25.
NEW YORK CITY – NEW
YORK
“Ancora
non capisco come tu abbia fatto a convincere il Re dell’Inferno a riportarmi
indietro” Mason si mise a sedere sul letto accanto a lei e sospirò. “Proprio me
che non sono praticamente nessuno.”
Allison
gli sorrise mettendosi in piedi. “Mi dispiace dirtelo, perché sembrerò
terribilmente crudele, ma credo che il fatto che tu non abbia una grande
importanza sia il motivo per cui ti ha lasciato andare. Non gli sei di nessuna
utilità ma io sì, ed è per questo che quando gli ho chiesto di riportarti
indietro ha colto al volo l’occasione di farmi un favore.”
“Così
adesso sei in debito con lui” ragionò Mason passandosi una mano tra i capelli
ancora bagnati. Il calore ed il pulito di una doccia erano sensazioni che si
era sforzato di dimenticare durante la sua permanenza ai piani bassi. Inutile
crogiolarsi nel pensiero di qualcosa che era sicuro non avrebbe mai più avuto.
E
invece Allison Morgan era arrivata a salvargli la
vita. Anche lei era un pensiero che aveva provato, invano, a togliersi dalla
testa, perché quel qualcosa che era nato tra loro non era mai sbocciato e lui
se ne pentiva ogni giorno.
Ripensò
a quel passato, a Katherine… quanti errori aveva
fatto. E quegli sbagli lo avevano portato alla morte.
“Esattamente”
rispose lei.
“Ma
sei certa che lavorare con lui sia una buona idea Allison?
Voglio dire… non sembra esattamente la persona migliore al mondo.”
“Non
è nemmeno una persona a dire il vero,” Allison prese
una sedia e gli si mise a sedere davanti. “Mason, non preoccuparti per me.
Adesso dobbiamo parlare di te.”
“Di
me?”
“Sì,
dei tuoi piani.”
Mason
rise. “Piani? Sono appena tornato dal regno dei morti, non ho alcun piano a
parte quello di passare quanto più tempo possibile con te.”
Lo
sguardo malizioso negli occhi chiari del lupo mannaro la fece sorridere ed Allison scosse il capo incrociando le braccia.
“Non
ti ho riportato indietro per passare del tempo insieme Mason… per quanto mi
piacerebbe non sarà possibile.”
Lui
allungò le mani fino a prendere le sue e si inumidì le labbra prima di parlare.
“Perché no?”
Allison
gli baciò i palmi, poi sorrise. “Mason, tu mi piaci, mi sei sempre piaciuto… ma
quel tempo è passato e credimi se ti dico che è meglio non starmi intorno,
soprattutto in questo momento. La mia vita è un casino e non ho chiesto a Crowley di farti tornare per puntarti addosso gli occhi
indiscreti di chi mi vuole male. E sono molti. Se vogliamo che questa seconda
occasione per te non vada a puttane ci sono alcune regole da seguire.”
“Tipo?”
“Primo,
dimenticati di Mystic Falls. Dimenticati degli amici
che avevi prima e tieni un profilo basso. Vivi la tua vita normalmente e non
toglierti mai e poi mai la collana che ti ho dato; quell’anello ti dà il
controllo sulla tua trasformazione. Durante la luna piena non ti trasformerai,
a meno che non sia tu a volerlo, ma sarà comunque una notte particolare per te
quindi cerca di non fare cazzate durante quei momenti.”
“Sei
seria?” Mason toccò l’anello con le dita tenendo lo sguardo fisso su di lei.
“Stai dicendo che questo minuscolo anello ha tanto potere?”
Lei
annuì. “Sì, è esattamente quello che sto dicendo. Ho chiamato Tyler, sarà qui
presto e tu, io e lui dobbiamo essere le uniche persone a sapere che sei
tornato. Non pensare nemmeno di avvicinarti a Damon per vendicarti. Neanche per
sogno, hai capito?”
“Sì
ho capito. Suppongo che non potrò neppure telefonare a Katherine
per dirle quanto è stata stronza vero?”
“Katherine è morta, Mason.”
L’uomo
sgranò gli occhi. “Come?”
“È
una lunga storia che non ha alcuna importanza. Ascolta… questa casa è tua
adesso, e qui sotto c’è un vecchio bar, anche quello è tuo. Beh tecnicamente è
mio, come la casa… ma hai capito cosa intendo.”
“No”
Mason scosse il capo alzandosi. “Non posso accettare tutto questo.”
“Piantala!”
esclamò lei guardandolo. “Mason, non sono qui per discutere con te. Voglio che
tu prenda questa seconda occasione che ti è stata data e che la vivi al
massimo. Io verrò a trovarti appena potrò e tu dovrai chiamarmi se qualcosa ti
sembra anche solo sospetto.”
L’uomo
aprì la bocca per dire qualcosa, ma prima che potesse parlare il suono del
campanello risuonò nell’abitazione facendolo sobbalzare.
Allison
si alzò, gli si avvicinò piano e gli baciò le labbra con le proprie per un
lungo minuto. “È tuo nipote. Vai ad aprire e inizia la tua nuova vita.”
Mason
la baciò di nuovo, con più trasporto. Poi andò ad aprire.
****
ANNAPOLIS
- MARYLAND
Uno,
due, tre… quattro squilli prima che la persona che aveva chiamato rispondesse.
Quattro squilli di attesa che le avevano fatto quasi cambiare idea. Non era una
mossa intelligente e lo sapeva, ma le parole di Crowley
continuavano a ronzarle nelle orecchie; Matt si stava costruendo un piccolo esercito. Avrebbe attaccato presto ed Allison sapeva che non si sarebbe scagliato direttamente
contro di lei… non subito almeno. Avrebbe preso di mira tutti quelli che amava
prima della grande sfida finale. Faccia a faccia con lei come tanti anni prima.
La
volta in cui aveva commesso l’errore che era costato la vita a Lily e che era
il motivo per cui Victor non le rivolgeva la parola da troppo tempo. Si chiese
come stava e pensò che magari avrebbe potuto fare un salto a Los Angeles; solo
per accertarsi che Cass non mentisse quando sosteneva
che si stava riprendendo, che oramai beveva poco e che aveva ripreso il
controllo.
Adorava
quell’Angelo, ma col tempo aveva imparato a mentire, soprattutto per non farla
soffrire. Aveva tutta l’intenzione di telefonargli quando finalmente il suo
appuntamento arrivò; a bordo di un’auto che non era sua ed Allison
pensò che avrebbe dovuto aspettarselo.
Quando
aveva chiamato Lorenzo, o Enzo per gli amici più stretti,
chiedendogli di incontrarla ad Annapolis avrebbe dovuto sapere che Damon
Salvatore sarebbe stato lì ad origliare. Annoiato com’era dopo la dipartita
della sua amata, alla ricerca di qualcosa di eccitante da fare, di nuovo in
pista col suo compagno di giochi preferito.
“Prima
di arrabbiarti,” le disse Enzo scendendo dall’auto e avvicinandosi a passo
lento a lei. “Sappi che non gli ho chiesto io di accompagnarmi. Era con me
quando hai telefonato e ha origliato l’intera conversazione.”
Allison
annuì. “Tipico” mormorò prima di voltare lo sguardo a Damon. “Come te la stai
cavando?”
“L’amore
della mia vita è dentro una bara in un coma che durerà fin quando la sua
migliore amica non morirà, Alaric beve come un
dannato e mia madre ha un nuovo gruppo di amici molto spaventosi ed io non mi
spavento facilmente.”
“Una
tipica giornata nella vita di Damon Salvatore,” la donna sospirò mettendo le
mani nelle tasche della sua giacchetta di pelle. Poi volse di nuovo lo sguardo
ad Enzo. “Ho bisogno del tuo aiuto.”
Il
vampiro sorrise sorpreso. “Tu, Allison Morgan, stai
chiedendo il mio aiuto?”
“Avete
tutti questa reazione quando chiedo di essere aiutata, perché?”
“Forse
perché di solito tu preferisci cavartela da sola piuttosto che chiedere aiuto,”
le disse Damon piegando poco il capo. “E che diavolo ti è successo alla faccia?”
“Un
piccolo incidente,” rispose lei agitando poco la mano senza guardarlo. “Allora,
credi di potermi aiutare?”
Enzo
arricciò la bocca, si prese un attimo prima di parlare. “Se ti aiuto significa
che poi sarai in debito con me?”
La
cacciatrice rise scuotendo il capo. “Hai provato ad uccidermi e stai ancora
camminando sulle tue gambe… non tirare troppo la corda.”
“Okay
okay… diciamo allora che io ti aiuto e che poi saremo
pari.”
“Sì,
diciamo così.”
“Fantastico!”
esclamò Enzo. “Come posso aiutarti?”
“E
perché lui? Perché non chiedi a me di aiutarti?” intervenne Damon perplesso.
“Perché
si tratta di mio fratello,” Allison abbassò gli occhi
per un attimo, poi li rialzò. “Sta radunando un piccolo esercito per venire a
darmi la caccia e per quanto mi costi ammetterlo la sua imprevedibilità mi
rende nervosa. È arrabbiato, sadico… ho bisogno di dare un’occhiata ai suoi
piani da vicino, ma lui ti conosce Damon.”
“Ma
non conosce me” disse Enzo. “Quindi tu vorresti che io mi arruolassi e
diventassi una specie di talpa.”
Lei
annuì, si guardò intorno per un attimo e poi si mordicchiò il labbro. “Non ho
altra scelta,” disse. “Ma tu non devi accettare per forza…”
“Ci
sto” disse lui. “Dimmi solo come procedere.”
“Sei
sicuro? Mio fratello non è esattamente un tipo… piacevole.”
“Sono
sicuro” rispose il vampiro. “Dimmi solo qual è il piano.”
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NEW
ORLEANS - LOUISIANA
Elijah
odiava quello che stava per fare. Si odiava per quello che stava per fare… ma
le ultime settimane, gli ultimi giorni, gli avevano fatto finalmente capire
tante cose.
Il
solletico che aveva sentito nel fondo dello stomaco quando Allison
era sparita per ore, senza rispondere al telefono, senza mandare un messaggio
per avvertire che tutto andava bene, glielo avevano fatto capire con ancor
maggiore chiarezza; non si trattava di paura, o almeno non solo di quello.
Quella
sensazione che percepiva nasceva dal fatto che gli mancava, gli mancava quella
voce roca, gli mancava quel bel viso, gli mancava averla intorno, gli mancava
ogni cosa di lei… Aveva amato Hayley, l’aveva amata
in un momento in cui il suo cuore era libero, un momento in cui Allison era lontana dai suoi pensieri. Se ne era innamorato
e quel sentimento l’aveva quasi consumato alimentato dalla sua paura di
lasciarsi andare.
L’aveva
amata e poi l’aveva persa. Ma il giorno del suo matrimonio con Jackson, mentre
le diceva addio per davvero, si era accorto che per tutto il tempo aveva
pensato ad Allison; non perché si trovasse in coma in
quel momento, non solo perché era dannatamente preoccupato per lei… ci pensava perché
si immaginava di vederla scendere giù per le scale chiusa in un bellissimo
abito, luminosa e stupenda come solo lei sapeva essere.
E
quando il pensiero era scemato ed era ritornata quella paura del sentimento, in
quell’istante era entrata in gioco Gia. Le voleva
bene e teneva a lei, non poteva negarlo… ma non era la donna di cui era
innamorato e finalmente quella consapevolezza non faceva più paura.
Doveva
mettere le cose a posto e doveva farlo subito perché era stanco di aspettare e perché
sentiva che Allison stava scivolando via. Magari tra
le braccia di quel Diego o magari tra le braccia di quell’Angelo... L’avrebbe
persa e il pensiero faceva male.
Meglio
mettere in ordine le emozioni ed i pensieri, essere pronto e poi smettere di
negarlo: lui amava disperatamente Allison Morgan.
“Gia,” sussurrò quando sentì la sua presenza nella stanza. “Dobbiamo
parlare.”