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Autore: BarrelRider    14/09/2015    10 recensioni
Rosie Cotton ha sempre saputo, fin da bambina, che persona speciale fosse Samvise Gamgee.
Diamante di Lungo Squarcio ha sempre visto Peregrino Tuc, come un ragazzino impertinente e viziato.
Sarà durante la dittatura di Saruman, nell'anno 1421 secondo il calcolo della Contea, che le vite delle due giovani s'intreccerano, in una maniera che non avrebbero mai immaginato.
___________
Una storia semplice, come semplici sono i suoi protagonisti.
Una storia diversa, o almeno è ciò che speriamo.
Scritta a quattro mani da CrisBo e Leila91
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Diamante di Lungo Squarcio, Pipino, Rosie Cotton, Sam
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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BECCATE!
 
“Rosie!”
“Stai bene?”
“Ha avuto un mancamento, lasciatela respirare!”
 
Quando la giovane riaprì gli occhi, sopra di sé vide nuovamente il cielo.
 
“Cosa mi è successo? Dove sono?”
 
Poi l’ondata di ricordi la colpì in pieno.
Diamante.
Bart.
Le Cellechiuse.
La camminata verso casa, e quella voce minacciosa e sconosciuta.
Il suo aggressore le aveva stretto il braccio così forte da lasciarle dei segni.
Rosie non aveva mai avuto così tanta paura in vita sua.
 
Si coprì il volto con le mani per nascondersi, imbarazzata, al resto del mondo: possibile che avesse veramente perso i sensi?
 
A quanto pare doveva aver pronunciato l’ultima domanda ad alta voce, perché uno dei suoi soccorritori le rispose.
Si trattava di Jolly.
 
“Ti abbiamo sentito urlare fin da casa nostra. Non ho mai visto papà correre così veloce. Quando siamo arrivati ti stavi dibattendo come un’anguilla e poi-”
 
“Si può sapere cosa diamine ci facevi fuori a quest’ora?!”
La voce di Tolman Cotton era distorta dalla rabbia, mischiata ad una paura a stento repressa.
“È da un’ora che ti aspettiamo, Rosa Cotton, un’ora! E Hamfast Gamgee ci ha detto che non sei mai passata da lui; hai la minima idea di come ci siamo sentiti quand-”
 
“Papà, ti prego calmati. Non è decisamente il luogo più adatto per una scenata”.
 
“Non dirmi come mi devo comportare, ragazzino. Ti rendi conto di quello che poteva succedere se non fossimo arrivati? Quel disgraziato meritava ben più di quel ceffone che gli ho mollato” borbottò il vecchio Hobbit, facendo un cenno verso una figura distesa a terra.
 
Il Guardiacontea che aveva aggredito Rosie, presumibilmente.
 
“E già così potresti essere seriamente nei guai” ribattè nuovamente Jolly, “La ragione è dalla sua, considerate le regole del coprifuoco. E non c’è bisogno che ti dica io che fine facciano quelli che provano a opporsi”.
 
“A questo proposito, che cosa ne facciamo di lui? Non credo di conoscerlo, non è di queste parti” interloquì Nibs.
 
“Presto o tardi qualcuno lo troverà”: Jolly tirò su le spalle.
“Speriamo solo che quando avverrà sia ancora troppo intontito per ricordarsi qualcosa”.
 
Con queste parole la faccenda fu liquidata e la famigliola si allontanò velocemente.
 
 
 
E fu così che poco più tardi Rosie si ritrovò al sicuro a casa sua, seduta in una delle comode poltrone del salotto.
Sulle spalle tremanti aveva una coperta e fra le mani teneva una tazza fumante di the.
 
A quanto pare poteva considerarsi relegata in casa fino a nuovo ordine.
Non aveva mai visto suo padre così infuriato.
 
Un micione tigrato, dalla spettacolare coda fulva, le si accoccolò in grembo, come se avesse percepito il suo stato d’animo tormentato.
Socchiuse appena gli occhi e iniziò a fare le fusa.
 
“Ciao Rufus” sospirò la Hobbit, iniziando ad accarezzarlo distrattamente.
Fu con tristezza che si accorse di come nemmeno la sua presenza, questa volta, riuscisse a farla sentire meglio.
Eppure quel gatto era stato spesso il suo personale rimedio contro la tristezza.
Contro la solitudine.
Contro la nostalgia.
E come poteva essere altrimenti, visto che lo aveva trovato insieme a…
 
“Noi due dobbiamo parlare signorinella”, la richiamò la voce di suo padre.
Tolman le si era piazzato esattamente di fronte, con le braccia incrociate sul petto.
“Credo tu debba raccontarmi un bel po’ di cose”.
 
Lo credeva anche lei: prima o poi l’oste arrivava a riscuotere a tutti.
 
                    
                           *********
Quando finì di parlare si sentì incredibilmente sollevata: come se un peso gravoso le fosse appena stato tolto dalle spalle.
Non era più da sola a sopportare quella situazione.
 
Tolman dovette fare un grande sforzo per dimostrarsi ancora arrabbiato con la figlia, perché ciò che provava adesso era più una fervente e sincera ammirazione.
Mancò poco che le battesse una mano sulla spalla.
 
“Ciò che hai fatto è ammirevole, piccola mia, se si escludono ovviamente tutte le bugie che ci hai raccontato. Non avevo idea che il tuo legame con quella ragazzetta fosse così stretto… credevo che caratterialmente foste del tutto opposte”.
 
Rosie storse appena il naso di fronte al termine ‘ragazzetta’: Diamante aveva un fisico ben più minuto del suo, questo era vero, ed alcuni anni in meno… Ma era molto più matura di quanto potesse a prima vista apparire.
 
“Inizialmente questo ci ha creato problemi, non lo nascondo. Poi le cose sono cambiate” rispose, rimanendo sul vago.
 
Come poteva anche solo iniziare a spiegare il suo rapporto con Diamante?
Lei era quanto di più simile potesse essere una sorella, ma anche molto, molto di più.
Era tutto ciò che Rosie non sarebbe mai stata, eppure non la invidiava né biasimava per ciò.
Al contrario: la loro complementarità di caratteri sembrava fornire forza e speranza ad entrambe, seppur in maniera diversa.
E quando avevano iniziato a dialogare sul serio, avevano scoperto di avere qualcosa di assai concreto in comune. Qualcosa di totalmente diverso da tutti i guai che stavano piovendo addosso ad entrambe.
E agli altri abitanti della Contea.
 
“Capiscimi padre, non potevo lasciare che sopportasse tutto questo da sola”.
 
“Lo capisco, Rosie, e in un certo senso sono fiero di te. Sei proprio mia figlia. Ancora non posso crederci che ti abbiano lasciato passare senza battere ciglio”, concluse pensoso, lui.
 
“Non ce l’avrei mai fatta senza il giovane Bart” sentì il bisogno di specificare la Hobbit, “Ha buon cuore, e sta davvero soffrendo molto per la sua situazione… Padre, non potresti fare in modo che i miei fratelli…?”
 
“Non è così semplice, tesoro”.
Tolman sospirò, e tirò una boccata di fumo.
“E non mi hai ancora detto la ragione per cui la tua amica è rinchiusa là dentro”.
 
“Il motivo che mi ha raccontato è così futile, banale, così poco da lei, che non so davvero se crederci o meno” rispose Rosie, “A volte ho l’impressione che mi stia tenendo nascosto qualcosa”.
 
                                
                                                **********
 
 
“Dobbiamo fare silenzio. Adesso c'è il cambio della guardia, ho approfittato di questo momento per riuscire ad arrivare fino da te. Oh, quanto vorrei poterlo fare con tutti gli altri, ma...”
 
Diamante camminava dietro a Bart, silenziosa come una lepre.
Continuava a guardarsi intorno, cercando di intravedere qualcosa tra le luci delle fiaccole.
Sentiva del vociare lontano e una nenia straziante provenire da una delle celle.
Conosceva quella voce, si trattava di Doderic, della famiglia Brandibuck.
Molte volte aveva scambiato con lui diverse parole, allegre e socievoli, accennando ad alcune delle canzoni più amate di entrambi.
Si ricordò, improvvisamente, della festa di Bilbo Baggins e soffiò un sospiro.
Si strinse la mano al petto e tentò di focalizzarsi su alcune goccioline d'umido che scivolano dalle pareti.
 
“Bart?”
“Seguimi, se percorriamo questo piccolo tunnel usciremo senza essere visti.”
“Bart?!”
 
Diamante gli afferrò il mantello che lo copriva e quello fu costretto a voltarsi.
Non aveva l'aspetto di un adulto ma i segni di quella vita gli stavano sciupando il viso.
Aveva molte più rughe sotto gli occhi e i capelli ingrigiti dal tempo.
“Cosa vuol dire che lo stai facendo per Pipino? Perché... Perché ti è venuto in mente proprio lui?”
Lo Hobbit la guardò per diversi secondi e Diamante, ne era sicura, intravide un piccolo sorriso sfuggire via da quelle labbra che ormai non ridevano più.
Le posò la mano sulla spalla e riprese a camminare veloce, facendole cenno di seguirlo.
 
Diamante non si azzardò a domandarlo di nuovo e si sentì invasa da un magone forte al petto.
Si accertò di aver preso il sassolino dalla cella, cercandolo nelle tasche rattoppate del vestito.
Un rumore improvviso li fece fermare di colpo e sentì la mano di Bart premere sul suo petto, trattenendola vicino alla parete.
 
Chiuse gli occhi, respirando nervosamente.
Sapeva di avere il battito del cuore impazzito, non era sicura di aver mai provato una simile angoscia, neanche quando era stata catturata.
Il suo più grande terrore, quando avvenne, fu la consapevolezza che non avrebbe più rivisto Rosie.
Era stata talmente forte da farle passare l'intera notte a piangere, accovacciata su sé stessa, sperando di risvegliarsi da quell'incubo.
Le sue orecchie avevano sentito qualcosa che non avrebbero dovuto, a casa Paffuti.
Tutta colpa di un lavoro che, all'inizio, era stato la sua più grande gioia.
Si era maledetta notte e giorno per non essere rimasta a casa della sua amica, a mangiare torte di mirtilli, con il vestito ancora sporco di fango. Ora starebbe affrontando insieme a lei questa sofferenza.
Avrebbe avuto uno stimolo in più per sperare.
E aveva paura a rivelarle ciò che sapeva, in quel posto di sofferenza e tormento.
L'avrebbe protetta a discapito della verità: tanto non era poi così difficile credere che fosse stata imprigionata per aver rubato delle carote, dal campo di Hob Guardapiede.
La vicinanza con Pipino poteva averla deviata, in fin dei conti.
 
“Appena uscirai di qui, ti prego, dai questo a mia moglie.”
Diamante fu risvegliata da quei pensieri non appena sentì un sacchettino tra le dita.
Non si era accorta che quel rumore era cessato e che Bart la stava trascinando verso una piccola rientranza nella parete.
Sembrava che lo Hobbit sapesse bene dove andare, non era sicuramente la prima volta che percorreva quella strada ciottolosa.
“Glielo darai tu, Bart. Non resterai qui.”
“Non posso. Non posso rischiare che se la prendano con loro. Noteranno la tua assenza molto presto e io ero di guardia, sapranno subito a chi dare la colpa. Ho paura che potrebbero strapparmi informazioni con la forza, Diamante. Non posso giurarti che non ci riusciranno, non sai quello che sono capaci di fare...”
“Bart, ti prego. Non fare questo per me, tu hai una famiglia. Non – ti prego, io non lo merito. Scappa anche tu, porta la tua famiglia lontano da qui.”
“Dove possiamo andare? Ormai tutto è serrato. Non si può uscire né entrare. Io non sono forte, non so neanche fare del male agli insetti dei boschi.”
“Ma io...”
“Tu hai Rosie. Lei e la sua famiglia possono proteggerti e nasconderti. Va da loro, aspetta che la speranza ritorni. Aspetta di nuovo il verde, Diamante.”
 
S'accorse di avere ancora una mano artigliata al mantello dello Hobbit.
Era terrorizzata, sentiva ancora le lacrime farsi strada sul suo volto e, per quanto volesse quella libertà, si sentiva in dovere di ottenerla in un altro modo.
Non a discapito di conseguenze che non poteva affrontare da sola.
Bart se ne accorse e le sorrise con una dolcezza che, nei tempi remoti, era stata cosa solita fra loro.
Ma ora non più.
“Pipino una volta mi ha aiutato per un brutto pasticcio successo con i Sackville-Baggins. Ha avvisato subito il Conte. E suo padre è stato talmente giusto e coscienzioso che non ho rischiato la perdita di tutti i miei averi per poco. Se non fosse per lui ora non avrei nemmeno più una casa, dove tornare.”
Fu lì che Diamante fece scivolare via delle lacrime silenziose, che bruciavano il volto come tante piccole lame.
“Lui ha salvato la cosa più preziosa che avessi. Ora io voglio salvare la cosa più preziosa per lui.”
 
Diamante rimase senza parole.
Sentii un calore immenso al volto e, di colpo, il volto di Pipino fece capolino prepotentemente nei suoi pensieri.
“Sai...mi dispiace di averti morso, quel giorno.”
Disse lei, timidamente, non riuscendo a trattenere un sorriso di gratitudine. Lui sorrise di rimando ma durò pochi secondi.
Uno strappo violento al vestito la fece oscillare, mandandola a sbattere contro un'armatura metallica.
“GUARDIE! Prigionieri in fuga! Bloccate le celle! Serrate le uscite! Coprifuoco violato! Prigionieri in fuga!”
Non fece nemmeno in tempo a gridare.
Vide Bart venire strappato via da lei da due braccia possenti. Lei cercò di dimenarsi con tutta la forza che aveva ma non vi riuscì.
Sentì montare nel petto una rabbia folle, tanto da farle digrignare i denti.
“Questa piccola ragazzina vuole proprio crearci problemi, vero?”
Uno dei Guardiacontea fece una piccola risata rauca, andando subito a legarle le mani.
“Allora adesso saremo noi a creare problemi a lei.”
Diamante sbiancò di colpo, smettendo di provare a liberarsi. Aveva ancora stretto tra le dita quel sacchettino. Questo le diede un nuovo slancio e cercò di guardarli in faccia.
“Voi, brutti cani, non l'avrete mai vinta. Un giorno le cose torneranno normali e piangerete sopra quello che avete seminato. Voi, Hobbit che amavate la Contea, siete l'insulto della nostra terra.”
“Ma quanto parla, forse dovremmo incappucciarla.”
“Zitto tu, e riportala in cella. Sharkey saprà cosa fare.”
Non riusciva a riconoscerli ma avevano voci scattanti e rabbiose, qualunque fosse stato il loro vero canto ora non riusciva nemmeno a immaginarlo.
Provò a dimenarsi ancora ma qualcuno la teneva ben stretta.
“Ti chiuderemo e getteremo via la chiave, una volta per tutte. Vediamo quanto sarai brava a scappare attraverso le sbarre.”
 
Dopo una lunga camminata era stata spinta ancora dentro la cella.
Era inciampata su una piccola ciotola vuota e aveva picchiato le ginocchia a terra.
Le avevano slegato le mani ma portava i segni del cordame sui polsi.
Subito tentò di tirarsi su per aggrapparsi alle sbarre ma le due figure si erano subito allontanate.
Le sentiva addirittura ridere. E in lei crebbe la consapevolezza che tutto stava morendo.
Per colpa sua Bart era stato scoperto, non aveva idea di che cosa gli avrebbero fatto.
E Rosie...se Rosie fosse venuta, senza l'accortezza di Bart di non farla scoprire, che cosa sarebbe successo?
Non l'avrebbe rivista mai più.
Si poggiò alla parete con la schiena e scivolò a terra, stringendo forte le gambe.
Era di nuovo al punto di partenza ma, adesso, era completamente sola.
Senza uno spiraglio di luce nell'ombra che stava annebbiando il cielo. Non avrebbe dovuto accettare l'aiuto di Bart, era stata una stupida a sperare che qualcosa potesse andare nel verso giusto.
Ripensò alle sue parole e, di nuovo, un calore forte le salì dal petto.
 
“...tutto svanirà. Tutto questo svanirà. Lo sai Diamante. Lui tornerà da te. E rivedrai le stelle. E anche Rosie le vedrà ancora.”
Si sussurrò piano, nascondendo il volto sulle ginocchia sbucciate.
E pianse quanto non aveva mai fatto in vita sua.
 

 
 


 
Deposito Barili:
 
NdBenni: sappiate che trovare un titolo è stato un calvario, non ridete u.u
 
Buonasera carissime/i! Eccosci qui.
Alluuuura, piaciuto il capitolo 4?
E dovreste vedere il 5! Il 5 è ancora meglio, viva il 5, noi amiamo il 5 e… puahahahahha, ok basta così u.U
Ci scusiamo per le note dello scorso: avevamo detto che sarebbero partiti i flashback da questo, ma ci ricordavamo male.
Che ne dite di Rufus? E’ un patatone *^*. E lo vedremo anche nel prossimo (nel quale ci sono finalmente i flashback, lol).
Ci scusiamo per la lentezza con cui rispondiamo alle recensioni, ma coordinarsi in due è un po’ un casino ç_ç.
Grazie a tutte le recensiste (<3), chi ci segue/preferisce (Dilo_Dile2000, Sylvie91, Laucace, V i o l e t), chi legge o passa di qui per sbaglio =D
 
Alla prossima!
 
Cris e Benni
   
 
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