltò sulla seggiola quando, senza convenevoli, la voce di Derek palesò la sua presenza.
“Ho bisogno che tu faccia una ricerca”
Voltando la sedia e tenendosi una mano sul cuore, il figlio dello sceriffo cercò di mascherare il piacere provato nel vedere che l’altro fosse vivo “E ciao anche a te, Derek. Come stai? Cosa hai fatto in tutti questi giorni? Qualche novità da condividere?”
“Non perderti in chiacchiere inutili. Ho bisogno”
“Sì, sì, ho capito, ma non mi importa. Hai un pc, hai il vecchio bestiario della tua famiglia e per finire hai dieci dita in grado di digitare, venti se contiamo anche quelle di Breaden. Bene, puoi benissimo arrangiarti” sibilò stanco e deluso il padrone di casa.
“Stiles!”
“E non dire Stiles in quel modo! Sai, anche se ho impiegato del tempo, so che non mi faresti del male, quindi le tue minacce d’ora in poi cadranno nel vuoto e se necessiti di qualcosa, dovrai comportarti come tutti e chiedere educatamente e io, se potrò e vorrò, ti darò una mano. Capito?” iniziò a blaterare agitando le mani più del solito.
“Va bene” convenne Derek, poggiando il sedere sul bordo della scrivania e riprendendo a parlare “Sono in un mare di casini. I miei sensi non sono più come erano prima”
“Di che stai parlando?” si riscosse Stiles immediatamente interessato o forse preoccupato “Cosa intendi non come prima?”
“Non ho sentito l’odore del sangue e questa mattina mentre ci allenavamo Braeden”
“Si dice così ora?” entrò a gamba tesa Stiles assottigliando gli occhi, ma senza ricevere risposta
“Dicevo, questa mattina, mi ha atterrato praticamente in un paio di mosse”
“Non mi interessa cosa fai con lei o come lo fai” scattò in piedi il liceale allontanandosi e rifugiandosi sul bordo del letto.
“Allenamento, niente di più. Scusa se ora sono un po’ preoccupato per la mia natura”
“Stai perdendo i tuoi poteri?” domandò con voce più tranquilla da un lato, ma ben più attenta e ansiosa dall’altro.
“Non mi piace definirli poteri, sono parte di me da sempre, sono me. Però sì, se vogliamo dar loro una definizione, è così” ammise il beta, muovendo qualche passo e, inginocchiandosi davanti a Stiles, mutò poi argomento, posando le mani sulle ginocchia dell’altro e inducendolo a sollevare lo sguardo “Mi spiace non ricordare, ma”
“Lascia perdere, abbiamo problemi più urgenti, dovremmo cercare di capire cosa diavolo ha comportato quel dannato rito a cui ti ha sottoposto quella pazza in Messico”
“Ti ho sognato sai?”
“Di che stai parlando?” chiese Stiles fermandosi nel bel mezzo del suo andirivieni su e giù per la camera.
“Durante il rapimento o dopo, non riesco a mettere bene a fuoco tutti i dettagli di quanto accaduto. So che mi trovavo negli spogliatoi e non sapevo se ero sveglio o stavo sognando e tu mi hai detto di contarmi le dita”
“Contributo essenziale” ironizzò Stiles, passandosi le dita nei capelli.
“Forse sì. Ho capito che stavo sognando, ma da lì in poi è stato una sequela di lampi di luce e buio pesto fino a quando non sono tornato in me durante il combattimento contro i berserkers”
Stiles rimase in silenzio, annuendo alla fine del discorso e rimanendo poi in attesa, ma il moro non disse altro e così commentò “Forse potrebbe farci comodo un pezzetto di quelle strane radici in cui eri avvolto, ma non abbiamo avuto il tempo considerando l’affabilità dei tuoi guardiani”
“Braeden non sa nulla di un rito simile e”
“Da quando in qua sei così generoso nell’elargire fiducia?” disse a denti stretti il figlio dello sceriffo “Di quante persone ti sei fidato pagandone poi le conseguenze? Un bel faccino e delle curve mozzafiato ti fanno ancora perdere il senno”
“È meglio che io me ne vada” si rassegnò a dire Derek, alzandosi e muovendosi verso la finestra, prima di essere bloccato dalle parole dell’altro.
“No, tu adesso non te ne vai. Hai capito?”
“Se resto”
“Cosa? Eh? Se resti, cosa mai potrà accadere?” chiese portandosi esattamente dietro di lui e riuscendo ad osservare ogni dettaglio dei suoi occhi quando il beta si voltò.
“Voglio ricordare Stiles” mormorò con voce triste e sottile il moro.
“Cosa?”
“Le tue labbra. Come sono le tue labbra quando vengono sfiorate? Quando vengono leccate e morse? Che sapore hanno? Quanto è calda e umida, morbida e accogliente la tua bocca?” sussurrò avvicinandosi a ogni parola e posando lieve il palmo sulla sua guancia, mentre Stiles – pur non volendo – socchiudeva gli occhi.
“Derek”
“Mi permetti di ricordare?” lo supplicò parlando a pochi millimetri dalle sue labbra.
“Sì” mugolò Stiles avvertendo la presenza della bocca di Derek a un niente da sé e maledicendo quel sottile baratro.
Quel soffio venne colmato e le labbra di Derek lambirono e carezzarono quelle di Stiles, godendosi ogni attimo, ogni frammento. Dal leggero tremore iniziale alle pellicine che dall’esterno si inoltravano oltre il profilo rosso, fino alla consistenza che esse avevano sotto l’attacco di alcuni piccoli e giocosi morsi.
“Niente male” Derek riprese fiato, poggiando la fronte contro quella di Stiles.
“È diverso”
“Da cosa?”
“Eri più, non lo so, irruento e impacciato e”
“Ehi! Ero un ragazzino di sedici anni, non è che avessi baciato altri ragazzi prima” tentò di giustificarsi il mannaro, irrigidendo impercettibilmente la schiena.
“Sono stato il tuo primo bacio, come dire, maschile?”
“No, cioè, forse” borbottò insicuro “Ho sempre odiato l’idea dei viaggi nel tempo. Non sai mai se, quando e come le cose successe devono essere collocate”
“Ma tu a sedici anni non avevi baciato nessun altro ragazzo” gongolò sorridendo “quindi, gap temporale o meno, sono stato il tuo primo bacio gay”
“Vuoi stare qui a parlare o mi permetti di baciarti come si deve? Sono migliorato da quando ero un ragazzino” cercò di irretirlo con promesse allettanti.
“E Braeden?” chiese imbarazzato Stiles, stringendo tra le dita l’orlo della maglietta, mentre le braccia del moro, sfiorandogli i fianchi, gli circondavano la schiena.
“Niente”
“Mi stai dicendo che non hai fatto niente? E pensi che io ci creda?” assottigliò gli occhi il padrone di casa, come a sfidarlo.
“Non provo niente per lei”
“Quindi hai fatto qualcosa” esclamo tristemente vittorioso “Ci sei andato a letto, vero?”
“Aiuterebbe se dicessi che ho fatto una pessima figura perché pensavo a qualcun altro?”
“Stai dicendo che hai fatto cilecca?” spalancò gli occhi Stiles.
“No” esclamò immediatamente, punto sul vivo del suo orgoglio maschile “ma potrebbe essermi scappato, sottovoce, un nome che non assomigliava per niente al suo”
Il sorriso si aprì luminoso e limpido sulle labbra del giovane che teneva stretto tra le braccia “Se la metti così, penso che tu possa anche riprendere da dove hai interrotto poco fa”
“E i miei poteri? I nuovi mostri di Beacon Hills? Kate?” incalzò Derek, visibilmente preoccupato, ma al tempo stesso smanioso di riassaporare le labbra del piccolo.
“Ce ne occuperemo, tranquillo. Non ti lascio solo e ora mostrami cosa sai fare lupone”
   
 
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