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Autore: Rota    14/09/2015    2 recensioni
Scosta la tenda, in punta di dita.
Sul vetro della piccola finestra c'è calore appannato, sia sui bordi che un poco più all'interno – soltanto una minuscola aureola è rimasta trasparente, e mostra con la chiarezza sognante tipica delle sere d'inverno un esterno ammantato dell'ultima neve candida di Febbraio. Le sue dita morbide lasciano una scia sottile, una curva dolce che finisce nel nulla lì dove sono state sollevate dalla superficie verticale, e i polpastrelli hanno raccolto l'angolo delicato del tessuto bianco per tenerlo sospeso nel vuoto, in bilico come una parete davvero tangibile: non è un segreto ciò che in quel momento viene mostrato, ma è ugualmente prezioso e caro, avvolto da un'atmosfera di malinconia che sfoca già ogni labile definizione più dell'ora tarda.
Aiichirou sospira con sguardo affranto, e una folata di vento davvero freddo fa danzare di fronte al vetro un agglomerato di grossi fiocchi di ghiaccio, trasportandoli poi via; lui si sporge, come se potesse continuare a vederli muoversi, ma torna alla propria posizione pochi secondi dopo.

[MomoTori principalmente; MakoHaru&SouRin]
[Au Sovrannaturale]
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Momotarou Mikoshiba, Nitori Aiichirou, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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6. Capitolo sei

 

 

 

Makoto Tachibana dà l'impressione di essere come l'oceano in bonaccia, quando lo si guarda in viso in modo distratto, su quelle guance distese e spesso pronte al sorriso sereno e quegli occhi chiari, dolci come poche cose; strano, per un ragazzo della sua età, ma non per questo meno piacevole. La calma piatta della superficie, levigata dal sole e da una serenità implicita, lascia scivolare qualsiasi cosa sopra di sé e non pone alcun tipo di resistenza, perché imperscrutabili sono i sentimenti profondi che agitano l'intima essenza di un simile elemento, incomprensibile a occhi umani se non nella misura dello stupore e della meraviglia che accomuna ogni tipo di bellezza troppo esplicita.
Aiichirou non ha esperienza diretta di tutti i fenomeni marini, e anzi la sua conoscenza dei tali è piuttosto bonaria e superficiale, senza quell'approfondimento che rende sicuro un argomento di conversazione; respira salsedine a pieni polmoni, e gioca con le dita dei propri piedi con la sabbia fine e molle della spiaggia – la sua anima è legata alla natura in ben altro modo, dopotutto, e questo lo rende fuggevole e basso come potrebbero esserlo soltanto gli abissi. Eppure, quando si lascia cogliere in fallo e guarda uno a uno i componenti di quel club, non può fare a meno di notare piccole cose, e la sua mente si lascia invadere piano da metafore e paragoni del tutto spontanei, che gli vengono più facili del pensiero stesso. Si è chiesto, alle volte, cosa gli altri vedessero in lui nel momento del confronto, e non ha mai voluto cercare una risposta per sé, abbastanza spaventato dalla cosa.
Riesce ad avvicinare il ragazzo la mattina di un venerdì appena bagnato, reduce da una notte piena di acqua fredda. Lo coglie durante l'intervallo del pranzo, in un momento in cui è solo per un motivo non meglio definito; di certo, l'assenza di Haruka lo aiuta e lo incoraggia, per quanto possa definire da sé piuttosto vile una considerazione del genere.
Non ci sono finestre, vicino a lui, né vetri o altro: le sue lunghe braccia sono stese in alto per raccogliere dalla bacheca degli annunci scolastici il grande poster preparato da Gou e dal resto del gruppo nel tentativo di attirare altri aspiranti nuotatori con tutti quei colori vivaci e quelle belle scritte esplicite. Un sospiro della sua bocca, però, rende implicita l'inefficacia di quell'ennesima prova deludente; un rumore basso fa scattare le puntine agli angoli del largo cartellone, e tutto quel colore scompare poco alla volta in un rotolo ben avvolto e stretto in due grandi mani.
È il di Makoto turno di sorprendersi, quando il ragazzo più basso riesce a farsi notare da lui, ma con un sorriso e un saluto cordiale rimedia a quell'attimo di inaspettato.
Lui è il capitano dell'esiguo club di nuoto, quello che anche durante i preparativi sembrava più propenso a dare determinati ordini e a prendere le misure di un potere che vuole in qualche modo gestire secondo la propria molle propensione. Quindi è lui la persona più adatta a quel genere di comunicazioni, per quanto Nagisa lo abbia inizialmente tallonato per ogni passo che faceva e Haruka è l'elemento di spicco del gruppo.
Vede gli occhi del ragazzo brillare, pur in una gioia posata, e raccoglie la promessa di una vita normale dalla sua espressione. Non può pentirsene, davvero.

 

Scende dalla metropolitana con una sensazione di stanchezza più acuta di quello che ha previsto nel momento della salita, passo dopo passo su quella banchina mezza vuota – il mezzo pubblico, dietro di lui, riparte lentamente, con un cigolio di ruote che insiste nelle sue orecchie anche una volta che il vagone di ferro si è allontanato non di poco, e questo irrigidisce ancora di più la sua espressione già non propriamente rilassata. Con le spalle tese e i vestiti leggeri che si gonfiano al passaggio di un vento allegro, Aiichirou schiude gli occhi al posto che ha raggiunto in soli dieci minuti di viaggio, in quella giornata tranquilla e di sole, senza scuola a occupargli le ore della mattinata. Spostato oltre le due collinette del villaggio di Iwatobi, sopra un accenno di cumulo di terra che li sopraeleva rispetto al resto dello spiano, può vedere bene ciò che la vista gli offre con generosa accondiscendenza.
C'è un accenno di città che si irradia verso destra, lungo una vallata che viene costeggiata da morbide colline lontane punteggiate come in un dipinto di una flora in piena fioritura – molto verde, di ogni possibile gradazione e variazione, fino a dove l'occhio non confonde i colori in un azzurro continuo che si ingrigisce verso l'alto, in uno sbuffo di cielo basso. Case basse, strade larghe contornate da aiuole in fioritura, e un centro commerciale a più piani che si staglia proprio sul ciglio della via maestra, in un ingresso invitante dalle vetrate chiare e cristalline. Periferia bassa, appena creata, che sottrae l'anima fredda della modernità allo smog e all'inquinamento per catturarne semplicemente le strutture portanti, portandole in un contesto dove vengono integrate nell'armonia già esistente del mondo. Sembra quasi un altro posto, o forse è soltanto una prospettiva nuova della stessa realtà che fatica a vedere ogni giorno.
Gli è stato detto che sarebbero andati a prendere dei costumi nuovi, anche per lui, e come prima attività dell'intero club non gli è sembrata una cattiva proposta. Non se ne pente, affatto, e si gode quei tre secondi di calma per respirare l'aria nuova che gli gioca attorno, mentre gli altri ragazzi gli si radunano vicini e proseguono verso l'uscita della metropolitana.
Una mano batte, non troppo forte, sotto le spalle di Aiichirou, con il palmo ben aperto sulla sua schiena longilinea.
-Ai-chan, non fermarti!
Quella stessa mano poi, lesta, assieme all'altra si chiude attorno alle braccia del ragazzo, per spingerlo con una certa allegria in avanti; non sa come reagire, alle sue mosse, perché ha la capacità di prenderlo in contropiede.
Per tutta la durata del viaggio gli è stato accanto, a scaricare la propria vitale energia inesauribile, e questo gli ha impedito, almeno per una buona parte, di godersi il paesaggio di montagne e di mare strisciante.
-Andiamo!
Passi indecisi, all'inizio, che si lasciano guidare da quell'entusiasmo sempre più palese metro dopo metro.

 

Superato il reparto di indumenti femminili al primo piano, si accede a una scala mobile piuttosto ripida che, riparando i visitatori da possibili indizi circa l'esterno con delle pareti opache capaci di isolare l'interno, immette direttamente al secondo piano, dedicato quasi totalmente all'abbigliamento maschile; salendo ancora un piano, finalmente, si arriva alla sezione dedicata all'ambito sportivo.
Gli scaffali sono disposti per ordine, in tante linee immaginarie parallele le une alle altre. Inizia con i classici sport più popolari, dal calcio alla pallacanestro per poi fare mostra di una lunga fila di biciclette più o meno pesanti, appese in alto per il manico duro e con i cerchioni neri delle ruote esposte verso i clienti. Una serie di banconi orizzontali, poi, per tutte le tute e le felpe occorrenti, con variazioni possibili di tempo atmosferico e temperatura esterna, nel caso servissero per escursioni in terre lontane da ogni traccia di civiltà.
Benché abbastanza lontano dall'entrata, il reparto dedicato esclusivamente al nuoto è piuttosto ampio, e permette una possibilità variegata di scelta. Camerini in fondo all'area, due scaffali dritti e una serie di manichini esplicativi, costumi piegati a figura intera oppure molto ridotti, sia per piscina al chiuso che per il mare e l'oceano.
Gou Matsuoka è la persona più a proprio agio nel gruppo, in quel momento. Il suo sguardo analitico sonda il materiale proposto, analizzandolo con accuratezza e attenzione come potrebbe farlo soltanto un'esperta in materia. Consiglia un costume intero a uno, uno più leggero all'altro, a un certo punto prende semplicemente Rei in disparte e comincia a parlottare circa la fantasia sfavillante di un capo in bella vista, con un allegro tema piuttosto inquietante e violetto.
Aiichirou si ritrova in mano un paio di costumi corti, sui colori caldi, piuttosto leggeri ma molto elastici nei materiali. Ricevuto il consenso da Makoto con il semplice cenno della testa, si allontana verso i camerini e ne sceglie uno nel quale rintanarsi pieno di entusiasmo: non credeva possibile essere tanto allegro per una cosa del genere, ma è indubbio che l'ilarità generale ha toccato anche lui.
Toglie i primi indumenti, con la tenda già ben tirata a nascondere qualsiasi cosa, quando gli capita di guardare lo specchio e di sgranare gli occhi all'inverosimile.
-Ciao, Nitori-senpai!
Stessa espressione gaia, stessa corolla di fiori attorno al collo. Le braccia di Aiichirou scattano, e vanno a proteggersi quel poco di nudità che si è venuta a creare sulla sua persona, a livello del ventre, dove la maglietta è stata appena appena alzata.
È incredulo, ma abbastanza presente da non alzare troppo la voce.
-Cosa ci fai tu qui? Come sei arrivato?
-Sono venuto con te!
-Come?
-Attraverso i vetri della metropolitana. Il tuo sguardo riesce a condurmi ovunque.
Sempre più incredulo, non trova le parole adatte per rispondere a una cosa del genere.
Esserci solo in quanto visto: sempre che Momotarou viva questo controsenso nella sua essenza di fantasma, e che soltanto grazie alla sua capacità possa acquisire quel poco di forza a compiere ogni gesto e ogni movenza sua, nel mondo che è proprio di Aiichirou – raccolto come un amuleto, lo segue più che altro come una benedizione inaspettata, venuta dall'alto.
Il fantasma fa come per guardarsi attorno, con quell'espressione davvero incuriosita che non gli scende mai dal viso.
-Non avevo mai visto un negozio del genere, certo che è davvero grande!
Dietro lo specchio del camerino, pare esserci il fondo del negozio, come se in realtà non ci fosse alcuna parete a separare il ragazzo vivo dall'esterno. Questo lo mette parecchio a disagio, ed è quando lui si stringe di più nel proprio stesso abbraccio che il fantasma nota una cosa.
-Cosa hai in mano?
-Niente che ti riguardi. E ora per favore vai via.
-Anche i tuoi amici hanno una cosa del genere. Che cos'è?
-Non mi hai sentito? Ho detto di andare via!
Non vuole essere sprezzante, ma comincia ad avere più freddo del dovuto, e la cosa non gli piace: sa a cosa è dovuto, e questo non fa che aumentare il suo disagio.
Non si è accorto, in compenso, di aver alzato la voce, spazientito dall'insistenza di quella creatura, e quando la tenda si apre e lui deve proteggersi da un altro sgradito visitatore, un certo rossore gli incendia tutto il viso.
-N-nagisa-k-
-Non ti sei ancora cambiato? Forza, fallo! Voglio vedere come ti sta addosso!
Lo guarda sorridendo finché Aiichirou, un po' costretto, non gli fa cenno con la testa di aspettare fuori, che si cambierà nel giro di qualche secondo. Si è addossato al fondo del camerino, senza accorgersene, proprio nelle vicinanze dello specchio. Ha visto come Momotarou guardasse Nagisa, non così sorpreso di non essere visto dagli occhi di una persona: non è triste, ma non può in alcun modo interagire.
Per questa solitudine implicita, Aiichirou si ammorbidisce un po', e sbuffa.
-Ti spiace almeno voltarti?
-Anche io voglio vederti!
-Puoi farlo anche dopo che mi sarò cambiato.
-Ma io ti guardo sempre mentre ti cambi, quando sei a casa.
La mancanza di una risposta pronta lo fa vacillare nella sua sicurezza, e manca davvero poco che il ragazzo non urli una seconda volta al suo indirizzo; si è alzato completamente la maglietta, e ora è a petto nudo davanti a lui.
-Non va bene?
-No, non va bene affatto. Il senso del pudore non te l'hanno insegnato?
-Non mi ricordo, in realtà.
Fa una pausa, mentre Aiichirou si toglie la seconda scarpa. Quando tocca ai pantaloni, cerca di farlo più in fretta possibile.
-Mi ricordo poco, di quando ero vivo.
Lo guarda in viso, ricambiato. Momotarou sorride appena, perché non capisce quanto possa essere triste e limitante una cosa del genere – la sua condizione glielo impedisce, d'altronde, e questo rende il tutto ancora più malinconico.
-È una cosa normale.
Indossa il costume sopra l'intimo sottile, con attenzione.
Momotarou saltella, per catturare la sua attenzione: ora vuole cambiare argomento, ed è pronto di nuovo a tempestarlo di domande.
-Tu hai conosciuto tanti fantasmi?
-No, non tanti.
Ma qualcuno chiama da fuori, impaziente quanto lui, e Aiichirou deve dare il giusto peso alle cose.
La vita che ha a disposizione è una sola, d'altronde, ed è l'unica che può metterlo in contatto con gli altri esseri viventi, perché la morte nera cancella ogni possibilità di fare questo.
-Ai-chan?
-Vengo, vengo!
Gli rivolge un leggero inchino, prima di tirare la tenda ed esporsi alla vista altrui.
-Devo andare, ora. Scusami.
Momotarou sorride, grato e riconoscente per quelle parole. Sembra quasi che, per un secondo, Aiichirou abbia dimenticato le loro diverse nature, e gli abbia parlato come a una qualsiasi altra persona.
Ha le guance rosate, quando si complimenta con lui.
-Quella roba addosso ti sta bene, Nitori-senpai!
E per fortuna l'altro gli è di spalle, a farsi ammirare da un più che entusiasma Nagisa, altrimenti esporrebbe quell'imbarazzo naturale dei suoi zigomi.

 

Just give me a reason
Just a little bit's enough
Just a second we're not broken just bent
And we can learn to love again
It's in the stars
It's been written in the scars on our hearts
We're not broken just bent
And we can learn to love again

[P!nk - Just give me a reason]

   
 
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