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Autore: Soul Of Slytherin_    14/09/2015    2 recensioni
La natura ha molto in serbo per noi umani.
Uno dei regali che essa ci offre sono proprio gli animali, che come gli uomini sono icona di valori e sentimenti. A far parte della storia, ci saranno tre di queste speciali creature, quali una farfalla, un leone ed una lince.
La farfalla rappresenta appieno l’animo umano, per bellezza e fragilità. E' lei, qui, la nostra Diana, le cui ali colorate verranno purtroppo spezzate da situazione sgradevole. A condurla è stato l'inganno di Dario, il leone: predatore possente che si ciba della preda sempre per primo, facendo costantemente valere la sua autorità.
Diana, però, saprà di non essere sola: verrà sostenuta da molte persone, che arriveranno - alcune prima, altre dopo - solo per lei.
Ed infine c'è la lince, l'animale scaltro per eccellenza. Essa custodisce ciò che è oscuro agli altri animali; si muove rapida, in perfetta armonia col silenzio, e sarà difficile carpire tutti quegli antichi segreti di cui è guardiana. Questa enigmatica creatura è Zaahid, un uomo tutto da scoprire.
Questa storia è un intruglio fatto di mistero, innumerevoli ostacoli, scelte, ripensamenti ed amore.
Non sarete mai in grado di immaginare quanto possa essere difficile per Diana, amarlo.
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©
IN FASE DI REVISIONE.
Genere: Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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VIII
 

Ultimo round - Parte seconda
 

L'auto si avvicinava sempre di più, fino a quando non raggiunse l'entrata.
Finalmente, Diana capiva di cosa si stesse trattando, ed iniziò ad agitarsi irrimediabilmente. Si era appena avverato ciò che non voleva che succedesse: qualcosa del piano era andata per il verso sbagliato.
Perché Emma aveva avuto così tanta fretta di chiamare la polizia?
Avrebbero dovuto farlo insieme la mattina seguente, come da patto. Diana voleva sapere assolutamente il motivo per cui la bionda avesse mandato tutto all'aria.

Dal veicolo blu e bianco scesero minacciosi due individui in divisa: uno alto e robusto; l'altro, poco più basso, aveva un taccuino nero tra le mani.
Diana mordicchiava insistente le sue unghie, e non staccava lo sguardo da Dario. Perché lui le sembrava... così maledettamente tranquillo? Insomma, era lui ad essere dalla parte del torto; perché Diana era l'unica ad essere nervosa in quella situazione così angosciante?
«Dario... Capaldi, giusto?» esordì all'improvviso l'uomo più minuto, facendo sussultare Diana, già agitata di per sé.
«Vedo che non ci si dimentica facilmente del mio nome... - replicò Dario. Sembrava fin troppo pacato, e questa sua particolare visione non faceva altro che aumentare la tensione di Diana - E' sempre un piacere rivederti, Eusebio». Nel pronunciare quel nome strampalato, Dario non riuscì a trattenere un ghignò divertito. In quanto al poliziotto, be'... lui non aveva niente da ridere.
«Anche per me è un piacere pensare di rivederti in cella dopo due anni, Capaldi. - il poliziotto gli si avvicinava cauto, con le manette in mano - Perché è solo lì che quelli come te possono stare». Egli lanciò quella perfida provocazione, scandendo parola dopo parola. I due avevano già avuto modo di conoscersi dal momento del primo arresto di Dario, ai suoi diciannove anni.
Il giovane rosso rimase in un religioso silenzio, fino a quando non fu lui stesso a porgere i propri polsi al signor Eusebio, con le mani strette in due pugni. Sembrava come rassegnato all'idea che il destino, per lui, fosse già stato scritto.
Diana, intanto, guardava la scena allibita: era per colpa di Emma che Dario era stato arrestato. O meglio, per colpa del loro stupido piano. Le batteva il cuore a mille, e qualcosa le diceva che non sarebbe dovuta andare in quel modo. Che Diana stesse iniziando a provare pena per lui?
"Stupida - diceva Diana a sé stessa, ripetendoselo nella mente - Stupida, stupida!"
Proprio in quel momento iniziava a pensare che le cose sarebbero potute essere risolte in maniera diversa, magari più pacifica; e si scordava della paura che Dario le aveva conferito e dell'inganno che aveva creato, mentre sentiva il fastidioso rumore del ferro delle manette che si serravano.
Altre auto in lontananza si appressavano all'entrata; Diana avvertì solo le luci alle sue spalle, ma non volle voltarsi. Era impegnata a guardarsi con Dario.
«Ci è arrivata una denuncia in commissariato... - continuò Eusebio, rovinando una seconda volta un momento intenso - Evasione fiscale, frode, spaccio... niente di nuovo, se non fosse per prostituzione indotta. Questa... mi sembra fosse l'unica che ti mancava, Capaldi».
Nel frattempo le tre macchine li raggiunsero, ed almeno una decina di finanzieri andarono spediti verso la porta principale, facendo irruzione nel locale.
«Non si preoccupi signorina, - ora Eusebio si rivolgeva a Diana, toccandole la spalla come per confortarla - ora è tutto apposto: meglio perderlo il lavoro, se gestito da persone del genere». Finì, guardando Dario con minaccia.
A Diana vennero quasi gli occhi lucidi per la tensione e la paura messe insieme. E se Dario avesse scoperto un giorno che fosse stato un loro piano... cosa le avrebbe fatto? E perché si sentiva in colpa se Dario le fissava gli occhi?
Lei voleva tanto stringergli la mano per consolarlo, o magari tornare indietro all'ultimo bacio. Ma doveva smetterla di preoccuparsi sempre degli altri, al fine di trascurare sé stessa. Per quanto potesse dispiacerle vedere Dario in manette, doveva pur capire che era solo ciò che si meritava. Nonostante tutti gli sguardi, le strette, i baci che si erano scambiati... niente poteva far ricredere Diana. Non aveva motivo di ricredersi, lei.
"Se lo merita." Ricordava alla mente, mentre lo guardava che fissava il pavimento. Pareva così indifeso, mentre fissava il pavimento.
«Lei è la fidanzata?» Riprese lo stesso poliziotto, ficcanaso, rivolgendosi a Diana. Lei si affrettò a rispondere di "no", mentre Dario si limitò a sbuffare. Eusebio, che a detta di Diana poteva averne sulla cinquantina, non sembrava essere convinto della risposta, ma lasciò andare.

Dopo circa un quarto d'ora la squadra di finanzieri uscì dal locale. Ognuno di loro aveva un delinquente nelle mani; Diana ne riconobbe qualcuno visto in precedenza nel locale, e non poté sicuramente sfuggirgli Salvatore Capaldi, che guardava furioso l'uomo che gli teneva stretto il braccio.
«Bene, capo - annunciò il secondo poliziotto, quello alto, che fino ad allora non aveva proferito parola - secondo la lista del denunciatore, siamo al completo».
«Eccellente». Sussurrò Eusebio, lisciandosi il baffo tinto di biondo. Poi iniziò a dare una serie di ordini a qualche poliziotto rimasto senza nulla da fare. Gli altri, intanto, avevano sbattuto nelle auto le rispettive canaglie.
«Signorina, loro - indicando altri tre agenti - rimarranno qui a sgomberare il locale. Lei e le altre avete tutto il tempo di  prendere le vostre cose, e tornare tranquillamente a casa. Potrete dire addio a questo locale, verrà sequestrato».
Diana lo ascoltava, e non lo ascoltava. Aveva i neuroni ancora storditi ed annebbiati, ma la sua sensazione di sentirsi in colpa per una cosa della quale non avrebbe dovuto, era pressoché svanita. Pareva esserlo.
«Forza, Capaldi, si torna a casuccia! - esortò Eusebio, ponendo ancora più insolenza - Ultime parole?»
«Eusebio, - Dario finalmente prese parola, e Diana si sollevò. Non era del tutto andato - Vai a fare in culo». Decisamente: Dario non aveva perso il suo speciale senno, e replicò l'ennesima provocazione con tono soave.
Il poliziotto sospirò, non curandosene dell'insulto che aveva appena ricevuto. Evidentemente gli sbirri ne sopportano così tanti al giorno, che anche il più triste di tutti per loro è il più banale.
«Ti do due minuti» Eusebio si allontanò dai due (seppur di qualche centimetro) per dimostrare una certa concessione di privacy, quando Dario tornò a parlare.
«Non ne ho bisogno. - si rivolse verso Diana, il cui stomaco le andava in fiamme - Mi ha fatto piacere averti rivisto quella mattina».
Un ultimo, voglioso, semplice, sfacciato, desiderato bacio a stampo diede fine alla sceneggiata. Dario aveva le mani legate dalle manette, e per suo dispiacere non poteva toccarla un'ultima volta.
"Grazie" le sussurrò infine, ma non era sicuro l'avesse sentito. La tensione che Diana stava provando era palpabile, e Dario se ne accorse eccome. Rise, all'idea di vederla in quello stato.
Eusebio fu pronto a trascinare - per sua tremenda felicità - Dario nel veicolo; e nell'esatto istante in cui lo sportello dell'auto venne chiuso, Diana perse un battito.

---

«Tu!» Diana, a passi svelti si appressava verso la figura euforica di Emma. La indicava furiosa con l'indice, così dritto verso la sua direzione, che sembrava essere steccato. «Eccoti, maledetta
Diana era appena entrata nel locale, ormai sgomberato da tutta la gente; più per l'urlo che aveva cacciato, che per l'efficienza dei poliziotti.
«Diana! Hai visto?!» Emma non sembrava avesse sentito l'ultima imprecazione a lei rivolta, ma quando vide la mora avvicinarsi minacciosa, strabuzzò gli occhi.
«Certo che ho visto! Avevamo detto di fare tutto domattina, perché li hai chiamati così presto!» Diana si sfogò, strillando tutte quelle parole una di seguito l'altra, velocemente. Non importava se le altre colleghe, che stavano per sloggiare di lì, la guardavano impietosite.
Diana aveva le mani nei capelli. Non voleva che tutto quello che era successo, accadesse sul serio. Non voleva lasciarlo nel momento stesso in cui si stavano scambiando quel bacio! Modo obbrobrioso per darsi un addio. E a dirla tutta, pensò Diana, anche Dario poteva benissimo sforzarsi poco di più... invece che enunciarle un misero "Mi ha fatto piacere averti rivisto quella mattina." come finale.
«Chiamati? - Riprese Emma, iniziando a ridere sguaiatamente - Ma non ho chiamato nessuno, io!»
Come un corpo appena abbandonato dalla possessione del diavolo, Diana si girò scattante verso il viso gioioso di Emma.
«Non ho fatto un bel niente, questo è il bello!» continuò ad esclamare la bionda, ormai presa in pieno dalla felicità.
Diana, esausta di tutto quello che aveva sentito fino allora, appoggiò istintivamente una mano sulla bocca ed indietreggiò a piccoli passi.
Non era stata Emma a chiamare la polizia. E allora, chi avrebbe potuto farlo?
Diana stava per svenire: miriadi di immagini casuali le martoriavano la testa, facendola scervellare. Emma che la sbatteva avanti e indietro per la contentezza stava solo peggiorando il suo stato di salute.
«Diana! Non sei contenta?!» Diana, stordita, preferì non rispondere.
Emma fu occupata a correre spensierata per tutta la sala principale; Diana rimase sola, al centro dello spazio.
Ne era davvero felice?




 
Angolo autrice

Ed eccovi proposta la seconda parte del capitolo "Ultimo Round", il cui nome non è stato dato proprio per caso.
Veniamo, dunque, a sapere che il piano di Emma e Diana ha funzionato... anche se per il verso sbagliato! Insomma: Dario e la sua banda sono ormai stati arresti, ed era proprio questo ciò che loro volevano. Ma una domanda non ha avuto ancora un'adeguata risposta: chi ha fatto scattare la denuncia, se non Emma o Diana? Questo è un vero e proprio mistero, che rimarrà irrisolto fino al momento giusto. Intanto, restano in scena una Emma ed una Diana senza lavoro, che per adesso dovranno arrangiarsi. 
Dal prossimo capitolo cambierà la data degli avvenimenti, e si ritornerà al presente... come nel primo capitolo della storia!
Vi ricordate? Emma e Diana hanno un appuntamento a cena. Sccederà qualcosa di eclatante? Lo scopriremo!


Gradirei sentire i vostri pareri sul capitolo. Come vi sembra la vicenda di Dario? Avete da ridire sull'interminabile indecisione di Diana? Vi aspetto nel reparto recensioni, allora, miei fedelissimi lettori. Vi ringrazio di tutto.
Baci, e a presto. <3
SOS_

PS. : La scuola è iniziata, e sicuramente sarò lenta ad aggiornare; ma non creo allarmi: questa storia non la chiuderò MAI, e in ogni caso vi avviserò mandandovi un messaggio ad ogni aggiornamento!




 
 
 

 
 
 

 
   
 
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